Novum testamentum Omne di Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam il I° marzo del 1516 pubblicava presso l'editore Froben di Basilea il "Novum Instrumentum Omne".
Il I° gennaio del 1514 era terminata la stampa della cosidetta Poliglotta Complutense, contenente la versione greca del NT. Essa era stata voluta dal cardinale arcivescovo di Toledo, Ximenes, ed era stata approntata dai dotti dell'Università di Alcalà (in latino Complutum). Tale versione terminata nel 1517, potè essere messa in vendita soltanto nel 1522, quando restituiti i codici chiesti in prestito alla Biblioteca Vaticana, essa ricevette l'imprimatur papale necessario per la stampa e la diffusione.
I codici utilizzati da Erasmo per la sua edizione del testo greco tramandavano il testo utilizzato dalla chiesa durante l'età bizantina (conosciuto anche come: Testo di Maggioranza o Koinè), ritenuto il peggior tipo di testo nel quale ci è stato trasmesso il NT.
Per l'ultima parte dell'Apocalisse Erasmo non possedendo un codice che presentasse la parte finale del testo, si limitò a tradurre in greco la porzione corrispondente della Vulgata latina. Il testo di Erasmo ebbe 5 edizioni rivedute dallo stesso autore, a cui seguì una revisione da parte di Simon de Colines (edizione Colinaeus) per la quale vennero utilizzati la Complutense e alcuni codici greci. Importanti furono anche le edizioni del francese Robert Estienne detto lo Stephanus (nella sua edizione del 1551 per la prima volta è adottata la divisione in versetti), e quelle del XVII° sec. della famiglia di tipografi Elzevier che crearono per il testo di Erasmo il titolo di "Textus receptus" (testo ricevuto).
Il textus receptus fino al XIX° sec. fu ritenuto "testo rivelato" e per tale motivo considerato immodificabile.
Nell'edizione di Erasmo, il testo greco e latino dei vangeli e degli Atti sono stampati su due colonne di 38 righe. Nel caso dell'inizio delle epistole paoline, la cornice xilografica è rossa. Le lettere iniziali di ciascun libro biblico sono rosse o nere. Erasmo usa il titolo di "Istrumentum", perchè meglio gli sembrava esprimere la natura di "opere scritte" dei vangeli.
Erasmo pensava ad un'edizione solo del testo latino tradotto dal greco, probabilmente Froben lo convinse a mettere mano anche alla presentazione di un testo greco, sulla falsariga di un'opera analoga tentata nello stesso periodo dal cardinale spagnolo Ximenes (va detto che Erasmo era stato invitato a partecipare a quest'ultima opera ma aveva declinato l'invito). Froben riuscì avvalendosi di un privilegio imperiale a pubblicare l'edizione greco-latina nel 1516.
Erasmo fu aiutato nel lavoro da Ecolampadio (il futuro riformatore di Basilea) e da Gerbel, ed ebbe a lamentarsi di entrambi!
L'edizione fece scalpore per le modifiche apportate al Magnificat e al Pater Noster, e per l'eliminazione del "comma giovanneo" (1Giov. 5:7b-8a).
Le citazioni più antiche del "comma" risalgono a Tertulliano (160-230), Cipriano (200-258), Priscilliano (m 385), Cassiodoro (480-570), Agostino (V° sec.), Atanasio (IV° sec.) e Girolamo (IV° sec.), inoltre appare nella Vulgata, nel codice 61 e nel codice Ravianus. Erasmo non trovò il "comma" nei manoscritti in suo possesso (il brano è omesso nella sua 1a e 2a ed.).
LA BIBBIA DEL RE GIACOMO
La TRADUZIONE DELLA BIBBIA DEL RE GIACOMO ( KJV), sebbene sia indubbiamente la più nota, non fu la prima traduzione della Bibbia in inglese. I primi tentativi di resa di parti dei testi biblici in inglese antico risalgono al VII secolo. Sono circa 450 le edizioni parziali o complete dei libri biblici anteriori all'invenzione della stampa. Tra queste, degne di nota sono le traduzioni di John Wycliffe, del XIV secolo, dichiarata eretica in quanto propria degli eretici lollardi; di William Tyndale, realizzata tra 1525 e 1534, bandita dalla neonata (1534) chiesa anglicana; di Thomas Matthew, pseudonimo di John Rogers, prodotta nel 1537.
