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QUALI CREDENTI ?

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2011 22:31
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09/06/2011 14:54
 
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    I credenti in Dio purtroppo non sempre hanno fede retta.
In taluni casi, purtroppo ultimamente sempre più numerosi e disastrosi, vi sono dei credenti che hanno dei principii che  possono portare a gravi deviazioni e che si traducono in molte situazioni dolorose, a partire da sofferenze individuali a quelli collettive.
    Gesù, in una profezia, aveva avvisato i discepoli di tutti i tempi:
Giov 16,2 ...verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
Quindi tali uccisioni sarebbero avvenute, secondo tale profezia, per mano di credenti animati da convinzione profonda, tale da essere ritenuta addirittura come un culto verso il Creatore.
 La vera fede invece, considera Dio come Padre di tutti gli uomini, e per mezzo di Suo Figlio, ha comandato di amare tutti, perfino i nemici.
[Modificato da Coordin. 11/06/2011 12:21]
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09/06/2011 14:55
 
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Violenza islamica in Inghilterra: vittime ogni anno 17mila donne

Rapite e costrette a sposarsi con un estraneo. Oppure stuprate, torturate, se non addirittura brutalmente uccise dai loro stessi familiari. Secondo gli ultimi dati forniti ieri dall’Association of Chief Police Officers, sono più di 17mila le donne che in Gran Bretagna subiscono violenze di ogni tipo per una questione «d’onore». Un esercito di vittime senza più volto né nome che molto spesso non sono neppure donne adulte, ma adolescenti e bambine, trattate come merce di scambio, figlie di un dio minore. Un popolo di femmine che non hanno più alcun valore nel momento in cui non vogliono prendere marito o vengono ripudiate o peggio ancora si rifiutano di obbedire al volere di padri, fratelli, mariti. Le loro madri vengono dal Bangladesh, dall’India o dal Pakistan, ma molte di loro sono nate e cresciute in Gran Bretagna, alcune sono inglesi sposate a un musulmano. I casi più gravi riguardano bimbe di solo undici anni spedite all’estero per matrimoni combinati. E una percentuale del 15% coinvolge anche uomini e ragazzini. Le cifre ufficiali relative ai matrimoni forzati sono molto più basse, ma secondo la stessa polizia quei numeri sono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno assai più drammatico e sfuggente.
E la crisi è ormai così devastante da aver indotto il ministero degli Esteri e del Commonwealth a chiedere un intervento diretto dello staff consolare britannico in Pakistan, India e Bangladesh per individuare e offrire concreto supporto a tutte quelle donne con cittadinanza inglese che denunceranno di essere state costrette a sposarsi. Un’azione senza precedenti che prende corpo proprio mentre nel Regno Unito infuriano le polemiche sulle scomode dichiarazioni dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams sulla «inevitabilità» della sharia in Gran Bretagna. Williams, accusato dai media di codardia e anche di tacito supporto al terrorismo islamico, ha ricevuto il sostegno di alcuni vescovi e ha detto di non avere alcuna intenzione di dimettersi.
Allo stesso tempo il ministero degli Interni sta mettendo a punto un piano che si prefigge di migliorare la risposta delle forze di polizia e alle richieste di soccorso e che, soprattutto, incoraggi le vittime a farsi avanti offrendo loro la garanzia che verranno aiutate e protette. Perché fino a ora denunciare è stato difficile e moltissime volte chi lo ha fatto non è stata presa sul serio oppure è scomparsa ancor prima di poter rendere una testimonianza. Molte di loro hanno preferito togliersi la vita piuttosto che affrontare un futuro di abusi. «Noi lavoriamo su un dato certo di 500 casi denunciati all’anno – ha spiegato il comandante Steve Allen, capo dell’unità per le violenze d’onore – ma sappiamo che generalmente ogni vittima subisce violenza domestica per almeno 35 volte prima di venire da noi». Un’affermazione inquietante che trova però conferma anche nelle parole di Marilyn Mornington, giudice distrettuale e a capo del Domestic violence working group secondo la quale la maggioranza delle donne maltrattate sono troppo terrorizzate per chiedere aiuto. [...]

