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CRONOLOGIA BIBLICA E PARABIBLICA

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2013 14:48
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09/09/2013 14:36
 
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GIACOMO IL MINORE IN FLAVIO GIUSEPPE

Del martirio di Giacomo il Minore abbiamo notizia, oltre che in Flavio Giuseppe, in Egesippo, autore cristiano del II secolo, del quale Eusebio di Cesarea ci conserva un frammento che afferma che Giacomo il Minore fu prima precipitato dal pinnacolo del Tempio, poi lapidato ed infine finito con un bastone. Giacomo il Minore è chiamato nel NT ed anche in Flavio Giuseppe il "fratello del Signore", da non confondere sicuramente con Giacomo il Maggiore, l'apostolo fratello di Giovanni e, nemmeno, probabilmente, con Giacomo di Alfeo, altro apostolo. L'espressione "fratello" è interpretata nella Chiesa ortodossa (a partire da alcuni testi apocrifi) come riferimento ad un vero fratello di Gesù, nato da un primo matrimonio di Giuseppe rimasto poi vedovo e risposatosi con Maria. Nella Chiesa Cattolica, a partire dalla frequenza con cui i parenti di primo grado vengono definiti "fratelli" in ambiente biblico (così, ad esempio, dei cugini Abramo e Lot, nella Genesi), viene invece più comunemente interpretata come riferimento ad un parente stretto del Signore. Dopo la partenza di Pietro da Gerusalemme (At 12, 17) Giacomo il Minore vi esercitò la presidenza della comunità gerosolimitana, fino al suo martirio, avvenuto nel 62 d.C. Di questa morte ci da appunto testimonianza Flavio Giuseppe, raccontandoci come il sommo sacerdote Anano approfittò della vacanza di autorità romana tra la morte di Festo e l'arrivo di Albino, per poter eliminare Giacomo: 

Venuto a sapere della morte di Festo, Cesare (Nerone) mandò in Giudea come procuratore Albino. Il re (=Erode Agrippa II) depose Giuseppe dal sommo sacerdozio e ne affidò la successione al figlio di Anano, anch'egli chiamato Anano. Dicono che Anano il Vecchio (=lo Annas dei vangeli, suocero di Caifa) sia stato sommamente fortunato; infatti egli ebbe cinque figli e tutti divennero sommi sacerdoti di Dio, dopo che egli stesso per primo occupò questo ufficio per lungo tempo: cosa che non capitò mai a nessuno dei nostri sommi sacerdoti. Anano il giovane, di cui abbiamo detto che ottenne il sommo sacerdozio, era di carattere avventato e insolitamente audace; faceva parte del gruppo dei sadducei, i quali, come abbiamo già mostrato, quando siedono in giudizio sono sconsiderati più di tutti gli altri giudei. Essendo dunque di tal fatta, Anano, pensando di avere dalla sua un momento favorevole, dato che Festo era morto e Albino era ancora in viaggio, fece radunare il sinedrio per un giudizio, conducendo davanti ad esso il fratello di Gesù detto Cristo, chiamato Giacomo, ed alcuni altri, accusandoli di trasgressione della Legge e condannandoli ad essere lapidati (Ant. 20, 197-203). 
  
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Dal libro di Eusebio di Cesarea

