Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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MERAVIGLIOSA PROGETTAZIONE DEGLI ORGANISMI VIVENTI

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2021 16:14
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04/08/2020 17:49
 
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L’evoluzione dell’occhio rende ancora inquieti i neodarwinisti




di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

“Dove hai preso quegli occhioni?”. Stavolta parliamo di occhi. La frase è il titolo di un articolo in cui Richard Dawkins tenta di minimizzare il famoso problema dell’evoluzione dell’occhio.

In realtà, la questione dell’occhio nasce insieme alla teoria dell’evoluzione. Ne “L’origine delle specie” Darwin afferma infatti: «Supporre che l’occhio, con tutti i suoi inimitabili meccanismi […], si possa essere formato per mezzo della selezione naturale, sembra, lo confesso liberamente, assurdo al massimo grado. Tuttavia la ragione mi dice che, se si potesse dimostrare l’esistenza di numerose gradazioni da un occhio perfetto e complesso a uno molto imperfetto e semplice, ogni gradino essendo utile al suo possessore […], allora la difficoltà di credere che un occhio perfetto e complesso si possa formare mediante la selezione naturale, sebbene insuperabile dalla nostra immaginazione, potrebbe a stento ritenersi reale». Va detto che il problema dell’individuazione dei suddetti gradini è sempre apparso particolarmente tenace.

Il primo tentativo apparentemente efficace di spiegazione gradualistica darwiniana è del 1994: si tratta del famoso lavoro di Nilsson e Pelger A pessimistic estimate of the time required for an eye to evolve, al quale fa entusiasticamente riferimento Dawkins nell’articolo citato. L’ipotesi si può riassumere più o meno come segue:
1) un occhio imperfetto e semplice è costituito da uno strato di cellule sensibili alla luce, grazie alle quali l’animale è capace di dirigersi verso la direzione generica della fonte di luce.
2) l’evoluzione comincia con l’”insaccamento” di questo strato in una specie di pozzetto semisferico;
3) quando il pozzetto è diventato abbastanza profondo, appare all’ingresso della cavità un diaframma circolare che va progressivamente restringendosi;
4) nell’incavo, già pieno di una sostanza trasparente, si forma gradualmente una zona di densità più elevata che agisce da lente.

E così, sembrerebbe proprio che si possa arrivare a un occhio “perfetto e complesso” attraverso una serie di piccole variazioni, a partire da un occhio “imperfetto e semplice”. Oltretutto, secondo gli autori la transizione non richiederebbe più di 400.000 anni! Non c’è da stupirsi che questa clamorosa affermazione abbia suscitato tanto entusiasmo nei circoli ultra-darwinisti. D’altra parte, purtroppo per questi ultimi, non è difficile dimostrare che essa è quanto meno un po’ avventata. Infatti, la catena evolutiva descritta nei passaggi precedenti non è affatto graduale e continua, dal momento che i passaggi 2 → 3 e 3 → 4 non corrispondono a minime modificazioni di una stessa caratteristica (la forma del “proto-globo oculare”, per intendersi), ma comportano l’”invenzione” di due specifiche strutture organiche del tutto indipendenti, la “proto-pupilla” e il “proto-cristallino”.
Insomma, si capisce che è richiesta l’immissione saltuaria di nuova informazione, ovvero la comparsa casuale di novità impreviste e non implicite nel patrimonio genetico preesistente. Di conseguenza, nessuna teoria può essere in grado di prevederne la tempistica.