L’articolo completo è raggiungibile sul Giornale 

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11/06/2011 12:07
 
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COSA SI INTENDE COL TERMINE "FONDAMENTALISMO"

Il termine fondamentalismo, che all'origine si riferiva al mondo protestante, fu sostituito negli anni '50 quando i principali esponenti della corrente religiosa decisero un cambio di denominazione ufficiale. Questo termine però si è diffuso nell'uso comune per identificare tutti quei punti di vista - correnti di pensiero e pratica nell'ambito religioso - che insistono sull'interpretazione letterale dei testi sacri quali la Bibbia o il Corano, e che hanno carattere di movimenti anti-modernisti all'interno delle rispettive religioni.

In senso teologico, cioè, viene chiamato fondamentalista ogni approccio letterale ad un testo che rifiuta l'analisi critica di tipo filologico, nel caso che non accordi con i dogmi tradizionali definiti precedentemente. Il fondamentalismo religioso riguarda la lettura diretta dei testi sacri, con il rifiuto di strumenti esegetici o di critica testuale. Questa prassi è propria di alcune correnti protestanti ma è presente anche in alcune interpretazioni del cattolicesimo più tradizionalista.

Si parla oggi comunemente - anche se non sempre con identico significato - di "fondamentalismo islamico", "fondamentalismo ebraico", "fondamentalismo cristiano" eccetera. Il termine, che ha oggi una diffusa valenza negativa, si riferisce anche più in generale a un atteggiamento politico e culturale contrario al dialogo, che rivendica principi religiosi "non negoziabili" senza possibilità di approccio critico, insiste sul presupposto apodittico che il proprio punto di vista o dogma è l'unico giusto, in modo spesso rigido e moralmente giudicante.

Per alcuni versi il fondamentalismo religioso è un fenomeno moderno, caratterizzato da un senso di alienazione per l'assedio della cultura circostante, persino quando tale cultura può venire nominalmente influenzata dalla religione degli aderenti. Il termine può anche riferirsi specificamente alla credenza che i propri testi religiosi siano infallibili e storicamente accurati, malgrado le possibili contraddizioni di tali rivendicazioni possano essere messe in luce dalla dottrina moderna.

Malgrado il termine fondamentalismo nell'uso popolare si applichi alle frange religiose, o a movimenti etnici estremisti con motivazioni religiose solamente nominali, il termine ha una sua più precisa connotazione. "Fondamentalista" descrive un movimento di ritorno a quelli che si considerano i principi che definiscono o fondano la religione. In particolare è venuto ad indicare qualsiasi enclave religiosa che si opponga intenzionalmente ad identificarsi con il gruppo religioso più vasto nel quale originariamente era sorta, ritenendo che i principî fondamentali su cui il gruppo religioso più grande si fonda si siano corrotti o siano stati rimpiazzati da altri principî ostili alla sua identità.

Ulteriori estensioni

Nell'uso comune, "fondamentalismo" (come pure "integralismo") viene approssimativamente usato in senso lato anche per indicare un atteggiamento acritico e dogmatico nei confronti di testi o teorie non necessariamente religiose, e i comportamenti che ne seguirebbero.

In economia, ad esempio, i critici del liberismo accusano talvolta di "fondamentalismo" i sostenitori delle teorie secondo le quali il mercato dovrebbe essere l'unico regolatore della vita sociale, sottintendendo che questo principio sia affermato in modo dogmatico (mentre tali teorie sarebbero al più definibili integraliste). In campo religioso, alcuni gruppi religiosi accusano di "fondamentalismo laicista" le posizioni anticlericali dei loro avversari, ritenendoli incapaci di accettare deroghe rispetto a una visione tradizionale della laicità.

Per via di questo uso allargato, molti gruppi descritti come fondamentalisti spesso obiettano tenacemente al vedersi applicato questo termine, a causa delle sue connotazioni negative, o perché implica una similitudine con altri gruppi (politici o addirittura militari) ritenuta impropria.