In epoca pre-KJ, la traduzione anglicana ufficiale (Authorized Version) era la Bibbia di Ginevra (1557-1560), mentre i cattolici inglesi facevano riferimento alla Bibbia di Douai o Reims (1582 NT, 1609 intera Bibbia), strettamente legata alla Vulgata.
Ritratto di Giacomo I, opera di Nicholas Hilliard
Circa la Bibbia di Ginevra, una critica particolarmente diffusa in ambito protestante era il legame ancora troppo evidente che tale versione manifestava verso la Vulgata. Fu per tale motivo che nel maggio del 1601 il re Giacomo VI di Scozia indisse l'assemblea generale della Chiesa di Scozia presso la chiesa di Santa Columba del villaggio di Burntisland, nella contea scozzese di Fife, durante la quale propose una nuova traduzione della Bibbia in inglese.
Assunto anche il trono d'Inghilterra nel 1603 e il nome Giacomo I d'Inghilterra, ripropose il problema durante la conferenza ecclesiastica di Hampton Court, nel gennaio 1604, nella quale venne ampiamente accolta la richiesta avanzata da parte del movimento puritano circa una nuova versione, con la motivazione ufficiale che la Bibbia di Ginevra non era adeguatamente corrispondente ai testi originali.
Re Giacomo impose alcune direttive generali da seguirsi in corso d'opera:
- doveva essere seguita come traccia principale la Bibbia dei Vescovi, scostandosi lievemente da essa solo laddove il testo originale lo richiedesse;
- le parole ecclesiastiche ormai consolidate nell'uso dovevano essere mantenute. Circa la parolachurch (chiesa), essa doveva essere preferita a congregation (congregazione);
- laddove alcuni termini risultassero ambigui si doveva optare per la lezione più comunemente usata dai più eminenti studiosi, in accordo col contesto e con l'analogia fidei;
- non dovevano essere inserite note marginali se non con l'intento di spiegare il significato di alcuni termini ebraici o greci;
- tali note dovevano essere inserite per spiegare la scelta di lezioni diverse da quelle presenti nellaBibbia dei Vescovi e proposte invece da altre versioni, cioè: Bibbia Tyndale; Bibbia Coverdale;Bibbia Matthew; Grande Bibbia; Bibbia di Ginevra.
Il lavoro venne svolto da 47 studiosi, sebbene ne furono contattati originariamente 54, che operarono suddivisi in sei commissioni: due a Oxford, due a Cambridge e due a Westminster. Questo l'elenco completo dei traduttori:
- Prima commissione di Westminster (Pentateuco, libri storici): Lancelot Andrewes, John Overall,Hadrian à Saravia, Richard Clarke, John Layfield, Robert Tighe, Francis Burleigh, Geoffrey King,Richard Thomson, William Bedwell.
- Seconda commissione di Oxford (Vangeli, Atti, Apocalisse): Thomas Ravis, George Abbot, Richard Eedes, Giles Tomson, Henry Savile, John Peryn, Ralph Ravens, John Harmar.
- Seconda commissione di Westminster (epistole): William Barlow, John Spencer, Roger Fenton, Ralph Hutchinson, William Dakins, Michael Rabbet, Thomas Sanderson.
- Seconda commissione di Cambridge (apocrifi): John Duport, William Branthwaite, Jeremiah Radcliffe, Samuel Ward, Andrew Downes, John Bois, John Ward, John Aglionby, Leonard Hutten, Thomas Bilson, Richard Bancroft.
Qualcuno ha ipotizzato che nel lavoro di traduzione sia stato coinvolto anche William Shakespeare(1564-1616): la 'prova' consisterebbe nel fatto che, esaminando la traduzione del salmo 46, la 46ª parola dal principio è "shake", alla quale segue, dopo altre 46 parole, "spear". Inoltre, il 46º anno d'età del celebre scrittore (1610) cade all'interno del periodo di lavorazione. Contro questa interpretazione dal sapore quasi cabalistico è stato fatto notare come giocando anche sulla Bibbia di Ginevra e su altre traduzioni inglesi precedenti la nascita di Shakespeare si ottiene lo stesso risultato.[1]
Nel gennaio del 1609 un comitato generale di revisione si riunì a Londra per esaminare le bozze definitive prodotte dalle 6 commissioni. Tale comitato includeva John Bois, Andrew Downes, John Harmer, e uno sconosciuto indicato come 'AL'(probabilmente il vescovo gallese Arthur Lake).
