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QUALE CHIESA E PERCHE'

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2020 16:52
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07/06/2011 13:03
 
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Cristo stesso ha voluto fondare la Chiesa. Lo troviamo chiaramente espresso nelle sue parole:  Io edificherò LA MIA CHIESA (Mt.16,18)
Alcuni, scoraggiati dal comportamento degli uomini, in ogni ambito umano, ritengono che la Chiesa a cui si riferisce Cristo, sia solo spirituale e che vi appartengono invisibilmente solo coloro che Gesù ritiene degni di appartenergli. 
Sicuramente la Chiesa si compone di tutte quelle persone che lo Spirito Santo chiama, guida e santifica, soffiando dove vuole, ma non si può e non si deve ignorare la realtà anche visibile della Chiesa, che è stata formata da Cristo scegliendo degli uomini, con tanti difetti che sono lo specchio dei futuri uomini che sarebbero stati associati ad essa. Prescindendo dalla realtà visibile della Chiesa si cadrebbe e si cade effettivamente, nella impossibilità di avere un insegnamento sicuro a cui riferirsi, e quindi a rimanere esposti ad ogni vento di dottrina non sapendo con certezza chi è autorizzato da Dio a guidare il suo popolo.  

Dice Paolo in 1 Tim.3,14:
voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.”

Da cosa si desume che la Chiesa definita  "colonna e sostegno della Verità" sia una determinata Chiesa e non un'altra? 

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Alcuni singoli o gruppi religiosi o confessionali sostengono di essere loro la colonna e il sostegno della verità. Nella maggiorparte dei casi rivendicano di essere santi e puri, a differenza di altri gruppi che sarebbero invece macchiati da colpe passate e presenti.

In realtà nessuno è senza peccato e non hanno le necessarie credenziali per poter rivendicare tale prerogativa.

  Vediamo quali sono le ragioni per ritenere che la casa di Dio, la Chiesa del Dio vivente, di cui parla Paolo, sia la Chiesa Cattolica, intesa come realtà storicamente e sociologicamente identificabile, e non astratta, vaga, senza credenziali per poter interpretare, insegnare secondo il mandato di Cristo ammaestrando tutte le genti, e infine amministrare i doni di Dio e trasmettere fedelmente la Parola.

Possiamo individuare le seguenti motivazioni: 

1) La continuità storica di questa Chiesa.

 Paolo ripete a più riprese l’importanza di custodire il deposito, affidandolo a persone fidate e ben individuabili, dicendosi anche certo che il Signore l’avrebbe custodito Egli stesso col suo potere “FINO A QUEL GIORNO”

1TIM. 6,20 O TIMOTEO, CUSTODISCI IL DEPOSITO.

2 TIM.1,14 CUSTODISCI IL BUON DEPOSITO PER MEZZO DELLO SPIRITO SANTO.

2TIM.2.1 LE COSE CHE HAI UDITO DA ME…TRASMETTILE A PERSONE FIDATE CHE SIANO IN GRADO DI AMMESTRARE ANCHE GLI ALTRI.

2TIM.3.4 TU RIMANI SALDO IN QUELLO CHE HAI IMPARATO SAPENDO DA CHI L’HAI APPRESO.

2 TIM.1,12 …SONO CONVINTO CHE (IL SIGNORE) HA IL POTERE DI CUSTODIRE IL DEPOSITO FINO A QUEL GIORNO.

 Se ad un certo punto della sua storia, la Chiesa avesse smesso di custodire e trasmettere il vero ed unico deposito della Fede, ci troveremmo di fronte a varie contraddizioni bibliche. In primo luogo non si sarebbe avverata la predizione di Cristo:“le porte degli inferi non prevarranno mai contro di essa”. Inoltre se si fosse interrotta la continuità di trasmissione del deposito, Cristo non sarebbe in grado di custodirlo, e si sarebbe entrati in una inevitabile e disastrosa perdità della verità rivelata, mentre Paolo afferma la sua certezza nel potere di Cristo di custodirla fino alla fine grazie anche alla promessa di Cristo dell'assistenza dello Spirito Santo e della sua permanenza con i suoi fino alla fine.

Alcuni obiettano che la Chiesa intera abbia apostatato dalla verità insegnata da Cristo sin dalla scomparsa dell'ultimo apostolo. Tale interpretazione è molto comoda per potersi sostituire alla Chiesa ma non tiene conto che in tal modo si sconfessano le tante profezie di continuità e di assistenza già ricordate al punto 1 e non tiene conto che una apostasia generalizzata, profetizzata da Paolo a proposito del ritorno di Cristo in 2 Tess.2, 3, avverrà alla fine dei tempi e non prima (anche se nella storia vi sono stati casi limitati di apostasia). In ogni caso tale apostasia riguarderà l’allontanamento dei fedeli dalla verità custodita dalla Chiesa e non la modifica del deposito di Fede destinato a rimanere integro fino alla fine.
 
 

2) La successione apostolica ricevuta per mezzo della imposizione delle mani, dai tempi apostolici fino ai nostri giorni, sia per designare l’”amministratore preposto alla Casa del Signore”, fino al Suo ritorno”(Luca 12,41ss), sia per designare i vescovi posti per pascere il suo gregge, i quali amministrano in comunione con l’amministratore posto a capo o che ne fanno le veci in caso di sede temporaneamente vacante.

Dice infatti 1 Tim 4,14: Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. 15Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso. 16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.

 

  1. I prodigi e i segni che si sono perpetuati in tanti santi e sante in tutti i vari secoli trascorsi.

Gesù infatti aveva indicato i segni che avrebbero accompagnato i credenti. (Marco 16,17 -vedi anche 1 Cor.12 )

Alcuni obiettano che i segni sarebbero finiti con la scomparsa degli apostoli citando inappropriatamente come prova questo versetto:

1Co 13,8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.

Nel citato versetto viene precisato che i doni carismatici cesseranno quando "verrà ciò che è perfetto" e ciò si riferisce alla definitiva instaurazione del regno  di Dio, quindi alla fine del mondo e non ad un termine entro il primo secolo cristiano come alcuni credono erroneamente  ma che non si evince da nessuna parte.

Una riprova che i segni e i prodigi ci saranno fino alla fine del mondo lo troviamo nel testo seguente:

At 2,15 Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino.
16 Accade invece quello che predisse il profeta Gioele:

17 Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;

i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.

18 E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi

profeteranno. 19 Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra...

Pietro applica ai suoi giorni questa profezia di Gioele che dichiaratamente si riferisce agli ultimi giorni. Considerando che Giovanni apostolo chiama "ultima ora" quella che rimane dai suoi giorni fino al ritorno di Cristo, possiamo ritenere che per gli apostoli tutto il tempo rimanente che va dall'ascensione di Cristo fino al suo ritorno,  è da considerare ULTIMI GIORNI, e in tale arco indeterminato di tempo possono avvenire tutti quei segni e prodigi descritti dal profeta Gioele e ricordati da Pietro.

 4) Gli innumerevoli frutti conseguenti alla Fede operante per mezzo della carità, che hanno contraddistinto i vari secoli cristiani. Sono stati frutti di grande valore che hanno portato evangelizzazione in tutto il mondo conosciuto, molte conversioni, salvaguardia della dottrina, costituzione di ordini religiosi dediti alla cura dei corpi e delle anime, alla copiatura a mano della Bibbia, alla cura dei poveri, degli analfabeti, dei reietti della società, alla costituzione di scuole, di ospedali, di luoghi di assistenza per ogni tipo di bisogni, delle varie Caritas e delle numerosissime associazioni cattoliche organizzate ed operanti oggi per rendere concreta la carità.

  5) L’unità dottrinale, non contraddittoria con tutte le chiarificazioni opportune a seconda delle varie eresie mosse contro di essa, per dissipare i dubbi e confermare i fratelli nell’unica fede (LUCA 22,32 IO HO PREGATO PER TE, CHE NON VENGA MENO LA TUA FEDE, E TU UNA VOLTA RAVVEDUTO CONFERMA I TUOI FRATELLI) (Ef.4,5 “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo”).

6)  La presenza di lupi rapaci in seno alla Chiesa.

