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IRENEO DI LIONE (130-202 d.C.)

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2012 13:01
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11/04/2012 12:59
 
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Ireneo di Lione e la sua lotta contro lo Gnosticismo

 

1. Ireneo di Lione e la sua vita

Con il vescovo Ireneo entriamo nella Gallia: Lione è infatti la capitale delle Gallie (Belgica, Celtica, Aquitania). Del cristianesimo a Lione abbiamo testimonianza già nel 177, quando le Chiese di Lione e di Vienne sono soggette a una grave rivolta popolare: Eusebio di Cesarea ci ha conservato una lettera di questi martiri, testimonianza di prima mano che cita fra l'altro una dozzina di nomi di martiri. Troviamo Santo, diacono di Vienne, e Potino, vescovo di Lione, di cui Ireneo sarà successore. Ireneo, in quanto originario di Smirne ebbe in gioventù contatti con il vescovo Policarpo. Presbitero a Lione all'epoca della persecuzione, succede a Potino. Della sua vita gli storici ricordano il suo intervento pacificatore a Roma per la questione della data della Pasqua. Di lui ci sono pervenuti due scritti (in traduzione): in latino il Contro le eresie e in armeno la Dimostrazione della predicazione apostolica.

 

2. Lo gnosticismo

Con Ireneo prendiamo contatto con una delle più gravi crisi che la Chiesa antica dovette affrontare, cioè lo gnosticismo (da gnosi, cioè conoscenza). Lo gnosticismo è un movimento ampio e complesso, conosciuto proprio grazie alla descrizione dettagliata che ne ha dato Ireneo nella sua opera; da più di mezzo secolo (nel 1946) le nostre conoscenze sono state completate dalla scoperta di un'intera biblioteca gnostica a Nag-Hammadi. Lo gnosticismo, come dice il nome, è una conoscenza perfetta, ottenuta per rivelazione e illuminazione nel corso di una esperienza interiore. Questa rivelazione procura la salvezza, intesa come una rigenerazione, un ritorno al primitivo stato di integrità spirituale, libero dai legami del corpo e della materia, un ritorno all'"io originale" e al principio divino che lo costituisce: nonostante il suo esilio nel mondo materiale decaduto che cerca di catturarlo. Nello gnosticismo si crede a una caduta originaria avvenuta in un tempo precedente alla storia: l'anima divina (spirituale) originaria avrebbe infatti commesso una colpa mescolandosi col mondo di quaggiù, con la materia cattiva del corpo. Cogliamo in questa dottrina due aspetti errati e assai pericolosi: il dualismo (di stampo platonico) che vede il male nella materia (per cui lo gnostico non appartiene veramente a questo mondo, ma di lui, solo l'uomo interiore e spirituale può attingere la salvezza, liberandosi dalla materialità: altro che risurrezione dei corpi!), la redenzione che si attua secondo una conoscenza (comunque si intenda e ci si raffiguri il Cristo Salvatore, non interessa che abbia sparso il suo sangue per redimere l'umanità perché suo compito è rivelare ai predestinati la conoscenza salvifica che risvegli le loro coscienze addormentate sotto la materia). In più, questo procedimento è elitario: anzitutto perché pensa all'umanità divisa in tre tipi deterministicamente stabiliti: alcuni, gli spirituali, sono predestinati alla salvezza, alla luce; gli ilici (materiali) non possono attendersi alcuna "redenzione"; solo gli psychici ("animali") possono scegliere: questi ultimi (identificati con i credenti della "Grande Chiesa") appartengono a una categoria intermedia e possono aderire al bene o al male; "lo gnosticismo è elitario anche perché attinge a rivelazioni nascoste, in una trasmissione esoterica, privata non della "Grande Chiesa": si spiega qui la presenza nello gnosticismo di Scritture sacre specifiche del movimento, rivelazioni concesse solo agli iniziati... Nella complessità della faccenda, emerge un punto chiaro: Cristo, secondo loro, ha parlato a tutti nella sua vita quotidiana, mentre predicava in Palestina (e da queste sue parole sono nate le Scritture abitualmente accolte nelle Chiese), ma la vera rivelazione "illuminante" e spirituale Gesù la diede dopo, da risorto, e l'hanno raccolta appunto gli gnostici, lasciandola nei loro scritti segreti! Si comprende qui il fondamento della letteratura apocrifa di ispirazione gnostica. In analogia si comprende come, connesso al movimento gnostico, potesse sorgere Marcione di Sinope (Asia Minore), che rifiutava in blocco l'Antico Testamento: come si faceva a leggere le Scritture di quel Dio (Demiurgo) che aveva creato il mondo? Degli apocrifi gnostici si conoscono, fra l'altro, dei vangeli (provenienti da Nag-Hammadi): di Tommaso, di Maria (di Magdala), della verità di Filippo, poi il Libro segreto di Giovanni, l'Apocalisse di Pietro, La Rivelazione di Adamo al figlio Seth. Qualche espressione (iniziale) dal Vangelo della Verità:

Il Vangelo di verità è gioia per coloro che dal Padre della verità hanno ricevuto la grazia di conoscerlo attraverso la potenza del Logos venuto dal Pleroma: il Logos è nel pensiero e nella mente del Padre, egli è chiamato "Salvatore" essendo questo il nome dell'opera che ha da portare a compimento per la salvezza di coloro che non conoscevano il Padre. Il nome del Vangelo è, infatti, un proclama di speranza, è una scoperta per coloro che lo cercano. Tutti infatti erano alla ricerca di colui dal quale erano usciti, e i tutti erano in lui, l'inafferrabile, l'incomprensibile, colui che è al di sopra di qualsiasi pensiero. L'ignoranza del Padre fu sorgente di angoscia e di paura. L'angoscia si è condensata come una caligine, sicché nessuno ha potuto vedere. [...] Mistero nascosto, Gesù Cristo, per mezzo del quale ha illuminato coloro che, a motivo dell'oblio, si trovavano nell'oscurità: li ha illuminati, ha indicato loro la via. E questa via è la verità che ha insegnato loro. Per questo motivo, l'errore si adirò contro di lui, lo perseguitò, lo maltrattò lo annichilì. Fu inchiodato a un legno, divenne frutto della conoscenza del Padre; ma per coloro che ne hanno mangiato non divenne causa di perdizione. Al contrario, per coloro che ne mangiarono divenne causa di gioia, a motivo della scoperta. Egli infatti li trovò in sé stesso, ed essi trovarono lui in se stessi (I vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo. A cura di Luigi Moraldi, Milano, Adelphi, 1984, pp.29-30).

Queste dottrine costituivano una poderosa tentazione soprattutto per l'élite colta del mondo ellenistico di allora. Tutta una teologia sorgerà per arginarle e soprattutto per approfondire in senso "cristiano" le grandi verità della fede: ce ne interesseremo parlando di Origene. Ma prima si doveva "riassestare" la stessa compagine ecclesiale minata alla sua base: come garantire le Scritture autentiche? e, se le garantiamo a partire dalle comunità come identificare le comunità autentiche? È quanto si premura di chiarire Ireneo.

 

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POTRESTE AVERE DIECIMILA MAESTRI IN CRISTO, MA NON CERTO MOLTI PADRI, PERCHE' SONO IO CHE VI HO GENERATO IN CRISTO GESU', MEDIANTE IL VANGELO. (1Cor. 4,15 .
 
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