La prima stampa della KJV fu pubblicata da Robert Barker nel 1611, e poteva essere acquistata sfusa per 10 scellini, rilegata per 12.
Fonti
Nel XVII secolo la stragrande maggioranza delle versioni bibliche erano eseguite a partire dal testo latino della Vulgata (fanno eccezione alcune bibbie, tra cui quella di Tyndale e Lutero).
Innegabile pregio che soggiace alla realizzazione della KJV è il dichiarato intento di realizzare la traduzione a partire dai testi originali ebraico-aramaici (edizione della Bibbia Bromberg del 1524-25) e greci (edizione comunemente chiamata textus receptus di Erasmo da Rotterdam del 1515-16).
Il ritrovamento di altri manoscritti dopo il XVI secolo, tra cui soprattutto i manoscritti del Mar Morto, e l'affinamento degli studi critico-filologici, ha portato all'elaborazione di edizioni critiche dei testi originali diverse da quelle usate per la KJV. Confrontata coi 'testi originali' della Bibbia oggi adottati dagli studiosi, pertanto, la KJV mostra alcune discrepanze. In molti altri passi dell'Antico Testamento, inoltre, sono presenti veri e propri errori di traduzione: il greco era allora ampiamente conosciuto, ma lo studio della lingua ebraica e aramaica tra i non giudei di inizio XVII secolo non era certo sviluppato come è ora. Come è ragionevole, nelle revisioni successive al 1611 tali discrepanze ed errori vennero corretti.
Tuttavia, alcuni fondamentalisti cristiani (v. in particolare il King-James-Only Movement) che considerano la KJV direttamente ispirata da Dio, ritengono che il testo corretto sia proprio quello della KJV: le altre lezioni, anche se presenti su manoscritti antichi, sono corruzioni che non devono essere prese in considerazione.
La ricerca di tale aderenza coi testi originali si manifesta in particolare nel fatto che parole non presenti nei testi sorgente ma implicati dal contesto venivano aggiunte nella traduzione ma tra parentesi quadre o in corsivo.
Riferimento immediato della KJV, tuttavia, invece che la Bibbia dei Vescovi (come esplicitamente richiesto da re Giacomo) o i testi originali fu la Bibbia Tyndale. Per il Nuovo Testamento, almeno l'80% del testo proviene inalterato da tale versione.
In particolare, la Tyndale aveva introdotto alcune etichette teologiche che si scostavano dalla consuetudine cristiana del tempo e che verranno riprese da Lutero e dalla tradizione protestante. P.es. i termini greci presbyteros, ekklesia, agape, baptisma, furono da Tyndale tradotti in inglese rispettivamente con elder, ‘anziano' (invece dell'allora comune priest, sacerdote); congregation, 'congregazione' (invece dell'allora comune Church, Chiesa); love, 'amore' (invece dell'allora comunecharity, ‘carità'); washing, 'lavaggio', (invece dell'allora comune baptism, ‘battesimo'). Alcuni di tali termini (washing, congregation) furono ripresi dalla KJV.
Stile
Al momento della sua uscita nel 1611, la KJV fu molto apprezzata per la qualità della prosa e della poesia che caratterizzava la traduzione. Da allora però la lingua inglese è notevolmente cambiata, come è normale che avvenga per tutte le lingue vive. Alcuni termini e strutture grammaticali pertanto possono suonare come arcaici o non immediatamente comprensibili: v. p.es. il pronome di seconda persona singolare thou, poi soppiantato nell'uso da you; replenish, riempire, poi soppiantato da fill;even, usato nel senso oggi inusuale di "cioè"; il pronome genitivo di terza persona singolare its (suo) non era ancora consolidato a livello letterario, per cui si legge p.es. the blood thereof (il suo sangue), invece di its blood.
Per tale arcaicità di linguaggio, unitamente alla discordanza con le attuali edizioni critiche dei testi biblici, la KJV è fortemente osteggiata da alcuni studiosi anglosassoni, che la sconsigliano come testo base da adottare per gli studi biblici. Alcuni di questi studiosi: Walter Brueggemann, Marcus Borg,Warren Carter, James L. Crenshaw, Robert W. Funk, John Dominic Crossan, e N.T. Wright.