Paradossalmente, mentre per molti questo sarebbe un elemento per esprimere un giudizio solo negativo, se ben analizzato è invece un motivo in più per ritenere che la Chiesa Cattolica, la quale ammette di avere al suo interno tali lupi, è l’unica vera.

Dice infatti Paolo in Atti 20, 29: Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.
Molte altre confessioni religiose invece sono concordi non nella dottrina ma nell'accusare la Chiesa di avere tanti lupi che essi invece ritengono di non avere, considerandosi migliori degli altri, quando invece, chi dice di non aver peccato, mente. Inoltre non ammettendo di avere dei lupi rapaci nelle loro comunità, di fatto negano di essere la vera Chiesa che invece di lupi ne ha avuto e ne ha tanti secondo la profezia di Paolo.

 

 7)1Gv.2,19 dice: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri.

Storicamente sono le altre confessioni che si sono staccate da quella cattolica e non viceversa. La pretesa delle confessioni non cattoliche di aver mantenuto la fedeltà al Vangelo non può essere da essi dimostrata, perchè le loro dottrine non possono essere fatte risalire, per via di successione, agli apostoli. Anche perchè ognuna delle oltre 25000 denominazioni cristiane esistenti, rivendica una continuità che in realtà non possiede ed è smentita dalla stessa frammentazione in tanti gruppi dottrinalmente differenti tra loro.

 8) La Chiesa Cattolica sa esaminare tutto e trattenere ciò che vale.
Nell’unica fede cattolica si riconoscono tante espressioni diverse, di metodi di evangelizzazione o di insegnamento, di carismi, di forme artistiche, di liturgia, di modi diversi per venire incontro ai bisogni degli uomini: che vengono valorizzati e mantenuti nell’unità dottrinale. Tale unità però non è uniformità ma partecipazione allo stesso Corpo di Cristo, ciascuno con la propria peculiare funzione.

 9) Il riconoscimento e la difesa dei libri ispirati, che formano sia il VT che il NT è avvenuto nell’ambito della Chiesa Cattolica, sulla base della custodia e della trasmissione costante e gelosa che avveniva nelle maggiori chiese.
Se la Chiesa Cattolica non avesse difeso i libri autentici che abbiamo oggi dal tentativo di Marcione di eliminare buona parte dei libri biblici, dal tentativo degli gnostici di introdurre i loro libri apocrifi, dal tentativo di Lutero di togliere credibilità a 7 libri del Vecchio Testamento e 7 libri del Nuovo Testamento, dal tentativo di altre denominazioni di tradurre a proprio capriccio le parti scomode, oggi non avremmo la BIBBIA che abbiamo e che tutte le confessioni adottano senza chiedersi come, perchè e da chi è stata custodita, difesa e trasmessa integralmente quale Parola di Dio.

Non è logico accordare alla Chiesa il credito sui libri del NT che essa ha ritenuto ispirati, e non accordarle invece il credito sulla interpretazione che si vorrebbe venisse lasciata alla mercè di chiunque, in base al principio disastroso del libero esame che provoca scissioni a catena.

 

10) La Rivelazione è completa ma non tutto è ancora stato esplicitato o pienamente compreso. Infatti Cristo disse agli apostoli:

Giov 16,12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso

Ecco perché è necessario che vi sia una autorità indiscussa che possa legare e sciogliere ogni volta che si presenta una nuova situazione. Vi sono continui nuovi problemi etici, non descritti nella Bibbia, che pongono interrogativi ai cristiani e che devono essere risolti secondo il volere di Dio. Tanto per fare qualche esempio, chi poteva pensare 2000 anni fa o anche cento anni fa, il problema dell'uso degli embrioni per usi terapeutici o il problema delle manipolazioni genetiche o della riproduzione in vitro? Chi può definire  validamente quale deve essere il giusto comportamento da adottare di fronte a queste situazioni e quali indicazioni dare agli stessi scienziati che vogliono rimanere fedeli al Signore? Ecco perchè dobbiamo tener sempre presente che l'ordine di Cristo abbraccia anche questi ambiti:

Mat 28,19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni...

Questo mandato non può essere rivendicato da tutti: infatti c'è chi ammaestra e chi è ammaestrato; non possono essere tutti maestri come precisa anche s.Giacomo (3,1). Solo gli apostoli ricevettero tale incarico ed essi reagirono prontamente quando alcuni vollero esibire una autorità che non avevano:
At 15,24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.
Si deduce da questo versetto che possono esercitare il mandato apostolico solo coloro che lo hanno ereditato da parte degli apostoli o dai loro diretti successori, con l'assistenza dello Spirito santo conferito per mezzo della imposizione delle mani.
Nessuno può arrogarsi tale diritto arbitrariamente pretendendo di averlo ricevuto direttamente da Dio, perchè questo di fatto è quello che ogni denominazione pretende.
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Siccome le  confessioni non cattoliche non possiedono tutti questi requisiti fondamentali, non possono essere considerate la vera Chiesa.
Ricordiamo tuttavia che Cristo disse: chi non è contro di voi è per voi.(Luca 9,50)
Perciò non vogliamo giudicare nessuno dei fratelli separati sperando soltanto che sulla base di quanto sopra espresso non vogliano combattere contro coloro che Dio difende, ma essere quantomeno avveduti come suggeriva Gamaliele ai persecutori della Chiesa. (Atti 5,38)

Speriamo e preghiamo anche noi con Cristo (cf Gv.cap 17) che  tutti  possano giungere all'unità e godere con noi del vantaggio di appartenere alla Sua Chiesa, senza correre i gravi rischi presenti in ciascuna delle innumerevoli confessioni cristiane.


[Modificato da Credente 28/01/2016 17:15]
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07/06/2011 13:05
 
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Che cosa è la Chiesa? 


   La Chiesa è  il "segno" visibile, palpabile, nel quale si rende presente Cristo stesso e la sua potenza redentiva della dignità dell’uomo. Fra la Chiesa in quanto realtà visibile, descrivibile, constatabile e la Presenza nel tempo e nello spazio di Cristo non c’è né separazione né confusione, ma l’unità nella distinzione. Non c’è separazione: la Chiesa è la via, il metodo attraverso cui Cristo vive ed opera nel tempo, così come Cristo è la via, il metodo, attraverso cui Dio ha deciso di comunicarsi all’uomo. Non c’è confusione: la Chiesa è una comunità di persone precise, ciascuna con la propria irripetibile singolarità e la proprio storia; Gesù Cristo crocifisso-risorto è nella sua assoluta unicità, assolutamente distinto. C’è unità nella distinzione: è l’unità propria di "segno" e "mistero" nella quale il "mistero" si fa presente attraverso il "segno" [=unità], senza che il "segno" venga a perdere la sua consistenza propria [=nella distinzione].

    La S. Scrittura ha espresso tutto questo con due simboli: la Chiesa è il "corpo di Cristo"; la Chiesa è la "sposa di Cristo". Col primo ci svela l’unità profonda che lega Cristo alla Chiesa. Il corpo è la persona; la persona è espressa, diventa visibile nel e mediante il suo corpo. Col secondo ci svela al contempo e l’unità e la distinzione che vige fra Cristo e la Chiesa. Gli sposi sono "due in una sola carne": permangono nella loro distinta persona e nello stesso sono l’una per l’altro, l’uno dell’altro.

Cerchiamo allora di penetrare più profondamente dentro al "mistero" che è la Chiesa, cioè (è la stessa cosa) alla Presenza di Cristo crocefisso-risorto nella ed attraverso la comunità dei suoi discepoli.

A questo scopo è necessario avere un’intelligenza vera della realtà della Presenza di Cristo, vera chiave di volta per capire il "mistero" che è la Chiesa.

Proviamo a rileggere con grande attenzione la pagina scritta da S. Luca in atti di Apostoli 2,1-42, dove viene descritta la nascita della Chiesa, il giorno di Pentecoste.