C’è poi, nella questione dell’evoluzione degli organi complessi, un importante fattore di cui tenere conto: ed è quello della “larghezza del setaccio”. Mi spiego: la selezione naturale darwiniana non è in grado di distinguere tra una mutazione che porta alla formazione di un organo complesso e una che semplicemente favorisce la sopravvivenza del singolo animale; perciò, essa costituisce un “setaccio” troppo largo: esistono infatti troppe modalità alternative di sopravvivenza, che non sono – invariabilmente o necessariamente – le migliori. Facciamo un esempio: prendiamo il caso di un’ipotetica specie acquatica formata da erbivori. Supponiamo che tutti gli individui della specie stiano per passare dalla fase 3 alla fase 4: dunque hanno una struttura oculare ottimizzata per funzionare senza lente (il “proto-cristallino”) e sono – per così dire – “in attesa” che una mutazione casuale la faccia comparire. Visto, però, che al Caso non si comanda, potrebbe capitare che nell’ambito della specie compaiano due gruppi mutanti: uno, finalmente dotato di “proto-cristallino”; l’altro, ancora fornito del vecchio modello di occhio – ma leggermente più prolifico. I due gruppi vengono mangiati dagli stessi carnivori e sono in competizione per le stesse risorse alimentari. Chi può dire, perciò, quale di loro prevarrà? La selezione naturale non riesce, infatti, a distinguere la caratteristica veramente migliore sul lungo termine (un occhio dotato di cristallino) da quella che permette solo all’animale di avere una discendenza più numerosa. Infatti, un occhio non ancora completamente evoluto non è necessariamente vantaggioso per il suo possessore: se l’animale non riesce ad adattare l’apertura a condizioni di luce variabile, risulta cieco a tutti gli effetti quando, per esempio, l’illuminazione diventa scarsa… insomma, potrebbe bastare il passaggio frequente di nuvole per mandare al Creatore tutte quelle speranzose bestioline con occhioni tanto promettenti, e decretare invece il successo dei poveri parenti semi-ciechi, ma più fecondi di loro.

Ad ogni modo, nessuno considera ancora chiusa la questione dell’occhio. È appena dello scorso giugno un articolo di Trevor D. Lamb in cui si dichiara baldanzosamente che «ormai gli scienziati hanno una chiara visione di come sia apparso il nostro occhio notoriamente complesso». In effetti, questo lavoro non aggiunge granché alla problematica in questione (cfr. www.evolutionnews.org/2011/06/). Oltretutto, ho trovato molto divertente la seguente affermazione di Lamb: «I risultati indicano che il nostro genere di occhio […] si formò in meno di 100 milioni di anni, evolvendo da un semplice sensore di luce […] a partire da 600 milioni di anni fa». Meno di cento milioni di anni? Altro che i 400.000 anni di Nilsson e Pelger, allora! Del resto, se pensiamo che in un arco di tempo molto inferiore – forse lungo soli dieci milioni di anni sarebbero apparsi tutti i piani corporei animali conosciuti… ci rendiamo conto che, probabilmente, c’è ancora una volta qualcosa che non torna nel ragionamento gradualistico darwiniano.

https://www.uccronline.it/2011/07/05/levoluzione-dellocchio-rende-ancora-inquieti-i-neodarwinisti/


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21/09/2021 15:27
 
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COMPLESSITA' DEL CIGLIO
di N. Nobile Migliore - 31/01/14 - 

  L'80% delle cellule di tutto l'apparato respiratorio sono ciliate, cioè presentano alle loro estremità rivolte verso il lume della cavità tracheo-bronchiale delle ciglia  in numero di circa 250 per ogni cellula. Queste ciglia hanno una funzione molto importante nell'albero respiratorio perchè col loro movimento trascinano verso l'esterno dal basso in alto il muco o gli altri corpiccioli microscopici come bacteri ecc. contribuendo cosi alla detersione dell'albero respiratorio. Le ciglia si muovono con movimenti sincronici e unidirezionali; cioè i loro movimenti sono rivolti contemporaneamente verso un'unica direzione e per ogni fila tutte le ciglia si muovono insieme contemporaneamente senza sfasature di tempo. Per questi motivi le ciglia sono molto complesse. Oltre ad essere dotate di nove paia di microtubuli formati dalla  proteina tubulina ,e dalle proteine dineina e nexina che sono fondamentali per il movimento, sono formate da ben 650 parti distinte  ,e ciò significa che sono formate da 650 proteine diverse che collaborano tutte al loro movimento ,alla loro sincronizzazione e alla loro unidirezionalità e quindi alla funzionalità del ciglio.     Tutto questo secondo le ultime scoperte dei ricercatori della Brandeis University Boston Quindi la complessità del ciglio è molto maggiore di quanto si riteneva prima. Se si calcola che una proteina media possiede 300 aminoacidi  ,ed essendo 20 i diversi aminoacidi presenti nelle cellule viventi secondo un facile calcolo presupponendo che sia vero il darwinismo il caso cieco avrebbe dovuto vagliare 20^195000 possibilità diverse per costruire tutte le proteine presenti nel ciglio ,e quindi in ultima analisi per fabbricare il ciglio. Questo numero è enormemente grande che rende impossibile che il solo caso abbia potuto costruire la macchina molecolare del ciglio o in modo analogo anche del flagello ,per esempio dello spermatozoo. Anche questi fatti accertati dicono chiaramente che c'è stato un progetto ma il progetto è sempre determinato da un progettista.