23 COME GIACOMO, DETTO FRATELLO DEL SIGNORE, SUBÌ IL MARTIRIO

1 Dopo che Paolo aveva fatto appello a Cesare ed era stato mandato da Festo a Roma, i Giudei, vista cadere ogni speranza nella congiura ordita contro di lui, si volsero contro Giacomo, fratello del Signore, che sedeva, per designazione degli apostoli, sul trono episcopale di Gerusalemme, e osarono compiere queste azioni contro di lui 2 Condottolo in mezzo a loro, gli domandarono di rinnegare davanti a tutto il popolo la fede in Cristo, ma egli, contro le aspettative di tutti, parlò di fronte a tutto il popolo con voce più libera di quanto essi si attendessero, proclamando che il Salvatore e Signore nostro Gesù e figlio di Dio. La folla, non tollerando la testimonianza di fede di quell'uomo, che riteneva tuttavia il più giusto di tutti per la sua non comune saggezza e pietà, di cui dava prova nella vita, lo uccise avvalendosi della momentanea anarchia, dovuta alla morte di Festo governatore della Giudea, avvenuta proprio in quei giorni, che lasciò quella provincia senza governo e senza governatore 3 Le parole già citate di Clemente narrano come si svolse il martirio di Giacomo che, dice, fu gettato dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte. Racconta questi avvenimenti con la massima precisione Egesippo , uno storico vissuto al tempo della prima successione degli apostoli, nel quinto libro delle sue Memorie, dicendo: “Riceve la dirczione della Chiesa insieme agli apostoli Giacomo, fratello del Signore, detto da tutti il "Giusto" dai tempi del Signore fino ai nostri, per distinguerlo dai molti altri che portavano lo stesso nome Egli era santo già nel ventre materno, non beveva ne vino nè sicera , non mangiava carne di animali, non passava mai il rasoio sulla testa, non si spalmava mai di olio, non prendeva mai i bagni A lui solo era possibile accedere al santuario, infatti non indossava abiti di lana, ma di lino Entrava solo nel Tempio e lo si trovava genuflesso a supplicare il perdono per il popolo. Poiché adorava Dio e chiedeva il perdono per il popolo sempre in questa posizione, gli erano venuti i calli alle ginocchia come i cammelli Per la sua estrema giustizia fu detto "il Giusto" e "Oblias", che tradotto in greco significa "fortezza del popolo e giustizia", come i Profeti affermano di lui.

Alcuni poi delle sette fazioni presenti fra il popolo , di cui ho già parlato” (nelle Memorie), “gli chiesero quale fosse la porta di Gesù, egli disse che era il Salvatore. Da ciò alcuni credettero che Gesù è il Cristo. Ma le fazioni suddette non credevano ne alla resurrezione ne che Cristo sarebbe ritornato sulla terra per dare a ciascuno secondo le sue opere, quanti credettero in ciò lo fecero grazie a Giacomo 10 Poiché dunque molti anche dei capi credettero, Giudei, Farisei e Scribi si ribellarono, dicendo che si correva il rischio che tutto il popolo ritenesse Gesù il Cristo. Andati allora da Giacomo, gli dissero "Ti avvisiamo, controlla il popolo che tu hai ingannato su Gesù, facendogli credere che egli è il Cristo. Ti chiediamo di persuadere riguardo a Gesù tutti coloro che si sono radunati per celebrare il giorno di Pasqua, tutti noi infatti abbiamo fiducia in tè, dal momento che, insieme a tutto il popolo, diciamo che tu sei giusto e imparziale Persuadi pertanto la folla a non ingannarsi sulla persona di Gesù, poiché tutto il popolo e noi tutti abbiamo fiducia in tè. Mettiti dunque sul pinnacolo del Tempio affinchè tutto il popolo, riunito in tutte le fratrie e le tribù in occasione della Pasqua, possa vederti e udire le tue parole" Allora gli Scribi suddetti e i Farisei spinsero Giacomo sul pinnacolo del Tempio, e gridando gli dissero: "O Giusto, in cui tutti dobbiamo avere fiducia, poiché il popolo ha cominciato a seguire opinioni errate su Gesù crocifisso, rivelaci qual è la porta di Gesù".

