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ANGELI FEDELI ED ANGELI RIBELLI nella Bibbia

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2019 12:40
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23/07/2010 11:04
 
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Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la sal­vezza?". (Eb 1,14)

"Benedite il Signore voi tutti suoi angeli, potenti ese­cutori dei suoi comandi, pronti al suono della sua parola. Benedite il Signore voi angeli suoi ministri, che fate il suo volere". (Salmo 102, 20-21)
[Modificato da Coordin. 23/07/2010 11:21]
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23/07/2010 11:05
 
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Lucifero, battaglia in cielo ed in noi Stampa E-mail

Lucifero, battaglia in cielo ed in noiNel suo capitolo 14, il Profeta Isaia, pronunciando un oracolo sulla "morte del tiranno", parla, di fatto, dell'Angelo più eminente per il suo splendore, la sua intelligenza e la sua potenza, e che recava il nome di Portatore di Luce: LUCIFERO: "Come sei caduto dai Cieli, astro del mattino, figlio dell'Aurora? Come sei stato gettato per terra, tu che vassallavi tutte le Nazioni, tu che dicevi nel tuo cuore: io scalerò i Cieli; al di sopra delle stelle di Dio erigerò il mio trono ... ...Io rassomiglierò all'Altissimo. Come! Eccoti caduto nello Sheol nelle profondità dell'abisso! ...". L'espressione biblica sembra prestare a Lucifero l'intenzione di detronizzare Dio, ma - ed è San Tommaso d'Aquino che fa notare la cosa - non si può ammettere che un progetto così folle, così insensato, abbia potuto germogliare in un'intelligenza così viva che conosceva Dio intuitivamente secondo il modo di percezione proprio ai puri spiriti. Sembra piuttosto che avendo conosciuto il disegno di Dio di assumere  una natura umana inferiore alla natura angelica, Lucifero abbia rifiutato di servire un Dio che si abbasserebbe al di sotto di lui.

MICHELE ...

Ma allora ne conseguì una cosa appena concepibile per la nostra povera immaginazione umana. Uno di questi spiriti superiori, un arcangelo, al quale la Scrittura dona il nome di Michele (Mi - Kha - El = chi è come Dio?) si oppose a Lucifero e lo combatté. Che è accaduto? Nella sua rivolta, Lucifero e gli angeli che l'avevano seguito nella sua rivolta, si sono sentiti tagliati da Dio, tagliati dalla sorgente di ogni Bene, essi non avevano più la Grazia, questa Vita di Dio che li trasfigurava, essi non avevano più la Forza di Dio, poiché rifiutavano di essere i suoi figli beati attraverso i quali, seguendo il suo disegno, Dio voleva agire. Essi avevano perduto la Gioia e si trovavano ridotti a non essere che delle semplici creature ribelli sempre liberi, ma fermati nel loro rifiuto. Essi dovettero sentirsi spogliati di tutto poiché Dio si era allontanato da loro. Il Cosmo tutto intero dovette essere scosso in questa lotta spaventosa. Con una mutazione folgorante, lo splendido Ribelle, che fu un giorno questo "figlio dell'Aurora" di cui parlava Isaia (14,13), divenne orribile, poi, vinto da questa terribile Potenza Divina, egli cadde dal Cielo come la folgore ::: Così lo vedeva Gesù: "Io vedevo Satana cadere dal Cielo come  la folgore ..." (Lc.10,18).

LA PRODIGIOSA BATTAGLIA IN CIELO ...

L'Apocalisse, questo Libro della Fine, descrive questo quadro. Sotto gli occhi estasiati ed inorriditi dell'Apostolo Giovanni, la battaglia si svolge:"Allora, una lotta si svolse nel Cielo: Michele ed i suoi angeli combatterono il Dragone. Ed il Dragone rispose, appoggiato dai suoi Angeli, ma essi furono sconfitti e furono cacciati dal Cielo. Lo si gettò dunque, l'enorme Dragone, l'Antico Serpente, il Diavolo o il Satana come lo si chiama, il Seduttore del mondo intero, lo si gettò sulla terra ed i suoi Angeli furono gettati con lui ..." (Ap.12,7-9). Essi furono gettati sulla terra ... tutto si spiega dunque! Tale fu la fine tragica del Ribelle e dei suoi Angeli. Essi divennero i Demoni. Essi gioivano della visione di Dio, vivevano nell'Eternità, si fissarono dunque, per l'Eternità, in questo rifiuto cosciente, libero e deliberato, dell'amicizia di Dio ... Essi furono gettati sulla terra dove lavorano - spesso, purtroppo, con successo - a distruggere nell'anima degli uomini, riscattati dal Sangue di Gesù Cristo, l'immagine meravigliosa del Figlio di Dio e lo splendore della Luce Eterna.

... ED IN NOI

Perché, la tentazione non è finalmente nient'altro che questo lavoro sornione di distruzione, in noi, dell'immagine di Gesù, impressa dal Battesimo, nella nostra anima di figli di Dio: Se si considerasse sempre il peccato, di qualsiasi natura sia, come questa profanazione, come l'opera di distruzione in noi, operata da Satana, di questa immagine del Signore, piuttosto che non vedervi una manifestazione d'un comportamento psicologico, noi faremmo forse maggiormente sforzi per restare fedeli all'Amore ... Ed è per aiutarci in questa lotta che Dio ci dona un Angelo Custode. A questo proposito, Gregorio di Nissa afferma nella sua "Vita di Mosé" (citato da G. Siena): "Dopo la caduta della nostra natura nel peccato, questa non fu lasciata abbandonata da Dio. Ma un Angelo ... fu preposto alla vita di ognuno per proteggerlo". I nostri Angeli Custodi ... agenti della Misericordia di Dio!

GLI ANGELI - STRUMENTI DI DIO

E' molto verosimile che tutta la Creazione sia governata dalla Provvidenza attraverso il Ministero degli Angeli. Vi fu, dapprincipio, quell'Angelo che fu posto come Custode alla porta del Paradiso Terrestre per impedire ai banditi di entrarvi di nuovo (Gn.3,24). Vi sono quelli di cui il Salmo 103,20: "Benedite Yahvé, voi tutti suoi Angeli, eroi potenti, operai della Sua Parola ... ". Sono dunque ben essi, gli strumenti di Dio. Una tradizione afferma anche che sarebbe stato San Michele che avrebbe inflitto all'Egitto le famose Piaghe, sarebbe lui che avesse servito da guida al Popolo d'Israele attraverso il Deserto, sotto l'aspetto di una colonna di fuoco, come è San Michele, sicuramente, che vola in soccorso di Giosué sul punto di prendere Gerico, così come l'abbiamo già visto:"Giosué trovandosi vicino a Gerico, alzò gli occhi e vide un uomo che stava in piedi davanti a lui, con una spada snodata in mano. Giosué avanzò verso di lui e gli disse: "Siete dei nostri o dei nostri nemici?" - "No, rispose, io sono il Capo dell'Esercito di Yahvé, ed ora, vengo ..." (Giosué 5,13). Questo "Capo degli Eserciti di Yahvé" non è altri che Michele, il "Capitano degli Eserciti Celesti" quale apparve anche nel conflitto apocalittico con gli Angeli ribelli.

(Jean Derobert)

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23/07/2010 11:09
 
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GLI ANGELI


Riflesso della Divina Misericordia

Stiamo celebrando la Santa Messa in onore degli angeli custodi e ci troviamo in un contesto particolarmente indicato per far festa con questi nostri compagni celesti. (..) È nella luce dell'Amore misericordioso di Dio che comprendiamo anche la creazione angelica. Il termine "custode'; infatti, è l'e­spressione di quella "custodia" che l'amore di Dio offre a ciascun uomo. In questo senso gli angeli sono creati per diventare porta­tori della misericordia di Dio, intesa come sollecitudine paterna e affettuosa del nostro Dio verso tutta la creazione e, in modo par­ticolare, verso l'uomo, diventato ancor più bisognoso di cure dopo il peccato originale. In quanto custodi, gli angeli sono intercesso­ri presso Dio, come ci rivela il libro di Tobia (Tb 3,17), presentan­do a Lui suppliche in nostro favore. Sono particolarmente lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi perché mi offrite l'occasione per sottolineare che il Grande Giubileo, an­nuncio della Misericordia del Padre per tutte le creature, deve attirare la nostra attenzione sul ministero angelico. Infatti, come potremo partecipare pienamente all'amore misericordioso di Dio, che ci viene dispensato in primo luogo sacramentalmente dalla Chiesa di Cristo, senza unirci consapevolmente e nell'amore ai santi e agli angeli del Cielo? L'Anno Santo è l'occasione per entrare nella straordinaria comu­nione di spirito con gli angeli custodi, per essere rialzati quando inciampiamo e cadiamo, per essere consolati quando siamo tristi, per essere fortificati nel combattimento spirituale, per confidare in Gesù misericordioso. Il Signore nel Vangelo, a proposito della conversione di un peccatore, ci dice che "c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte" (Lc 15,10). Questo c ifa pensare che i nostri angeli custodi si danno particolarmente da fare proprio nel ministero della misericordia come via primaria di conversione. La loro sapienza penetra, infatti, nel Cuore misericordioso di Dio, di cui conoscono prima di noi e meglio di noi l'infinita misericordia; essi sono, insieme ai santi, "radicati e fondati nella cantò, in grado di comprendere quale sia l'ampiezza, la lunghezza, I’altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (cf Ef3,17-19). 5. E. Mons. Crescenzio Sepe tratto dall'omelia pronunciata il 2.10.99


Messaggeri di Dio

L'esistenza degli angeli, quali spiriti, rimane sempre avvolta nell'ombra del mistero, ma è molto meno negata di quanto sì potreb­be pensare in un mondo materialista come il presente. Parlare di spiriti buoni e cattivi può ancora passare; ma se ai cattivi si dà il nome di diavolo o demonio, il che richiama l'inferno, allora le opi­nioni divergono maggiormente. Ad ogni modo, c'è una notevole convergenza verso l'angelo custode, quando ci si riferisce soprat­tutto ai bambini. Il "new age" a modo suo non disdegna di consi­derare queste forze, che per loro potrebbero coincidere con le energie, le quali nell'universo possono influire sull'esistenza degli esseri umani e addirittura guidarli. La rivelazione ha la virtù della chiarezza per quanto concerne le caratteristiche essenziali degli angeli. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ne parla compiutamente nello spiegare il Credo.' Dio creò il cielo, la terra e l'uomo. Il cielo sono anche gli angeli, la cui esi­stenza è verità di fede. Essi, come dice il nome, sono i messaggeri di Dio, i "servitori" di Dio, esseri spirituali, immortali, con carattere personale. Di essi, una parte defezionò formando così la schiera degli spiriti maligni, i demoni, nemici di Dio e degli amici di Dio. Cristo è al centro del mondo angelico: lo fu nella vita mortale, lo è nella gloria. Ma essi sono intermediari anche tra noi e Dio. Sono a servizio di Dio, ma anche a nostro servizio: "Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro prote­zione e dalla loro intercessione. Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita". In una parola, essi aiutano l'uomo a fare la volontà di Dio. S. Em.za Card Carlo Furno.



Compagni degli uomini

L'esistenza degli esseri spirituali incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente "angeli", è una verità di fede che i cristiani professano abitualmente nel momento in cui recitano il loro Credo. In questa professione di fede viene, infatti, affermato.' "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose (cioè esseri) visibili e invisibili". I cristiani credono, dunque, agli angeli, o almeno dovrebbero farlo.' ma, chi sono gli angeli? Quale è il loro compito? Perché l'uomo deve pregarli ed affidarsi alle loro cure? Dopo la Vergine Maria, gli angeli sono le creature più perfette uscite dalla mente di Dio e, come esprime il loro stesso nome, sono dei messaggeri.' angelo (angelus) vuol dire, infatti "messaggero". Sono le creature più vicine a Dio. Su comando divino gli angeli intervengono nel mondo e nella vita degli uomini: li proteggono dal male, li sostengono nelle tentazioni ispirano loro buoni desi­deri, li consigliano ed indirizzano ad amare Dio e gli altri uomi­ni. Secondo Suarez ("De Angelis" cap. VI e XIX) sono sette le fun­zioni dell’angelo custode verso di noi: 1. ci libera e ci protegge dai pericoli che minacciano il corpo e I’anima, 2. ci stimola a compiere il bene ed evitare il male, 3. allontana i demoni e le tentazioni, 4. presenta a Dio le nostre preghiere, 5. prega per noi, 6. ci corregge delle nostre colpe, 7. al momento della morte condurrò la nostra anima in Cielo, o ci visiterà in Purgatorio per consolarci. Queste creature spirituali, gli angeli, sono fedeli servitori e mes­saggeri di Dio, per il fatto che "vedono sempre la faccia del Padre... che è nei Cieli" Mt. 18,10). Essi sono potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" (Sal. 103,20). Gli angeli sono puri spiriti, infinitamente amabili: non hanno alcuna ombra di imperfezione o di difetto. Essi, nel Cielo, godono della visione beatifica, quindi condividono, ciascuno in modo par­ticolare, la gloria di Dio. Ciascun angelo è specificatamente diverso dall'altro, ognuno ha un proprio compito, una propria funzione: solamente provare ad immaginare il loro numero, o le loro funzioni, sarebbe impossibi­le. Il numero degli angeli supera qualsiasi capacitò umana di cal­colo.' se si pensa al numero dei granelli di sabbia di tutte le spiag­ge, o alle gocce d'acqua degli oceani, non si ha ancora la minima idea del numero degli angeli. Gli angeli, così numerosi, sono ovunque: un numero infinito di essi si trova vicino a Dio; altri compiono il loro ministero sulla terra. San Gregorio Magno, autore di "La celeste gerarchia", riconosce tre grandi gerarchie di angeli; ciascuna di esse com­prende tre cori, ed esistono, quindi, nove cori in tutto: 1. Serafini, cherubini, troni, 2. Dominazioni, virtù, potenze, 3. Principati, arcangeli e angeli. San Paolo distingue fra gli angeli i troni, le dominazioni, i princi­pati e potestà (1 Col 1,16) ai gradi aggiunge le potenze (Efl,21). La tradizione secondo la quale ogni uomo è affidato alla custodia particolare di un angelo era già stabilita tra i Giudei Mt 18,10); e fu precisata ulteriormente a partire dal XII secolo da Onorio d'Autun. La Chiesa, senza imporlo, ha sempre rispettato questa tradizione e ha conservato nel calendario liturgico del 1969 la festa degli angeli custodi, fissata il 2 ottobre. È il Papa san Gregorio Magno che nella sua Omelia ci parla chiaramente degli angeli: "Bisogna sapere che questa denominazione d'angeli desi­gna la loro funzione anziché la loro natura, perché se questi beati spiriti della Celeste patria sono sempre degli spiriti, essi non pos­sono sempre essere chiamati angeli: sono angeli solo quando annunciano qualcosa... Chiamiamo arcangeli coloro che annun­ciano i più grandi misteri... Ogni qualvolta che si tratta di un even­to straordinario, è Michele che la Scrittura cita come mandato, affinché il suo nome (Chi è come Dio). Come l'alto stesso faccia capire che nessuno può fare ciò che Dio fa con la sua incompara­bile potenza". Il nome degli arcangeli viene dalla lingua ebraica: Michele significa "Chi è come Dio?", Gabriele "forza di Dio", Raffaele "Dio guarisce". Il nome serafini vuol dire "gli ardenti". Gli angeli non sono come gli uomini! Essi apprezzano la nostra attenzione, e ci ripagano con amore, perché essi non dimenticano il bene ed il loro amore non si raffredda mai. Impariamo a riflettere e a ricordarci di questo amore gratuito per ringraziare e consolare questi angeli gloriosi: facciamoci amici gli angeli! È così facile avere amici così potenti! In questo modesto lavoro, dopo un’ampia panoramica sulla pre­senza e opera degli angeli nella Bibbia e nel Catechismo della Chiesa Cattolica sono inserite devozioni e preghiere rivolte sia ai cori angelici, nel loro insieme, che ai singoli angeli ed arcangeli e, soprattutto l'angelo custode. È importante sottolineare che la devozione nei confronti degli angeli non deve slittare nell'adorazione, la quale deve essere riservata solamente a Dio; piuttosto si deve imparare a lodare gli angeli per tutto il loro lavoro, continuamente al servizio della incolumità e salvezza eterna degli uomini {Vedi San Tommaso d'Aquino: Summa Teologica I questioni nn. 50-64). È inoltre altrettanto importante sottolineare che le preghiere che seguiranno, sono preghiere con gli angeli, affinché tramite la loro preghiera e intercessione sia continuamente lodato e ringraziato Colui che ce li ha inviati in dono.



GLI ANGELI NELLA CATACHESI DI PAPA GIOVANNI PAOLO II


Dio è creatore degli esseri visibili e invisibili.

Le nostre catechesi su Dio, creatore del mondo, non possono concludersi senza dedicare adeguata attenzio­ne a un preciso contenuto della Rivelazione divina: la creazione degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama "angeli ". Tale creazione appa­re chiaramente nei Simboli della fede: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose (cioè: enti o esseri) visibili e invi­sibili". Sappiamo che l'uomo gode, all’interno della creazione, di una posizione singolare: grazie al suo corpo appartiene al mondo visibile; mentre, per l’ani­ma spirituale, che vivifica il corpo, egli si trova quasi al confine fra la creazione visibile e quella invisibile. A quest'ultima appartengono altri esseri, puramente spirituali; non dunque propri del mondo visibile, anche se in esso presenti e operanti.


Cristo è il centro dell'universo. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Oggi, come nei tempi passati, si discute su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusio­ne, a volte, è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli angeli ciò che alla fede non appartiene, o, viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata. L'esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama di solito "angeli"' veniva già negata ai tempi di Cristo dai sadducei. La negano anche i materialisti e i razionalisti di tutti i tempi. Eppure, se ci si volesse sba­razzare degli angeli, si dovrebbe rivedere radicalmente la Sacra Scrittura stessa, e con essa tutta la storia della salvezza. Tutta la Tradizione è unanime su questa que­stione. Il credo della Chiesa è, in fondo, un’eco di quanto Paolo scrive ai Colossesi: ... tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". Ossia il Cristo che, come Figlio, Verbo eterno e consostanziale al Padre, è "generato prima di ogni creatura", è al cen­tro dell'universo, come ragione e cardine di tutta quan­ta la creazione.


La Provvidenza abbraccia anche il mondo dei puri spiriti.