1,1. Noi costatiamo un gruppo di persone che si trovano insieme [vedremo poi la profondità di questo "trovarsi assieme"] non per custodire il ricordo di una persona, Gesù di Nazareth, come fosse ormai consegnata al passato. Era successo già altre volte che uomini discepoli di un maestro, alla sua morte, ne tenessero vivo il ricordo, ne meditassero le parole e gli insegnamenti. Come non pensare a Platone, per non citare che un caso, ed al suo rapporto e ricordo di Socrate. Non è questa la "logica" che fa nascere la Chiesa. Essa si costituisce nella storia degli uomini come rapporto col Cristo vivente nella sua fisicità, nel suo corpo: col Cristo crocefisso che è risorto nel suo vero corpo. Il fatto costitutivo di quel gruppo di persone è questo: non è la volontà che un insegnamento così grande non andasse perduto; non è una sorta di "fissazione nostalgica" in un’esperienza straordinaria, ma passata.

Essi non vanno in giro per il mondo per comunicare in primo luogo una dottrina. La loro unica "dottrina" che per loro costituiva il tutto, era un "fatto": "quel Gesù che è stato crocefisso ed era morto, è ora vivo nel suo corpo, e noi siamo in rapporto con Lui". Non si proponeva in primo luogo di aderire ad un’ideale di vita: si offriva ad ogni uomo la possibilità di vivere con Gesù che era risorto nel suo vero corpo.

Dio non è venuto dentro alla storia per qualche anno, per uno spazio di tempo inafferrabile per chi viene dopo che quello spazio di tempo che si è chiuso. Egli vi rimane, in compagnia di ogni uomo che voglia vivere con Lui. Questa è la completa descrizione del contenuto della coscienza che la Chiesa ha di sé: la compagnia che Dio in Cristo fa ad ogni uomo che lo voglia. Ciò che è accaduto il giorno di Pentecoste accade ogni giorno là dove c’è la Chiesa.

[Modificato da Coordin. 18/05/2012 09:38]
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07/06/2011 13:09
 
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E qui si pone il secondo fattore costitutivo di questa comunità umana, che rende possibile il primo.

La pagina di Luca ci mostra dunque una comunità di uomini che vivono l’esperienza della presenza di Cristo; una presenza che afferra la loro vita redimendola nella sua originaria grandezza, assumendola nella Sua, compaginando fra loro una profonda unità.

Essi – ecco il secondo fattore costitutivo – avevano la consapevolezza che questo avvenimento accadeva in forza di una "potenza dall’alto"; in forza del "dono dello Spirito Santo", che è precisamente lo Spirito del Signore risorto. Che cosa significa "Spirito del Signore risorto"?

L’umanità di Gesù ( il suo corpo e la sua anima umani), in forza della risurrezione diviene partecipe della stessa vita divina: è pienamente investita della gloria divina. Uno di noi è entrato pienamente, anche col nostro corpo, nella relazione divina col Padre. E’ entrato nel vincolo pieno dello Spirito Santo. "Gesù, che vive e regna alla destra del Padre, non possiede niente di più intimamente suo dello Spirito Santo. Perciò, effondendolo sulla creazione, la connette a sé con il più tenace dei legami…In virtù di questa effusione pentecostale, gli uomini che l’accolgono si uniscono e si conformano a Cristo, che così diventa il capo dell’umanità nuova; quell’umanità che, saldata e configurata a lui, può giustamente essere detta "suo corpo" (G. Biffi, La sposa chiacchierata. Invito all’ecclesiocentrismo, ed. Jaca Book, Milano 1998, pag. 82). E’ questa la Chiesa nella sua più profonda vita. E’ una vita che pulsa dentro alle miserie e alle schiavitù che ci avviliscono, ma è una vita che va dilatandosi proprio dentro alle nostre carni disfatte. "Riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore" (2Cor 3,18).

E’ mediate lo Spirito che il Signore risorto si rende presente. In due modalità fondamentali.

La prima consiste nel far abitare Cristo nel cuore del credente; nel trasformarlo intimamente rendendolo sempre più partecipe della stessa divina figliazione di Cristo: nel liberarlo dal suo egoismo e dalla legge morale per farlo vivere nella pienezza della libertà che ama. E’ rigenerato in tutta la sua esistenza.

La seconda consiste nel porre in essere dei "fatti" che per la forza dello Spirito assicurano precisamente la presenza del Signore risorto. Che cosa significa "assicurano" ? sono dei fatti che possiedono una tale energia divina che nessuna miseria umana, nessun potere di questo mondo potranno mai eliminare dalla storia, ed evacuare nella loro capacità di rendere presente Cristo. Essi sono tre: il ministero apostolico unito nel carisma di Pietro; le sette sante azioni sacramentali; la S. Scrittura.

Questo secondo fattore fa si che la Chiesa prenda una configurazione precisa ed unica fra tutte le società umane. Questa configurazione ha un nome che è un termine chiave nel vocabolario cristiano: Koinonia, in latino Communio, in italiano Comunione. "Essa definisce la struttura di rapporti che qualifica il gruppo, rappresenta il termine che specifica nel Nuovo Testamento un modo di essere ed un modo di agire … una maniera di rapportarsi con Dio e con gli uomini" (L. Giussani, Perché la Chiesa. Tomo 1 La pretesa permane, ed. Jaca Book, Milano 1991, pag. 119).

1,3. Il terzo ed ultimo fattore costitutivo di questa comunità è la consapevolezza di essere "il sacramento universale di salvezza". E’ la consapevolezza missionaria: è l’inviata del Risorto a tutte le genti, perché ogni uomo possa incontrare il Signore.

Possiamo concludere. Ci siamo chiesti: che cosa è la Chiesa? Possiamo rispondere: è la Presenza del Signore Risorto in mezzo agli uomini che mediante l’effusione dello Spirito Santo Egli unisce a Sé, attraverso il ministero apostolico, i sette sacramenti, la S. Scrittura. E quindi nella Chiesa e mediante la Chiesa, Dio diventa veramente compagno di strada di ogni persona umana.

Cerchiamo ora di rispondere alla seconda domanda: è ragionevole credere a ciò che la Chiesa dice di se stessa?

Inizio a rispondere col richiamare la vostra attenzione su due fatti. Essi non dimostrano ancora la ragionevolezza della fede nella Chiesa; servono solo a renderci più pensosi.

Il primo fatto. Esiste una propensione del non-credente a mettere sotto accusa la Chiesa di oggi per le "prevaricazioni", per i "misfatti" compiuti nel passato. Si esibisce, in sostanza, un ragionamento del genere: "come posso credere alla Chiesa, quando ha fatto …?". Quest’attitudine implica inconsapevolmente un singolare atto di fede nella Chiesa. Meglio: nella sua identità che rimane inalterata lungo tutti i secoli. E ciò di fatto viene riconosciuto solo alla Chiesa: chi oggi a Ferrara chiede conto al sindaco degli eventuali misfatti compiuti dagli Estensi?

Il secondo fatto. Diamo per vero tutto il male che il non-credente dice della Chiesa. Teniamo conto della grave corruzione che in alcuni momenti della storia ha devastato i responsabili della Chiesa medesima. Quale società avrebbe resistito? "Maestà" – disse il Card. Consalvi a Napoleone quando fece prigioniero Pio VII – "non siamo riusciti noi preti a distruggere la Chiesa, vuole riuscire Vostra Maestà?". Il permanere della Chiesa lungo due millenni è un fatto che dona molta materia di pensare a chi non si preclude il pensare a causa di dogmatici pregiudizi.

Ma non è su questi fatti che si fonda la ragionevolezza della fede nella Chiesa. E’ su altro fondamento.

Parto dalla descrizione di ciò che chiamo "principio di coerenza", poiché – come si vedrà in seguito – è dalla messa in atto di questo principio (che regola ogni uso corretto del nostro ragionare) che risulta la ragionevolezza della nostra fede nella Chiesa.

Per "coerenza" intendo un insieme (di proposizioni) le cui parti non sono in contraddizione fra loro; se fra le varie parti che compongono l’insieme esiste una gerarchia, la coerenza esige che una parte subordinata non sia contro la parte da cui dipende; se le varie parti compongono un insieme organico, la coerenza esige che una parte non si separi dalle altre da cui riceve vita né che attenti alla vita dell’insieme.