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16/06/2011 11:26
 
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In carriera nella rete di Scientology

Francesca racconta dieci anni nel gruppo: "condizionata quando decisi di uscire"

Milano - «Ho conosciuto Scientology negli anni Ottanta, a Milano. Avevo trent'anni, ero separata con un figlio undicenne. Lavoravo, ma ero insoddisfatta e inquieta: insieme al matrimonio, anche la mia vita mi sembrava un fallimento. Un giorno mi ritrovai fra le mani un volantino che invitava a "conoscere se stessi". Sono andata a fare un test con 200 domande.Alla fine m'hanno detto che ero instabile ed infelice perchè non potevo esprimere il mio potenziale».

Francesca in Scientology è rimasta per dieci anni. Ne è uscita da tempo. La voce è serena, senza rancori. Il suo, è il pacato resoconto di un'odissea.

«Il primo impatto con l'ambiente - dice- non mi era piaciuto. Troppo "americani" e efficienti, avevo pensato. Ma poi mi ero detta: che m'importa, se veramente possono aiutarmi. Ho iniziato il corso di "Anatomia della mente umana". Venti lezioni in cui ti spiegano come l'uomo soffre perchè non gli viene insegnato qual'è il suo potenziale.

Al corso mi avvicinarono delle persone che mi raccontarono come con Scientology la loro vita era cambiata in meglio, e mi invitarono a fare i corsi successivi. Io, imparai, ero un "tethan", ossia un essere operante e consapevole; ma a causa delle mie "aberrazioni" (cioè dei traumi della mia vita) ero intrappolata in un corpo e avevo perso consapevolezza. La mia esistenza era costituita da una catena interminabile di vite precedenti, in cui avevo continuato a perdere consapevolezza. Ora però, grazie a Scientology, potevo uscire da questa spirale per raggiungere la libertà totale. Questa prospettiva di libertà, di dominio sulla realtà, mi ha affascinato.Inoltre, fare Scientology non era abbracciare ciecamente una fede, ma seguire un metodo scientifico provato da molti con successo.Questo non essere una fede ma una scienza mi rassicurava.

Il miglioramento di me sarebbe avvenuto, mi fu detto, attraverso una serie di gradini, il Ponte ( il ponte verso l'eternità), fatto di studio e di procedimenti applicati. Chi compie questi studi è un "auditor". Io ho subito voluto diventare auditor, e mi sono messa a studiare. C'è una tecnica per tutto, e un costo per ogni tecnica, costo che sale man mano che salgono i gradini del Ponte. Dopo pochi mesi decido che questa è la scommessa più importante della mia vita. Mi licenzio, affido mio figlio a una parente e entro nell'organizzazione come staff a tempo pieno. Lavoro dalle 12 alle 15 ore al giorno per una paga molto bassa, ma tanto ho la liquidazione e poi, penso, è per poco perchè tra non molto sarò così abile e libera da fare quello che voglio.

Dentro, però, mi accorgo che le cose non vanno così bene. Nello staff molti sono scontenti e pieni di problemi. Tuttavia io ce la metto tutta, studio molto. Una tappa importante è lo stato di "clear". Vuole dire essere autodeterminati, essersi liberati da quella parte di mente "reattiva" che influisce negativamente sulle proprie scelte. Raggiunto questo livello ho provato una grande gioia. Però non è durata molto: poco dopo, mi sembrava in realtà di essere esattamente come al punto di partenza. Ma - mi dicevo - ci sono i livelli superiori, quelli sì che risolvono definitivamente i problemi; e si va avanti sempre, perchè il Ponte non finisce mai.

Giunta allo stadio di "clear", mi attendeva un corso a Copenhagen, nell'organizzazione avanzata. Avrei finalmente passato il livello OT3, detto "muro del fuoco", da cui mi aspettavo moltissimo. Lavoro sodo per conseguire il mio "livello" anche se questo famoso OT3 mi appare sempre più fantascienza che scienza. Però sono ormai abituata a pensare poco e a fidarmi totalmente degli scritti di Hubbard.