Tutto ciò che appartiene alla creazione rientra, secon­do la Rivelazione, nel mistero della divina Provvidenza. Lo afferma il Vaticano I "Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza, esten­dendosi da un confine all’altro con forza e governando con bontà ogni cosa". "Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi anche ciò che avrà luogo per libera ini­ziativa delle creature". La provvidenza abbraccia, dunque, anche il mondo dei puri spiriti, che ancor più pienamente degli uomini sono esseri razionali e liberi. Nella Sacra Scrittura tro­viamo preziose indicazioni che li riguardano. Vi è pure la rivelazione di un dramma misterioso, eppure reale, che toccò queste creature angeliche, senza che nulla sfuggisse all’eterna Sapienza, la quale con forza e al tempo stesso con bontà tutto porta a compimento nel regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


La verità degli angeli è inseparabile dalla rivelazione che è la gloria del Creatore.

Il riferimento al "primato" di Cristo ci aiuta a com­prendere che la verità circa l'esistenza e l'opera degli angeli (buoni e cattivi) non costituisce il contenuto centrale della parola di Dio. Nella rivelazione Dio parla prima di tutto "agli uomini... e si intrattiene con essi, per invitarli ad ammetterli alla comunione con sé", come leggiamo nella costituzione Dei verbum del con­cilio Vaticano II Così "la profonda verità... sia di Dio, sia della salvezza degli uomini", è il contenuto centra­le della rivelazione che "risplende" più pienamente nella persona di Cristo. La verità sugli angeli è in certo senso "collaterale", eppure inseparabile dalla rivela­zione centrale, che è l'esistenza, la maestà e la gloria del Creatore. Gli angeli non sono, dunque, creature di primo piano nella realtà della Rivelazione, eppure vi appartengono pienamente.


Gli angeli somigliano più dell'uomo a Dio e sono più vicini a lui.

Riconosciamo anzitutto che la provvidenza, come amo­revole Sapienza di Dio, si è manifestata proprio nel creare esseri puramente spirituali, per cui meglio si esprimesse la somiglianza di Dio in loro che di tanto superano tutto ciò che è creato nel mondo visibile insie­me con l'uomo, anch'esso incancellabile immagine di Dio. Dio, che è Spirito assolutamente perfetto, si rispecchia, soprattutto, negli esseri spirituali che per natura, cioè a motivo della loro spiritualità, gli sono molto più vicini delle creature materiali. La Sacra Scrittura offre una testimonianza abbastanza esplicita di questa massima vicinanza a Dio degli angeli, dei quali parla, con linguaggio figurato, come del "trono" di Dio, delle sue "schiere", del suo "cielo". Essa ha ispirato la poesia e l'arte dei secoli cristiani che ci pre­sentano gli angeli come la "corte di Dio".


Dio crea gli angeli liberi, capaci di operare una scelta.

Nella perfezione della loro natura spirituale gli angeli sono chiamati, fin dall'inizio, in virtù della loro intelli­genza, a conoscere la verità e ad amare il bene che conoscono nella verità in modo molto più pieno e per­fetto di quanto non sia possibile all’uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera, per cui, anche per gli angeli, la libertà significa possibilità di operare una scelta a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stessa Creando gli esseri liberi, Dio volle che nel mondo si realizzasse quell'amore vero che è possibile solamente sulla base della libertà. Creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio, nella sua provvidenza, non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli angeli.

[Modificato da Coordin. 23/07/2010 11:14]
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23/07/2010 11:11
 
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Dio ha sottoposto gli spiriti a una prova.

Come dice chiaramente la Rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi. Ebbene, questa divisione non si è operata per creazione di Dio, ma in base alla libertà propria della natura spirituale di ciascuno di essi. Si è operata mediante la scelta che per gli esseri puramente spirituali possiede un caratte­re incomparabilmente più radicale di quella dell'uomo ed è irreversibile dato il grado di intuitività e di pene­trazione del bene di cui è dotata la loro intelligenza. A questo riguardo si deve dire anche che gli spiriti puri sono stati sottoposti a una prova di carattere morale. Fu una scelta decisiva riguardante prima di tutto Dio stesso, un Dio conosciuto in modo più essenziale e diretto di quanto è possibile all’uomo, un Dio che a questi esseri spirituali aveva fatto dono, prima che all’uomo, di partecipare alla sua natura divina.


Dio offre ai puri spiriti la sua comunione d'amore e li chiama a una scelta definitiva.

Nel caso dei puri spiriti la scelta decisiva riguardava prima di tutto Dio stesso, primo e supremo Bene, accet­tato o respinto in modo più essenziale e diretto di quan­to possa avvenire nel raggio d'azione della libera volontà dell'uomo. Gli spiriti puri hanno una cono­scenza di Dio incomparabilmente più perfetta dell'uo­mo, perché, con la potenza del loro intelletto, non con­dizionato né limitato dalla mediazione della conoscen­za sensibile, vedono fino in fondo la grandezza del­l'Essere infinito, della prima Verità, del sommo Bene. A questa sublime capacità di conoscenza degli spiriti puri, Dio offrì il mistero della sua divinità, rendendoli così partecipi, mediante la grazia, della sua infinita gloria. Proprio perché esseri di natura spirituale, vi era nel loro intelletto la capacità, il desiderio di questa ele­vazione soprannaturale a cui Dio li aveva chiamati all’eterna comunione dell'amore, consorti alla natura divina.


Dopo la prova, il mondo degli spiriti si è diviso in buoni e cattivi.

La scelta operata sulla base della verità su Dio, cono­sciuta informa superiore in base alla lucidità delle loro intelligenze, ha diviso anche il mondo dei puri spiriti in buoni e cattivi. I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e definitivo, conosciuto alla luce dell’intellet­to illuminato dalla Rivelazione. Avere scelto Dio signi­fica che si sono rivolti a lui con tutta la forza interiore della loro libertà, forza che è amore; Dio è divenuto il totale e definitivo scopo della loro esistenza spirituale. Gli altri, invece, hanno voltato le spalle a Dio contro la verità della conoscenza che indicava in lui il bene tota­le e definitivo. Hanno scelto contro la rivelazione del mistero di Dio, contro la sua grazia che li rendeva par­tecipi della Santissima Trinità e dell'eterna amicizia con Dio, hanno opposto un rifiuto ispirato da un falso senso di autosufficienza, di avversione e persino di odio che si è tramutato in ribellione.


La superbia acceca gli spiriti che si pronunziano contro l'amore di Dio.

Come comprendere una tale opposizione e ribellione a Dio in esseri dotati di così viva intelligenza? Quale può essere il motivo di tale radicale e irreversibile scelta contro Dio? Di un odio tanto profondo, da poter appa­rire unicamente frutto della follia? I padri della chiesa e i teologi non esitano a parlare di "accecamento" pro­dotto dalla sopravvalutazione della perfezione del proprio essere, spinta fino al punto di velare la suprema­zia di Dio, che esigeva invece un atto di docile e obbe­diente sottomissione. Parole come: "Non ti servirò", manifestano il radicale ed irreversibile rifiuto di prendere parte all’edificazio­ne del regno di Dio nel mondo creato. "Satana", lo spi­rito ribelle, vuole il proprio regno, non quello di Dio, e si erge a primo "avversario" del Creatore, a opposito­re della provvidenza. Dalla ribellione e dal peccato di Satana, come anche da quello dell'uomo, dobbiamo concludere accogliendo la saggia esperienza della Scrittura che afferma: "L'orgoglio è causa di rovina".


Funzione degli angeli buoni nei riguardi degli uomini.

Stando sempre alla Sacra Scrittura, gli angeli, in quan­to creature puramente spirituali, si presentano alla riflessione della nostra mente come una speciale rea­lizzazione della "immagine di Dio", Spirito perfettissi­mo. Gli angeli sono, da questo punto di vista, le crea­ture più vicine all’esemplare divino. il nome che la Sacra Scrittura attribuisce loro, indica che ciò che più conta nella Rivelazione è la verità sui compiti degli angeli nei riguardi degli uomini: angelo (angelus) vuole infatti dire "messaggero". Gli angeli, creature spirituali, hanno funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che intercorrono tra Dio e gli uomini.


Gli angeli celebrano la gloria di Dio e partecipano al suo governo sulla creazione.

L'Antico Testamento sottolinea soprattutto la speciale partecipazione degli angeli alla celebrazione della glo­ria che il Creatore riceve come tributo di lode da parte del mondo creato. Sono in modo speciale i Salmi che si fanno interpreti di tale voce, quando proclamano: "Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, Voi tutti, suoi angeli...". "Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi coman­di, pronti alla voce della sua parola". Gli angeli pren­dono parte al governo di Dio sulla creazione, come "potenti esecutori dei suoi comandi", secondo il piano stabilito dalla divina provvidenza. In particolare agli angeli è affidata una speciale cura e sollecitudine per gli uomini, per i quali presentano a Dio le loro doman­de e preghiere. Si può affermare che i compiti degli angeli come ambasciatori del Dio vivo si estendono non solo ai singoli uomini e a coloro che hanno speciali compiti, ma anche ad intere nazioni.


Gli angeli a servizio del Messia.

Il Nuovo Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, come costatiamo nel racconto dell'annuncia­zione della nascita di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore, nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode. Più avanti i Vangeli parlano della presenza degli ange­li durante il digiuno di 40 giorni di Gesù nel deserto e durante la preghiera nel Getsèmani. Dopo la risurre­zione di Cristo sarà ancora un angelo, apparso sotto forma di un giovane, che dirà alle donne accorse al sepolcro e sorprese dal fatto di trovarlo vuoto: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifis­so. È risorto, non è qui... andate!... dite ai suoi disce­poli...". Due angeli sono visti anche da Maria Mad­dalena, che è privilegiata d'una apparizione personale di Gesù. Gli angeli "si presentano" agli Apostoli dopo la scomparsa di Cristo, per dire loro: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo, tornerà un gior­no allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Sono gli angeli della vita, della passione e della gloria di Cristo.


Gli angeli accompagnano sempre Gesù nella sua missione salvifica.

Se passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla "Parusia", troviamo che tutti i sinottici annotano che il "Figlio dell'uomo... verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". Si può dunque dire che gli ange­li, come puri spiriti, non solo partecipano nel modo che è loro proprio alla santità di Dio stesso, ma nei momen­ti chiave circondano il Cristo e lo accompagnano nell'adempimento della sua missione salvifica nei riguar­di degli uomini. Allo stesso modo anche tutta la Tra­dizione e il Magistero ordinario della Chiesa ha attri­buito nei secoli agli angeli questo particolare carattere e questa funzione nel ministero messianico.

[Modificato da Coordin. 23/07/2010 11:15]
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23/07/2010 11:11
 
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La Chiesa professa la fede negli angeli custodi e ne raccomanda la venerazione.

Tra i libri del Nuovo Testamento, sono specialmente gli Atti degli Apostoli che ci fanno conoscere alcuni fatti che attestano la sollecitudine degli angeli per l'uomo e per la sua salvezza. Così, quando l'angelo di Dio libe­ra gli apostoli dalla prigione e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte dalla mano di Erode. O quando guida l'attività di Pietro nei riguardi del centurione Cornelio, il primo pagano convertito. Ana­logamente quando guida l'attività del diacono Filippo lungo la via da Gerusalemme a Gaza. Da questi pochi fatti, si comprende come nella coscien­za della Chiesa abbia potuto formarsi la persuasione sul ministero affidato agli angeli in favore degli uomi­ni. Perciò la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella liturgia con una festa appo­sita e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, come nell’invocazione’Angelo di Dio".


Gli angeli sono esseri-persone dotati di intelligenza e libera volontà.

In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anch'es­si a "immagine e somiglianza" di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche ap­pellativi non solo personali (come i nomi propri: Raf­faele, Gabriele, Michele), ma anche "collettivi" (come le qualifiche di: serafini, cherubini, troni, potestà, do­minazioni, principati), così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguag­gio analogico e rappresentativo del testo sacro, possia­mo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggrup­pati in società, si suddividono in ordini e gradi, rispon­denti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori angelici (nove, secondo Dionigi l’'Areopagita).


La verità sugli angeli reca un grande servizio all'uomo.

La Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio creatore anche degli angeli, crede di recare un grande servizio all’uomo. L'uomo nutre la convinzione che è il Cristo, Uomo-Dio, (e non gli ange­li) a trovarsi al centro della divina Rivelazione. Ebbene, l'incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo, ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di salvezza veramente grande ed efficace, entro una comunità di esseri perso­nali che per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio. Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli spi­riti puri che nella fondamentale prova di libertà hanno scelto Dio, la sua gloria e il suo regno. Essi sono uniti a Dio mediante l'amore che scaturisce dalla beatifi­cante visione, faccia a faccia, della Santissima Trinità. Lo dice Gesù stesso: "Gli angeli nel cielo vedono sem­pre la faccia del Padre mio che è nei cieli". Quel "vedere sempre la faccia del Padre" è la manifestazio­ne più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella "liturgia celeste", compiuta a nome di tutto l'universo, alla quale incessantemente si asso­cia la terrena liturgia della Chiesa la quale, ogni gior­no e ogni ora, nel mondo intero, nella santa messa, si richiama "agli angeli e agli arcangeli " per cantare la gloria di Dio.


Gli angeli sono chiamati da Dio ad avere la loro parte nella storia della salvezza degli uomini.

Sempre secondo la Rivelazione, gli angeli, che parteci­pano alla vita della Trinità nella luce della gloria, sono anche chiamati ad avere la loro parte nella storia della salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della divina provvidenza. "Non sono essi tutti spiriti in­caricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?", domanda l'autore della Lettera agli Ebrei. E questo crede e inse­gna la Chiesa, in base alla Sacra Scrittura, dalla quale apprendiamo che compito degli angeli buoni è la pro­tezione degli uomini e la sollecitudine per la loro sal­vezza. Troviamo queste espressioni in diversi passi della Sacra Scrittura, come ad esempio nel Salmo 90 (91): "Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede". Gesù stesso, parlando dei bambini e ammonendo di non dar loro scandalo, si richiama ai "loro angeli". Egli attribuisce inoltre agli angeli la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha riconosciuto o ha rinnegato il Cristo: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli angeli di Dio...; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio". Queste parole sono significative perché se gli angeli prendono parte al giudizio di Dio, sono interessati alla vita dell'uomo. Interesse e partecipazione che sembra­no ricevere un’accentuazione nel discorso escatologi­co, nel quale Gesù fa intervenire gli angeli nella Pa­rusia, ossia nella definitiva venuta di Cristo, alla fine della storia.


Gli angeli sono immortali e, quindi, non soggetti alle leggi della corruttibilità.

Dio creò fin dal principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporale, il mondo terreno e quello angelico. Tutto ciò egli creò insieme in ordine alla crea­zione dell'uomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già misura­to dal tempo. Assieme all’esistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente spirituale indica prima di tutto la loro non materialità e la loro immortalità. Gli angeli non hanno "corpo" (anche se in determinate circostan­ze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini), e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale. Gesù stesso, riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i risorti "(non) possono più morire, perché sono uguali agli angeli".


Tre arcangeli, Michele, Gabriele, e Raffaele: significato dei nomi e loro missione.

La Chiesa onora con culto liturgico tre figure di ange­li, che nella Sacra Scrittura sono chiamati per nome. Il primo è Michele arcangelo. Il suo nome esprime l'at­teggiamento essenziale degli spiriti buoni. "Mica-El" significa infatti: "Chi come Dio?". In que­sto nome si trova, dunque, espressa la scelta salvifica grazie a/la quale gli angeli "vedono la faccia del Padre" che è nei cieli. Il secondo è Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dell'incarnazione del Fi­glio di Dio. il suo nome sign41ca: "la mia potenza è Dio", oppure "potenza di Dio", quasi a dire che al cul­mine della creazione, l'incarnazione è il segno supre­mo del Padre onnipotente. Infine, il terzo arcangelo si chiama Raffaele. "Rafa-El" significa: "Dio guarisce". Egli si è fatto conoscere dalla storia di Tobia nell'An­tico Testamento; così significava l'affidamento agli an­geli dei piccoli figli di Dio, sempre bisognosi di custo­dia, di cura e di protezione.


La Chiesa con l'annunzio del regno di Dio è sempre vittoriosa sul maligno, contro cui è continuamente in lotta.

Come testimonia l'evangelista Luca, nel momento in cui i discepoli tornavano dal Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti ne/loro tirocinio missionario, Gesù pro­nuncia una frase che fa pensare: "Io vedevo Satana cadere dal cielo come la folgore". Con queste parole il Signore afferma che l’'annuncio del regno di Dio è sem­pre una vittoria sul diavolo, ma, nello stesso tempo, rive/a anche che l’edificazione del Regno è continua­mente esposta alle insidie dello spirito del male. Interessarsene, come intendiamo fare con la catechesi di oggi, vuoi dire prepararsi alla condizione di lotta che è propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo della storia della salvezza (così come afferma il Libro dell'Apocalisse). D’altra parte, ciò permette di chiarire la retta fede della Chiesa di fronte a chi la stra­volge, esagerando l'importanza del diavolo, o di chi ne nega o ne minimizza la potenza malefica.


La potenza di Satana è limitata, tollerata da Dio, e sempre concorre al bene, poiché Dio guida la storia.

La fede della Chiesa ci insegna che la potenza di Satana non è infinita. Egli è solo una creatura, potente in quanto spirito puro, ma pur sempre una creatura, con i limiti della creatura, subordinata al volere e al dominio di Dio. Se Satana opera nel mondo per il suo odio contro Dio e il suo Regno, ciò è permesso dalla divina provvidenza che con potenza e bontà dirige la storia dell'uomo e del mondo. Se l'azione di Satana certamente causa molti danni, di natura spirituale e, indirettamente di natura anche fisica, ai singoli e alla società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l'uomo e tutta la crea­zione: il Bene. Egli non può ostacolare l'edificazione del regno di Dio, nel quale si avrà, alla fine, la piena attuazione della giustizia e dell'amore del Padre verso la creatura, eternamente "predestinata" nel Figlio Ver­bo, Gesù Cristo. Possiamo anzi dire con san Paolo che l'opera del maligno concorre al bene e che serve a edi­ficare la gloria degli "eletti".


Il Cristo è venuto a sconfiggere il diavolo e la Chiesa riceve da lui lo stesso potere.

Tutta la storia dell'umanità si può considerare in fun­zione della salvezza totale, nella quale è iscritta la vit­toria di Cristo sul "principe di questo mondo". "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui SOLO adorerai", dice perentoriamente Cristo a Satana. In un momento dram­matico del suo ministero, a chi lo accusava in modo sfacciato di scacciare i demoni perché alleato di Beelzebul, capo dei demoni, Gesù risponde con queste parole severe e confortanti insieme: "...E se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio". Le parole pronunciate da Cristo a proposito del tentatore trovano il loro compi­mento storico nella croce e nella risurrezione del Re­dentore. Come leggiamo nella lettera agli Ebrei, Cristo si è fatto partecipe dell'umanità fino alla croce "per ridurre all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo... e liberare così quelli che... erano tenuti in schiavitù". Questa è la grande certezza della fede cristiana: "il principe di questo mondo è stato giudicato"; "il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo", come ci attesta san Giovanni. Dunque, il Cristo crocifisso e risorto si è rivelato come quel "più forte" che ha vinto "l'uomo forte", il diavolo; e lo ha spodestato. Alla vit­toria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera, che in casi specifici può assumere la forma dell'esorcismo.