Per "principio di coerenza" intendo quella norma che deve regolare una proposta per essere ragionevole, quando si tratta di una proposta consistente in un insieme di proposizioni.

Nessuno dubita – credenti e non – che il cristianesimo sia una proposta che trova il suo centro nella persona di Gesù Cristo. Che cosa dice il cristianesimo, la fede cristiana, di Gesù Cristo? Che Egli è stato messo a morte ed è risuscitato nel suo vero corpo: è Dio stesso fatto uomo; è l’unico salvatore di ogni uomo.

Supposta la verità di questa affermazione, il problema che sorge immediatamente in ogni uomo ragionevole è il seguente: come (e dove) posso incontrare Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto? Incontrare cioè avere un rapporto reale con Lui, da persona a persona.

Una prima risposta potrebbe essere la seguente: dal momento che Gesù Cristo è un fatto storico lo posso fare nel modo proprio con cui si raggiunge un fatto storico. Applicando il metodo normale della ragione quando essa cerca di conoscere un fatto storico. Venire in possesso dei documenti, debitamente vagliati dalla critica, che parlano di Gesù , che riferiscono le sue parole, che narrano le vicende della sua vita. Non solo, si dovrà tenere conto dello sviluppo storico conseguente al "fatto Gesù", poiché anche questo è necessario per avere una conoscenza di Gesù. Ed alla fine, venuto a conoscenza di ciò che effettivamente Gesù ha detto e fatto, si cerca di vivere conformemente alla sua dottrina, se la si ritiene vera.

Riflettiamo seriamente su questa proposta, e domandiamoci: questa via mi fa veramente incontrare Gesù Cristo nella sua persona viva? In realtà, io vengo a conoscenza della sua dottrina, ed il rapporto è istituito non fra la mia persona e la sua persona, ma fra la mia persona e il suo insegnamento. In questo approccio, è indifferente che Lui, Gesù, in questo momento sia vivo o morto: ciò che salva l’uomo, secondo questa proposta, è la conoscenza e l’osservanza della sua dottrina. Ora, Gesù quando pone Se stesso come unico salvatore del mondo, non lo fa in ragione ultimamente di ciò che dice: questo era vero di ogni profeta. Lo fa in ragione dell’identità della sua Persona. Egli cioè non dice: " sarete salvi a causa di ciò che vi dico", ma "sarete salvi a causa della mia persona". Oppure: non dice "io vi dico la verità" ma "Io sono la verità".

E quindi delle due l’una. O la pretesa di Gesù di essere l’unico salvatore del mondo è falsa, ed allora la sua dottrina è l’unica cosa valida che eventualmente ci resta, nella misura in cui esce assolta da tribunale della ragione; o la pretesa di Gesù è vera, ed allora questa metodologia dell’incontro è fuorviante.

La seconda risposta potrebbe essere la seguente: posso incontrare Gesù nella sua persona attraverso un’esperienza spirituale interiore, nella quale "sento" la verità della persona del Signore mio salvatore. E’ un incontro interiore e diretto, col cuore: o occasionato dalla lettura del testo che Dio ha voluto come memoria scritta dei fatti da Lui compiuti per l’uomo, o sollecitato dalla predicazione di persone sante, o sorto da particolari celebrazioni commemorative. Questo incontro diretto, nel cuore, è ciò che chiamiamo "fede".

Riflettiamo seriamente su questa proposta, su questa "metodologia" dell’incontro col Risorto, e chiediamoci: questa via, questa metodologia è coerente con la via e con la metodologia che Dio ha scelto per incontrare l’uomo, per fare compagnia all’uomo? Egli si è fatto uomo, un uomo che mangiava, beveva, dormiva, gioiva e piangeva, che si poteva incontrare per strada.

"Cioè: l’annuncio cristiano è un fatto integralmente umano secondo tutti i fattori della realtà umana, che sono interiori ed esteriori, soggettivi ed oggettivi". Questa metodologia "annulla questa integrità, riduce l’esperienza cristiana ad esperienza meramente interiore" (L. Giussani, Perché la Chiesa … op. cit. pag. 28).

La risposta più coerente, la metodologia più armonica col centro della fede cristiana è che l’incontro oggi col Risorto possa accadere attraverso una realtà, un fatto integralmente umano: fatto di uomini e di tutto ciò di cui è fatta la vita dell’uomo. E questa risposta, questa metodologia è la Chiesa , la modalità con cui l’avvenimento cristiano si realizza, cioè continua ad accadere dentro la storia.

Volendo stringere al massimo il discorso sulla ragionevolezza della fede nella Chiesa, si potrebbe dire così.

Supposto ciò che Gesù di Nazareth dice di se stesso e della salvezza dell’uomo, delle due l’una: o ciò che dice è vero ed allora non c’è che una modalità di incontrarlo e salvarsi e questa corrisponde a ciò che chiamiamo Chiesa; o ciò che la Chiesa dice di sé è falso ed irragionevole ed allora Gesù di Nazareth ha annunciato una salvezza impossibile (cioè si è sbagliato).

Due riflessioni conclusive. La prima: la fede in Cristo e la fede nella Chiesa "simul stant et simul cadunt" (stanno in piedi assieme o cadono assieme). Dire: credo in Cristo, ma non nella Chiesa, non ha un senso coerente. E di fatto, si può facilmente mostrare come chi assume questa attitudine riduce Cristo ad un avvenimento passato, riduce il cristianesimo ad una dottrina. Nega, in fondo, che Cristo sia vivente oggi nel suo vero corpo.

La seconda. Da tutto ciò che ho detto deriva che quando si parla di Chiesa, non si deve intendere chissà quale realtà. La Chiesa la incontro in una comunità di uomini che vivono in un certo luogo. Non esiste la possibilità di incontrare la Chiesa universale nella sua interezza. Incontro la Chiesa che è a Ferrara: è di essa che questa sera ho parlato. Ed incontrando questa Chiesa, incontro Cristo: questo è il "miracolo" che non finisce mai di stupire. Ed uno la incontra come ragionevole possibilità di vita, alla quale aderisce con immensa serietà critica, perché da questa adesione dipende la vita intera nel suo significato ultimo.

Conclusione: nell’approccio al mistero della Chiesa dobbiamo anche noi essere accompagnati da Don Chisciotte e da Sancio.

Sancio non è un ottuso: è uno che vuole tenere i piedi ben fissati per terra. Ma nello stesso tempo, egli resta come affascinato da quello strano suo padrone, al punto che sul letto di morte, quando il Cavaliere vuole rinsavire, Sancio dirà: "ma non sarete diventato tanto pazzo da cominciare a ragionare?". Sancio è un po’ come Tommaso, l’apostolo: "se non vedo, non credo". Ma non è lo scettico che crede di vedere tutto non vedendo oltre … la punta del suo naso.

Don Chisciotte non è un sognatore che insegue illusioni: è uno che semplicemente non vuole ridurre la realtà all’apparenza; non vuole destituire la realtà dalla sua regale e splendente consistenza al servo e noioso vagare dell’emotività sensibile. E’ possibile tenere assieme in sé Don Chisciotte Sancio?

E’ ciò che accade in ogni credente. E’ ciò che è accaduto in Giovanna d’Arco. Ella rispose ai suoi giudici-vescovi: "per me nostro Signore e la Chiesa sono tutt’uno. Quale difficoltà potrebbe opporsi a che siano tutt’uno?". Lo spessore teologicamente straordinario di queste parole deriva dal fatto che esse furono dette da una povera ragazza indifesa davanti ad un gruppo di vescovi politicamente corrotti che stavano per condannarla a morte, ingiustamente. "Innocente, essa si trova di fronte al volto più mostruoso della Chiesa. Immersa in questo mondo di peccato, osa affermare l’identità paradossale di questa stessa Chiesa col suo Signore. Ma in quel momento la Chiesa di Gesù era lei: ella ne era il cuore perché amava in nome di quei membri nei quali l’amore s’era spento" (D. Ange, Il Corpo di Dio dove arde lo Spirito, ed. Ancora, Milano 1982, pag. 177, n. 20). Come Teresa di Lisieux, che si siede a tavola coi peccatori.