Torno a casa, e non di menticherò quel viaggio perchè cominciai ad avere dei disturbi molto forti di cui non avevo mai sofferto in precedenza: senso di soffocamento, panico, incapacità di mantenere il controllo della mia coscienza. Altri, ho saputo, avevano provato disturbi simili al termine dell'OT3. Rientrata in Italia, mi sentivo ormai sempre di più fuori dalla realtà. Credevo che sarei stata "libera", invece mi ritrovavo incapace di risolvere le cose più banali della mia vita quotidiana. Intanto, dopo cinque anni, i soldi della liquidazione erano finiti. Non avevo di che vivere, e riprendere con me mio figlio mi era impossibile.

Decisi di uscire, ma non fu facile: accuse di tutti i generi, tentativo di farmi confessare cose che non avevo fatto, minaccia ( per me gravissima) di non potere fare più Scientology per l'eternità ( quindi mi veniva negata la vita eterna). Mi fu anche detto che quello che avevo detto di me nelle sedute di "auditing" sarebbe stato reso pubblico. Intanto mi telefonavano, gentili, gli amici più influenti, mi dicevano che io ero così in gamba, che proprio io non potevo mollare.

Me ne sono andata per qualche tempo in un luogo nascosto, perchè mi sentivo braccata.

Scientology afferma che l'uomo è un dio decaduto allo stato di materia e che grazie agli insegnamenti di Hubbard può tornare a creare secondo la sua volontà.

Dopo essermene andata, mi sono trovata con altri fuoriusciti: faticosamente, sono arrivata ad ammettere che non esiste niente che possa farmi uscire dal mio limite. All'inizio, mi sembrava di avere scoperto qualcosa di veramente importante. Poi ho visto persone che si conformavano totalmente al pensiero di Hubbard, smettevano di pensare per fare riferimento allo scritto più adatto, esprimendosi solo per citazioni. Nella fretta di arrivare a fare parte degli eletti che stanno a un buon punto del Ponte, qualsiasi rapporto umano preesistente ti sembra inutile e di peso.

Si entra in Scientology per autorealizzarsi e si diventa totalmente dipendenti da questa "scienza". Per entrare nell'organizzazione avanzata, io avevo firmato un contratto di due miliardi di anni: ero ormai fuori dalla realtà. La notte in cui ho compiuto 40 anni, mi sono accorta del nulla con cui avevo riempito la mia vita. E mio figlio, e il mio lavoro?

Con un terrore misto a gioia, ho capito che dovevo ricominciare tutto da capo, ma dove e come?

Mi venne offerta la prospettiva in una chiesa evangelica, provai, ma dovetti scappare dopo un anno, a causa del fondamentalismo che mi insegnava ad odiare la Chiesa Cattolica. Mi resi conto che stavo per cadere dalla padella alla brace. Rinchiusa nella peggiore delle solitudini, scoprii invece che questa solitudine diventava la mia slavezza. Quando si dice il Caso! Incontrai un frate cappuccino che chiedeva elemosine, francamente mi sorprese e quasi gli risi in faccia. Lui mi chiese perchè ridessi, ed io gli raccontai che ero ridotta quasi a chiedere anch'io l'elemosina. Lui prese di tasca quello che aveva raccolto, e me lo diede, poi aprì un portamerenda e mi invitò a sedermi sulla panchina e divise il suo panino con me, senza dire una sola parola. Non so come, capii che Dio non mi aveva lasciata! Gli chiesi se poteva raccomandarmi anche per fare la donna delle pulizie, mi diede appuntamento il giorno dopo.

Andai, mi aveva trovato un lavoro dignitoso, tuttavia aggiunse: "questo è per guadagnarti da vivere decorosamente, ma questo è guadagnarti la vita eterna e la serenità interiore" e mi diede un foglio accompagnato da un sorriso sincero. Era un eremo, indicazione della località e tutto, era vicino al posto di lavoro. Ci andai, ed incontrai per la seconda volta Cristo.

Oggi sono felice, ma soprattutto serena. Ho scoperto che senza la Chiesa non solo avrei perso l'anima, ma anche la vita stessa e mio figlio. Di questa Chiesa amo la sua capacità di perdonare con molta facilità, e specialmente di non chiederti nulla ».