Nella scelta di alcuni termini la KJV suscitò alcune perplessità tra i letterati del tempo, che li giudicarono eccessivamente 'schietti' e poco raffinati: piss, orinare (1 Samuele 25,22;34); teats, tette (Ezechiele 23,3); menstruous woman, mestruo femminile (Lamentazioni 1,17). Le versioni contemporanee inglesi provvedono piamente a modificare o parafrasare tali passi.
Nella prima edizione del 1611 la KJV includeva un certo numero di varianti di lettura, vale a dire traduzioni diverse ugualmente possibili a partire da ambiguità dei termini originali. La maggior parte delle edizioni contemporanee della KJV omettono tali varianti (tra le edizioni contemporanee a stampa con varianti v. p.es. l'americana Cornerstone UltraThin Reference Bible, pubblicata da Broadman e Holman).
Il nome divino o tetragramma biblico è reso normalmente con LORD tutto maiuscolo, anche se in sette passi (Genesi 22:14; Esodo 6:3; 17:15; Giudici 6:24; Salmo 83:18; Isaia 12:2; 26:4) viene reso Jehovah.
Formato grafico
La stampa della prima versione della KJV, nel 1611, avvenne prima della standardizzazione della lingua inglese, realizzatasi compiutamente nel XIX secolo. Si possono pertanto notare diverse distonie con l'attuale sistema grafico:
- la "v" minuscola rendeva le iniziali "u" e "v", mentre in corpo e finale di parola la "u" rendeva "u" e "v".
- la "s lunga" ſ era usata per le "s" finali.
- la "j" era presente solo dopo la "i" o come finale in una numerazione romana.
- la punteggiatura era usata in maniera differente dall'attuale.
- l'arcaica lettera anglosassone thorn (Þ þ, pronuncia th) era a volte resa con la continentale "y", ottenendo "ye" invece del contemporaneo "the".
- i fonemi an o am erano resi con ã, di stile stenografico, laddove si dimostrava necessario risparmiare spazio nella riga.
Nelle edizioni contemporanee tali caratteristiche vengono corrette, uniformando il testo alla grafia moderna.
La prima versione usava caratteri gotici invece di quelli romani a noi comuni, usati anche nella precedente Bibbia di Ginevra (nel 1614 uscì però una versione della KJV col carattere romano). Il carattere corsivo o italico indicava testo non presente nell'originale greco o ebraico ma necessario per la grammatica inglese.
Come la Grande Bibbia e la Bibbia dei Vescovi, ma diversamente dalla Bibbia di Ginevra, l'ampio formato del volume era pensato per un uso pubblico e liturgico.
Prefazioni e appendici
L'edizione del 1611 conteneva due prefazioni:
- la prima è la "Lettera dedicatoria", vale a dire una dedica al "più alto e potente principe" Re Giacomo (v. il testo originale qui). Molte versioni britanniche della KJV riportano tale dedica, mentre è sovente assente in edizioni americane economiche o di piccolo formato.
- la seconda e più interessante prefazione è il saggio "I traduttori al lettore" (v. il testo originalequi), una lunga e dotta trattazione che difende la qualità del lavoro traduttivo. Poche edizioni contemporanee includono tale prefazione.
La prima edizione conteneva inoltre alcune appendici, tra cui una tabella per la lettura dei Salmi alla liturgia mattutina o serale, un calendario, un almanacco, una tavola per le festività e le ricorrenze sacre. La maggior parte di tale materiale divenne obsoleta nel 1752, con l'adozione nel Regno Unito e colonie del calendario gregoriano. Le edizioni moderne omettono tali appendici.
Canone
L'edizione del 1611 della versione di Re Giacomo includeva i libri apocrifi, noti nella tradizione cattolica con la dicitura libri deuterocanonici. Si tratta di alcuni libri interi e di brani di altri libri del Vecchio Testamento, assenti nel canone ebraico ma presenti nella Settanta prima e poi nella Vulgata:
Secondo i 39 articoli, la confessione dottrinaria della Chiesa anglicana stabilita nel 1563, questi libri erano considerati non-canonici, ma dovevano essere "letti come esempio di vita e apprendimento di buone usanze".[1]
Nell'edizione del 1661 i testi apocrifi erano inclusi in una sezione apposita della KJV, tra la fine dell'Antico Testamento e l'inizio del Nuovo Testamento. A partire dal 1827 molte edizioni omisero tale sezione. Le edizioni contemporanee li includono raramente.