Ecco: questo è lo stupendo mistero della Chiesa, che vive dentro alle nostre carni inferme e mortali. Un Mistero senza il quale però il Cristo non sarebbe più il "vivente", ma un ricordo eccezionale del passato, la Chiesa invece che è inseparabile dal   Cristo, il Vivente, di cui  forma il Corpo visibile, vive e prospera anche quando quei " membri nei quali l’amore s’era spento" inducono a pensare male di Lei. "Nel cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l'amore", le parole di Teresa di Lisieux ci concedano di comprendere il battito di questo Cuore. Se dico di amare Gesù, ma poi odio la Chiesa ci riduciamo come il soldato che per provare la morte di Gesù, gli dà quel colpo di lancia nel Costato. Un colpo inferto alla Chiesa quale Istituzione Sacramentale, è un colpo inferto al Corpo di Cristo.

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07/06/2011 13:14
 
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Nei confronti della Chiesa è scattata quell’operazione di imbroglio combinato dalla cultura moderna: togliere lo scandalo di uomini infermi e carnali dai quali dipende il perpetuarsi della Presenza del Verbo incarnato. Ma nello stesso tempo far credere che solo attraverso questa soppressione, la vera natura della Chiesa sarebbe stata finalmente affermata.

Questa soppressione dello scandalo della Chiesa, sempre esattamente nello stesso modo che nei confronti di Cristo, è preceduta su due strade (né poteva essere diversamente!).

O togliere la carnalità, affermando che la Chiesa è solo dei santi: è una società di spiriti eletti; il resto è solo apparenza o zavorra.

O togliere la Presenza: la Chiesa è una delle più grandi organizzazioni sociali per il benessere dell’umanità; una specie di Croce Rossa chiamata a raccogliere i feriti lasciati lungo i fossi dalla spietata società occidentale; il resto è pura evasione. O neghi la carnalità inferma, relegando la Presenza fuori dal vissuto quotidiano della vita umana; o affermi la carnalità inferma, negandone la capacità di veicolare la Presenza. Nell’uno e nell’altro caso lo "scandalo"è tolto; e l’uomo, quello vero che chiedo solo che gli si dica se può continuare a sperare in un incontro che sia risposta al suo illimitato desiderio di beatitudine, è imbrogliato.

La Chiesa dunque e’ la Presenza di Dio salvatore nella realtà sensibile ed attraverso la realtà sensibile, la quale pertanto diventa "segno" di quella Presenza stessa. Mistero e segno in un certo senso coincidono: il "mistero" diventa sperimentabile attraverso il "segno". Il segno indica la presenza del Mistero; lo segnala ai nostri occhi, alle nostre mani, alle nostre orecchie; lo rende sperimentale perché ne realizza la Presenza (cfr. 1Gv 1,1-4).

[Modificato da Credente 07/06/2011 13:19]
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08/06/2011 15:03
 
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L'importanza della vera Chiesa
"Ti scrivo queste cose nella speranza di venire presto da te, affinché, se dovessi tardare, tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (1Timoteo 3:14-15). L'apostolo Paolo, nel dare istruzioni al giovane evangelista Timoteo, ha lasciato in eredità alcuni principi basilari del Regno di Dio, principi che possiamo connettere ad altre parti della Scrittura.


La Chiesa è la casa di Dio


Dio è Padre, e i Suoi figli vivono nella Sua casa. Coloro che diventano cristiani sono aggiunti dal Signore alla comunità dei credenti, al di fuori della quale non potranno sperare di conservare la salvezza donata col battesimo (Atti degli Apostoli 2,47). Certo, chi salva non è la Chiesa in sé, ma Cristo; Cristo, però, pone i salvati nella Chiesa, indicandola come il Suo corpo spirituale (Efesini 1,22.23), cioè la Sua insostituibile propaggine su questa terra: Gesù è infatti "capo della Chiesa" e "Salvatore del corpo" (Efesini 5,23); Egli è lo Sposo e la Chiesa è Sua sposa (Apocalisse 19,7 e 22,17). Il tempio di Gerusalemme e il popolo d'Israele erano considerati casa di Dio nell'Antica Alleanza(cfr. Giovanni 2,16-17; Ebrei 3,2-6); dal compimento dell'opera di Cristo in poi, tutti coloro che accolgono il Vangelo sono "edificati per essere un edificio spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1Pietro 2,5), e fanno dunque parte del nuovo "tempio del Dio vivente" (2Corinzi 6,16).


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08/06/2011 15:11
 
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Ogni casa ha le sue regole

Gesù stesso - sul fondamento della propria messianicità e divinità - promise di edificare la Chiesa, garantendo che le forze del Male non potranno mai prevalere sulla casa di Dio (Matteo 16,16-18).

Il luogo della verità


La Chiesa è "colonna e sostegno della verità"

  I discepoli sono custodi del patrimonio di Verità dispensato mediante l'opera dello Spirito Santo, che ha guidato apostoli e profeti nella stesura della "fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi [ossia ai cristiani]" (Giuda v. 3).  Questo è il motivo per cui la Scrittura dice che Gesù è la "pietra angolare" dell'edificio-Chiesa e che "apostoli e profeti" ne sono il "fondamento" (Efesini 2,20). La Chiesa è colonna e sostegno della verità perché possiede la rivelazione divina consegnatale una volta per sempre, e perché la difende, la pratica, la propaga.
 

Il luogo della speranza



Per mezzo della Chiesa - dice Paolo - deve essere universalmente manifestata "la multiforme sapienza di Dio" (Efesini 3,10). Scrivendo a un altro giovane evangelista (Tito), Paolo ricorda la "speranza della vita eterna" nella quale vivono coloro che hanno "conoscenza della verità che è secondo pietà" (Tito 1,1-2). La Chiesa è l'arca della quale fanno parte coloro che vogliono sopravvivere al diluvio di peccato di questo mondo, per giungere alla Gerusalemme celeste di cui parla la parte finale della Bibbia (Apocalisse 21-22). Vivendo verità e amore nel corpo di Cristo, il cristiano ha la "viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti", perché vivo è il Signore. Nella Chiesa ci si consola gli uni gli altri con la Parola di Dio (1Tessalonicesi 4,18), perché Dio ci ha "dato per grazia una consolazione eterna e una buona speranza" (2Tessalonicesi 2,16). Condursi col giusto atteggiamento nella casa di Dio significa poter vivere questo entusiasmante passo biblico: "I discepoli erano ripieni di gioia e di Spirito Santo" (Atti degli Apostoli 13,52).

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18/06/2011 13:11
 
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DA COSA RICONOSCERE LA VERA CHIESA
[Modificato da Credente 15/07/2020 16:52]
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18/05/2012 09:27
 
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L’INCOERENZA DELLA CHIESA

 

Frequentemente viene rivolta alla Chiesa Cattolica , l’obbiezione, che mentre il Vangelo insegna una cosa, essa non si comporta di conseguenza. E’ il caso ad esempio:

- della purezza, che viene frequentemente tradita, proprio da quelli che dovrebbero esserne l’esempio vivente,

- della povertà, che viene disattesa e che nelle ricchezze trova uno stridente contrasto,

- dell’obbedienza che spesso non si nota,

- dell’umiltà che non c’è,

- del rispetto dei comandamenti che manca,

- della conoscenza e dell’attuazione della Bibbia in generale che sarebbe assai scarsa ...etc…

 

E allora qualcuno conclude: come posso far parte di questa chiesa?

La domanda è molto seria e non deve essere elusa superficialmente.
Cerchiamo ancora una volta la risposta nella Scrittura.

Gesù ha insegnato la Via della Verità che porta alla Vita ed ha lasciato l’incarico di fare altrettanto ai suoi Apostoli, i quali non sempre però si sono comportati in modo perfetto pur insegnando la perfezione.

 Vediamo perciò alcuni passaggi scritturali a tale riguardo.

 Gv.12,6 …questo disse (Giuda) non perché gli importasse dei poveri ma perché era ladro, e siccome teneva la cassa, prendeva ciò che vi mettevano dentro…

 Dunque all’interno della Chiesa nascente c’era già un avido ladro prima ancora che un traditore, e fu tollerato da Gesù.