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12/10/2021 16:07
 
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RESPIRAZIONE CELLULARE:PROCESSO ALTAMENTE INTEGRATO/1° parte
di N. Nobile Migliore -

La respirazione cellulare ,processo altamente integrato 1 parte La respirazione è un processo assolutamente necessario a tutte le cellule eucariote e procariote e ha lo scopo di degradare molecole semplici come il glucosio o gli acidi grassi traendo da esse l'energia necessaria a tutte le funzioni della cellula. Il processo biochimico della respirazione si svolge in ogni cellula; negli organismi pluricellulari e soprattutto in quegli superiori come i mammiferi e l'uomo esistono degli organi e degli apparati che hanno la finalità di trasportare l'ossigeno ,essenziale per la respirazione aerobia in ogni cellula. Questi due meccanismi molecolari da una parte e macroscopici dall'altra sono altamente integrati ed indissolubili. In questo scritto di oggi parlo brevemente del meccanismo molecolare presente in ogni cellula e parto dal glucosio che è la molecola più importante e frequente che agisce da produttore di energia. Il glucosio incomincia ad essere degradato attraverso la glicolisi anaerobica ,cioè fatta senza la presenza di ossigeno; esso è un processo antichissimo esistente sin dai primordi della vita secondo la teoria evolutiva, e consiste nella degradazione enzimatica della molecola di glucosio a sei atomi di carbonio C6H12O6 in prodotti più semplici a tre atomi di carbonio come l'ac.piruvico; per fare questa operazione chimica intervengono ben nove enzimi che lavorano in serie ,a cascata. L'energia che si libera dalla scissione non viene dispersa ma inglobata in due molecole di atp attraverso la reazione di adp+ ac.fosforico =atp che è una molecola altamente energetica e che è la moneta di scambio energetica di tutta la cellula. Questo processo non ha molto rendimento perchè da una molecola di glucosio si ottiene solo due molecole di atp utilizzabili dalla cellula. Il resto dell'energia non viene impiegato e verrebbe a essere inutilizzato se il processo non proseguisse nella glicolisi aerobica. Con un altro processo enzimatico l'acido piruvico viene trasformato in una molecola a due atomi di carbonio che è l'acetil coenzima A e quest' ultimo entra nel così detto ciclo di Krebs che è composto di multiple reazioni enzimatiche circolari che hanno lo scopo di trasformare l'acetil coenzima in altri composti con cessione di protoni H+ ad una molecola chiamata ND che si riduca ad NDH.In questo ciclo se ne formano parecchie di queste molecole che generano energia protonica ad altre molecole di adp che si trasforma in atp attraverso l'enzima atpsintetasi presente nelle membrane deimitocontri la struttura energetica della cellula. Finito il ciclo di Krebs inizia l'ultimo processo la cosiddetta fosforilazione ossidativa che attraverso la catena dei citocromi, enzimi trasportatori di elettroni arriva all'ossigeno che è l'ultimo accettore di elettroni formandosi la reazione finale H2+O2 =h20 :In quest'ultimo passaggio di reazioni dei citocromi c'è passaggio di energia sotto forma di protoni attraverso l'atpsintetasi con formazione di altro atp. In ultima analisi attraverso la glicolisierobia si formano da una molecola di glucosio ben 38 molecole di atp che è la moneta di scambio energetico rapido per tutte le attività della cellula. In tutta questa sommaria descrizione vorrei soffermarmi ancora sulla atp sintetasi che è una macchina molecolare complessa formata da due parti fondamentali, la F0 ela F1-La f0 è un canale inserito nella membrana mitocondriale interna in cui passano i protoni che danno energia ad un'altra sub-unità chiamata gamma che è un vero e proprio motore rotatorio che, è collegato alla struttura F1 formata da due sub-unità alfa e beta ripetute 3 volte e disposte come lo spicchio di un arancia ;La sub-unità gamma ruotando fa cambiare di conformazione le tre sub-unità alfa-beta; la alfa-beta vuota si trasforma in alfa beta adp+ ac.fosforico che si può combinare con l'adp ed ac.fosforico e poi si trasforma in alfabeta-atp in cui avviene la reazione adp+ ac.fosforico=atp. L'atp sintetasi è un vero e proprio motore protonico e per la sua struttura estremamente complessa è chiaramente progettata non potendo il caso formare assolutamente questo complesso. Tutte le reazioni a cascata dell’intero processo della glicolisi anaerobica e aerobica sono irriducibilmente complesse :se manca uno solo dei numerosi passaggi enzimatici presenti la glicolisi non può avvenire: tutti gli enzimi della glicolisi anaerobia ,del ciclo di Kebs, dei citocromi e infine l'atp sintetasi devono essere presenti perchè altrimenti niente può avvenire. Tutto deve essere sorto rapidamente e improvvisamente con un atto creativo di un'intelligenza.