Con l'aiuto degli angeli, lottiamo contro il maligno, per il trionfo del bene, verso la vittoria finale: la parusia.

In questa fase storica della vittoria di Cristo si inscri­ve l'annuncio e l'inizio della vittoria finale, la parusia, la seconda e definitiva venuta di Cristo alla conclusio­ne della storia, verso la quale è proiettata la vita del cristiana Anche se è vero che la storia terrena continua a svolgersi sotto l'influsso di "quello spirito che, come dice san Paolo, ora opera negli uomini ribelli , i cre­denti sanno di essere chiamati a lottare per il definiti­vo trionfo del Bene: "la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abita­no nelle regioni celesti".


Con l'aiuto degli angeli e dei santi, si compirà la vittoria del bene anticipata nel mistero pasquale di Cristo.

La lotta, man mano che se ne avvicina il termine, di­venta in certo senso sempre più violenta, come mette in rilievo specialmente l'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento. Ma proprio questo libro accentua la certezza che ci è data da tutta la Rivelazione divina: che cioè la lotta si concluderà con la definitiva vittoria del bene. In quella vittoria, precontenuta nel mistero pasquale di Cristo, si adempirà definitivamente il primo annuncio del libro della Genesi, che con termine signi­ficativo è detto protoevangelo, quando Dio ammonisce il serpente: "Io porrò inimicizia tra te e /a donna" In quella fase definitiva, Dio, completando il mistero della sua paterna provvidenza, "libererà dal potere delle te­nebre" coloro che ha eternamente predestinati in Cri­sto" e li "trasferirà nel regno del suo Figlio diletto". Allora il Figlio sottometterà al Padre anche l'intero uni­verso, affinché "Dio sia tutto in tutti".


Dio ha creato gli angeli per la sua gloria e come aiuto agli uomini.

In maniera progressiva e organica abbiamo potuto ammirare stupefatti il grande mistero dell'intelligenza e dell’amore di Dio, nella sua azione creatrice, verso il cosmo, verso l'uomo, verso il mondo degli spiriti puri. Di tale azione abbiamo considerato la matrice trinita­ria, la sapiente finalizzazione alla vita dell'uomo, vera "immagine di Dio", a sua volta chiamato a ritrovare pienamente la sua dignità nella contemplazione della gloria di Dio. Abbiamo ricevuto luce su uno dei massi­mi problemi che inquietano l'uomo e pervadono la sua ricerca di verità: il problema della sofferenza e del male. Alla radice non sta una decisione errata o catti­va di Dio, ma la sua scelta, e in certo modo il suo rischio, di crearci liberi per averci amici. Dalla libertà è nato anche il male. Ma Dio non si arrende, e con la sua saggezza trascendente, predestinandoci ad essere suoi figli in Cristo, tutto dirige con fortezza e soavità, perché il bene non sia vinto dal male.

[Modificato da Coordin. 23/07/2010 11:16]
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GLI ANGELI NELLA VITA DEI SANTI

"Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore o pastore, per condurlo alla vita". san Basilio di Cesarea "I più grandi santi e gli uomini di Dio hanno vissuto nella familiarità degli angeli, da sant'Agostino a J.K. Newman". card. J. Danielou Nella vita dei mistici e dei santi gli "incontri angelici" sono frequenti. Ecco alcuni esempi significativi:


SAN FRANCESCO D'ASSISI (1182-1226) La devozione di San Francesco per gli angeli è descrit­ta da san Bonaventura in questi termini: "Con insepa­rabile vincolo d’amore era unito agli angeli, a questi spiriti che ardono d'un fuoco meraviglioso e, con esso, pene frano in Dio e infiammano le anime degli eletti. Per devozione verso di loro, a cominciare dalla festa dell’Assunzione della Vergine santissima, digiunava per quaranta giorni, dedicandosi continuamente alla preghiera. Era particolarmente devoto a san Michele arcangelo".

SAN TOMMASO D’AQUINO (1225-1274) Durante le sua vita ebbe numerose visioni e comunica­zioni con gli angeli, oltre a dedicare loro particolare attenzione nella sua Summa teologica (S Th. I, q.50-64). Ne parlò con così tanta acutezza e penetrazione e seppe esprimersi nella sua opera in maniera così convincente e suggestiva, che già i suoi contemporanei lo definiro­no "Doctor Angelicus", Dottore Angelico. Esseri di natura puramente immateriale e spirituale, di numero incalcolabile, diversi per saggezza e perfezio­ne, suddivisi in gerarchie, gli angeli, per lui, sono esi­stiti da sempre; ma furono creati da Dio, forse prima del mondo materiale e dell'uomo. Ogni uomo, sia esso cristiano o non cristiano, ha un angelo custode che non lo abbandona mai, neppure se è un grandissimo peccatore. Gli angeli custodi non impediscono che l'uomo faccia uso della sua libertà anche per compiere il male, tuttavia operano su di lui illuminandolo e ispirandogli buoni sentimenti.

BEATA ANGELA DA FOLIGNO (1248-1309) Affermò di essere stata inondata di gioia immensa alla vista degli angeli: "Se non l'avessi sentita, non avrei creduto che la vista degli angeli fosse capace di dare una tale gioia". Angela, sposa e madre, si era conver­tita nel 1285; dopo una vita dissoluta, aveva iniziato un cammino mistico che l'aveva portata a divenire perfet­ta sposa di Cristo che le era apparso più volte insieme agli angeli.

SANTA FRANCESCA ROMANA (1384-1440) La santa più conosciuta e amata dai romani. Bella e intelligente, avrebbe voluto essere sposa di Cristo, ma per obbedire al padre acconsentì al matrimonio con un patrizio romano e fu madre e sposa esemplare. Rimasta vedova si dedicò completamente alla vocazione religio­sa. È fondatrice delle Oblate di Maria. Tutta la vita di questa santa è accompagnata da figure angeliche, in particolare sentiva e vedeva accanto a sé sempre un angelo. il primo intervento dell'angelo è del 1399 salvando Francesca e sua cognata che erano cadute nel Tevere. L'angelo si presentava come un bambino di 10 anni con i capelli lunghi, gli occhi splendenti, vestito di una tunica bianca; fu soprattutto vicino a Francesca nelle numerose e violente lotte che ella dovette soste­nere con il diavolo. Questo angelo fanciullo rimase accanto alla santa per 24 anni, poi fu sostituito da un altro molto più risplen­dente del primo, di gerarchia superiore, che restò con lei fino alla morte. Francesca fu amatissima dal popo­lo di Roma per la straordinaria carità e le guarigioni che otteneva.

PADRE PIO DA PIETRELCINA (1887-1968) Devotissimo all’angelo. Nelle battaglie numerose e du­rissime che dovette sostenere con il maligno, un perso­naggio luminoso, certo un angelo, gli fu sempre vicino per aiutarlo e dargli forza. "Che l'angelo ti accompa­gni" diceva a chi gli chiedeva la benedizione. Una volta disse: "Pare impossibile quanto siano obbedienti gli angeli!".

TERESA NEUMANN (1898-1962) Nel caso di un'altra grande mistica del nostro tempo, Teresa Neumann, contemporanea di Padre Pio, trovia­mo un contatto quotidiano e sereno con gli angeli. Essa nacque nel paesino di Konnersreuch in Baviera nel 1898 e qui morì nel 1962. Il suo desiderio sarebbe stato quello di farsi suora mis­sionaria, ma ne fu impedita da una grave malattia, con­seguenza di un incidente, che la rese cieca e paralizza­ta. Per anni rimase a letto, sopportando serenamente la propria infermità e fu poi improvvisamente guarita pri­ma dalla cecità poi dalla paralisi, per l'intervento di Santa Teresa di Lisieux di cui la Neumann era devota. Ben presto incominciarono le visioni della passione di Cristo che accompagnarono Teresa per tutta la vita ri­petendosi ogni venerdì, in più, gradualmente, si mani­festarono le stigmate. In seguito Teresa avverti sempre meno il bisogno di nutrirsi, poi smise completamente di mangiare e di bere. Il suo digiuno totale, controllato da apposite com­missioni nominate dal vescovo di Ratisbona, durò ben 36 anni. Riceveva quotidianamente solo l’Eucaristia. Più di una volta le visioni di Teresa ebbero come ogget­to il mondo angelico. Del proprio angelo custode per­cepiva la presenza: lo vedeva alla propria destra e vedeva anche l'angelo dei suoi visitatori. Teresa ritene­va che il suo angelo la proteggesse dal demonio, la sostituisse nei casi di bilocazione (ella fu vista spesso contemporaneamente in due luoghi) e l'aiutasse nelle difficoltà. Per avere altre testimonianze di santi sull'esistenza e sul loro rap­porto con gli angeli rimandiamo al capitolo "Preghiere all'angelo custode". Tuttavia, oltre ai santi riportati in questo volume, molti altri hanno vissuto episodi significativi legati a questi messaggeri celesti tra cui: san Felice di Noia, Santa Margherita da Cortona, San Filippo Neri, Santa Rosa da Lima, Santa Angela Merici, Santa Caterina da Siena, Guglielmo di Narbona, Benedetta la veggente del Laus ecc.


GLI ANGELI NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA VITA DELLA CHIESA

Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la sal­vezza?". (Eb 1,14) "Benedite il Signore voi tutti suoi angeli, potenti ese­cutori dei suoi comandi, pronti al suono della sua parola. Benedite il Signore voi angeli suoi ministri, che fate il suo volere". (Salmo 102, 20-21)


GLI ANGELI NELLA SACRA SCRITTURA

La presenza e l'opera degli angeli compaiono in molti testi dell'Antico Testamento. I cherubini con le loro spade folgoranti custodiscono la via all'albero della vita, nel paradiso terrestre (cfr Gn 3,24). L’angelo del Signore ordina ad Agar di ritornare dalla sua signora e la salva dalla morte nel deserto (cfr Gn 16,7-12). Gli angeli liberano Lot, sua moglie e le sue due figlie dalla morte, a Sodoma (cfr Gn 19,15-22). Un ange­lo viene mandato davanti al servo di Abramo per gui­darlo e per fargli trovare una moglie per Isacco (cfr Gn 24,7). Giacobbe vede in sogno una scala che si erge fino in cielo, con angeli di Dio che vi salgono e scendono (cfr Gn 28,12). E più avanti questi angeli vanno incontro a Giacobbe (cfr Gn 32,2). "L'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi giovinetti!", (Gn 48,16) esclama Giacobbe benedicendo i suoi figli prima di morire. Un angelo appare a Mosè in una fiamma di fuoco (cfr Es 3,2). Un angelo di Dio precede l'accampamento di Israele e lo protegge (cfr Es 14,19). "Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato" (Es 23,20). "Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà" (Es 3Z34); "Manderò da­vanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo..." (Es 33,2). L’asina di Balaam vede sulla strada un angelo con la spada sguainata in mano (cfr Nm 22,23). Quando il Signore apre gli occhi a Balaam anch'egli scorge l'angelo (cfr Nm 22,31). Un angelo incoraggia Gedeone e gli ordina di combattere i nemici del suo popolo. Gli promette di restare al suo fianco (cfr Gdc 6,16-22). Un angelo appare alla moglie di Manoach e le annun­cia la nascita di Sansone, nonostante la donna sia steri­le (cfr Gdc 13,3). Quando Davide pecca e sceglie come castigo la peste: "L'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla..." (2 Sam 24,16) ma poi la riti­ra per ordine del Signore. Davide vede l'angelo che colpisce il popolo d'Israele e implora da Dio il perdo­no (cfr 2 Sam 24,17). L’angelo del Signore comunica a Elia la volontà di Jahvé (cfr 2 Re 1,3). Un angelo del Signore colpì centottantacinquemila uomi­ni nell'accampamento degli Assiri. Quando i superstiti si svegliarono al mattino, li trovarono tutti morti (cfr 2 Re 19,35). Nei Salmi si citano spesso gli angeli (efr Salmi 8;90; 148). Dio manda il suo angelo a chiudere la bocca dei leoni per non far morire Daniele (cfr Dn 6,23). Gli angeli com­paiono di frequente nella profezia di Zaccaria e il libro di Tobia ha come personaggio di primo piano l'angelo Raffaele; questi svolge un ruolo di protettore ammire­vole e dimostra come Dio manifesti il suo amore per l'uomo attraverso il ministero degli angeli.


GLI ANGELI NEL VANGELO

Troviamo spesso gli angeli nella vita e negli insegna­menti del Signore Gesù. L’angelo Gabriele appare a Zaccaria e gli annuncia la nascita del Battista (cfr Lc 1,11 e ss.). Ancora Gabriele annuncia a Maria, da parte di Dio, 1 incarnazione del Verbo in lei, per opera dello Spirito Santo (cfr Lc 1,26). Un angelo appare in sogno a Giuseppe e gli spiega ciò che è accaduto a Maria, gli dice di non temere di rice­verla in casa, poiché il frutto del suo grembo è opera dello Spirito Santo (cfr Mt 1,20). Nella notte di Natale un angelo porta ai pastori il lieto annuncio della nascita del Salvatore (cfr Lc 2,9). L'angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe e gli ordina di ritornare in Israele col bambino e sua madre (cfr Mt 2, 19). Finite le tentazioni di Gesù nel deserto... "il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano" (Mt 4, 11). Durante il suo ministero Gesù parla degli angeli. Mentre spiega la parabola del grano e della zizzania, dice: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. il campo è il mondo. il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemi­co che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappre­senta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo, il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi intenda!" (Mt 13,37-43). "Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni" (Mt 16,27). Quando si riferisce alla dignità dei bambini dice: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sem­pre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt 18, 10). Parlando della risurrezione dei morti, afferma:’Alla ri­surrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo" (Mt 2Z30). Nessuno conosce il giorno del ritorno del Signore, "neanche gli angeli del cielo" (Mt 24,36). Quando giu­dicherà tutti i popoli, verrà "con tutti i suoi angeli" (Mt 25,31 o cfr Lc 9,26; e 12, 8-9). Presentandoci davanti al Signore e ai suoi angeli, dun­que, saremo glorificati oppure rifiutati. Gli angeli par­tecipano alla gioia di Gesù per la conversione dei pec­catori (cfr Le 15,10). Nella parabola del ricco epulone troviamo un compito degli angeli molto importante, quello di portarci dal Signore nell'ora della nostra morte. "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo" (Le 16,22). Nel momento più difficile dell'agonia di Gesù nell'or­to degli Ulivi venne "un angelo dal cielo a confortar­lo" (Le 22, 43). Il mattino della risurrezione appaiono di nuovo gli angeli, come già era accaduto nella notte di Natale (cfr Mt 28,2-7). I discepoli di Emmaus sentirono parlare di questa presenza angelica il giorno della risur­rezione (cfr Le 24,22-23). A Betlemme gli angeli avevano recato la notizia che Gesù era nato, a Gerusalemme che era risuscitato. Gli angeli furono dunque incaricati di annunziare i due grandissimi avvenimenti: la nascita e la risurrezione del Salvatore. Maria Maddalena ha la fortuna di vedere "due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'al­tro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù". E può anche ascoltare la loro voce (cfr Gv 20,12-13). Dopo l'ascensione, due angeli, sotto forma di uomini in bianche vesti, si presentano ai discepoli per dire loro "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" (At 1, 11).


GLI ANGELI NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Negli Atti viene narrata l'azione protettrice degli ange­li nei confronti degli apostoli e proprio a beneficio di tutti questi avviene il primo intervento (cfr At 5,12-21). Santo Stefano cita l'apparizione dell'angelo a Mosè (cfr At 7,30). "Tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissan­do gli occhi su di lui, videro il suo volto [il volto di santo Stefano] come quello di un angelo" (At 6,15). Un angelo del Signore parlò a Filippo dicendo:’Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza" (At 8,26). Filippo ubbidì e incon­trò ed evangelizzò l'Etiope, funzionario di Candace, regina di Etiopia. Un angelo appare al centurione Cornelio, gli dà la bella notizia che le sue preghiere e le sue elemosine sono arrivate a Dio, e gli ordina di mandare i suoi servi a cer­care Pietro per farlo venire lì, in quella casa (cfr At 10,3). Gli inviati raccontano a Pietro: Cornelio "è stato avver­tito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli (At 10,22). Durante la persecuzione di Erode Agrippa, Pietro viene messo in prigione, ma, un angelo del Signore gli appar­ve e lo fece uscire dal carcere: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei" (cfr At 12,6-16). Poco tempo dopo, Erode, colpito "improvvisamente" da "un angelo del Signore", "roso dai vermi, spirò" (At 12,23). In viaggio verso Roma, Paolo e i suoi compagni in peri­colo di morte a causa di una fortissima burrasca, rice­vono l'aiuto salvifico di un angelo (cfr At 27,21-24).