 In Luca 9,41 Gesù rimproverando sdegnato i suoi apostoli esclama: “O generazione incredula e perversa, quanto ancora vi sopporterò”, poi Pietro lo rinnega tre volte, gli altri apostoli lo tradiscono nell’ora cruciale.

 Si dirà che questo avvenisse prima della venuta dello Spirito Santo ed allora leggiamo ancora in Galati 2,11: quando Cefa venne ad Antiochia, io (Paolo) mi opposi a lui apertamente perché si era reso degno di biasimo.

Il comportamento (non la sua posizione dottrinale) di Pietro non era dunque coerente con quello che egli stesso insegnava .

 Ancora, nelle lettere indirizzate alle sette chiese menzionate dall’Apocalisse, Gesù rimprovera a ciascuna di quelle chiese qualcosa che non funziona, ed a quella di Laodicea avverte in tono assai grave: “Tu vai dicendo, Io sono ricco , dovizioso, non mi manca niente, e non sai d’essere meschino, miserabile, povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comprare da me dell’oro raffinato nel fuoco, per arricchirti e delle vesti bianche per rivestirti affinchè la vergogna della tua nudità non appaia”.

Chi dunque si potrà vantare di essere immune da comportamenti incoerenti rispetto alla perfezione additata dalla Scrittura? Chi più e chi meno siamo tutti peccatori, tutti pieni di imperfezioni, tutti bisognosi di convertirci continuamente. Quale confessione religiosa, fatta di uomini, può vantarsi di essere come il Signore chiede di “sforzarci” di essere, cioè santi? (Mt 5,48)

 

 Allora è chiaro che il Signore chiede alla sua Chiesa la fedeltà e quindi ogni comportamento contrario a questo deve essere ripreso e corretto.

 Ma significa questo che la Chiesa deve essere abbandonata? Che deve assere accusata al tempo stesso di insegnare il falso? Che addirittura occorre creare un’altra chiesa che avrebbe le garanzie della Verità solo perché sarebbe rispettosa della osservanza delle norme evangeliche?

 Cosa troviamo ancora nella Scrittura al riguardo?

 Gesù spesso nel Vangelo rimproverava i Farisei: Mt 23,2: … sulla cattedra di Mosè si son seduti gli scribi ed i Farisei; quanto vi dicono fatelo ed osservatelo, ma non fate secondo le loro opere perché dicono ma non fanno, legano sulle spalle della gente dei pesi che essi non osano nemmeno toccare…

In Luca 11,52 Gesù dice ancora: Guai a voi dottori della Legge che avete tolto la chiave della scienza; voi non siete entrati e a quelli che volevano entrare lo avete impedito.

 

Parole molto dure per i Farisei che però si possono applicare anche a coloro che hanno ricevuto la CHIAVE per introdurre i cristiani nella Verità di Cristo. Molti non aderiscono al Signore perché, osservando la Chiesa dicono : “si predica bene e si razzola male”.

Si noti però che la CHIAVE è stata affidata a loro ! ( A te darò le CHIAVI… Mt 16,18)

Il deposito di fede è stato affidato a persone ben determinate, scelte da Cristo, con le loro umane debolezze, i quali lo hanno trasmesso a loro volta a persone ben determinate, (con gli stessi loro limiti umani) secondo quanto dice Paolo a Timoteo: 2Tim.2,1 Le cose che hai udito da me, trasmettile a persone fidate che siano in grado di ammaestrare a loro volta anche gli altri. (Ma per quanto fidate, non certo impeccabili)

Ed ancora, in 2 Tim.3,4 Tu rimani saldo in quello che hai imparato sapendo da chi l’hai appreso.

Neanche Paolo si riteneva perfetto; diceva infatti : Io non sono consapevole di nulla ma chi mi giudica è il Signore.

In 1 Gv.1,8 troviamo: “se dicessimo di non avere alcun peccato , inganneremmo noi stessi e la verità non sarebbe in noi…”

Gesù non dice affatto che la sua Chiesa sarà perfetta nell’osservanza della fedeltà ai suoi comandamenti ma promette invece di assisterla per mezzo del suo Spirito nella Verità tutta intera (Gv.16,13) e che le porte degli inferi non avrebbero mai prevalso. E questo si applica alla continuità della Chiesa, pur in mezzo a tanti eventi disastrosi che l’hanno minata dall’interno e dall’esterno.

 

Vediamo un altro aspetto della questione;

Gesù dice una parabola che in mezzo al grano buono vi sarebbe stata la zizzania, oppure che come pastore vi sarebbe potuto essere un mercenario pusillanime, che avrebbe lavorato come sfruttatore della chiesa , e da fuggitivo di fronte ai pericoli (Gv.10,12); Quanti mercenari lavorano nella chiesa solo per guadagno !!

e in Atti 20,28 Paolo dice:

“Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che Egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni ad insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate”.

Nell’accusare la Chiesa di comportamento sbagliato si è poi passati ad accusarla di avere anche falsato l’insegnamento. Da qui sono nate purtroppo tante divisioni e la colpa non può essere attribuita ad una sola parte. Ognuno è responsabile di quello che ha provocato.

Qualcuno potrebbe osservare che a volte i lupi rapaci sono gli stessi vescovi; anche in questo caso il Signore ci avverte che vi potranno essere amministratori posti a capo della casa che si metteranno a maltrattare gli altri servi; ma la loro sorte sarebbe stata tra gli infedeli. (Luca 12,42 ss)

Qualcuno potrebbe osservare che “l’albero si riconosce dai frutti” e che non se ne vedono nella Chiesa.
Ma domandiamoci: Non risulta per caso a nessuno le opere caritative, l’assistenza ai malati quando non c’erano ospedali, l’assistenza educativa, quando non esistevano scuole, le opere missionarie, l’evangelizzazione e più recentemente, l’assistenza alle nuove forme di povertà, di solitudine, di droga, ecc….?
Questo appena per dire che non è affatto vero che sia tutto da rigettare.
 Gesù ha promesso alla sua Chiesa la INFALLIBILITA' (Gv 16,13) ma non la IMPECCABILITA' (Ap.cap 2 e 3)

 

[Modificato da Coordin. 19/05/2012 11:02]
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28/06/2012 16:20
 
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L`unità della Chiesa
da Cipriano di Cartagine, De Eccl. unitate, 4-5

Il Signore dice a Pietro: "Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra qnesta pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell`inferno non prevarranno contro di essa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli ciò che tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, e ciò che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo" (Mt 16,18s). Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua Risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: "Come il Padre ha mandato me, cosí io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Gv 20,21-23). Tuttavia, per manifestare l`unità, costituí una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all`onore e al potere; ma l`esordio procede dall`unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest`unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: "Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice" (Ct 6,9). Chi non conserva quest`unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell`unità dicendo: "Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio" (Ef 4,4-6).
Quest`unità dobbiamo conservare salda e difendere soprattutto noi, vescovi, che nella Chiesa presidiamo, dimostrando cosí che lo stesso nostro episcopato è unico e indiviso. Nessuno inganni i fratelli con la menzogna, nessuno corrompa la loro fede nella verità con perfida prevaricazione! L`episcopato è unico, e i singoli ne possiedono ciascuno una parte, ma «in solido». Anche la Chiesa è unica, e si propaga in una moltitudine vastissima per la sua feconda prolificità, proprio come i raggi del sole sono molti, ma lo splendore è unico, i rami degli alberi sono molti, ma unico è il tronco saldamente attaccato alla radice, e come dalla sorgente unica defluiscono molti ruscelli e quantunque sembri che una numerosa copia di acqua largamente si diffonda tuttavia essa conserva alla sua origine l`unità. Dalla massa dei sole togli un raggio: l`unità della luce non ammette divisione; dall`albero stacca un ramo: il ramo non potrà piú germogliare; dalla fonte isola un ruscello: questo subito seccherà.
Cosí, anche la Chiesa del Signore diffonde luce per tutta la terra, dappertutto fa giungere i suoi raggi; tuttavia unico è lo splendore che dappertutto essa diffonde, né si scinde l`unità del corpo. Estende i suoi rami frondosi per tutta la terra riversa in ogni direzione le sue acque in piena, ma unico è il principio unica è l`origine, unica è la madre ricca di frutti e feconda. Dal suo grembo nasciamo, dal suo latte siamo nutriti, dal suo Spirito siamo vivificati.
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05/07/2012 18:26
 
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LA CHIESA E' INFALLIBILE MA NON IMPECCABILE

L'infallibilità della Chiesa

L'infallibilità vuol dire impossibilità di cadere in errore e, nel
caso nostro, si distingue in attiva e passiva. La prima (infall. in
docendo) è propria dei pastori nell'esercizio del loro ufficio
magisteriale, la seconda (infall. in credendo) dì tutti i fedeli
nell'adesione al messaggio di fede. Ambedue sono reciprocamente causa
ed effetto. Qui si parlerà soprattutto dell'infallibilità attiva.