Il prossimo articolo lo dedicherò alla respirazione macroscopica nei mammiferi e dell'uomo.



RESPIRAZIONE CELLULARE: PROCESSO ALTAMENTE INTEGRATO/2° parte
di N. Nobile Migliore -
 

Ricapitolando il mio precedente articolo, la glicosi aerobica si può schematizzare nella seguente formula: C6h12O6 (glucosio)+6O2(ossigeno)=6H2O+6HO2 (anidride carbonica).

L'anidride carbonica è il prodotto di scarto della respirazione glicotica e viene eliminata nei polmoni attraverso la respirazione. A questo punto ci si potrebbe chiedere come mai sono necessarie così tante reazioni chimiche catalizzate da enzimi, non si sarebbe potuta prendere tutta l'energia contenuta nel glucosio in una sola volta, in un solo passaggio, evitando tanti sprechi?

In realtà se fosse accaduto questo sarebbe stato devastante per la cellula per due motivi: si sarebbe prodotta in una sola volta una tale quantità di energia che la cellula sarebbe bruciata come una candela, inoltre il rendimento della reazione sarebbe stato molto basso. Si pensi che nelle macchine costruite dall'uomo l'energia utile che produce lavoro sul 10-20% del totale, il resto si disperde in calore; nelle cellule invece l'energia utile che produce lavoro è di oltre il 50% del totale e questo perchéi piccoli passi successivi che impacchettano l'energia catalizzati dagli enzimi specifici producono una notevole quantità di energia utile che è necessaria per tutte le funzioni della cellula e ciò senza produrre danni.

