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ANEDDOTI E STORIELLE UTILI

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2017 17:42
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27/09/2011 21:04
 
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IL FIUME

L'acqua che scorreva nel fiume arrivò alla foce. Solo allora si accorse che doveva gettarsi nel

mare. Era immenso il mare e le sue acque erano salate. « Io non voglio perdere

la mia identità di acqua dolce! », disse sgomenta. « Non voglio annullarmi. Ho

lasciato i monti e le sorgenti da cui sono nata, la bellezza delle verdi

vallate per scomparire in una massa d’acqua salata? Non sarà mai. Io mi fermo

».« Se ti fermi

diverrai acqua stagnante », disse una voce sconosciuta. «Diverrai una palude

maleodorante se non accetterai di perderti nel mare, e sarà la tua fine ». Era

un salmone che risaliva la corrente. Proveniva dal mare dei Sargassi e andava a

deporre le uova nel grande fiume. «Talvolta», continuò il salmone, «la vita

richiede di perdere qualcosa, e magari il prezzo può essere anche alto, ma vale

la pena pur di sconfiggere il pericolo di vivere stagnanti! Nel tuo caso, sarà

solo per poco. Diverrai vapore e salirai con le nuvole. Poi ritornerai in

pioggia sulla terra e ritroverai la sorgente da cui provieni. È un viaggio.

Tutto qui ». Il salmone proseguìla risalita della corrente, mentre l'acqua del fiume rifletteva se entrare o

meno nel mare. « E ricorda! », gridò il salmone che si era allontanato di

parecchio dalla foce del fiume. « Ricorda che il viaggio riconduce sempre alla

sorgente da cui proveniamo! ».

C'è sempre bisogno di coraggio di fronte a una scelta. Poi... ritorneremo alla «sorgente »

 

 

LE MONTAGNE

C'era una pacifica tribù che viveva in pianura ai piedi

delle Ande. Un giorno, una feroce banda di predoni che aveva il covo nascosto

tra le vertiginose vette delle montagne attaccò il villaggio.

In mezzo al bottino che portarono via c'era anche un

bambino, figlio di una famiglia della tribù di pianura, e lo portarono con loro

in montagna.

La gente di pianura non sapeva come fare a scalare la

montagna. Non conoscevano nessuno dei sentieri usati dalla gente di montagna,

non sapevano come trovare quella gente o come trovare le loro tracce su quel

terreno scosceso.

Ciò nonostante mandarono un gruppo di uomini, i loro

migliori guerrieri, a scalare la montagna per riportare a casa il bambino. Gli

uomini cominciarono la scalata prima in un modo, poi in un altro. Provarono un

sentiero, poi un altro. Dopo diversi giorni di duri sforzi, erano riusciti ad

andare solo un centinaio di metri su per la montagna.

Sentendosi completamente impotenti, gli uomini di pianura si

diedero per vinti e si prepararono a tornare al villaggio giù in basso.

Mentre stavano per fare marcia indietro videro la madre dei

bambino che veniva verso di loro. Si accorsero che stava scendendo dalla

montagna che loro non erano riusciti a scalare. E poi videro che portava il

bambino in una sacca dietro le spalle. Come aveva fatto?

Uno degli uomini dei gruppo la salutò e disse: "Non

siamo riusciti a scalare questa montagna. Come hai fatto tu a riuscirci quando

noi, che siamo gli uomini più forti del villaggio, non ce l'abbiamo

fatta?".

La donna scrollò le spalle e disse: "Non era il vostro

bambino".

Dío ha detto a ciascuno di noi: "Tu sei il figlio che

amo. Tu sei il mio bambino". E niente e nessuno lo ha fermato per

riportarci a casa.

