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CRISTIANESIMO E BUDDISMO A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2014 11:08
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20/08/2011 16:40
 
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Il buddhismo in Italia

Dal 1900 (e specialmente dal 1950) ebbero ampia espansione anche in Italia alcuni movimenti che si ispirano al buddismo. In Italia il buddismo è presente sotto due forme: il buddismo tibetano, appartenente alla corrente «Il grande veicolo», ed il buddhismo giapponese, Zen.

Il Buddhismo tibetano

Esso è presente in Italia ad opera di monaci tibetani, che hanno dovuto abbandonare il loro paese in seguito all’invasione cinese. Al centro «Rabten Ghe-pel-Ling» sito in Milano, si svolgono gli insegnamenti teorici e pratici. Comunque, il centro più organizzato ed efficiente si trova fra le colline della campagna toscana, nei pressi di Pomaia. In questo complesso monastico vivono una trentina di persone che organizzano corsi, a cui partecipano ogni anno circa 800 persone. Un altro gruppo di buddisti tibetani fa capo ad un periodico che si chiama «Ascesi». I seguaci dividono il tempo tra studio del buddismo, meditazione e lavoro manuale.

Il Buddhismo giapponese: lo Zen

Le pratiche insegnate da questa corrente del buddismo hanno trovato buona accoglienza in Italia. Il centro italiano più importante è il monastero di Milano diretto da un veneziano. Non si hanno notizie attendibili sul numero esatto di coloro che possono definirsi adepti del soto zen. Nel nostro Paese sarebbero alcune decine, mentre più vasta sarebbe la cerchia dei simpatizzanti, stimabile attorno alle 500 unità.

Il buddhismo Zen insegna che il soggetto, o «Io individuale», è soltanto illusorio: il vero Sé dell’uomo è la coscienza di Buddha. Anche l’universo non è che una manifestazione del Sé, della Mente, della Coscienza del Buddha.

Per giungere all’illuminazione si deve praticare la meditazione che consiste nello stare seduti a gambe incrociate, col busto eretto, respirando regolarmente, tenendo gli occhi leggermente aperti, spingendo la lingua contro il palato. Durante la meditazione occorre abbandonare la propria individualità per riconoscersi come “Sé universale”, come Buddha stesso.

Cenni Dottrinali

Il Buddha può essere considerato un “protestante” rispetto all’induismo tradizionale. Infatti, fu un agnostico e, come tale, non si occupò di questioni metafisiche, anzi vide un pericolo in esse, in quanto potevano distrarre gli uomini dal vero problema: slegarsi dall’eterno ciclo di nascita e rinascita. La liberazione non può avvenire seguendo una religione. Nel buddismo originario ognuno è solo, nel senso che solo da lui, o lei, dipende la propria liberazione anche se altri – a partire dallo stesso Buddha – possono indicare la via della salvezza. Ora, gli insegnamenti del buddismo si incentrano, sinteticamente, su tre punti.

Il Karma

Il Karma può essere descritto come la somma dei pensieri e delle azioni di un individuo nell’insieme delle sue incarnazioni. In ogni incarnazione l’uomo modifica il suo karma o in bene o in male. Come modificarlo in bene? Semplice! Per mezzo di atti moralmente buoni, di riti e di un’autodisciplina ascetica. È così che migliorando il proprio karma, si sfugge alla terribile succesione eterna di nascite e di rinascite. Ciò costituirebbe la salvezza.

Le quattro verità fondamentali

La serie delle reincarnazioni può essere spezzata coltivando certe virtù e compiendo certi atti. Ecco le quattro verità fondamentali propugnate dal Buddha Gautama:

a) l’esistenza umana comporta automaticamente la sofferenza;

b) la sofferenza è causata dal desiderio del piacere;

c) il sollievo è raggiunto solo mediante l’estinzione del desiderio del piacere;

d) una «strada ad otto corsie» deve essere seguita per eliminare il piacere.

La «strada ad otto corsie» costituisce, in pratica, la via della salvezza. Essa consiste nelle seguenti attività:

  1. concezioni esatte: sono quelle elencate sopra;

  2. giuste aspirazioni: rinunziare al piacere e desiderare il bene;

  3. giusto parlare: non mentire, non usare parole oziose;

  4. retta condotta: comportarsi bene;

  5. retto agire: non vendere persone come schiavi, né macellare animali;

  6. retto sforzo: coltivare stati mentali positivi;

  7. retta diligenza: cercare il dominio di sé in ogni cosa;

  8. retta concentrazione: darsi alla meditazione finché giunga la pace.

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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