GLI ANGELI NELLE LETTERE DI SAN PAOLO E DI ALTRI APOSTOLI

Numerosissimi sono i passi in cui si parla di angeli nelle lettere di san Paolo e negli scritti degli altri apo­stoli. Nella Prima lettera ai Corinzi San Paolo dice che siamo venuti per essere "spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini" (1 Cor 4,9); che giudicheremo gli angeli (cfr 1 Cor 6,3); e che la donna deve portare "un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli" (1 Cor 11,10). Nella seconda Lettera ai Corinzi li avverte che "anche Satana si maschera da angelo di luce" (2 Cor 11,14). Nella Lettera ai Galati considera la superiorità degli an­geli (cfr Gai 1,8) e afferma che la legge fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore" (Gal 3,19). Nella Lettera ai Colossesi, l'Apostolo enumera le di­verse gerarchie angeliche e sottolinea la loro dipenden­za da Cristo, nel quale tutte le creature sussistono (cfr Col 1,16 e 2,10). Nella Seconda lettera ai Tessalonicesi ripete la dottrina del Signore sulla sua seconda venuta in compagnia degli angeli (cfr 2 Ts 1,6-7). Nella Prima lettera a Timoteo dice che "è grande il mistero della pietà: Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu an­nunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria" (1 Tm 3,16). E poi ammonisce il suo disce­polo con queste parole: "Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favo­ritismo" (1 Tm 5,21). San Pietro aveva sperimentato personalmente l'azione protettrice degli angeli. Così ne parla nella sua Prima lettera: "E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo" (1 Pt 1,12 e cfr 3,21-22). Nella Seconda lettera parla degli angeli decaduti e non perdonati, così come si legge anche nella lettera di San Giuda. Ma è nella lettera agli Ebrei che troviamo riferimenti abbondanti all'esistenza e all'azione angelica. Il primo argomento di questa lettera è la supremazia di Gesù su tutti gli esseri creati (cfr Eb 1,4). La grazia specialissima che lega gli angeli a Cristo è il dono dello Spirito Santo loro concesso. È, infatti, lo Spirito stesso di Dio, il legame che unisce angeli e uo­mini con il Padre e con il Figlio. Il collegamento degli angeli con Cristo, il loro ordinamento a lui come crea­tore e Signore, si manifesta a noi uomini, soprattutto nei servigi con cui essi accompagnano in terra l'opera salvifica del Figlio di Dio. Attraverso il loro servizio gli angeli fanno sperimenta­re al Figlio di Dio fattosi uomo che egli non è solo, ma che il Padre è con lui (cfr Gv 16,32). Per gli apostoli e i discepoli, invece, la parola degli angeli li conferma nella fede che il regno di Dio si è avvicinato in Gesù Cristo. L'autore della lettera agli Ebrei ci invita a perseverare nella fede e porta come esempio il comportamento de­gli angeli (cfr Eb 2,2-3). Ci parla anche dell'incalcolabile numero degli angeli: "Voi vi siete invece accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli..." (Eb 12, 22). E, infine, dice una cosa che dovremmo tenere sempre presente quando incontriamo un fratello bisognoso: "Non dimenticate l'ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (Eb 13,2).


GLI ANGELI NELL'APOCALISSE

Nessun testo è più ricco di questo, nel descrivere il numero incalcolabile degli angeli e la loro funzione glorificatrice di Cristo, il Salvatore di tutti. "Dopo ciò, vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti" (Ap 7,1).’Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliar­di e i quattro esseri viventi, si inchinarono profonda­mente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di gra­zie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen "(Ap 7,11-12). Gli angeli suonano la tromba e scatenano piaghe e ca­stighi per i malvagi. Il capitolo 12 ci descrive la grande battaglia che ha luo­go in cielo tra Michele e i suoi angeli da una parte, e Satana e il suo esercito dall'altra (cfr Ap 12,7-12). Chi adora la bestia sarà torturato "con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello" (Ap 14,10). Nella visione del Paradiso l'autore contempla "le dodi­ci porte" della città e su di esse "i dodici angeli" (Ap 21,12). Nell'epilogo Giovanni sente: "Queste parole sono cer­te e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve" (Ap 2, 26). "Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate" (Ap 2,28). "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese" (Ap 22,16).


GLI ANGELI NELLA VITA DELLA CHIESA DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Il Simbolo degli Apostoli professa che Dio è "il Creatore del cielo e della terra" e il Simbolo niceno­-costantinopolitano esplicita: "...di tutte le cose visibili e invisibili". (n. 325) Nella Sacra Scrittura, l'espressione "cielo e terra" significa: tutto ciò che esiste, l'intera creazione. Indica pure, all'interno della creazione, il legame che ad un tempo unisce e distingue cielo e terra: "La terra" è il mondo degli uomini. "Il cielo", o "i cieli", può indica­re il firmamento, ma anche il "luogo" proprio di Dio: il nostro "Padre che è nei cieli" (Mt 5,16) e, di conseguen­za, anche il "cielo" che è la gloria escatologica. Infine, la parola "cielo" indica il "luogo" delle creature spiri­tuali, gli angeli, che circondano Dio. (n. 326) La professione di fede del Concilio Lateranense IV afferma: Dio, "fin dal principio del tempo, creò dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli e il mondo terrestre; e poi l'uomo, quasi partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo". (n.327)


L'ESISTENZA DEGLI ANGELI, UNA VERlTÀ DI FEDE

L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione. (n. 328)


CHI SONO?

Sant'Agostino dice a loro riguardo:’La parola angelo designa l'ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura si risponde che è spirito; se si chiede l’uf­ficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo". In tutto il loro essere gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che "vedono la faccia del Padre... che è nei cieli" (Mt 18,10), essi sono potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" (Sal 103,20). (n. 329) In quanto creature puramente spirituali, essi hanno in­telligenza e volontà: sono creature personali e immor­tali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria. (n. 330)


CRISTO "CON TUTTI I SUOI ANGELI"

Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli": "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli..." (Mt 25,31). Sono suoi perché creati per mezzo di lui e in vista di lui: "Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invi­sibili: troni, dominazioni, principati e potestà". (Col 1,16). Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?" (Eb 1, 14). (n. 331) Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della sal­vezza, annunciano da lontano o da vicino questa sal­vezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata "per mano degli angeli" (At 7,53), essi guidano il Popolo di Dio, annun­ziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. Infine, è l'arcangelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù. (n. 332) Dall'Incarnazione all'Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio "introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio" (Eb 1,6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessa­to di risuonare nella lode della Chiesa: "Gloria a Dio..." (Lc Z14). Essi proteggono l'infanzia di Gesù, ser­vono Gesù nel deserto, lo confortano durante l'agonia, quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele. Sono ancora gli angeli che "evangelizzano" (Lc ZIO) annunziando la Buona Novella dell'Incarnazione e della Risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio. (n. 333)


GLI ANGELI NELLA VITA DELLA CHIESA

Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli. (n. 334)Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per ado­rare il Dio tre volte santo; invoca la loro assistenza, così nel "Ti supplichiamo..." (del Canone romano, o nello "In Paradiso ti accompagnino gli angeli") nella Liturgia dei defunti, o ancora nell' “Inno dei Cherubini” della Liturgia bizantina) e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi). (n. 335) Dall'infanzia fino all'ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro interces­sione. "Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita". Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio. (n 336)


LA CADUTA DEGLI ANGELI

Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c'è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. La Scrittura e la Tra­dizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La Chiesa insegna che all'inizio era buono, creato da Dio. "Il diavolo infatti, e gli altri demoni sono stati creati da Dio natu­ralmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi". (n. 391) La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale "caduta" consiste nell'avere, questi spiriti creati con libera scelta, radicalmente ed inequivocabilmente rifiu­tato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri Progenitori: "Diventerete come Dio" (Gn 3,5). "Il dia­volo è peccatore fin dal principio" (1 Gv 3,8),’padre della menzogna" (Gv 8,44) (n.392) A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. "Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte". (n. 393) La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama "omicida fin dal principio" (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missio­ne affidatagli dal Padre. "Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo" (1 Gv 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disob­bedire a Dio. (n.394) La potenza di Satana, però, non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spi­rito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l'e­dificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni, di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisi­ca, per ogni uomo e per ogni società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione dell'attività diabolica è una grande miste­ro, ma "noi sperimentiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28). (n. 395)


GLI ANGELI E IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Gesù parla ripetutamente della "geenna" del "fuoco inestinguibile" che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe: "Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente" (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41). (n. 1034) La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e degli ingiu­sti" (At 24,15), precederà il giudizio finale. Sarà "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'uomo] e ne usciranno: quanti fece­ro il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" (Gv 5,28-29). Allora Cristo "verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli [...].E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore sepa­rerà le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [...] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25,31-33.46) (n. 1038)

[Modificato da Coordin. 23/07/2010 11:17]
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16/10/2010 19:30
 
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SATANISMO:

una realtà dimenticata!
Cosa ci dice P. Gabriele Amort

Che i satanisti, che sono dalla parte del diavolo, siano parte integrante di coloro che lottano contro la Chiesa Mater et Magistra, che è protetta dalla Vergine Maria Santissima, non è un segreto, anche se la massa delle genti, ignora questo gravissimo problema.
"Le riflessioni sull'azione di Satana nella nostra vita, non possono non gettare uno sguardo su quella realtà organizzata" " attraverso la quale il demonio agisce per diffondere nel mondo il suo piano di morte: le sette sataniche. Stralci di un'intervista rilasciata da don Gabriele Amorth alla rivista "30 GIORNI" (n. 7/8 2000 ). "Quello che so sulle sette sataniche mi viene detto dalle persone che con enorme fatica e con grave rischio personale decidono di uscirne. Ne escono sempre estremamente segnate, con influenze diaboliche che provocano loro grandi sofferenze, ed hanno bisogno di esorcismi per esserne liberate. Chi decide di uscire dalle sette sataniche vive in uno stato di grande terrore. In America viene ucciso, in Italia ancora no. Ma le sette sataniche fanno malefici, cioè compiono riti satanici contro le persone che le abbandonano.

D. Lei ha l'impressione che le sette sataniche si stiano diffondendo molto in Italia?

R. In Italia ritengo che siano sei-settecento. Si tratta sempre di gruppi molto piccoli, perché così si possono riunire con maggior facilità e sono difficili da individuare. Sono solo quattro le grandi sette sataniche in Italia, le altre sono formate da una decina di persone ciascuna.Ma in Italia c'è una grande diffusione del satanismo che va oltre le sette. E coinvolge un grandissimo numero di persone. Basti pensare al rock satanico. Non accuso assolutamente - sarebbe ridicolo - la musica rock. Ma c'è una sua forma, appunto il cosiddetto rock satanico, che predica il nichilismo più assoluto, combatte la religione cattolica e qualsiasi ordine sociale. Insegna che tutto è permesso e che l'individuo è dio. Esso porta a odiare la Chiesa. Ci sono tuttavia molte altre forme di diffusione del satanismo. Recentemente ho visto un libretto posseduto da una ragazzina in cui si insegna sia la consacrazione a Satana sia tutti i modi per suicidarsi. E i suicidi tra gli adolescenti sono sempre più diffusi. Del resto, Dio è il Dio della vita, Satana è il Signore della morte. Sant'Agostino diceva che se Dio non lo bloccasse il demonio ci ucciderebbe tutti.

D. Perché proprio in questo periodo si diffonde così tanto il satanismo?

R. Perché non esiste più un motivo per vivere. I giovani ricevono dai genitori tutto, tranne la fede. Quando scompare la fede dalla vita di un popolo, ci sai abbandona alla superstizione e, oggi, soprattutto all'occultismo.

D. Molti hanno l'immagine delle sette sataniche come un gioco...

R. Purtroppo è vero. E infatti molti ci entrano per vincere la noia. Occultismo e satanismo hanno sempre destato grande curiosità. Avere esperienze ed emozioni nuove, imparare cose nuove affascina: chi entra in sette sataniche ha l'attrattiva di acquistare poteri che altri non hanno. E Satana li dà davvero i suoi doni: ricchezza, piacere e successi. Sono le stesse tentazioni subite da Cristo: "Ti do tutto il mondo se prostrato mi adorerai". E sapesse quanti si inginocchiano, al giorno d'oggi, di fronte a Satana!

D. Siamo di fronte a una pericolosa esclation del satanismo?

R. Credo proprio di sì. C'è colui che leggendo queste cose ne inorridisce, ma anche chi ne trae esempio da imitare. E oggi il satanismo viene sempre più reclamizzato. Del resto, le sette sataniche, si diffondono anche per mezzo di internet. E' sufficiente mettere in ricerca "Satana" o "sette sataniche" e si riceve un'istruzione completa, anche sulla maniera di prendere contatto con loro. Non a caso stanno aumentando i furti di ostie consacrate che voi vengono messe in vendita... Bisogna dire che i satanisti credono davvero alla presenza reale di Gesù nell'eucaristia. Più di tanti cattolici."Lei ha l’impressione che le sette sataniche si stiano diffondendo molto in Italia? AMORTH: In Italia ritengo che siano sei-settecento le sette sataniche. Si tratta sempre di gruppi molto piccoli, perché così si possono riunire con maggior facilità e sono difficili da individuare. Sono solo quattro le grandi sette sataniche in Italia: tutte le altre sono formate da una decina di persone ciascuna. Sono quindi più di 7000 le persone che nel nostro Paese fanno parte di sette sataniche. Ma in Italia c’è una grande diffusione del satanismo che va oltre le sette. E coinvolge un grandissimo numero di persone. Basti pensare al rock satanico. Non accuso assolutamente – sarebbe ridicolo – la musica rock. Ma c’è una sua forma, appunto il cosiddetto rock satanico, che predica il nichilismo più assoluto, combatte la religione cattolica e qualsiasi ordine sociale. Insegna che tutto è permesso, e che l’individuo è dio. Anche le tre ragazze che hanno ucciso suor Maria Laura erano, senza alcun dubbio, dedite al rock satanico. E il rock satanico porta a odiare la Chiesa. Tanto che la prima vittima designata dalle ragazze era il parroco, ma poiché era troppo robusto, hanno avuto paura di non riuscire a sopraffarlo. E allora hanno scelto questa suora. Ma ci sono anche molte altre forme di diffusione del satanismo. Proprio in questi giorni ho visto un libretto posseduto da una ragazzina in cui si insegna sia la consacrazione a Satana sia tutti i modi per suicidarsi. E i suicidi tra gli adolescenti sono sempre più diffusi. Del resto, Dio è Dio della vita, Satana è il signore della morte. Sant’Agostino diceva che se Dio non lo bloccasse, il demonio ci ucciderebbe tutti. Ed è comune, nelle persone colpite da Satana, la tremenda tentazione al suicidio. Io incontro continuamente casi di persone spinte al suicidio e che in extremis vengono salvate. Questi libretti che incitano al suicidio vengono diffusi anche tra i bambini. I genitori pensano che si tratti di album di figurine o di giocattoli, e non ci fanno caso. E invece si tratta di album di magia e di satanismo. Perché proprio in questo periodo si diffonde così tanto il satanismo?AMORTH: Perché non esiste più un motivo per vivere. I giovani ricevono dai genitori tutto, tranne la fede. Anche queste ragazzine che hanno ucciso la suora hanno detto che l’hanno fatto per noia. Proprio come quei ragazzi che a Roma hanno cosparso di alcool un barbone e poi gli hanno dato fuoco: “Ci annoiavamo” è stata la loro giustificazione, quando li hanno presi. Quando scompare la fede dalla vita di un popolo, ci si abbandona alla superstizione e, oggi, soprattutto all’occultismo. Ritiene che questo omicidio della suora rappresenti un salto di qualità del satanismo, che dall’occultismo passa all’omicidio? AMORTH: Sì, un salto di qualità di fatto c’è. E io ritengo che siano state sedotte da Satana anche le due ragazze adolescenti che qualche mese fa hanno strangolato, apparentemente senza ragione, l’amica, loro compagna di classe. Anche quel caso ha riempito le pagine dei giornali, ma non c’è da stupirsi. Satana tende sempre a uccidere. Molti hanno invece l’immagine delle sette sataniche come di un gioco… AMORTH: Purtroppo è vero. E infatti molti ci entrano per vincere la noia. Occultismo e satanismo hanno sempre destato grande curiosità. Avere esperienze ed emozioni nuove, imparare cose nuove affascina: chi entra in sette sataniche ha l’attrattiva di acquistare poteri che altri non hanno. E Satana li dà davvero i suoi doni: ricchezza, piaceri e successi. Sono le stesse tentazioni subite da Cristo: “Ti do tutto il mondo se prostrato mi adorerai”. E sapesse quanti si inginocchiano, al giorno d’oggi, di fronte a Satana. Con il fatto che le sette sataniche si diffondono così tanto, c’è da temere che si ripeteranno altri casi come quello dell’omicidio della suora di Chiavenna? Siamo di fronte a una pericolosa escalation del satanismo? AMORTH: Credo proprio di sì. C’è colui che leggendo queste cose ne inorridisce, ma anche chi ne trae esempio da imitare. E oggi il satanismo viene sempre più reclamizzato. Del resto, le sette sataniche si diffondono anche per mezzo di internet. È sufficiente mettere in ricerca “Satana” o “sette sataniche” e si riceve un’istruzione completa. Si dice anche la maniera per prendere contatto con loro. Non a caso stanno aumentando i furti di ostie consacrate, che vengono pagate dalle 50 alle 100 mila lire. Bisogna dire che i satanisti credono davvero alla presenza reale di Gesù nell’eucaristia. Più di tanti cattolici.E la Chiesa, di fronte al diffondersi di questo fenomeno, cosa fa? AMORTH: È completamente assente! Da trecento anni si è cessato di far esorcismi nella Chiesa latina (non è così nella chiesa ortodossa e in certe confessioni protestanti). E perciò sacerdoti e vescovi, non avendo mai visto esorcismi, non parlandone mai, avendo evacuato dalla fede cattolica così come viene insegnata nei seminari la presenza personale del diavolo, non ci credono più. Ritengo che il 99 per cento dei vescovi non crede più nell’azione straordinaria del demonio. Basta vedere il nuovo rituale esorcistico preparato dalla Santa Sede: è stato fatto da persone completamente incompetenti, e che hanno paura degli esorcismi. “Se non c’è la certezza della presenza di Satana non si facciano esorcismi”, dice il nuovo rituale. Ma questo è assurdo: Satana si nasconde, si camuffa in tutti i modi. Il vecchio rituale romano insegnava la prudenza, per non confondere mali psichici con infestazioni diaboliche, ma insegnava anche i trucchi che usa il demonio per camuffare la sua presenza.E dirò di più: il nuovo rituale proibisce di fare esorcismi in caso di maleficio: ma i casi di maleficio sono oltre il 90 per cento di tutti i casi di infestazione diabolica. Secondo il nuovo rituale, quindi, non bisognerebbe mai fare esorcismi! Pare incredibile, ma il nuovo rituale è in diretta contraddizione con il vecchio rituale romano. Sono state cancellate delle cose preziosissime che c’erano nel rituale romano. Salvo i primi dieci capitoli che parlano dei fondamenti evangelici dell’esorcismo, questo nuovo rituale è tutto da cestinare.Sono incredibili queste riforme liturgiche che partono dal presupposto che la Chiesa per secoli si è sbagliata. Sì. Satana è dappertutto. E può lavorare indisturbato, perché chi meno lo disturba sono i preti!.
Leggete tutta l'intervista che è on-line nel sito della rivista 30 Giorni
Aggiungiamo questi versetti biblici, validi:


Deuteronomio 18:10-14
10 Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, 11 né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, 12 perché il SIGNORE detesta chiunque fa queste cose; a motivo di queste pratiche abominevoli, il SIGNORE, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te. 13 Tu sarai integro verso il SIGNORE Dio tuo; 14 poiché quelle nazioni, che tu spodesterai, danno ascolto agli astrologi e agli indovini. A te, invece, il SIGNORE, il tuo Dio, non lo permette.