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16/06/2011 11:29
 
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La mia ribellione a una fede da marketing

Ex testimone di Geova: matrimonio a rischio dopo la decisione di lasciare il gruppo

Milano - «Avevo sedici anni, un'infanzia difficile alle spalle, ero irrequieta e piena di domande. A casa di una parente incontrai una signora sulla sessantina, molto dolce, la nonna che avrei voluto avere. Aveva sempre una Bibbia in mano, e parlava di giustizia e di salvezza. Io l'assalii con la mia rabbia d'adolescente: Dio è ingiusto, le dissi.

E lei cominciò a parlarmi, a farmi leggere la sua Bibbia. Molto presto, mi assicurava, tutte le sofferenze del mondo sarebbero finite. Le sue parole mi conquistarono. La sua Bibbia, era quella di Geova. Mi ritrovai a leggere con fervore un libro, "La Verità che conduce alla vita eterna", diffuso in milioni di copie nel mondo, e conosciuto come la 'Bomba blu'».

Anna oggi, di anni, ne ha 42 . Coi Testimoni di Geova ha passato 23 anni. Ha convertito suo marito, e ha educato in questa confessione i suoi due figli, oggi adulti. Poi, con una grande fatica interiore e rischiando di distruggere il suo matrimonio, se ne è andata. Dopo mesi di discussioni e liti, anche il marito l'ha seguita, e i figli. Il ragazzo nel frattempo ha sposato una Testimone: con lui e la nuora, Anna non riesce ad avere praticamente alcun rapporto.

E lei oggi guarda la sua vita e la racconta con passione e sbalordimento, come se all'improvviso si fosse svegliata da un sogno. Sposa a 18 anni, e subito i due bambini. «Casalinga, perchè i Testimoni spingono in questo senso. A comandare è il marito, la donna deve ubbidire, è stata creata in funzione dell'uomo. La concezione della vita è fortemente puritana, la famiglia deve essere esemplare, i figli obbedienti e sottomessi.

Abbiamo educato i bambini molto rigidamente. È ciò di cui più mi pento: mi sembra di avere tolto loro l'infanzia. Quanti drammi per le festicciole dei compagni di scuola, a cui loro non potevano andare perchè le feste sono considerate diaboliche, una partecipazione al regno di Satana. Tutto, al di fuori di noi ‘salvati', era in potere del Male.

Oggi mi rendo conto di quanto quest'educazione li abbia portati a vedere in tutti gli estranei dei nemici. Gli insegnavamo che la fine era vicina, imminente, e che Dio avrebbe distrutto i cattivi, cioè gli altri. Ci davano retta, ma con un crescente rancore verso l'esterno, verso quegli ‘altri' che si divertivano».

Ad Anna piaceva, racconta, andare casa per casa con i fasci della "Torre di Guardia" sottobraccio. Tre ore al giorno, tutti i giorni. «Chi mi dava retta? Persone di ogni età, accomunate da una ricerca, da un bisogno di senso. Allora non mi rendevo conto che i testi geovisti sono tradotti non fedelmente rispetto agli originali biblici. Ma più ancora che questo, secondo me, funziona un meccanismo psicologico che ti porta a delegare la tua coscienza all'organizzazione. L'organizzazione non può sbagliare, e tu sei a posto, sei salvo. Ti ritrovi presto a vivere in una realtà a parte. Anche perchè, convinto come sei di dovere convertire tutti, vieni subito evitato dagli amici di prima. Ti chiudi un mondo diverso. Usi parole diverse. E ti senti a tuo agio solo 'dentro'. Il tuo senso critico è metodicamente soppresso. Non è possibile avanzare alcun dubbio sulla dottrina. Il dubbio viene da Satana. In un momento diventi un ‘apostata'. E l'apostata non deve nemmeno essere salutato dai compagni. Anzi, bisogna odiare gli apostati. Se dubiti, sei subito solo. Non puoi avere dubbi nemmeno parlando con un amico. C'è l'obbligo della delazione».