Revisioni
La KJV ha subito moltissime revisioni ed edizioni: 1613, 1629, 1638, 1762, 1769. L'edizione del 1769 in particolare costituisce la base delle edizioni contemporanee. Fu stampata presso l'Università di Oxford a cura di Benjamin Blayney. Il testo in essa contenuto è sostanzialmente lo stesso della prima edizione del 1611 con alcune modifiche: è ampliato l'uso di evidenziare in corsivo le parole originariamente assenti; vengono corretti alcuni errori di punteggiatura; ortografia e grammatica vengono aggiornate secondo gli standard del XVIII secolo.
Anche in epoca contemporanea ha subito molte revisioni, forse troppe, complice l'ampio mercato disponibile:
- Modern King James Version, 1982;
- 21st century King James Version, 1991;
- American King James Version, 1999;
- King James 2000 Version, 2000;
- Restored Name King James Version, 2001, che "ripristina il nome" di Dio col tetragramma YHWH;
- Updated King James Version, 2004;
- Nel 2005 l'università di Cambridge ha pubblicato la New Cambridge Paragraph Bible, a cura di David Norton, che modernizza il testo della KJV secondo l'ortografia e grammatica.
- The New Authorized Version, 2006;
- Children's King James Version, 2006;
- The Divine Name King James Bible edizione dei 400 anni [2], 2011;
Nella maggior parte del mondo la KJV è liberamente riprodotta in quanto esente da diritti di copyright. Questo non succede nel Regno Unito, dove i diritti sono detenuti dalla Corona Britannica. In tale paese pertanto gli editori sono autorizzati a riprodurre la KJV solo dietro esplicito consenso della regina che delega tale funzione alla Cambridge University Press. Nel caso della sola Scozia, l'autorizzazione è rilasciata dalla Scottish Bible Board.
Fortuna e diffusione
La KJV sostituì la Bibbia dei Vescovi nella liturgia anglicana con molta lentezza, complice anche il fatto che il re Giacomo non emanò una direttiva a proposito. Anche la Bibbia di Ginevra, sebbene non usata ufficialmente nel culto, continuò a godere di notevole diffusione e popolarità. Solo a partire dal 1660, dopo la guerra civile inglese, le precedenti traduzioni cominciarono a perdere decisamente terreno e consenso a favore della KJV.
Al pari della versione di Lutero per il tedesco, ha avuto un impatto notevole sull'intera lingua e letteratura inglese.
Il lavoro di autori inglesi come John Bunyan, John Milton, Herman Melville, John Dryden, e William Wordsworth risente notevolmente della KJV. Lo studioso John Hayes Gardiner (1863-1913) dellaHarvard University disse che "nello studio della letteratura inglese, se c'è un assioma che può essere accettato senza discussione è che lo stile della prosa inglese è stabilito dalla King James Version". La statunitense Compton's Encyclopedia sostiene che la KJV "è stata un modello di scrittura per generazioni di anglofoni" [3].
Il predicatore inglese Charles Spurgeon (1834-1892) dichiarò dello scrittore protestante John Bunyan(1628-1688): "leggi quello che vuoi di lui e vedrai che è quasi come leggere la Bibbia stessa". Il racconto allegorico di Bunyan "Il cammino del pellegrino" ha rappresentato una pietra miliare della letteratura protestante: sovente è stato il secondo lavoro letterario tradotto dai missionari, quando il primo era ovviamente la KJV.
Lo scrittore John Milton (1608-1674), autore tra l'altro del poema Paradiso perduto, è stato pesantemente influenzato dalla KJV (ogni mattina leggeva qualche pagina della Bibbia).
Altri scrittori e poeti trassero ispirazione dalla KJV, sia quanto a contenuto che stile: William Wordsworth, George Byron, John Keats, Henry Wadsworth Longfellow, Herman Melville, Walt Whitman, Emily Dickinson, Mark Twain, William Dean Howells, T. S. Eliot, Ernest Hemingway, Flannery O'Connor, Robert A. Heinlein.
[Modificato da Credente 04/08/2013 11:54]