1. Realtà dell'infallibilità.

La Chiesa nel definire una dottrina di fede e di morale è
infallibile. De fide.

Il Concilio Vaticano I presuppose, nella definizione
dell'infallibilità papale, quella della Chiesa dichiarando: "Il Papa,
quando parla ex cathedra, gode... di quella infallibilità di cui il
Divino Redentore volle fosse munita la sua Chiesa nel definire una
dottrina di fede o di morale" (D. 1839 [DS- 3074]).

Avversari di questo dogma sono i riformatori, che respinsero insieme
alla gerarchia, il magistero e la sua autorità, ed i modernisti, che
contestarono l'istituzione divina del magistero ecclesiastico,
disconoscendogli perciò anche l'infallibilità.
Cristo ha promesso agli Apostoli l'assistenza dello Spirito Santo e
la sua propria nel compimento del loro ministero di maestri. Gv. 14,
16: "Io pregherò il Padre e vi darà un altro Confortatore, affinché
rimanga sempre con voi, lo Spirito di verità". Mt. 28, 20: "Ecco io
sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo". Cfr. Gv. 14,
26; 16, 13; Atti 1, 8.
L'assistenza costante di Cristo e dello Spirito Santo è garanzia
della purezza e dell'incorruttibilità della predicazione degli
Apostoli e dei loro successori. Cristo richiede
un'incondizionata "ubbidienza di fede" (Rom. 1, 5) alla predicazione
dei suoi Apostoli e dei loro successori e ne fa dipendere la salute
eterna: "Chi crede e si fa battezzare si salverà; chi non crede, sarà
condannato" (Mc. 16, 16).
Egli si identifica addirittura con loro: "Chi ascolta voi, ascolta
me; e chi rigetta voi, rigetta me" (Lc. 10, 16; cfr. Mt. 10, 40; Gv.
13, 20).
Ciò presuppone che gli Apostoli ed i loro successori siano, nel loro
insegnamento, esenti dal pericolo di errare.
Paolo chiama la Chiesa "colonna e sostegno della verità" (1 Tim. 3,
15).
L'infallibilità della predicazione è un presupposto dell'unità e
dell'indistruttibilità della Chiesa.

I Padri nella lotta contro le eresie, affermano che la Chiesa ha
sempre conservata immune da errori la verità trasmessa dagli Apostoli
e che la conserverà tale per ogni tempo. In opposizione alla falsa
gnosi, IRENEO pone in risalto che la predicazione della Chiesa è
sempre la medesima, poiché la Chiesa possiede lo Spirito Santo, lo
spirito di verità: "Dove c'è la Chiesa, c'è anche lo Spirito di Dio,
e dove c'è lo Spirito di Dio, c'è la Chiesa ed ogni grazia; ora lo
Spirito è verità" (Adv. haer. III, 24, 1).
La Chiesa è la "dimora della verità", da cui gli eretici sono
separati (III, 24, 2). La trasmissione della dottrina apostolica
immune da errori viene garantita dalla ininterrotta successione dei
vescovi a partire dagli Apostoli: "Essi (i vescovi) con la
successione episcopale hanno ricevuto il sicuro carisma della verità
secondo il beneplacito del Padre" (IV, 26, 2). Cfr. TERTULLIANO, De
praescr. 28; CIPRIANO, Ep. 59, 7.

La ragione intima dell'infallibilità della Chiesa sta nell'assistenza
dello Spirito Santo, che le fu promesso soprattutto per l'esercizio
del suo magistero. Cfr. S. th. II-II, 1, 9; Quodl. 9, 16.



2. Oggetto dell'infallibilità.

a) Oggetto primario dell'infallibilità sono le verità formalmente
rivelate concernenti la fede e i costumi. De fide (D. 1839 [DS.
3074]).
La Chiesa può non solo stabilire e proporre, interpretando in modo
autentico la Scrittura e le testimonianze della Tradizione, il senso
della rivelazione, ma anche individuare e prescrivere gli errori
contrari; altrimenti il suo ufficio di "custode e maestra della
parola di Dio rivelata" (D. 1793 [DS. 3012]), non potrebbe essere
giustificato (D. 1798 [DS. 3018]).

b) Oggetto secondario dell'infallibilità sono quelle verità di fede e
di morale che, benché non formalmente rivelate, sono però
strettamente connesse con le rivelate. Sentenza certa (D. 1839 [DS-
3074]).
Ciò emerge dal fine dell'infallibilità stessa, che è quello
di "santamente custodire e fedelmente esporre il deposito della fede"
(D. 1836 [DS. 30701). La Chiesa non raggiungerebbe questo fine se non
potesse decidere in modo infallibile, sia positivamente accertando la
verità sia negativamente riprovando l'errore opposto, circa dottrine
e fatti che sono in stretto rapporto con la rivelazione.
Appartengono all'oggetto secondario dell'infallibilità: 1) le
conclusioni teologiche, che derivano da una verità formalmente
rivelata e da una verità di ragione naturale; 2) i fatti storici, dal
cui riconoscimento dipende la sicurezza di una verità rivelata (facta
dogmatica); 3) le verità di ragione naturale, che sono strettamente
connesse con le verità rivelate; 4) la canonizzazione dei santi, cioè
il giudizio definitivo che un membro della Chiesa è stato accolto
nella beatitudine eterna e dev'essere fatto oggetto del culto
pubblico. Il culto reso ai santi, è, come insegna S. Tommaso, "una
professione di fede, con cui crediamo alla gloria dei santi" (Quodl.
9, 16). Se la Chiesa potesse sbagliare nel suo giudizio, ne
deriverebbero conseguenze inconciliabili con la sua santità.



3. Soggetti depositari dell'infallibilità.
Sono il Papa e tutto l'episcopato, cioè l'insieme dei vescovi in
unione col Papa, loro capo.

a) Il Papa.
Il Papa è infallibile quando parla ex cathedra. De fide.

b) I vescovi.
L'insieme dei vescovi è infallibile quando, o riunito in Concilio
ecumenico o disperso sulla faccia della terra, in unione con il Papa,
propone una dottrina di fede o di morale come verità a cui tutti i
fedeli devono attenersi. De fide.

Il Concilio di Trento insegna che i vescovi sono i successori degli
Apostoli (D. 960 [D S. 1768]); similmente il Concilio Vaticano I (D.
1828 [DS. 3061]). Quali successori degli Apostoli, essi sono, al par
di quelli, i pastori ed i maestri dei fedeli (D. 1821 [DS. 3050]).
Essendo per ufficio maestri della fede. sono titolari
dell'infallibilità attiva assicurata al magistero ecclesiastico.

Si distinguono due forme di attività nel magistero dell'episcopato,
l'una straordinaria, l'altra ordinaria:

1) In modo straordinario i vescovi esercitano il loro infallibile
potere magisteriale nel concilio generale o ecumenico in unione con
il Papa; ed è proprio nelle decisioni dei concilii generali che
l'attività dei loro magistero, istituito da Cristo, ha la più chiara
manifestazione.
Nella Chiesa fu sempre viva la convinzione che le decisioni dei
concilii generali sono infallibili.
S. ATANASIO, parlando della definizione di Nicea, scrive: "La parola
del Signore espressa per opera del Concilio ecumenico di Nicea,
rimane in eterno " (Ep. ad Afros, 2). GREGORIO MAGNO riconosce ed
onora i primi quattro concilii generali come i quattro Vangeli, e
pone sullo stesso piano anche il quinto (Ep. 1, 25).