Cinque adunanze alla settimana, lunghe funzioni domenicali, la scuola di ministero («Ti insegnano come contattare le persone da convertire. Ci si esercita in domande e risposte. È strutturata come una scuola di marketing»).

Libri e articoli da leggere. «Non ti resta il tempo per guardare ‘fuori'», dice la signora. Lei , però, continua a covare, silenziosa, la sua inquietudine. «Facevo fatica a ammetterlo, ma non ero felice. Mi sembrava d'avere addosso un giogo. E la figura del Testimone ideale dipinto dalla Torre di Guardia era irraggiungibile per me. Non sono abbastanza spirituale, mi rimproveravo. Ma mi guardavo anche attorno: vedevo i figli adolescenti di tanti amici cadere in crisi profonde per quell'educazione così rigida. Avrebbero avuto bisogno di uno psicologo, ma non si poteva portarceli: anche lo psicologo era considerato uno strumento del Male.

Non mi era possibile nemmeno confrontarmi su queste cose con gli altri: in realtà, i rapporti, dentro al gruppo, sono molto superficiali. Finalmente mi sono decisa a parlare con una coetanea, in piena sincerità. Ci siamo ascoltate, ci siamo guardate sbalordite: soffrivamo lo stesso disagio, avevamo le stesse inquietudini. Lei, non mi ha denunciato. Anzi ha portato un'altra donna. In tre, poi in quattro, abbiamo cominciato a dirci cosa non andava. Di nascosto».

«Presto lo hanno saputo. Hanno tentato di dividerci. Ma io avevo cominciato a leggere dei libri di furiusciti da Geova. Li tenevo nascosti sotto i maglioni, nell'armadio. Poi ho iniziato a dire ciò che non mi convinceva. Sono andata a dirlo anche ai capi. Hanno detto che ero stata presa dagli spiriti maligni. Io intanto cercavo di spiegarmi con mio marito, ancora Testimone convinto. Liti interminabili, minacce, da parte sua, di separazione. E i ‘fratelli' gli dicevano: ma non puoi metterla a posto con due ceffoni? Abbiamo rischiato di lasciarci. L'ho supplicato: leggi quello che ho letto, ascolta quello che ho capito, sono tua moglie, ti prego».

«Gli ultimi mesi nel gruppo sono stati un linciaggio morale. Io ero superba, invidiosa, cattiva. Apostata . Ma, nel mio andarmene, ero del tutto sola, e la mia vita mi crollava addosso. Sono stata dal parroco. M'ha ascoltato frettoloso, poi: signora, non vedo il problema. Lei domenica si confessa, e torna dentro la Chiesa. Mi sarei messa a piangere. Non capiva come fosse difficile tornare indietro, entrare in quella chiesa che per vent'anni per me era stata il luogo della menzogna. Quel prete non capiva assolutamente il mio dramma.

Poi ho trovato un sacerdote del Gris, don Minuti. Per ore, al telefono, mi ha spiegato, mi ha ascoltato, mi ha dato coraggio. Ora sono fuori, con la mia famiglia. Stiamo imparando a scegliere con la nostra libertà. Mi resta il dolore dell'educazione data ai miei figli. Il ragazzo, per essere fedele all'obiezione alla leva, è stato anche in carcere, e ce l'ho spinto io».

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13/09/2011 22:31
 
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Ci siamo mai chiesti perchè si usa il termine PAGANO e perchè l'essere pagani è sinonimo di NON credente nel Cristianesimo?

Il termine "pagano" deriva da "pago", una particolare forma di organizzazione dello stato romano che permetteva a paesi piccoli e difficilmente raggiungibili un'autonomia maggiore. Pagano era quindi sinonimo di una persona che viveva lontana dalle novità e dai centri culturali e politici, ma vicina al mondo agreste e non ancora civilizzato.

Poiché la cristianizzazione di Roma partì dal centro, ovviamente le periferie ed i paghi furono convertiti per ultimi e in alcuni casi opposero resistenza. Di conseguenza, il termine "pagano" divenne sinonimo di una persona che vivendo in campagna, lontano dalla civiltà e dalle novità, rimaneva politeista.

Nel paganesimo moderno esistono svariate correnti.