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28/11/2012 08:40
 
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‎"Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato.
Abbi rispetto della sua presenza, da' ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui.
Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari.
Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Ittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò, tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi e non li servirai; tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma dovrai demolire e frantumare le loro stele.
Voi servirete il Signore, vostro Dio.
Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua.
Terrò lontana da te la malattia.
Non vi sarà nella tua terra donna che abortisca o che sia sterile.
Ti farò giungere al numero completo dei tuoi giorni.
Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltare le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te.
Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l'Eveo, il Cananeo e l'Ittita. Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché non resti deserta la terra e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te.
Li scaccerò dalla tua presenza a poco a poco, finché non avrai tanti discendenti da occupare la terra"
(Es 23-20-30)
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06/03/2013 12:11
 
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Gli Angeli
nell'Angelologia
Cattolica

 

di GINO ZANCARLI

   

1. Sintesi dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma l’esistenza degli Angeli, come "verità di fede", testimoniata dalla Scrittura e dalla Tradizione (CCC n.328). La loro creazione avvenne dal nulla, secondo il pronunciamento del Concilio Lateranense IV del 1215 (CCC n.327; cf. anche Paolo VI: "Credo del popolo di Dio", 8).
Sempre il CCC specifica inoltre l’identità degli Angeli: sono creature spirituali, dotate di intelligenza e volontà e sono superiori alle creature visibili (CCC n.330). La missione degli Angeli consiste nell’essere servitori e messaggeri di Dio e potenti esecutori dei suoi comandi (CCC n.329).
Particolarmente accentuata è la relazione degli Angeli con il mistero di Cristo: "Cristo è il centro del mondo angelico" (CCC n.331). Questa centralità ha due motivazioni: gli Angeli, insieme all’intera creazione, sono stati creati per mezzo di Lui e in vista di Lui, e inoltre, essi sono messaggeri del suo disegno di salvezza (CCC n.331).
Il CCC delinea una catechesi biblica sugli angeli e sulla loro missione nell’AT e nel NT. I pochi episodi scelti dall’AT (CCC n.332) menzionano i cherubini che, dopo la cacciata dell’uomo, custodiscono il giardino dell’Eden e l’albero della vita (Gn 3,24); gli Angeli che proteggono Lot (Gn 19); l’Angelo che salva Agar e il suo bambino assetati e smarriti nel deserto (Gn 21,17); quello che ferma la mano di Abramo in procinto di immolare Isacco (Gn 22,11-12); l’Angelo che guida il popolo nel deserto (Es 23,20-23); quello che annuncia la nascita di Sansone (Gdc 13); l’Angelo che annunzia la vocazione di Gedeone (Gdc 6,11-24); l’Angelo che assiste Elia in fuga e impaurito, con una focaccia e un orcio d’acqua (1Re 19,5-7).
Gli episodi scelti dal NT menzionano, anzitutto, Gabriele che annuncia la nascita del Battista e di Gesù (CCC n332). Si ricordano poi gli interventi degli Angeli che cantano l’inno di lode per la nascita del Salvatore, ne proteggono l’infanzia, lo servono nel deserto, lo confortano nell’agonia, annunciano la buona novella della resurrezione, lo serviranno nell’ultimo giudizio (CCC n.333).
Si deve dire, contrariamente a una certa cultura moderna, che l’esistenza degli Angeli, sia nel mondo biblico, sia nella cultura pagana e cristiana dei primi secoli della Chiesa, era una verità creduta e posseduta pacificamente da tutti. Il pericolo, talvolta, proveniva dall’esagerazione e dall’esasperazione del mondo angelico, come succedeva, ad esempio, con l’eresia catara.
Nel 1215 il Concilio Lateranense IV si pronunciò contro l’eresia catara. I catari ritenevano Satana essere il Dio dell’AT e creatore del mondo e grande avversario del Dio buono manifestatosi nel NT.
Consideravano Gesù un Angelo inviato dal Dio buono per istruire gli uomini sulla loro patria perduta. Per i catari il mondo materiale era intrinsecamente cattivo, per cui veniva proibito, ad esempio, il matrimonio, l’esercizio della sessualità, il lavoro. I catari contrapponevano al monoteismo cristiano un dualismo di tipo manicheo. Contro l’eresia catara, il Lateranense IV riassume la coscienza di fede biblica ed ecclesiale sull’esistenza e sulla natura degli Angeli.
Oggi è in atto una specie di estraniazione mentale nei confronti degli Angeli: la secolarizzazione convinta ha immesso uno sguardo fortemente scettico su presenze spirituali, che sembrano superflue e appartenenti ad altri mondi culturali ritenuti superati.
Bisogna tener conto di due motivazioni teologiche per una certa marginalizzazione degli Angeli:

1) la gerarchia delle verità di fede pone il mondo angelico non al centro, bensì alla periferia della fede cristiana;

2) la rivalutazione teologica della funzione mediatrice di Maria sembra aver sostituito del tutto la presenza altrettanto protettrice e benefica degli Angeli.

2. Sintesi dalla Teologia Cattolica

SAN TOMMASO

Angelo è un termine di origine greca (ànghelos), che vuol dire messaggero. La prima sistemazione organica della dottrina sugli Angeli fu operata dallo Pseudo-Dionigi in un breve scritto intitolato: "La celeste gerarchia". Quest’opera , anche grazie all’autorevole pseudonimo Dionigi l’Areopagita (V secolo) esercitò un influsso costante e decisivo su tutti i pensatori che vennero dopo di lui. In quest’opera viene fissata la loro distribuzione in nove cori, raggruppati in tre triadi: la prima comprende i Serafini, i Cherubini, i Troni; la seconda le Dominazioni, le Virtù, le Potestà; la terza i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.
Sant'Agostino dice a riguardo degli Angeli: Angelus officii nomen est, non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est = la parola angelo designa l’ufficio, non la natura ; se si chiede il nome di questa natura si risponde che è spirito, se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo (sant'Agostino, "Commento sui Salmi": 103,1-15).
San Tommaso d’Aquino riprende su larga scala l’insegnamento dello Pseudo-Dionigi, ma lo perfeziona su alcuni punti di capitale importanza, avvalendosi della metafisica aristotelica e della filosofia dell’essere. L’angelologia di san Tommaso è stata il fondamento della teologia angelica per tutti i secoli futuri e su questa impostazione teologica si sono basati tutti gli studiosi, i filosofi e teologi venuti dopo di lui.
Di angelologia l’Aquinate si occupa in molte opere (35 circa), alcune delle quali devono essere considerate vere e proprie monografie sugli esseri spirituali: tali sono in particolare: "Le Creature Spirituali", le questioni 50-64, 106-114 della "Prima Parte della Somma Teologia", i capitoli 73-78 del "Compendio di Teologia". Il trattato degli Angeli che troviamo nella "Somma Teologia" è da considerarsi un vero capolavoro: "per la profondità dei principi…, per la generalità delle intuizioni e per l’armonia e la coerenza di tutte le sue parti" (T. Centi).
Vediamo in breve il pensiero filosofico e teologico di san Tommaso d’Aquino. Due sono le tesi originali dell’angelologia tomista: la "spiritualità" degli Angeli; la "composizione ontologica" degli Angeli.

ANGELOLOGIA TOMISTA: la "spiritualità" degli Angeli

Ai tempi di san Tommaso la maggior parte dei teologi (richiamandosi a sant'Agostino) affermavano che gli Angeli non sono puri spiriti, ma sono anch’essi composti di materia e forma, come tutte le creature. San Tommaso considera invece assolutamente irrinunciabile la tesi della spiritualità degli Angeli, dalla quale ne derivano tutte le logiche conseguenze, di cui le principali sono:

a) Esistenza: volendo Dio creare un cosmo che fosse lo specchio della sua infinita perfezione, era conveniente che producesse, tra le varie creature, anzi tutto quelle che maggiormente gli assomigliavano: tali sono le creature angeliche che sono come Dio, puri spiriti, intelligenti e liberi.
"Pertanto quelli che si trovano al massimo grado tra gli enti creati, sono quelli che maggiormente assomigliano a Dio, e non c’è in essi potenza a essere o a non essere, ma hanno ricevuto da Dio un essere sempiterno…Questi enti in cui non c’è potenza a essere o a non essere, non sono composti di materia e forma, ma sono pure forme sussistenti nel proprio essere, che hanno ricevuto da Dio" ("Compendio di Teologia", c.74, n.128).

b) Finitudine: questa è dovuta non alla materia, che non c’è, ma all’essenza degli Angeli. E’ l’essenza stessa che pone dei confini all’atto dell’essere, che in se stesso è infinito.
Pertanto "anche nelle sostanze spirituali (cioè gli angeli) vi è composizione di atto e potenza (solo Dio è atto puro)….Ora nella sostanza intellettuale creata, si trovano due elementi, cioè, l’essenza (substantia) e l’essere, il quale non è l’essenza stessa: l’essere è il complemento dell’essenza esistente, poiché ogni cosa è in atto quando ha l’essere. Rimane, dunque, che in ognuna delle suddette sostanze si ha composizione di atto e potenza" ("Contra Gentiles", c.53, nn-1282-1283).

c) Personificazione: gli Angeli sono di diritto persone: "infatti tutto ciò che sussiste nella natura intellettuale o razionale ha ragione di chiamarsi persona" ("Contra Gentiles", IV, 35, n.3725).
Quindi gli Angeli godono della perfezione della personalità, che è sussistente nell’ordine dello spirito.

d) Specificità dell’agire: la modalità dell’agire degli Angeli, sia nell’ordine conoscitivo come in quello volitivo, si distingue nettamente da quello che caratterizza l’agire umano. "La conoscenza intellettuale dell’uomo si realizza mediante l’astrazione; la libera scelta mediante la deliberazione. Per quanto riguarda l’ordine conoscitivo, gli Angeli sono dotati di intuizione intellettuale, grazie alla quale, vedono immediatamente (senza astrazione) gli oggetti conosciuti. Mentre per quanto riguarda l’ordine volitivo, le loro scelte sono rapidissime, pressoché immediate (senza formazione di giudizio). E’ dunque evidente che negli Angeli vi è libero arbitrio perfetto" ("Contra Gentiles", q.59,a.1)

ANGELOLOGIA TOMISTA: la "composizione ontologica" degli Angeli

San Tommaso era certamente d’accordo con la scuola francescana nel ritenere che gli Angeli essere finiti; ma, come si è visto, non era disposto a spiegare questa condizione ontologica ripiegando sulla composizione ilemorfica (materia e forma). Certo, se sono finiti deve esserci una ragione intrinseca.
Questa ragione consiste, secondo l’Aquinate, nella differenza e nella composizione che si incontrano nelle creature tra essenza e atto d’essere (actus essendi). Gli Angeli sono finiti perché il loro essere è ricevuto e limitato dell’essenza.
"In tal modo l’essenza della sostanza spirituale, la quale non è composta di materia e forma, rispetto all’essere è come la potenza rispetto al suo atto" ("Le Creature Spirituali", a.1).

ANGELOLOGIA TOMISTA: "l'agire" degli Angeli

Si è già detto dell’agire degli Angeli in generale, sia per quanto concerne l’ordine conoscitivo sia per quanto riguarda l’ordine volitivo. Per entrambi gli ordini l’oggetto primario e principale è Dio (cfr. "Summa Theologiae", Parte Prima, questione 60, articolo 5).
Ma agli Angeli viene riservato un ambito operativo speciale, che riguarda l’uomo. Il loro ufficio principale è essere custodi dell’uomo, difenderlo dalle aggressioni del demonio e di aiutarlo a conseguire la salvezza eterna. Però gli Angeli non possono piegare la volontà umana, perché ciò è esclusivo di Dio. Gli Angeli possono indurre gli uomini con la persuasione e, come possono fare gli stessi uomini, possono muovere la volontà eccitando le passioni (cfr. "Summa Th. q.111,aa.1-4).
Infatti la volontà è soggetta soltanto a Dio, e Dio solo può operare in essa, perché ne è l’oggetto principale quale ultimo fine" ("Somma Teologia, q.57, a.4).

ANGELO CUSTODE

Una breve parola bisogna dire sull’Angelo Custode nella Teologia Cattolica, poiché l’argomento ci tocca da vicino.
Secondo la Tradizione ecclesiale, gli Angeli hanno come ufficio proprio quello di assistere, proteggere , guidare l’umanità perché possa conseguire la salvezza eterna. Alcuni sono preposti a custodire la famiglie, altri le città, altri le nazioni, altri tutte le nature corporee; altri sono preposti alla custodia delle singole persone: a questi si riserva il titolo di "Angeli Custodi".
A questa realtà allude Gesù quando, parlando dei fanciulli, accenna ai loro Angeli (cfr. Mt 18,10).
Già ai primi albori del cristianesimo tale evidenza era accettata e ferma, tanto da indurre i fedeli nel cenacolo a ritenere naturale che l’Angelo Custode di san Pietro l’avesse liberato dalla prigionia (cfr. At 12, 45).
San Tommaso raccogliendo la Tradizione della Chiesa orientale e occidentale, ha dedicato una lunga questione della "Somma Teologia" (q.113 della Prima Parte) al chiarimento di quali siano gli uffici dell’Angelo Custode.
L’Aquinate risolve positivamente la questione dibattuta, già dai tempo di Origene, se l’Angelo Custode sia concesso a tutti o soltanto ai battezzati. Per i non battezzati la presenza angelica è per lo più inefficace a causa della cultura irreligiosa o areligiosa. L’Angelo Custode a questi in modo discreto dona sempre lumi e spinte verso la salvezza, sebbene trovi ripulse e ostacoli dallo spirito del male, che lo avversa.
Dopo la morte "l’uomo non avrà più un Angelo Custode, ma avrà in cielo un Angelo "conregnante", o all’inferno un demonio tormentatore" ("Somma Teologia" q.113, a.4).

CONCLUSIONE

Qualunque sia questo mondo celeste, esso è inserito nel piano divino della creazione e nel disegno di salvezza di Cristo. La credenza nell’esistenza degli Angeli e nel loro ruolo presso gli uomini è un elemento dogmatico della fede cristiana. Essi hanno un posto indispensabile nell’insieme del mistero della fede (1Tm 3,16).

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29/08/2013 20:41
 
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Dai "Discorsi" di san Bernardo, abate
(Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3,6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4[1966] 458-462)
Ti custodiscano in tutti i tuoi passi

"Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi" (Sal 90,11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos'è l'uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
"Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi". Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
Tutto l'amore e tutto l'onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore.
Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto lungo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi?
Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.

 
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29/08/2013 20:42
 
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Gli Angeli nel catechismo di san Pio X

Quali sono le creature più nobili che Dio ha creato?
Le creature più nobili create da Dio sono gli angeli.

Chi sono gli angeli?
Gli angeli sono creature intelligenti e puramente spirituali.

Per qual fine Iddio ha creato gli angeli?
Dio ha creato gli angeli per essere da essi onorato e servito e per renderli eternamente felici.

Quale forma e figura hanno gli angeli?
Gli angeli non hanno né forma né figura alcuna sensibile, perché sono puri spiriti, creati da Dio per sussistere senza dover essere uniti a corpo alcuno.

Perché dunque gli angeli si rappresentano sotto forme sensibili?
Gli angeli si rappresentano sotto forme sensibili: 1) per aiuto alla nostra immaginazione; 2) perché sono così apparsi molte volte agli uomini, come leggiamo nella Sacra Scrittura.

Gli angeli furono tutti fedeli a Dio?
No, gli angeli non furono tutti fedeli a Dio, ma molti di essi per superbia pretesero essere uguali a Lui e da Lui indipendenti; e per questo peccato furono esclusi per sempre dal paradiso e condannati all’inferno.

Gli angeli rimasti fedeli a Dio come si chiamano?
Gli angeli rimasti fedeli a Dio si chiamano angeli buoni, spiriti celesti, o semplicemente angeli.

Che cosa avvenne degli angeli rimasti fedeli a Dio?
Gli angeli rimasti fedeli a Dio furono confermati in grazia, godono per sempre la vista di Dio, lo amano, lo benedicono e lo lodano eternamente.

Dio si serve degli angeli come suoi ministri?
Sì, Dio si serve degli angeli come suoi ministri, e specialmente affida a molti di essi l’ufficio di nostri custodi e protettori.

Dobbiamo noi avere particolare devozione verso l’angelo nostro custode?
Sì, noi dobbiamo avere particolare devozione verso l’angelo nostro custode, onorarlo, invocarne l’aiuto, seguirne le ispirazioni ed essergli riconoscenti per l’assistenza continua ch’egli ci presta.

Gli Angeli nel catechismo della Chiesa Cattolica (1993)

L’Esistenza degli angeli. Una verità di fede

328 – L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione.

Chi sono?

329 – In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che "vedono sempre la faccia del Padre… che è nei cieli" (vedi Mt 18, 10) essi sono "potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" (Salmo 103, 20).

330 – In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria.

Cristo "con tutti i suoi angeli"

331 – Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono "i suoi angeli": "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli…" (Mt 25, 31). Sono suoi perché creati per mezzo di Lui e in vista di Lui: "Poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui" (Col 1, 16).
Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?" (Eb 1, 14).

332 – Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata "per mano degli angeli" (At 7, 53), essi guidano il popolo di Dio, annunziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. Infine è l’Angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù.

333 – Dall’incarnazione all’Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli.
Quando Dio "introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio" (Eb 1, 6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: "Gloria a Dio…" (Lc 2, 14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia, quando Egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele.
Sono ancora gli angeli che "evangelizzano" (Lc 2, 10) annunziando la Buona Novella dell’incarnazione e della Risurrezione di Cristo.
Al ritorno di Cristo che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.

Gli angeli nella vita della Chiesa

334 – Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli.

335 – Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per lodare il Dio tre volte santo; invoca la loro assistenza (così nel "Ti supplichiamo…" del Canone romano, o nel "In Paradiso Ti accompagnino gli angeli…" della Liturgia dei defunti, o ancora nell’ "Inno dei Cherubini" della Liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (San Michele, San Gabriele, San Raffaele, gli angeli custodi).

336 – Dall’infanzia fino all’ora della morte umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione.
Afferma S. Basilio di Cesarea: "Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita".
Fin da quaggiù la vita cristiana partecipa, nelle fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti a Dio

 
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29/08/2013 20:42
 
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Gli Angeli nel catechismo di san Pio X

Quali sono le creature più nobili che Dio ha creato?
Le creature più nobili create da Dio sono gli angeli.

Chi sono gli angeli?
Gli angeli sono creature intelligenti e puramente spirituali.

Per qual fine Iddio ha creato gli angeli?
Dio ha creato gli angeli per essere da essi onorato e servito e per renderli eternamente felici.

Quale forma e figura hanno gli angeli?
Gli angeli non hanno né forma né figura alcuna sensibile, perché sono puri spiriti, creati da Dio per sussistere senza dover essere uniti a corpo alcuno.