Perché un concilio sia ecumenico è necessario: (a) che vi siano
invitati tutti i vescovi residenziali della terra; (b) che in realtà
convenga da diverse regioni un numero tale di vescovi che questi
possano considerarsi come rappresentanti dell'intero episcopato; (c)
che il Papa convochi il concilio, o almeno approvi con la sua
autorità l'assemblea dei vescovi, ne abbia la presidenza in persona o
mediante un suo rappresentante e ne confermi le decisioni. Mediante
la conferma papale, che può essere esplicita o anche implicita, le
decisioni acquistano valore giuridico universale (CIC 227).

I primi otto concilii ecumenici furono convocati dall'imperatore.
Egli ne aveva anche ordinariamente la presidenza onorifica e la
tutela esterna. Il secondo ed il quinto concilio ecumenico furono
tenuti senza che il Papa o un suo rappresentante vi prendessero
parte: per convocazione, composizione e direzione furono concilii
plenari dell'Oriente, ma ottennero valore ecumenico quando il Papa,
cioè l'intera Chiesa, in seguito ne riconobbe i decreti.

2) I vescovi esercitano il loro infallibile potere in modo ordinario
quando, nelle proprie Diocesi, uniti moralmente con il Papa,
annunciano concordemente le medesime dottrine di fede o di morale. Il
Concilio Vaticano I dichiarò espressamente che anche le verità
rivelate proposte dal magistero ordinario ed universale della Chiesa
devono essere credute per fede divina e cattolica (D. 1792 [DS.
3011]).
Ora chi detiene il magistero ordinario e universale è precisamente
l'episcopato diffuso su tutta la faccia della terra. La concordanza
dei vescovi nella dottrina può essere stabilita dai catechismi che
essi redigono, dalle loro pastorali, dai libri di preghiera che essi
approvano e dalle decisioni dei sinodi particolari. E' sufficiente
una concordanza moralmente universale in cui non deve mancare
l'espressa o tacita approvazione del Papa, quale capo supremo di
tutto l'episcopato.

Il singolo vescovo nel proclamare le verità di fede non è
infallibile. La storia della Chiesa mostra che singoli membri
dell'episcopato sono caduti in errore e in eresie, per es. Fotino,
Nestorio. Per conservare integra la dottrina tradizionale, è
sufficiente l'infallibilità collegiale dell'intero episcopato. Il
singolo vescovo è però per la sua diocesi, in forza del suo ufficio,
l'autentico, cioè autorevole maestro della fede, purché sia in
comunione con la Santa Sede e si attenga alla dottrina generale della
Chiesa.

La infallibilità nell'insegnamento non esclude però che gli uomini che fanno parte della Chiesa possano peccare.
Anzi, secondo s.Giovanni apostolo, chi dicesse di essere senza peccato sarebbe un mentitore.
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23/08/2012 17:29
 
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SE SEI…

HA FONDATO LA TUA CHIESA O SETTA…

LUOGO

ANNO

Amico degli Uomini

Anglicano

Avventista del Settimo Giorno

Bambino di Dio

Battista

Calvinista

Chiesa della Scientologia

Chiesa della Unificazione

Chiesa Gnostica

Congregazionale

Discepolo di Cristo

Episcopale

Esercito della Salvezza

Luterano

Mennolista

Metodista

Mormone

Nazzareno

Pentecostale

Presbiteriano

Quacchero

Riarmo Morale

Rosacroce

Scientista

Spintista

Teosofo

Testimone di Geova

Valdese

YMCA

A.Freitag

Enrico VIII

Etien G. White

David Berg

John Smith

Giovanni Calvino

Lafayette Ronald Hubbard

Sun Nyung Moon

Arnold Krusum-Heller

Robert Brown

Tomas Campbell

Gruppo

William Booth

Martino Lutero

Mennan Simons

John Wesley

Joseph Smith

Gruppo

Gruppo

John Knox

George Fox

Frank Buchman

Harvey Sponsor Lewis

Mary Baker

Sorella Fox

Ellen Blavatsky

Charles Tase Russel

Pietro Valdez

George William

Svizzera

Inghilterra

U.S.A.

U.S.A.

Inghilterra

Svizzera

U.S.A.

Corea

Germania

Inghilterra

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U.S.A.

Inghilterra

Germania

Olanda

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U.S.A.

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U.S.A.

Inghilterra

Inghilterra

Inghilterra

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U.S.A.

U.S.A.

U.S.A.

U.S.A.

Francia

Inghilterra

1920

1534

1863

1950

1611

1525

1950

1954

……

1631

1763

1785

1878

1521

1543

1784

1830

1919

1901

1560

1691

1930

1915

1875

1848

1875

1874

1173

1844

CATTOLICO                        | GESU' CRISTO             |  PALESTINA                  | 33


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23/08/2012 18:17
 
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LA CHIESA È IL CORPO MISTICO DI CRISTO. Davanti a tanto splendore, quale brutta figura fanno tanti poveri laicisti e anticlericali che (o con cattiveria o con spaventosa ignoranza) vanno blaterando: “Cristo sì, Chiesa no!” Voi, figli della luce non ripetete mai questa tenebrosa menzogna. Ma ascoltate lo Spirito, il Quale, per mezzo di S. Paolo, ripetutamente grida “Cristo è il Capo, la Chiesa è il suo Corpo”.
Avete mai visto passeggiare per le strade o per le piazze un corpo senza capo o un capo senza corpo? Come non può esistere un capo senza corpo e viceversa, così non esiste Cristo senza Chiesa e Chiesa senza Cristo. Chi rifiuta la Chiesa Corpo di Cristo, rifiuta Cristo Capo della Chiesa.
Il Card. Pellegrino ripeteva: “Per essere cristiani bisogna fare una scelta: o restare con Cristo nella Chiesa o mettersi fuori della Chiesa e non essere più con Cristo”.
Pio XII affermava: “La Chiesa è il prolungamento di Gesù nel tempo e nello spazio”. Infatti continua nei secoli la missione di salvezza di Gesù, rimanendo sempre fedele al comando di Cristo Dio, il Quale disse agli Apostoli e ai loro successori (Papa, Vescovi, Sacerdoti): “Come il Padre ha mandato me, così Io mando voi”. “Chi ascolta voi ascolta Me; e chi disprezza voi disprezza Me”.
“A me è stato dato ogni potere in Cielo e in terra. Andate dunque, ammaestrate tutte le genti…insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”.
“Io sono con voi fino alla fine del mondo”.
2. LA CHIESA È ISTITUITA DA GESÙ: È voluta dal Padre, è fondata dal Figlio, è animata dallo Spirito Santo. Il Vangelo c’è ne dà l’assoluta certezza.
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29/09/2012 15:57
 
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GRAFICO CHE CONTIENE ANCHE ALCUNE DELLE PRINCIPALI SETTE DEI PRIMI SECOLI CRISTIANI.

continuita

IL SEGUENTE GRAFICO RIPORTA LE DENOMINAZIONI CRISTIANE PRINCIPALI FORMATESI DOPO L'ANNO MILLE
CONTINUITA2
[Modificato da Credente 18/02/2016 11:10]
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29/09/2012 18:28
 
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ELENCO DEI PAPI CHE DOCUMENTA LA CONTINUITA' DEGLI AMMINISTRATORI CHE CRISTO HA "POSTO A CAPO DEI SUOI DOMESTICI" FINO AL SUO RITORNO (cf Luca 12, 42 ss)
Quando la sede papale è rimasta scoperta tra una elezione valida e quella successiva, mantengono la continuità apostolica, l'insieme dei vescovi ai quali pure, come all'insieme degli apostoli, è stato affidato il potere di legare e di sciogliere (vedi Mt 18,18)

Papi
[Modificato da Credente 18/02/2016 11:11]
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10/03/2013 18:41
 
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[Modificato da Credente 17/07/2019 17:27]
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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