Pagani tradizionalisti

Questo genere di pagani moderni ritiene di essere (o desidera essere) la continuazione ortodossa di un culto pagano (generalmente locale) di tipo precristiano. In questo caso, la volontà di ortodossia produce un rapporto complesso verso qualsiasi adattamento o modernizzazione dei rituali, considerando tale modernizzazione sotto l'ottica del rischio di innovazioni arbitrarie. C'è da dire che la visione di un tale rischio produce effetti differenti, dalla conservazione integrale degli insegnamenti tradizionali a un dialogo serrato, ma aperto, con la modernità, ma che rispetti il più possibile l'originarietà (e l'originalità) proprio di quegli insegnamenti.

Questi gruppi non vogliono essere definiti "neopagani" in quanto si considerano continuatori diretti ed ortodossi del paganesimo antico e non ammettono un appellativo che implichi in qualche modo una discontinuità dottrinale (più che temporale). In genere si richiamano al paganesimo celtico o nordico, ma non mancano gruppi neo-romani o neo-ellenici.

I pagani tradizionalisti si distinguono per una visione differenzialista e per una maggiore attenzione alle questioni locali dei luoghi in cui i diversi culti si trovano ad essere. Inoltre, a differenza di quello che si può credere, essi hanno base sia nei piccoli centri, sia nelle grandi città, creando perciò dinamiche comunicative inedite tra luoghi e gruppi religiosi differenti, sulla scorta di incontri pubblici, gruppi di rievocazione, utilizzo dei mass-media, circolazione sempre più ampia di volumi e testi, ecc.

Pagani New Age

Il movimento newage ha prodotto come effetto collaterale tutta una serie di paganesimi moderni, in genere ispirati ad un mix di credenze esotiche provenienti da Africa, America latina, estremo oriente, Australia. V'è la pretesa di un ritorno al primitivismo culturale che dovrebbe, a dir loro, segnare il ritorno di un'età dell'oro attraverso la riscoperta della spiritualità delle popolazioni primitive. Si tratta di gruppi cangianti e spesso legati a trend momentanei, per cui non è semplice uno studio sistematico. Inoltre essi tendono ad un sincretismo di tutte le religioni, come una sorta di contenitore dentro il quale soddisfare tutte le necessità di chi è alla ricerca di qualcosa di soprannaturale.

Pagani Thelemici

Esistono ceppi di satanisti che, sulle orme di quanto scritto da Crowley e La Vey, si dichiarano pagani. Sono caratterizzati da un titanismo esasperato e da una divinizzazione dell'uomo in sé, che viene visto come divinità umana sfidante a quelle socialmente costituite, ereditando quindi il nome di "Satana" dall'atteggiamento di sfida alla divinità. Questo volersi attribuire l'etichetta di "pagani" in genere irrita fortemente gli altri gruppi di neopagani, e non sono rari gli scontri a riguardo.

L'appartenenza di questi gruppi al genere neopagano è tutt'ora oggetto di discussione. Da un lato, molte volte si tratta di un tentativo dei satanisti di riqualificarsi ed uscire da un forte isolamento sociale. A questo si aggiunge il fatto che questi gruppi non condividono praticamente nulla delle principali linee dottrinali del paganesimo: non mostrano né particolare amore per la natura, né rispetto per il sacro, né hanno un pantheon al di fuori di quello abramitico, del quale Satana fa indissolubilmente parte.

Paganesimo politico

Sulle orme di Evola e Guenon, numerosi gruppi di neofascisti hanno acquisito alcune simbologie ed alcuni rituali tipici del paganesimo, con particolare riferimento a quello celta e nordico. Si tratta di gruppi che usano la religione come paravento per un'attività politica considerata deprecabile, e stanno venendo lentamente assorbiti da pagani tradizionalisti oppure, cambiando genere, dal cattolicesimo tradizionalista che non si ritiene soddisfatto delle riforme nella Chiesa, così come da molti gruppi Cristiani di matrice Pentecostale. Spesso appartengono a questa categoria dei gruppi Asatru e diversi gruppi Neocelti. Esiste anche un paganesimo "di protesta" o "rivoluzionario", impersonato generalmente da ex estremisti di vario genere, ma la mancanza totale di un background mistico e l'assenza di una reale dialettica religiosa li rende un fenomeno minoritario e vastamente isolato, seppur minacciosamente sottorenaeo e dunque pericolosi che evidenziano nel nichilismo, nelle svariate ideologie fondamentaliste, nel modernismo, nel liberalismo radicale, nel relativismo.