Ma ora è giunto il momento di considerare l'altra struttura deputata negli organismo superiori pluricellulari a captare l'ossigeno e trasportarlo in ogni cellula consentendo la respirazione aerobica. Nei mammiferi e quindi anche nell'uomo l'aria contenente ossigeno viene introdotta attraverso la cavità orale e nasale in laringe e poi nella trachea che si dirama poi bilateralmente nei bronchi, poi nei bronchioli, poi nei lobuli polmonari ed infine negli alveoli polmonari. . Gli alveoli sono il vero organo degli scambi respiratori ossigeno-anidride carbonica: l'alveolo è rivestito da due tipi cellule, i pneumociti di tipo 1 e i pneumociti di tipo 2. I pneumociti di tipo 1 sono le cellule dello scambio respiratorio e sono il 90% di tutte le cellule alveolari. Sono in forma piatta col solo nucleo e con pochissimi altri corpuscoli interni in modo da creare ampi spazi per la diffusione dell'ossigeno in entrata e dell'anidride carbonica in uscita. Sono inoltre attaccati lateralmente ai capillari polmonari in modo da facilitare al massimo la penetrazione dell'ossigeno ai capillari, ossigeno che ha una altissima affinità con l'emoglobina, una molecola proteica molto complessa che ha un gruppo chimico contenente ferro e che è presente nei globuli rossi, cellule modificate senza nucleo che contengono solo emoglobina che trasporta l'ossigeno nella circolazione generale portandolo a tutte le cellule. I pneumotici di tipo due (10% del totale) sono invece delle cellule secretive , ricche d ribosomi, di apparato del Golgi e mitocondri e sono deputati alla secrezione del surfactante che è una sostanza di cui mescolati insieme fosfolipidi complessi e proteine la quale, una volta secreta si attacca come una pellicola ai pneumatici respiratori e ha lo scopo di di abbassare la tensione superficiale aria-acqua degli alveoli in modo da evitare il collasso degli alveoli durante l'espirazione e determinare il loro rigonfiamento durante l'inspirazione. Senza il surfactante si ha una gravissima sindrome neonatale , il distress respiratorio, che può condurre a morte il neonato prematuro che ha ancora un deficit di secrezione di surfactan. Il surfactante possiede inoltre tre tipi di proteine: la PAD B, la PAD C e la PAD AB; mutazioni di queste proteine provocano grave distress respiratorio congenito del neonato a termine, con grave insufficienza respiratoria. Il surfactante è quindi una sostanza di capitale importanza per una respirazione normale. Infine la respirazione è anche determinata dai muscoli intercostali, dal diaframma e dai muscoli del cingolo scapolare. La paralisi di questi muscoli determina, nelle distrofie muscolari progressive e altre analoghe malattie genetiche neuromuscolari, la morte per insufficienza respiratoria. I muscoli respiratori, contraendosi dilatano la cavità toracica creando una pressione negativa in cavità pleurica tra il polmone e la parete toracica, pressione che fa dilatare gli alveoli polmonari. Il movimento dei muscoli respiratori è in parte volontario e in parte involontario, avviene infatti anche durante il sonno ed è comandato in modo automatico dal centro bulbare della respirazione. In conclusione di questa esposizione si può dire che i meccanismi macroscopici e molecolari sono straordinariamente integrati e irriducibilmente complessi, l'uno non può fare a meno dell'altro e anche in ogni singolo comparto ci sono strutture altamente integrate. tutto ciò grida progetto da tutte le parti e mette in crisi grave la teoria del caso e della necessità. La conoscenza scientifica attuale rimanda ad un progettista intelligente che deve aver fatto tutte queste meraviglie in tempi rapidi pena l'assenza di funzionalità di queste strutture.


[Modificato da Credente 12/10/2021 16:08]
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12/10/2021 16:14
 
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Due scoperte fondamentali  della scienza moderna  hanno messo in crisi  la scienza materialistica .Queste scoperte sono: il software del computer e gli studi sul DNA che hanno accertato che questa  molecola contiene tutte le informazioni per la costruzione di tutta  ll organize axioms degli apparati  e  structure di un organismo, quindi si  comporta come il software di un computer.


Questo fatto lo riconoscono anche degli scienziati atei come Dawkins.  BIll Gates va ancora oltre e dice che il DNA è molto più sofisticato e complesso di tutte le informazioni immesse dall'uomo in un computer. Se si prende  un pezzo di DNA che costruisce una funzione e se si rimettono a caso I nucleotidi che lo compongono , prima che avvenga una nuova funzione proteica passa un tempo enorme; nel frattempo si  formano solo proteine non funzionali. Douglas Axe dice che le probabilità  sarebbero le stesse che un uomo a occhi bendati possa trovare un atomo specifico  disperso nella galassia. La scienza materialistica è quindi in crisi per la nascita e sviluppo della vita. Dietro al suo  sviluppo è  di necessità  pensare  che esista una straordinaria Intelligenza che ha creato tutte le meraviglie della vita.  E’ diffusa nella  nostra società  la  dimenticanza di Dio ma chi vede le cose con obiettività  scientifica deve riconoscere la sua esistenza.




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