Perché dunque gli angeli si rappresentano sotto forme sensibili?
Gli angeli si rappresentano sotto forme sensibili: 1) per aiuto alla nostra immaginazione; 2) perché sono così apparsi molte volte agli uomini, come leggiamo nella Sacra Scrittura.

Gli angeli furono tutti fedeli a Dio?
No, gli angeli non furono tutti fedeli a Dio, ma molti di essi per superbia pretesero essere uguali a Lui e da Lui indipendenti; e per questo peccato furono esclusi per sempre dal paradiso e condannati all’inferno.

Gli angeli rimasti fedeli a Dio come si chiamano?
Gli angeli rimasti fedeli a Dio si chiamano angeli buoni, spiriti celesti, o semplicemente angeli.

Che cosa avvenne degli angeli rimasti fedeli a Dio?
Gli angeli rimasti fedeli a Dio furono confermati in grazia, godono per sempre la vista di Dio, lo amano, lo benedicono e lo lodano eternamente.

Dio si serve degli angeli come suoi ministri?
Sì, Dio si serve degli angeli come suoi ministri, e specialmente affida a molti di essi l’ufficio di nostri custodi e protettori.

Dobbiamo noi avere particolare devozione verso l’angelo nostro custode?
Sì, noi dobbiamo avere particolare devozione verso l’angelo nostro custode, onorarlo, invocarne l’aiuto, seguirne le ispirazioni ed essergli riconoscenti per l’assistenza continua ch’egli ci presta.

Gli Angeli nel catechismo della Chiesa Cattolica (1993)

L’Esistenza degli angeli. Una verità di fede

328 – L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione.

Chi sono?

329 – In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che "vedono sempre la faccia del Padre… che è nei cieli" (vedi Mt 18, 10) essi sono "potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" (Salmo 103, 20).

330 – In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria.

Cristo "con tutti i suoi angeli"

331 – Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono "i suoi angeli": "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli…" (Mt 25, 31). Sono suoi perché creati per mezzo di Lui e in vista di Lui: "Poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui" (Col 1, 16).
Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?" (Eb 1, 14).

332 – Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata "per mano degli angeli" (At 7, 53), essi guidano il popolo di Dio, annunziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. Infine è l’Angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù.

333 – Dall’incarnazione all’Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli.
Quando Dio "introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio" (Eb 1, 6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: "Gloria a Dio…" (Lc 2, 14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia, quando Egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele.
Sono ancora gli angeli che "evangelizzano" (Lc 2, 10) annunziando la Buona Novella dell’incarnazione e della Risurrezione di Cristo.
Al ritorno di Cristo che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.

Gli angeli nella vita della Chiesa

334 – Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli.

335 – Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per lodare il Dio tre volte santo; invoca la loro assistenza (così nel "Ti supplichiamo…" del Canone romano, o nel "In Paradiso Ti accompagnino gli angeli…" della Liturgia dei defunti, o ancora nell’ "Inno dei Cherubini" della Liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (San Michele, San Gabriele, San Raffaele, gli angeli custodi).

336 – Dall’infanzia fino all’ora della morte umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione.
Afferma S. Basilio di Cesarea: "Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita".
Fin da quaggiù la vita cristiana partecipa, nelle fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti a Dio

 
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GLI ANGELI secondo i vari ultimi PAPI

                                                PAPA PIO XI

Il Papa Pio XI confidò ad un gruppo di visitatori, nel settembre del 1934, che al principio e alla fine di ogni sua giornata invocava il suo angelo custode. Aggiunse che spesse volte ripeteva tale invocazione durante la giornata, specie quando le cose si complicavano. "Noi teniamo a dire, anche un debito di riconoscenza al nostro angelo custode – disse poi Pio XI – di esserci sentiti sempre da lui assistiti in modo mirabile. Soventissimo sentiamo che egli è qui, vicino a noi, pronto all’assistenza, all’aiuto".

Egli raccomanda spesso la devozione all’angelo custode, in modo speciale a certe categoria di visitatori e fedeli, come i rappresentanti diplomatici della Santa Sede, i missionari, gli educatori. "Quando mi accade – confidò Pio XI – di dover parlare con qualche persona, con la quale so che l’argomentare è difficile e per cui il linguaggio deve essere accentuato con forma speciale di persuasione, allora raccomando all’angelo mio custode perché, di tutto, faccia parola all’angelo custode della persona che devo incontrare: sicché una volta stabilita l’intesa tra i due spiriti, il colloquio risulta per il meglio ed è facilitato".
Gli ex segretari particolari di Pio XI hanno rivelato ancora altri particolari della familiarità del Pontefice con gli angeli. Ecco, ad esempio, cosa scriveva il cardinale Carlo Confalonieri: "Era devotissimo degli angeli custodi, del suo personale in primo luogo e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava il suo angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolari difficoltà, pregava pure l’angelo dell’altro interlocutore, perché illuminasse e ispirasse il suo protetto. Entrando nel territorio della diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell’angelo della diocesi. Quando prendeva congedo da un prelato incaricato di qualche missione, gli rivolgeva abitualmente l’augurio della liturgia: ‘Il Signore sia sulla vostra via e il suo angelo vi accompagni sempre’."

Pio XII

 

Pio XII parlò anche lui della missione degli angeli nella vita cristiana, tuttavia senza abbandonarsi a confidenze come il suo predecessore Pio XI e il suo successore Giovanni XXIII. L’Enciclica "Humani generis", pubblicata nell’Anno Santo 1950, segnalava ai vescovi "alcune false opinioni che minacciavano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica". Denunciava certi teologi e riaffermava l’esistenza degli angeli contro coloro che la mettono in discussione, che riducono gli angeli a figure mitiche e ne fanno quasi "volatili celesti" o delle entità vaporose. L’allocuzione rivolta da Pio XII il 3 ottobre 1958 a 700 pellegrini americani è un vero gioiello di teologia pastorale. Colui che fu chiamato "Pastore angelico" esorta i fedeli a "trattenersi familiarmente" con gli angeli custodi.
Secondo il suo metodo pastorale, Pio XII parte dalle cose terrene per elevare gradualmente gli uditori alle realtà celesti. Dopo aver evocato le bellezze del mondo visibile – il mare, il cielo stellato – ammirate dai pellegrini d’oltreoceano durante il loro viaggio, il Papa ricorda loro "che esiste anche un altro mondo, un mondo invisibile, ma altrettanto reale" quanto il nostro. Questo mondo invisibile che ci circonda è popolato di angeli. "Essi erano nelle città che hanno visitato… erano i vostri compagni di viaggio".
Ispirandosi alla Sacra Scrittura, ai Padri e alla liturgia, il Papa indica la missione degli angeli nella vita degli uomini. "Ogni uomo, per quanto umile sia, è vegliato dai suoi angeli. Sono gloriosi, puri, splendidi, e vi sono stati dati per compagni di via: hanno l’incarico di vigilare con cura su di voi, affinché non vi scostiate dal Cristo, loro Signore. E non solo vogliono difendervi dai pericoli che vi attendono lungo il cammino, ma sono attivi accanto a voi e vi incoraggiano quando vi sforzate di salire sempre più in alto nell’unione con Dio attraverso Cristo".
Poiché si è propensi talvolta a limitare la missione degli angeli custodi a un ufficio di difesa e di protezione, specialmente sul piano materiale, Pio XII con tutta la tradizione cristiana va oltre. "Il nostro angelo custode – dice il Papa – ha cura ancora della nostra santificazione. L’angelo custode fa di tutto per favorire la nostra ascesa spirituale e per sviluppare la nostra vita di intimità con Dio. L’angelo custode è un maestro di ascesi e di mistica, è una guida e un trascinatore verso le vette".
Pio XII esorta i fedeli a mantenere fin da quaggiù relazioni di familiarità con i loro invisibili compagni di strada, chiamati a divenire un giorno i loro visibili compagni d’eternità.

Giovanni XXIII

 

La fede di Giovanni XXIII nella presenza affettuosa e fattiva del suo angelo custode era tale che, come per Pio XI, l’invisibile diveniva in certo modo visibile agli occhi della sua fede.
Perciò il Papa parlò spesse volte degli angeli ai suoi visitatori, specialmente ai genitori perché inculchino ai figli la convinzione che non sono mai soli, giacché hanno un angelo vicino a loro e insegnino loro a conversare molto confidenzialmente con lui. "L’angelo custode è il buon consigliere, colui che sempre intercede a nostro favore, aiuta nelle necessità, libera da pericoli e da disgrazie. Pertanto l’augurio del Papa è che i fedeli sentano la grandezza di questa assistenza".
Giovanni XXIII era talmente persuaso della presenza degli angeli accanto a ogni uomo che, contemplando la folla dei pellegrini e dei turisti convenuti la domenica in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus e per la benedizione del Papa, pensava alle moltitudini altrettanto numerose degli angeli custodi invisibilmente presenti nella stessa piazza. Mons. Capovilla ricorda questo pensiero scritto dal futuro Papa quando era seminarista diciottenne nel suo diario: "Un angelo del cielo mi sta sempre accanto ed insieme è rapito in una continua estasi amorosa con il suo Dio. Che delizia al solo pensarci! Io dunque sono sempre sotto gli occhi di un angelo che mi guarda, che prega per me, che veglia accanto al mio letto mentre dormo…".
Il futuro Papa Giovanni XXIII, quando era Nunzio in Francia, in una lettera indirizzata a sua nipote suor Angela Roncalli, confidò le sue relazioni con gli angeli. "Che consolazione sentircelo ben vicino questo celeste guardiano, questa guida dei nostri passi, questo testimone anche delle più intime azioni. Io recito l’Angele Dei almeno cinque volte al giorno e sovente converso spiritualmente con lui, sempre però con calma e in pace. Quando debbo visitare qualche personaggio importante per trattare gli affari della Santa Sede lo impegno a mettersi d’accordo con l’angelo custode di questa persona altolocata perché influisca sulle sue disposizioni. E’ una piccola devozione che mi insegnò più di una volta il Santo Padre Pio XI".
Questa intimità di Giovanni XXIII con il mondo invisibile si rivelava nelle espressioni che spesso nel corso della giornata ritornavano sulle sue labbra mentre si intratteneva con i visitatori: "Il mio buon angelo mi ha suggerito… il mio buon angelo stamattina mi ha risvegliato".
C’è nella vita di Giovanni XXIII un fatto poco noto. In una confidenza fatta a un vescovo canadese, il Papa attribuì l’idea della convocazione del Concilio ecumenico a una ispirazione del suo angelo custode. Parecchie volte Giovanni XXIII dichiarò pubblicamente che l’idea del Concilio gli era venuta durante la preghiera; nel colloquio col prelato canadese il Papa precisava che Dio gli aveva dato questa ispirazione tramite il suo angelo custode.

Paolo VI

 

Nella "professione di fede" del 30 giugno 1968, per la chiusura dell’Anno della Fede, il Papa nomina in due riprese gli angeli: all’inizio per affermare la loro esistenza e alla fine per rammentare la loro partecipazione al governo divino del mondo. "Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli…".
Al termine della "professione di fede" Paolo VI evoca le anima che contemplano Dio in Cielo dove, in gradi diversi, anch’esse sono "associate agli angeli santi nel governo divino". Per Paolo VI gli angeli e i beati sono preposti da Dio in diversi gradi al governo del mondo. Gli eletti intercedono per gli uomini, mentre gli angeli custodi non solo pregano per gli uomini, ma agiscono direttamente intorno a loro e su di loro.

Giovanni Paolo II

 

Osserva il Santo Padre: "La Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi venerandoli nella liturgia con una festa apposita e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente come ‘l’Angelo di Dio’." Il Papa non solo parla degli angeli, ma li invoca pubblicamente. Così, benedicendo la statua restaurata di San Michele a Castel Sant’Angelo, Giovanni Paolo II affidava all’Arcangelo le sorti del popolo romano: "Protegga il Santo Arcangelo le sorti del popolo romano, ne favorisca la prosperità spirituale e materiale, aiuti ciascuno a orientare la propria condotta secondo i dettami della norma morale; ravvivi negli amministratori della cosa pubblica la volontà di dedizione al bene comune nel rispetto delle leggi e del vero interesse dei cittadini; conforti l’impegno degli onesti nella promozione dei fondamentali valori della giustizia, della solidarietà, della pace; storni da questa città le calamità che insidiano questo nostro tempo, in particolare la dissacrazione della famiglia, la violenza, la droga".
In altra occasione ha detto: "Nostro desiderio è che si accresca la devozione agli angeli custodi".

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24/03/2016 16:49
 
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7 COSE DA SAPERE SUGLI ANGELI CUSTODI


Quanto spesso ci fermiamo a riflettere su quanto sia una benedizione aver ricevuto il dono un angelo che ci guida e che veglia su di noi? Molti di noi da bambini hanno pregato lapreghiera dell’angelo custode, ma da adulti tendiamo a dimenticare l’importanza e la potenza che gli angeli possono avere sulle nostre vite.

La spiritualità New Age ha lasciato molta confusione su cosa siano davvero gli angeli, su come possiamo comunicare con loro e sul potere che esercitano nelle nostre vite. È importante sapere cosa dice la tradizione della Chiesa Cattolica riguardo agli angeli custodi.

Ecco una lista di cose da sapere sugli angeli custodi per evitare di seguire credenze sbagliate:

1. Sono reali

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Giovanni Gerolamo Savoldo – dominio pubblico

La Chiesa Cattolica non ha inventato gli angeli custodi per far addormentare i bambini. Gli angeli custodi sono reali. “L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione (Catechismo della Chiesa Cattolica, 328). Ci sono innumerevoli esempi di angeli nelle Scritture. Hanno ministrato a chiunque, dai pastori a Gesù stesso.

“Quando siete tentati, invocate il vostro angelo. Lui vuole aiutare voi più di quanto voi vogliate essere aiutati! Ignorate il diavolo e non abbiate paura di lui; trema e fugge alla vista del vostro angelo custode.” (Giovanni Bosco)


 

2. Tutti ne abbiamo uno

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Franceschini, Marcantonio – dominio pubblico

“Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita” (San Basilio Magno). Non dobbiamo condividere gli angeli custodi. Sono così importanti per il nostro benessere spirituale che Dio ci ha benedetti con un angelo custode personae. “Grande è la dignità dell’anima degli uomini, perché ognuno di essi ha dall’inizio della vita un angelo incaricato di proteggerlo”. (S. Girolamo)


3. Ci conducono in Cielo (se noi lo permettiamo)

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Alexander Louis Leloir – dominio pubblico

“Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?” (Ebrei 1:14). I nostri angeli custodi ci proteggono dal maligno, ci assistono nella preghiera, ci spingono verso decisioni sagge, ci rappresentano davanti a Dio. Sono in grado di agire sui nostri sensi e sul nostro pensiero, ma non sulla nostra volontà. Non possono scegliere per noi, ma ci incoraggiano in ogni modo possibile a scegliere la verità, la bontà e la bellezza.


4. Non ci abbandonano mai

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Bernardo Strozzi – dominio pubblico

“Cari amici, il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali ‘Custodi’, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione” (Papa Benedetto XVI). Non c’è motivo per disperarsi e sentirsi soli, perché ci sono angeli che camminano al nostro fianco per intercedere del continuo per le nostre anime. Neanche la morte ci separerà dal nostro angelo. Sono continuamente al nostro fianco sulla terra, e di certo resteranno con noi nel cielo.

CONTINUA



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24/03/2016 16:52
 
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5. Il tuo angelo custode non è il tuo trisavolo


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Ludovico Carracci – dominio pubblico

A differenza di quanto spesso si crede e si dice per consolare chi è in lutto, gli angli non sono persone morte. Gli angeli sono creature spirituali con un’intelligenza e una volontà, creati da Dio per glorificare Lui e servire Lui per l’eternità.




6. Dà un nome ai tuoi gattini, non al tuo angelo custode


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Guido Reni – dominio pubblico

“La pietà popolare verso i santi Angeli, legittima e salutare, può tuttavia dare luogo a deviazioni, ad esempio … è da riprovare l’uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura” (Direttorio su pietà popolare e liturgia, 217)




7. Non sono dei teneri cherubini che suonano l’arpa su una nuvola. Sono esseri spirituali potenti che lottano per la tua anima


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“Ángel de la Guarda” – dominio pubblico

“Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli: ‘Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli… (Catechismo Chiesa Cattolica, 331). Gli angeli sono superiori agli uomini perché anche se mandati qui per servirci, sono costantemente alla presenza di Dio. Hanno molti poteri spirituali e capacità che gli uomini non hanno. Non pensare al tuo angelo custode come al personaggio di un cartone animato. Sono al tuo fianco per proteggerti, difenderti e vegliare su di te.



Sei stupito dal fatto che il tuo angelo custode ti abbia aiutato così tanto. Non dovresti, è per questo che Nostro Signore ne ha messo uno al tuo fianco – S. Josemaria Escriva



Puoi chiedere al tuo angelo custode di intercedere per conto tuo, e dovresti! Molti non si rendono conto degli aiuti ricevuti attraverso queste creature spirituali. Ricordate, il nostro Padre celeste vuole fare ogni cosa possibile per aiutarci a spendere l’eternità nel Suo Regno. Però dobbiamo scegliere di usare tutto ciò che Lui ci dona per ottenere pienamente le grazie necessarie per accedere al Cielo. Che il vostro angelo custode possa condurvi più profondamente nella pienezza della misericordia di Dio, del suo amore e della sua bontà.


Angelo di Dio, mio caro custode, a cui l’amore di Dio mi lega. Qui, ogni giorno, sii al mio fianco, per illuminarmi e proteggermi, per regnare e guidarmi. Amen.


 


QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE


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29/03/2016 23:28
 
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Gli angeli sono puri “spiriti”, esseri intelligenti senza corpo, ministri invisibili di Dio e potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola (Sal 103,20). Il termine “angelo” non designa la natura, ma l’ufficio. Per natura è spirito, mentre per ufficio è angelo. Mi spiego meglio: noi uomini, per natura siamo “esseri umani”, mentre per ufficio, e cioè per quello che facciamo, siamo medici, sacerdoti, soldati, scrittori, insegnanti, etc. Allo stesso modo, gli angeli sono tali per ufficio, mentre per natura sono spiriti. È spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo. Paolo VI, e in antecedenza anche il Concilio Lateranense IV del 1215, affermavano che “la loro creazione avvenne dal nulla” [CCC, n. 327; Credo del popolo di Dio, 8]. L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente “angeli”, è una verità di fede [CCC, n. 328].