 

Ed egli rispose dicendo a gran voce: "Perché mi fate domande sul Figlio dell'uomo? Egli siede in cielo alla destra della grande potenza, e sta per ritornare sulle nuvole del cielo". . Molti credettero profondamente alla testimonianza di Giacomo, esclamando: "Osanna al figlio di Davide". Allora gli Scribi e i Farisei dissero fra di loro: "Abbiamo fatto male ad offrire a Gesù una simile testimonianza. Ma saliamo a buttare di sotto Giacomo, affinchè il popolo, impaurito, non creda più in lui". E gridavano dicendo: "Oh oh, anche il 'Giusto' è caduto in errore!", dando così compimento a quanto è scritto in Isaia: Uccidiamo il Giusto, perché è per noi dannoso; allora mangiano i frutti delle loro opere df. Saliti dunque, scaraventarono giù il Giusto"; poi dissero fra loro: "Lapidiamo Giacomo il Giusto", e cominciarono a scagliargli sassi, perché quella rovinosa caduta non lo aveva ucciso. Ma egli, voltatesi, si inginocchiò dicendo: "Ti prego, Signore Dio Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Così, mentre egli veniva lapidato, uno dei sacerdoti, figlio di Rechab ", figlio di Rechabim, di cui si ha testimonianza nel profeta Geremia , disse gridando: "Fermi, che fate? Il 'Giusto' prega per voi". Allora uno di loro, un sobillatore del popolo, preso il legno col quale batteva gli abiti, colpì alla testa il "Giusto", che subì così il martirio. Fu poi seppellito in un luogo vicino al Tempio, dove, ancora oggi, si può vedere la sua lapide. Costui fu testimone verace ai Giudei e ai Greci che Gesù è il Cristo. Subito dopo Vespasiano cinse d'assedio la città ”.

Nella narrazione di questi avvenimenti, che riporta in tutto il loro svolgimento, Egesippo concorda pienamente con Clemente. Così, dunque, Giacomo era uomo meraviglioso e noto a tutti per la sua giustizia, tanto che i più assennati fra i Giudei ritennero la sua morte causa dell'assedio di Gerusalemme, che avvenne subito dopo il suo martirio . Esso, credevano, non aveva altra origine se non quell'empia uccisione. . Giuseppe con sicurezza conferma questo pensiero nella sua opera, dicendo: “Queste sciagure si riversarono sui Giudei come punizione della loro efferatezza nei riguardi di Giacomo il "Giusto", fratello di Gesù detto il Cristo, che essi uccisero, sebbene fosse l'uomo più giusto” . Lo stesso autore, nel ventesimo libro delle Antichità, racconta la sua morte con queste parole: “Cesare, appresa la notizia della morte di Festo, nominò Albino prefetto della Giudea Anano il giovane, come ho già detto, deteneva il sommo sacerdozio. Egli, uomo di carattere impudente e oltremodo audace, era un membro della setta dei Sadducei, che sono, come si è già affermato, i più perversi fra tutti i Giudei nei loro giudizi . Anano dunque, che era un uomo di tale indole, avendo pensato di trarre vantaggio dalla morte di Festo e dal fatto che Albino era ancora in viaggio, radunò il Sinedrio giudicante davanti al quale trascinò il fratello di Gesù detto il Cristo, il cui nome era Giacomo, e alcuni altri, che fece ingiustamente lapidare con la falsa accusa di aver trasgredito la Legge. Ma quanti in città sembravano più moderati e rispettosi della Legge, mal tollerando l'accaduto, mandarono di nascosto nunzi al rè a chiedergli di intimare ad Anano di non commettere più simili azioni:non era la prima volta infatti che si comportava così stoltamente -

 . Alcuni di loro andarono incontro ad Albino, che giungeva da Alessandria, dicendogli che non era lecito ad Anano radunare il Sinedrio senza il suo consenso. Albino, persuaso dalle loro parole, scrisse adirato ad Anano, promettendogli che lo avrebbe punito; per questo il rè Agrippa lo destituì dal sommo sacerdozio, da lui detenuto da appena tré mesi, nominando in sua vece Gesù, figlio di Dammaio” .

Questo è ciò che accadde a Giacomo, a cui si attribuisce la prima delle lettere dette "Cattoliche".

 




L'epistola neotestamentaria di Giacomo si presenta come opera di Giacomo il Minore.


[Modificato da Coordin. 09/09/2013 14:48]
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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