Wicca

Di provenienza anglosassone, si tratta di una religione fondata inizialmente sugli scritti di Gerald Gardner e che in seguito ha conosciuto diversi "scismi" caratterizzati dalle particolari interpretazioni delle due regole base: il Rede e la Legge del Tre. Il Rede è la regola che riguarda il comportamento terreno degli aderenti e recita: "Se non danneggia nessuno, fai ciò che vuoi". Si tratta dell'ultima strofa di una filastrocca in inglese, che viene assunta a regola di vita. La legge del tre è una regola che riguarda il comportamento e l'uso della magia, affermando che ogni azione porterebbe conseguenze sul praticante, pari a tre volte l'effetto voluto. Questa regola invita all'attenta considerazione delle conseguenze possibili delle proprie azioni, delle quali bisogna sempre assumersi la responsabilità e, quindi, accettarne le conseguenze. La Wicca ammette l'esistenza di due polarità del divino, una maschile ed una femminile, categorie attraverso le quali vengono spiegate e rappresentate tutte le categorie dell'esistenza umana e del cosmo. Esistono eccezioni a questo dualismo, in alcune congreghe di sole donne, dette Dianiche (da Diana) e di soli uomini oltre ad una vasta tendenza sinceramente politeista. La wicca consente anche la pratica solitaria e la pratica eclettica. I wiccani non hanno problema alcuno ad essere chiamati neopagani, se non per alcuni gruppi che pretendono di discendere direttamente dal mondo pagano originale, specialmente celta ed ellenico. Sono in generale piuttosto tolleranti rispetto all'omosessualità e alle scelte relative alla vita privata e personale, ma sono intolleranti verso il Cristianesimo quando condanna determinati disordine di natura etica e morale.

Infine

Il Neopaganesimo (o Neo-paganesimo) è un gruppo molto eterogeneo di religioni che tentano di riportare in vita il paganesimo dell'Europa antica. Il termine è utilizzato dagli studiosi per distinguere il neopaganesimo dalle antiche religioni pagane, da cui differisce per vari aspetti. Alcuni praticanti trovano il termine offensivo, altri lo vedono come indice di un cambiamento positivo e rivitalizzante della tradizione religiosa.

Il termine indica un insieme di credenze molto diverse, comunque, nonostante ogni neopagano abbia un proprio sistema di credenze, esistono alcuni punti in comune, quali il rispetto della Natura (spesso sacralizzata anche a discapito della dignità dell'uomo), l'adorazione verso molteplici Dei, l'uso di antiche mitologie e la credenza nella magia.

Sono da distinguere dai NEOPAGANI: Il complesso di credenze si richiama a divinità delle mitologie europee, ma la liturgia e l'insieme di valori sono adattati ai valori ed alla cultura moderna. Generalmente tolleranti, non condividono il pantheon bifronte degli wicca, ma hanno in comune con gli altri la ricerca di un contatto con la natura ed un'organizzazione congregazionalista.

Su scala europea le religioni neopagane crescono ad un ritmo di circa il 10% annuo. In Italia si tratta di un fenomeno vastamente sotterraneo del quale è difficile fare una stima. Le stime più accreditate oscillano tra i 4.000 e i 15.000 praticanti stabili, più un universo difficilmente quantificabile di praticanti occasionali e posers. (Fonte CESNUR)

La mancanza di enti credibili e competenti nello studio delle nuove religioni rende difficile una stima numerica di questi gruppi, che rimane affidata a studi frammentari svolti in ambiente accademico. La forte componente giovanile e l'attitudine congregazionalista rendono estremamente difficoltoso contattare dei rappresentanti qualificati.

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