Come ho scritto sopra, gli angeli non hanno corpo, e a tal proposito, scrive S. Tommaso: “Nell’operazione dell’angelo, come in quella della natura, non v’è nulla di superfluo. Ma è superfluo per gli angeli assumere dei corpi: l’angelo infatti non ha bisogno del corpo, poiché la sua virtù trascende ogni energia materiale. Quindi l’angelo non può assumere un corpo” [Somma Teologica, I, 51, a. 2, 1]. Lo stesso Signore Gesù, insegnò ai suoi discepoli, che: “…uno spirito non ha carne e ossa…” (Lc 24,39 Nuova Riveduta). Gli angeli quando si manifestano non hanno bisogno di un corpo assunto per sé stessi, ma per noi, per essere riconoscibili: possono formarsi, per virtù divina, dei corpi sensibili atti a rappresentare le loro proprietà spirituali o in funzione della loro missione. Sono quindi da considerarsi delle rappresentazioni. In questo senso, l’arcangelo S. Raffaele, ci fornisce un fondamentale indizio: “A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era soltanto apparenza” (Tb 11,19).


Secondo molti studiosi, esistono tre gerarchie, ognuna composta da tre cori angelici:


Prima gerarchia: serafini, cherubini, troni.


Seconda gerarchia: dominazioni, potenze, virtù.


Terza gerarchia: principati, arcangeli, angeli.


SERAFINI
Il termine “serafino” (forma plurale della parola che al singolare fa “serafo”) deriva dall’ebraico “saraph” (ardere, bruciare). I serafini sono il primo coro della gerarchia suprema degli angeli, e secondo la tradizione ebraica sono coloro che circondano il trono di Dio, che contemplano e glorificano. Questi “spiriti” celesti vengono descritti nella visione del profeta Isaia, come esseri personali che stanno, appunto, attorno al trono di Dio. “Ognuno di loro aveva sei ali, con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo…” (Is 6,1-7).

CHERUBINI
I “cherubini” o “kerubh” (effusione di sapienza), sono i primi spiriti celesti ad essere menzionati nella Sacra Scrittura. Si legge di loro in Genesi, che racconta che il Signore “scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita” (Gn 3,24). Vengono citati anche nel racconto della costruzione dell’Arca dell’Alleanza (Es 25,18-20), e nel racconto della descrizione del tempio di re Salomone (1 Re 6,23-35). Vengono citati nei Salmi e in Isaia (Sal 17,11; 79,2; 98,1; Is 37,11), e in maniera particolare, sono descritti nella visione del profeta Ezechiele (Ez 1,5-12; 10,1-22).

Nel primo capitolo abbiamo una descrizione dettagliata di questi spiriti celesti: “Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo, tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé. Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila. Le loro ali erano spiegate verso l’alto, ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. Ciascuno si muoveva davanti a sé, andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro”.

S. Gregorio Magno (540-604) definisce i cherubini come “la pienezza della conoscenza”: “Queste sublimi armate vengono chiamati cherubini perché essi sono dotati di una conoscenza che è più perfetta poiché ad essi è permesso vedere la gloria di Dio più strettamente” (San Gregorio Magno, commento al libro di Ezechiele capitolo 10).

TRONI
Riguardo agli spiriti celesti detti “troni”, la Sacra Scrittura non ci dà alcuna informazione riguardo alla natura e alle mansioni di questo coro angelico, se non soltanto quella di rivelare il nome del loro ufficio: “…in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: Troni, Dominazioni, Principati, Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16). Secondo la tradizione ebraica, questi spiriti sono quelli riportati nella visione di Ezechiele al capitolo 10, presentati come le “ruote infuocate e provviste di moltissimi occhi del carro su cui si posa la maestà divina”.

DOMINAZIONI
Anche gli spiriti celesti detti “dominazioni”, come i “troni”, vengono menzionati nel passo biblico sopra citato, ma tuttavia senza alcun commento in proprosito. Secondo Diogini, costoro appartengono al primo coro della seconda gerarchia angelica. Ancora riferisce, che, le dominazioni svolgono la funzione di regolare i compiti degli angeli.

VIRTÙ
Riguardo agli spiriti celesti detti “virtù”, questi sono menzionati dai SS Pietro e Paolo nelle loro epistole (1 Cor 15,24; 1 Pt 3,22). Da notare che S. Pietro parla delle virtù come spiriti buoni, mentre S. Paolo ne parla come spiriti cattivi. Probabilmente alcuni spiriti traditori facevano parte del coro delle virtù.

POTENZE
Le “potenze”, chiamate anche “potestà” o “autorità”, sono – secondo alcuni studiosi – i primi spiriti celesti a essere stati creati. Troviamo questi spiriti in alcuni passi della Sacra Scrittura (Dn 3,61; Ef 3,10; 6,12). Nel capitolo 3 di Efesino si tratta di spiriti buoni, !mentre nel capitolo 6 si tratta di spiriti cattivi. Gli studiosi li ritengono la classe angelica più numerosa.

PRINCIPATI
Anche i “principati” (dal latino “principatus”) ricorrono nella Sacra Scrittura sia come spiriti buoni (1 Pt 3,22) sia come spiriti cattivi (1 Cor 15,24). Secondo gli studiosi, costoro sono il primo e più importante coro della terza gerarchia angelica.

ARCANGELI
Il termine “arcangelo”, dal greco “arch-ànghelos” e in latino “archangelus”, significa “essere a capo dei messaggeri”. Questo ufficio di “arcangelo” nella Tradizione della Chiesa Cattolica, è attribuito soltanto ai SS Michele e Gabriele e Raffaele. Tuttavia, nella Sacra Scrittura, soltanto a S. Michele viene attribuito direttamente l’ufficio di arcangelo (1 Ts 4,16; Gd 1,9), e non anche ai SS Gabriele e Raffaele. Gli arcangeli, inoltre, sono coloro che portano agli uomini i messaggi più importanti. Un esempio è quello di S. Gabriele, che fu colui che annunziò il “messaggio” più importante della storia umana, ovvero la nascita del Messia.

ANGELI
Il termine “angelo”, dal greco “ànghelos” e in tardo latino “angelus”, significa “messaggero”. A tal proposito, si legge nei primi capitoli della Rivelazione, che i vescovi vengono chiamati angeli (Ap 2,1.8.12.18-3,1.7.14). Anche Giovanni il Battista viene chiamato “angelo” nel Vangelo: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero [ànghelos] per preparare la tua via davanti a te” (Mt 11,10). Gli angeli appaiono molte volte nella Sacra Scrittura (Gn 18,1-3; 19,1-3; Es 3,2; 23,20; Gs 5,13-15; 1 Cr 21,16; 1 Re 19,1-8; Dn 3,49-50; 6,23; Tb 12,15; Mt 4,11; 28,2-8; Lc 1,11-13. 26-28; 2,8-14; 22,39-43; Gv 5,4; At 1,9-11; 5,17-21; 12,1-9; 27,23-24; etc). Tra di essi troviamo anche gli angeli “custodi”, ordine in assoluto più vicino all’uomo: lo accompagnano dalla nascita alla morte, giorno dopo giorno. Questi sono anche responsabili del presentare le offerte, i sacrifici e le preghiere dei loro assistiti presso il trono di Dio. La mistica Cattolica Natuzza Evolo, affermava che la posizione di un angelo custode dipende dallo stato del protetto: qualora sia un laico, il suo angelo custode si troverà dietro la spalla destra, ma qualora sia un religioso, l’angelo si troverà dietro alla spalla sinistra. La Sacra Scrittura afferma l’esistenza dell’angelo custode: Ricordiamo il viaggio del giovane Tobia, accompagnato da S. Raffaele, uno dei tre arcangeli, secondo la Tradizione della Chiesa: “Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo” (Tb 5,22). Anche Elia, il profeta del Signore, aveva un angelo che lo assisteva e “gli preparava ogni giorno una focaccia, perché gli desse il sostegno necessario durante il suo cammino verso l’Oreb, il monte del Signore” (1 Re 19,5-8). Molto significative sono le parole di Gesù: “Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli, nel cielo, vedono la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18,10). Giacobbe vide in sogno “una scala popolata di angeli che salivano e scendevano dal cielo alla terra” (Gn 28,12). Infatti, nella lettera agli Ebrei, gli angeli sono indicati come coloro che sono “inviati per servire quelli che devono ereditare la salvezza” (Eb 1,14).

Anche il nome di ogni spirito ha un significato che designa il suo ufficio: Ad esempio, “Michele”, dall’ebraico “Mi-Kha-El”, significa “Chi (è) come Dio(?)”. Certamente questo nome non vuole intendere che l’arcangelo S. Michele sia della stessa natura divina della SS Trinità. Piuttosto, il nome di Michele è un urlo di battaglia contro Satana e i suoi dèmoni, a difesa dei diritti dell’Onnipotente.

Cerco di essere più chiaro: Lucifero-Satana, volle farsi come Dio (cosa peraltro impossibile a qualunque creatura), e infatti in Isaia, si legge: “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso” (Is 14,12-15). Perciò, Michele, scagliandosi contro gli angeli traditori, gli urla contro: “Chi è come Dio?”, nel senso di: “Nessuno è come Dio!”. Per questo nel libro della Rivelazione si legge che Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone Emoticon smile Satana) e i suoi angeli, ma questi ultimi non prevalsero e non ci fu più posto per essi nel cielo (Ap 12,7-9). Così il Signore lo rivelò ai suoi discepoli, e disse loro: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore” (Lc 10,18), e pure S. Pietro scrive della sua epistola: “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno” (2 Pt 2,4). Credo di aver reso l’idea dell’ufficio che il nome Michele sta a designare. Ebbene, S. Michele arcangelo è il leader dell’esercito di Dio, ecco perché gli è stato dato quel nome.

Che S. Michele sia il leader dell’esercito del Signore, lo dimostrano alcuni passi della Sacra Scrittura. Infatti, viene esplicitamente detto nella Rivelazione che Michele è a capo degli angeli: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo” (Ap 12,7-8). Anche nei libri di Giosuè e Zaccaria viene menzionato implicitamente l’arcangelo S. Michele (Gs 5,13-15; Zc 3,2-3).

Gabriele, invece, dall’ebraico “Gabr-El”, significa “Dio è forte”. Tale nome gli fu dato proprio perché questo spirito celeste doveva annunziare la venuta di Dio fattosi uomo. Sappiamo tutti molto bene quanto Gesù, vero Dio e vero uomo, è stato forte: egli ha scacciato i dèmoni (Mt 4,1-11; 8,28-33; 9,32-33; Lc 17,11-14), ha camminato sulle acque e comandato i venti (Mt 14,25-27; Lc 8,22-25), ha risuscitato i morti (Gv 11,38-44). Si, per la potenza di Cristo, i cechi riacquistavano la vista, gli zoppi camminavano, i lebbrosi erano purificati, i sordi potevano di nuovo sentire e i morti tornavano alla vita (Mt 11,5). Inoltre, non dimentichiamo anche quanto Gesù sia stato obbediente e forte nel soffrire fino alla morte di croce pur di salvare l’umanità dai peccati.

Raffaele infine, dall’ebraico “Rapha-El”, che significa “Dio guarisce”, ha appunto guarito Sara, scacciando da lei il demonio Asmodeo – che la possedeva e le uccideva i mariti – e incatenandolo nel deserto (Tb 8,2-3). Ed anche ha guarito la vista del vecchio Tobia (Tb 11,7-9).

L’eresia New Age afferma che gli angeli siano esseri impersonali. Questa, tuttavia, è un grosso errore, giacché vediamo nella Sacra Scrittura che gli angeli sono esseri personali. Alcuni di loro servivano Gesù nel deserto, dopo che il Signore aveva comandato il diavolo che lo tentava di andarsene (Mt 4,1-11). Che dovremmo dire poi, anche i dèmoni sono esseri impersonali? Costoro, infatti, non sono che angeli decaduti. La Sacra Scrittura ci racconta molte volte dell’incontro tra Gesù è i dèmoni.

A tal proposito, cito un famoso racconto evangelico, quello de l’indemoniato Gerasèno, in Luca 8: In quella occasione, il Signore ha voluto insegnarci molte cose con il suo dialogo con quei dèmoni. Anzitutto vuole dirci che i dèmoni – come pure gli angeli – sono esseri personali consapevoli di non poter far nulla da sé stessi (d’altronde, questi non esistono nemmeno per propria virtù). In quell’episodio, leggiamo che i dèmoni non chiedono di essere mandati in altre persone, e questo perché vedono uno in forma umana, ovvero il Signore, che è molto più forte di loro. E questo significa che l’uomo che ha in sé la vita divina per mezzo della grazia, è più potente dei dèmoni, ed essi ne hanno paura. Di qui le parole di S. Giacomo: “Sottomettetevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi” (Gc 4,7). Inoltre si deve notare anche che i dèmoni non chiedono a Gesù di essere mandati nelle pecore (animali mondi per ordinamento divino, usate come offerte in sacrificio), ma chiedono di essere mandati nei porci, che sono animali immondi, probabilmente erano considerati quelli più immondi. Questo perché i dèmoni si trovano bene in chi vive nell’impurità, ovvero nel peccato. Quei dèmoni non avevano alcun potere su quei porci che non gli fosse concesso da Gesù. Il Signore permette a quei dèmoni di entrare nei porci proprio per mostrare a noi quali sofferenze costoro possono provocare agli uomini che non si lasciano aiutate da Dio.

La Sacra Scrittura cita molte volte gli angeli come esseri personali. Un esempio è l’incontro tra Abramo e il Signore assieme con due angeli (Gn 18,1-5). Ma pure l’incontro tra Lot e quegli stessi angeli (Gn 19,1-2). Gli abitanti di Sòdoma, pervertiti, desideravano abusarne (Gn 19,5). E non dimentichiamo l’incontro tra gli angeli e le donne al sepolcro (Lc 24,4-6), ed anche l’incontro tra gli apostoli e gli angeli appena dopo che Cristo era salito al cielo (At 1,10-11).

A differenza degli animali che sono dotati di “istinto” e degli uomini che sono dotati di “razionalità”, gli angeli, invece, sono dotati di “intuito”. S. Giovanni Damasceno, affermava che gli angeli “non hanno bisogno di lingua né di orecchie, ma comunicano gli uni gli altri i loro pensieri e le loro decisioni senza proferire parola”.

 
foto di Giuseppe Monno.
foto di Giuseppe Monno.

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17/06/2016 00:16
 
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30/09/2016 23:15
 
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GLI ANGELI E I DEFUNTI -
di don Marcello Stanzione

Dal libro di Hope Prince "Angeli custodi" riporto due episodi di interventi evangelici al capezzale di persone che stanno per morire.Verso il 1960, in Inghilterra, Andrey Graham era un'allieva infermiera quando, mentre si trovava nella corsia dell'ospedale, la sua attenzione fu attratta da un suo-no frusciante, simile a quello del vento che soffia tra il grano. Riconobbe un Angelo nella corsia, dall'aria dolce e gentile, in piedi accanto a un letto. L'infermiera si avvicinò e la paziente le disse: "Non si preoccupi; infermiera, è appena venuto un Angelo per annunciarmi che questa notte sarò con Gesù. L'Angelo mi ha detto di non aver paura, lui mi aiuterà in questo difficile passo. Quando sarò là, racconterò a Gesù di lei". Andrei Grahairi continua: "Sebbene non volessi defraudarla neppu-re di una minima parte della sua esperien-za, le risposi dolcemente: - Non crede che Gesù mi conosca già? - il suo volto si illuminò - Naturalmente. Non ci avevo pensa-to". Questa amabile signora morì tranquillamente, nel sonno, quella notte stessa.
Il secondo episodio riguarda Philipa Dodd, che era al capezzale di suo padre. Verso l'una e mezzo di notte dell'8 aprile 1982, un giovedì Santo, Philipa stava vegliando, mentre le sue due sorelle dormivano. Ecco il suo racconto: "Stavo recitando delle preghiere a bassa voce quando improvvi-samente udii me stessa dire a voce alta: 'Dio ti benedica, papà, ora sei nelle mani del Signore' Proprio allora, lo guardai di sbieco. Sapevo che aveva esalato il suo ul-timo respiro ed era in pace. Poi, per pochi secondi, vidi una foschia gialla sopra di lui e degli Angeli che lo trasportavano verso l'alto, apparentemente su per una scalinata. Il mio unico dispiacere fu che, al mo-mento della morte di mio padre, le mie so-relle non erano sveglie per assistere al-l'evento e per avvertire la pace meravi-gliosa che regnava nella stanza. La vista degli Angeli fu una tale emozione per me che, sul cartello che accompagnava la corona di fiori del funerale, scrissi: 'Dio ti benedica, papà; Vennero gli angeli. Li vidi là, Ti portarono su per la scala d'oro".
Nella liturgia cattolica, già prima che la morte si compia, gli Angeli vengono invocati in una preghiera di intercessione del-la Liturgia delle ore dei Vespri: "Raccogli, Signore, il gemito dei morenti, il tuo Santo Angelo li visiti e li conforti. Sul momento che il moribondo sta per esalare l'ultimo respiro, il sacerdote invoca gli Spiriti cele-sti, dicendo: "Andategli incontro, Angeli del Signore: accogliete la sua anima, offri-tela all'Altissimo, portatela al suo cospetto". Nei riti dei funerali, alla fine, dopo aver benedetto con l'acqua e incensato la salma il Sacerdote dice: " In Paradiso ti conducano gli Angeli e al tuo ingresso ti accolgano i Martiri per introdurti nella santa Gerusalemme. Il coro degli Angeli ti accolga per darti eterna pace".