 

 

IL PECCATO DI ADAMO

In una giornata estiva molto calda, un bracciante agricolo

ricevette l'ordine di vangare il giardino del suo padrone. Si mise al lavoro di

malavoglia, e cominciò ad inveire contro Adamo che, a suo parere, era l'unico

responsabile di ogni sfruttamento. Le sue bestemmie e imprecazioni giunsero

all'orecchio del padrone. Il quale gli si avvicinò e gli disse: «Ma perché

inveisci contro Adamo? Scommetto che al suo posto avresti fatto la stessa

cosa». «No di certo», rispose il bracciante, «io avrei resistito alla tentazione!».

«Vedremo!» disse il padrone e lo invitò a pranzo. All'ora stabilita, il

badilante si presentò in casa del padrone e questi lo introdusse in una saletta

dove c'era una tavola imbandita con ogni ben di Dio. «Puoi mangiare tutto

quanto vuoi» disse l'uomo al suo dipendente. «Soltanto la zuppiera coperta al

centro della tavola non la devi toccare finché non torno». Il badilante non

aspettò neppure un minuto: si sedette al tavolo e con il suo formidabile

appetito cominciò ad assaggiare una dopo l'altra le leccornie che gli venivano

servite. Alla fine il suo sguardo fu magnetizzato dalla zuppiera. La curiosità

lo fece quasi ammattire, tanto che alla fine non resistette più e, con la

massima circospezione, sollevò appena appena il coperchio che copriva la

zuppiera. Saltò fuori un sorcio. Il badilante fece l'atto di acciuffarlo, ma il

topo gli sgusciò di mano. Iniziò la caccia, mentre il giovane rovesciava tavoli

e sedie. Il gran baccano richiamò il padrone. «Hai visto?» chiese, e ridendo lo

minacciò: «Al tuo posto, in futuro, non imprecherei più a voce alta contro

Adamo e il suo errore!».

 

 

 

COME DANZARE NELLA PIOGGIA

Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo

di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al

pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00.

Rilevai la pressione e lo feci sedere, ben sapendo che sarebbe passata oltre

un'ora prima che qualcuno potesse medicarlo. Lo vedevo guardare, continuamente,

il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti,

che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava

quasi guarita; andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura

e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per

caso avesse un altro appuntamento medico, dato che aveva tanta fretta.

L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla Casa di cura per far

colazione con sua moglie. Mi informai della salute e mi disse che Lei era

affetta, da tempo, dall' Alzheimer. Gli chiesi se la moglie si preoccupasse nel

caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che Lei non lo riconosceva più, già

da 5 anni. Fui sorpreso, e chiesi “E va ancora ogni mattina a trovarla, anche

se non sa, chi é lei?”. L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla,

dicendo: ''Lei non sa più chi sono io, ma io so ancora, perfettamente, chi é

Lei per me”. Il vero amore non é né fisico né romantico. Il vero amore é

l'accettazione di tutto ciò che é, é stato e sarà.

Le persone più felici non sono necessariamente coloro che

hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La

vita non é una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare

nella pioggia.

 

IL TOCCO DEL MAESTRO

Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino. Era impolverato, graffiato e scheggiato. Le corde pendevano allentate e il banditore pensava che non valesse la pena di perdere tanto tempo con il vecchio violino. Ma lo sollevò ugualmente, con un sorriso.

"Che offerta mi fate. signori?", gridò. Partiamo da...... 50 euro!". "Cinquanta euro!", disse una voce. E un altro: "Sessanta!". E un altro ancora: "Settanta!". L'asta sembrava finire lì.

Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce, come il canto degli angeli. Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: "Cinquecento euro!". E un altro: "Mille!". Fu aggiudicato a millecinquecento euro.

La gente applaudì, ma alcuni chiesero: "Che cosa ha cambiato il valore del violino?". Pronta giunse la risposta: "Il tocco del maestro!"!

Può capitare anche a noi, di ritrovarci come vecchi violini impolverati e inutili. Roba da buttare? No, c'è ancora una speranza, anzi una certezza: siamo ancora in grado di sprigionare melodie divine e operare cose meravigliose. Basta il tocco del Maestro!

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