Gli spiriti "psicagoghi"
Gli Angeli, che hanno assistito gli uomini durante la loro vita sulla terra, hanno ancora un compito importante da svolgere, al momento della loro morte. è assai interessante notare come la Tradizione biblica e la tradizione filosofica greca si armonizzino sulla funzione degli Spiriti "psicagoghi", cioè degli Angeli che hanno il compi-to di accompagnare l'anima all'ultimo de-stino. I rabbini ebrei insegnavano che pos-sono essere introdotti in cielo soltanto quelli la cui anima è portata dagli Angeli. Nella Parabola famosa del povero Lazzaro e del ricco Epulone, è lo stesso Gesù che attribuisce agli Angeli questa funzione. "Il mendicante morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo" (Lc. 16,22). Nella let-tura apocalittica giudaico-cristiana dei pri-mi secoli si parla di tre angeli "psycopomnes', - che coprono il corpo di Adamo (cioè dell'uomo) "con lini preziosi e lo ungono con olio fragrante, poi lo mettono in una grotta rocciosa, dentro una fossa scavata e costruita per lui. Ivi resterà fino alla re-surrezione finale". Allora comparirà Abbatan, l'Angelo della morte, per avviare gli uomini in questo viaggio verso il giudi-zio; in gruppi diversi secondo le loro virtù, sempre guidati dagli Angeli.
è assai frequente tra i primi scrittori cristiani e tra i Padri della Chiesa, l'immagine degli Angeli che assistono l'anima al momento della morte e l'accompagnano in Paradiso. La più antica e chiara indicazione di questo compito angelico, si trova negli Atti della Passione di Santa Perpetua e compagni, scritta nel 203, quando Satiro narra di una visione avuta in carcere: "Noi avevamo lasciato la nostra carne, quando quattro Angeli, senza toccarci, ci portaro-no nella direzione dell'Oriente. Noi non eravamo caricati nella posizione abituale, ma ci sembrava dì salire un pendio molto dolce". Tertulliano nel "De Anima" così scrive: "Quando, grazie alla virtù della morte, l'anima viene estratta dal suo am-masso di carne e balza fuori dal velo del corpo verso la pura, semplice e serena lu-ce, esulta e trasale nello scorgere il viso del suo Angelo, che si prepara ad accom-pagnarla alla sua dimora". San Giovanni Crisostomo, con la sua proverbiale argu-zia, commentando la Parabola del povero Lazzaro, dice: "Se abbiamo bisogno di una guida, quando passiamo da una città ad un'altra, quanto più l'anima che rompe i legami della carne e passa alla vita futura, avrà bisogno di qualcuno che le indichi la via".
Nelle preghiere per i morti è consueto in-vocare l'assistenza dell'Angelo. Nella "Vita di Macrina", Gregorio Nisseno pone, sulle labbra della sorella morente, questa meravigliosa preghiera: 'Mandami l'Angelo della luce perché mi guidi verso il luogo del refrigerio, ove si trova l'acqua del riposo, nel seno dei Patriarchi'.
Le Costituzioni Apostoliche hanno que-st'altra preghiere per i morti: "Volgi gli oc-chi al tuo servo. Perdonagli se ha peccato e rendigli gli Angeli propizi". Nella storia delle comunità religiose fondate da San Pacomio si legge che, quando una persona giusta e pia muore, si portano presso di lui quattro Angeli, quindi il corteo si eleva con l'anima attraverso l'aria, dirigendosi verso Oriente, due Angeli trasportano, in un len-zuolo, l'anima del defunto, mentre un ter-zo Angelo canta inni in una lingua scono-sciuta. San Gregorio Magno annota nei suoi Dialoghi: 'Bisogna sapere che gli Spiriti beati cantano dolcemente le lodi di Dio, quando le anime degli eletti partono da questo mondo affinché, occupate ad intendere questa armonia celeste, esse non sentano la separazione dai loro cor-pi .

Gli Angeli e i Martiri
Ma è, in modo particolare, ai Martiri, che si sono purificati nel loro sangue e che non hanno bisogno del Purgatorio, che gli Angeli ricevono l'accoglienza più splendi-da. Origene nell'Esortazione al martirio, scrive: "Una grande moltitudine è convo-cata mentre lottate e quando siete chia-mati al martirio. Voi non parlate diverso da San Paolo, quando dice che noi siamo divenuti uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uomini. è dunque il mondo intero, tutti gli angeli a destra e a sinistra, e tutti gli uomini che vi vedranno combattere la battaglia per il cristianesi-mo. Gli Angeli che sono in cielo si rallegre-ranno con noi.
Negli atti dei morti, la figura degli Angeli che li conducono in Paradiso è un tema as-sai frequente, ad esempio, negli atti delle sante Perpetue e Felicita, è scritto, a pro-posito della visione di Saturno: `Avevamo subito il martirio ed eravamo usciti dalla carne: quattro Angeli cominciarono a por-tarci verso l'Oriente; le loro mani non toc-cano i nostri corpi. Arrivammo allora in un luogo vasto, che assomigliava a un frutte-to, con i roseti ed ogni sorta di fiori. Là vi erano altri quattro Angeli, più splendenti ancora dei primi. Appena ci videro ci salu-tarono e dissero agli altri Angeli. Eccoli, eccoli! Con ammirazione'. San Giovanni Crisostomo, nella sua Omelia sui martiri, dice: 'Ricordati di quella scala spirituale che il patriarca Giacobbe ha visto, elevata dalla terra al cielo: per mezzo suo gli Angeli discendevano; ancora per mezzo suo i Martiri salivano... Vedete spesso al-l'aurora il sole leva e lancia in tutte le di-rezioni raggi quasi incorporati. Tali erano i corpi dei Martiri, inondati da ogni parte dai getti del loro sangue, come dai raggi di porpora e illuminati dagli stessi molto più di quanto il sole rischiara il cielo: gli Angeli contemplavano questo sangue con delizia, i demoni fremevano e il diavolo stesso tramava... I Martiri salgono in cielo preceduti dagli Angeli e circondati dagli Arcangeli, come da guardie del corpo... Quando sono giunti in cielo, tutte le sante Potenze di lassù li accolgono con gioia e li abbracciano. Poi esse formano un'immen-sa scorta per accompagnarli verso il Re del cielo, che siede sul trono di gloria fra i Serafini e i Cherubini. Là essi si uniscono ai Cori e prendono parte ai cantici misti-ci ",
Con l'arrivo della morte, l'uomo viene a trovarsi in mezzo a due contendenti e San Giovanni della Croce nel suo scritto misti-co "Notte oscura" avverte che nel mo-mento "in cui l'Angelo buono sta per co-municare all'anima la contemplazione, el-la non può entrare nell'interno del suo na-scondiglio così presto da non poter essere scorta dal demonio, il quale l'assale im-mediatamente con orrori e turbamenti spi-rituali, a volte molto penosi per lei. Quando mi trovo ad assistere un moribon-do, dopo aver dato l'Unzione degli Infermi, faccio recitare sempre la Corona angelica, in onore di San Michele, affinché il Principe delle Milizie celesti favorisca co-lei che, terminata la corsa terrena, deve essere inoltrata in seno a Dio. Un testo li-turgico del decimo secolo contiene queste invocazioni: 'Signore Gesù Cristo, Re del-la gloria, libera le anime di tutti i fedeli de-funti dalle pene dell'inferno e dal profon-do abisso liberale dalle fauci del leone, affinché non siano preda del tartaro e non cadano nelle tenebre; ma le conduca il vessillifero San Michele alla Luce Santa, che un giorno promettesti ad Abramo e al-la sua discendenza". Che sia specialmen-te l'Arcangelo Michele, a difendere i de-funti dagli ultimi assalti di satana, sembra suggerirlo il testo della lettera di Giobbe, dove è scritto: "L'Arcangelo Michele, quando, in contesa con il diavolo, disputa-va con il corpo di Mosè, non osò accusar-lo con parole offensive, ma disse: 'Ti con-danni il Signore"' (G b. 9).
Questo brano dell'Antico Testamento è anche interpretato nel senso che gli Angeli vegliano sulle sepolture dei Santi, impe-dendo che siano profanate. Questa idea che gli Angeli proteggano le tombe dei cri-stiani è ripresa da numerose iscrizioni fu-nerarie antiche come, ad esempio, questa: "Qui riposano Aschepiade, Elpice e un al-tro Aschepiade: Vi prego, in nome dell'Angelo che sta ritto qui accanto, che nessuno osi introdurvi un altro cadavere. Nella benedizione del sepolcro, il Rituale Romano suggeriva questa. preghiera: "Degnati, Signore, di benedire questo tu-mulo e poni a sua custodia il tuo Angelo santo". Se l'anima del defunto, che l'Angelo accompagna dopo la morte, non è completamente pura, essa deve purifi-carsi in Purgatorio, prima di essere am-messa fra gli Angeli e i Santi del Paradiso. L'anima penitente deve ricevere un batte-simo di fuoco di purificazione che comple-ti l'effetto del Battesimo di acqua. Questo battesimo di fuoco è amministrato dagli Spiriti celesti, secondo le antiche tradizio-ni nelle quali viene trasmessa la dottrina del Purgatorio. è interessante ricordare, a questo riguardo, che, nella Divina Commedia, il poeta Dante Alighieri impe-gna gli Angeli a scrivere sulla sua fronte sette "P" quali segni dei peccati capitali (Purg. 9,75-84; 109-114) e poi a cancellar-li, nel frattempo che il poeta sale sulla montagna della perfezione (12,88-93). il vate conferisce agli Angeli un ministero sacerdotale, insieme al ruolo liturgico di far risuonare, nella mente, le parole evan-geliche, personificando l'umiltà (12, 108-109), la misericordia (15, 16-39), la pace (17, 69-70), la consolazione (19, 40-52), la giustizia (22,1-5), la temperanza (24,132-154), la purezza di cuore (27, 6-12). Quando Dante finalmente giunge nel Paradiso terrestre, gli Angeli non appaiono più come singole figure, ma come schiere, ad accogliere chi si è purificato, per essere introdotto presso il trono dell'Altissimo. Concludo questa meditazione sugli Angeli e i defunti con un brano meraviglioso del grande cardinale inglese J.H. Newman che termina: "Il sogno di Geronzio" con queste parole dell'Angelo all'anima sua protetta, che in Purgatorio si sta emendando, per poi essere ammessa alla visione celeste. 'Dolcemente e teneramente anima, a ca-ro prezzo riscattata, nelle mie braccia amatissime ti stringo, e, nel fiume del-l'espiazione, dolcemente ti immergo.
Lasciati dolcemente immergere in questo fiume! Senza un lamento, senza resisten-za, immergiti in queste acque. E nella pro-fondità discendi, discendi ancora! E gli Angeli che hanno ricevuto il dolce compi-to ti custodiranno, ti vigileranno, ti culle-ranno. E sulla terra le Messe e nel cielo le preghiere 'ti verranno in aiuto dal Trono dell'Altissimo. Addio, fratello amatissimo, ma non per sempre; sii coraggioso e pa-ziente nel tuo letto di dolore; la tua notte di prova sarà passata ed io ti verrò a sve-gliare al mattino".

Il ruolo dell'angelo custode secondo Gabrielle Bitterlich
Secondo la mistica cattolica austriaca Gabrielle Bitterlich, fondatrice dell'Opus Angelorum, è proprio durante l'agonia del cristiano che l'angelo custode può interve-nire efficacemente. Per la Bitterlich, l'an-gelo custode è proprio colui che ricorda al moribondo i fatti della sua infanzia, le sue prime preghiere, la sua mamma che gli mostrò la croce e gli richiamai ricordi po-sitivi... in tal modo in innumerevoli casi si scioglie nell'uomo e nella donna la crosta indurita della lontananza da Dio e in que-sti minuti egli ritorna bambino e aperto al-la grazia. Soprattutto l'angelo custode al-lontana le tremende seduzioni dei demoni maligni che tentano di spingere il mori-bondo alla disperazione. Un angelo tenta di rivolgere lo sguardo del morente verso la croce e l'immagine della Madonna e verso quelle persone che lo possono aiutare spi-ritualmente. Poco prima di morire la per-sona diventa come un bambino stanco, che cerca solo di tornare a casa. è questo il momento della lotta diretta tra l'angelo e il demonio per la conquista definitiva di quest'anima, dove l'angelo combatte in sua difesa come una madre combatte per la sua creatura. Nell'istante in cui l'anima si separa dal corpo e si deve presentare al Giudizio di Dio anche allora l'angelo ha ancora la possibilità di aiutare il suo pro-tetto presentando tutte le opere buone che quell'anima ha fatto in vita. Che cosa succede all'angelo custode se il suo pro-tetto va in Paradiso? L'angelo custode ac-compagna quest'anima tra il giubilo di tutti gli angeli che hanno avuto qualche parte nella salvezza di questa persona fino al trono di Dio. Il suo servizio di angelo cu-stode è finito, egli non guida più alcun'al-tra persona. Egli ritornerà ancora alla fine dei tempi, al momento del giudizio univer-sale per lodare in eterno Dio insieme al suo protetto. Che cosa avviene invece al-l'angelo custode se il suo protetto va a fi-nire all'inferno? Sempre la Bitterlich nelle sue rivelazioni private, scrive che tale an-gelo farà parte degli "angeli martiri" cioè farà parte di quella schiera di angeli che nonostante tutti i loro sforzi hanno avuto i loro protetti dannati per sempre. Dice la Bitterlich che tali angeli portano una stri-scia rossa sul loro vestito e vengono inca-ricati di uno speciale servizio alla Madonna. Che cosa invece accade all'an-gelo se il suo protetto va in Purgatorio? L'angelo aspetta fino a che il suo protetto abbia riparato la pena e scontato la pena. Anche in questo caso, dice la Bitterlich, l'angelo viene messo a disposizione di Maria e trasmette e implora per il suo pro-tetto tutti gli aiuti e i soccorsi della chiesa militante, specialmente dei vivi che offro-no le sante messe per le anime del Purgatorio e così riducono la loro purifica-zione, dopo la quale l'angelo lo accompa-gna in cielo.
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10/09/2018 16:45
 
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A quali prove furono sottoposti gli angeli ?

Furono almeno due. In entrambi i casi Lucifero non le superò, mentre Michele ne uscì vincitore. Ed allora si scontrarono. Tutto avvenne prima della Creazione

Nello studio degli angeli un momento cruciale è il loro ingresso nel regno di Dio. Questo sarebbe avvenuto ancora prima della Creazione.

In “Gli angeli e la santa eucaristia” (Edizioni Segno), don Marcello Stanzione documenta questo momento.

L’ingresso nel regno dell’armonia

«Quando Dio creò gli angeli – scrive Stanzione – non li ammise subito nel regno dell’armonia, perché creati in libero arbitrio, per cui soggetti a cambiamento di volontà. Per accedere alla Grazia divina essi furono sottoposti a delle prove. Poiché Dio è Amore e non vuole imporre la sua volontà, ma vuole essere amato e servito con sincero cuore ed amore, che ripagherà nel più degno posto di luce nel regno dell’armonia. Questo vale anche per l’uomo».

L’Ufficio dei capi e l’obbedienza

La prima prova che gli angeli dovettero affrontare, fu l’obbedienza. Tra le miriadi e miriadi di angeli creati, Dio ne scelse un gruppo, detti Arcangeli, con l’Ufficio di capi. Quattro, con il massimo grado d’Ufficio loro affidato, e cioè: Lucifero (che significa figlio dell’Aurora); Michele (Chi come Dio?), Gabriele (Forza di Dio), Raffaele (Medicina di Dio).

Alla prova dell’obbedienza, che consiste nel senso dell’ordine (qualora quest’ultimo venisse a mancare, regnerebbe il caos), accadde la “rottura” tra Dio e Lucifero.

La differenza tra Lucifero e Michele

Dio Trino è Ordine perfetto e infinito: per questo, agli Angeli, obbedire tornava a loro conto. Ma Lucifero, considerato primo Arcangelo, mostrò dissenso; nel suo orgoglio ribollivano già segnali di ribellione. Invece, Michele si umiliò: “Ho ricevuto sapienza, potenza, bellezza ed alti Uffici di comando senza aver compiuto alcun merito”, disse, e accettò di obbedire eternamente.

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A tale pensiero fece seguito l’Arcangelo Gabriele, Raffaele e schiere e schiere di Angeli di Uffici inferiori, mentre Lucifero aveva come seguito un terzo degli Angeli.

Tale prova avvenne quando ancora l’universo era spirituale, cioè allo stato invisibile, quindi prima della creazione dell’uomo.

Il secondo errore di Lucifero

Per Lucifero, ovviamente, accedere alla Grazia divina si era fatta complicata, dopo aver manifestato quel dissenso. Ma aveva la possibilità di ravvedersi, che bruciò quando tornò a mostrare dissenso perché Dio-Trino fece conoscere agli angeli l’Incarnazione del Verbo, Suo Figlio.

“Mai onorerò una donna terrena”

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L’Incarnazione doveva prodursi in una Donna Vergine della futura umanità terrena, di cui il Figlio-Dio sarebbe stato proclamato Re dell’universo e la diletta Madre, Regina, per cui tutte le creature invisibili e visibili avrebbero dovuta onorarla come Regina e Madre (ovvero la Madonna).

Lucifero obiettò: “Mai onorerò una donna terrena, anzi salirò al di sopra dei cieli e mi proclamerò re”.

Michele, invece, si prostrò in adorazione del Verbo incarnato, e gioì di servire in eterno la Regina terrena, Madre del Verbo-Dio. Al suo seguito, tutte le schiere degli Angeli buoni.

La cacciata e il castigo

Lucifero, nel suo gran rifiuto, ferì il cuore di san Michele, che, a sua volta, prese le difese della Santissima Trinità. Lucifero aveva bestemmiato e non era più degno della Grazia divina, e neanche del regno angelico.

Allora l’Arcangelo Michele, con i suoi fedeli a Dio, affrontò il blasfemo ribelle e gli gridò: “QUIS­ UT­DEUS?­–­CHI­ È­ COME­DIO? Noi siamo solo Sue creature, benché infuse di grande sapienza e potenza, siamo solo granelli”. E Michele decise di scacciare il ribelle con i suoi seguaci.

FU cos’ che Dio-Trino castigò il ribelle a vivere nel regno delle tenebre; la Donna, ch’egli rifiutò di onorare (la Madonna), un giorno gli avrebbe schiacciato la testa.

L’ingresso nel Paradiso

SAINT MICHEAL
Dervish Candela

Michele, dopo le sue difese delle prerogative divine, ricevette gradi d’Ufficio più alti e venne nominato Principe di tutte le Milizie angeliche e capo governatore dell’universo.

L’arcangelo Michele fu la prima creatura di Dio ad adorare il Verbo eucaristico. L’infinito amore dell’arcangelo san Michele per il suo Creatore Dio-Trino risuonò di vittoria nel regno angelico, che la Grazia divina premiò, per cui si aprirono le porte del Paradiso per gli angeli buoni.

Come San Pietro

L’arcangelo san Michele possiamo considerarlo come il san Pietro delle creature invisibili, che è la Chiesa angelica al servizio del Dio-Trino e di tutto il Suo creato. Certo un san Pietro diverso da quello terreno, che rinnegava frequentemente il Signore Dio, benché ci conviveva materialmente, ma che però lo amava. Invece san Michele non Lo rinnegò mai.

Per questo l’arcangelo Michele è il più qualificato Ministro dell’Eucaristia, affiancato dai più potenti Ministri: Gabriele e Raffaele, che sono, tutti e tre, al servizio del Verbo eucaristico e che, nella vita dell’uomo, intervengono e provvedono al Pane eucaristico mancante, e lo somministrano a chi viene ingiustamente negato.

Presiedono la santa messa

Ecco perché gli angeli hanno un ruolo importantissimo nella Santa Messa: essi la presiedono. Noi non li vediamo, eppure sono al fianco del celebrante come miliziani, pronti a respingere gli spiriti maligni che tentano di molestare il celebrante ed il Verbo eucaristico.

Fonte: Aleteia.org



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05/01/2019 12:37
 
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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