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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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02/09/2018 07:52
 
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La vita dei cristiani in terra islamica.



L’associazione Open Doors USA ha diffuso la storia di Sameda, una donna che vive in un paese asiatico. E’ diventata cristiana tre anni fa abiurando l’Islam. Non potendo rimanere nubile (la cultura locale non lo consente) ed essendo praticamente assenti gli uomini cristiani, Sameda ha sposato un musulmano. Non le restava altra scelta e la pressione sociale ha avuto la meglio.


All’inizio, le differenti religioni non hanno influito sulla loro vita matrimoniale. Anzi, Sameda racconta di un matrimonio riuscito e di una convivenza felice. Ma i problemi sono emersi: dopo poco tempo il marito ha iniziato ad usarle violenza sia verbale che fisica, arrivando a picchiarla addirittura durante la gravidanza. Per Sameda aderire alla religione Cristiana era impegnativo e pregnante, ed agli occhi del marito questo iniziava ad essere insopportabile.


Ma il peggio doveva venire: alla nascita della loro figlia, il marito ha chiesto a Sameda di abiurare e di tornare all’Islam. «Non posso escludere Cristo dalla mia vita», ha risposto la donna. Così è arrivato l’ultimatum: abbandonare il Cristianesimo o essere abbandonata e privata della figlia. All’ennesimo rifiuto, Sameda è stata cacciata di casa, con sua figlia in braccio e senza alcun mezzo di sussistenza sia per lei che per la piccolina. Ora vive con la madre, ma la sua paura non è finita ma semmai accresciuta: difatti il marito ha presentato istanza di divorzio che, se fosse accettata a causa della religione, priverebbe d’ufficio la donna sia della potestà sulla bambina sia della sua custodia: praticamente verrebbe cancellata la sua identità di mamma. La legge islamicainfatti in questi casi concede al marito quanti più poteri sulla moglie e sulla prole: in alcuni casi, egli può decidere dove e come farli vivere, ed anche se scegliesse condizioni insopportabili nessuno potrebbe contestarlo. Sameda continua a pregare per l’unità della sua famiglia, ma soprattutto perché abbia la forza di mantenersi fedele a Cristo ed attende la sentenza di divorzio.


A luglio, la stessa Open Doors , che monitorizza le persecuzioni religiose nel mondo, diffondeva la storia di Noami, una Cristiana del Mali che offriva il perdono ai jihadisti inviati dalla sua stessa famiglia per ucciderla: in quei Paesi, purtroppo, la stretta sociale impone anche alla famiglia dell’apostata di prendere posizione pubblica e severissima nei confronti del familiare. Non sono rare le “Noami” uccise a motivo dell’apostasia e, malauguratamente, le leggi di quegli Stati giudicano anche in maniera molto “magnanima” gli assassini che si rendono tali per questi motivi. Al caso di Sameda, che come Cristiana madre e moglie non gode di alcun diritto, si aggiungono casi di convertiti al Cristianesimo perseguitati e spesso uccisi dai loro stessi familiari in quanto l’apostasia è ritenuta dalla legge islamica reato punibile con la pena di morte.


Anche le nostre cronache nazionali hanno riportato casi di donne islamiche uccise soltanto perché troppo occidentalizzate: ed anche qua l’infedeltà formale o sostanziale alla religione islamica non perdona e non si trova misericordia neppure fra padri e madri della persona che si discosta dall’Islam, anche solo nei modi. Spesso, anzi, sono proprio i genitori a dover “riparare gli errori”delle figlie.


L’Islam è una religione che fa del proselitismo forzato un suo punto fondamentale, quindi “cedere” chiunque ad altre religioni, ed in special modo a quelle “del Libro” (Cristianesimo e Giudaismo), è una gravissima mancanza nei confronti di Dio. E’ certo da sottolineare come Sameda e Noami, e chissà quanti altri, offrano al mondo una testimonianza profondamente Cristiana: non vendetta, non abiura, non maledizioni ma perdono, fedeltà ed accoglienza nel Nome di Gesù Cristo il Quale, come ben sappiamo, è motivo di scandalo. Non per nulla in quei Paesi ove Egli è riconosciuto solo come profeta od in altri dove non è riconosciuto affatto, per noi Cristiani la convivenza è difficile se non addirittura pericolosa per la nostra vita stessa.


Vigono violenze a causa del Suo Nome, come ci è stato ampiamente anticipato: la vendetta, la violenza, la sopraffazione, il maltrattamento, la discriminazione, il sopruso si cibano dell’assenza della Parola. Osserviamo un planisfero attraverso la lente della religione praticata in ogni Paese ed avremo questa conferma: anche se temporaneamente, l’anticristo vive dove Cristo non è confessato. Preghiamo per i Cristiani a qualsiasi titolo perseguitati e anche per quelli che vivono ancora nell’ombra della morte.


Carla Vanni

F
ONTE:  https://www.uccronline.it/2018/08/30/o-rinneghi-gesu-o-perdi-il-bambino-la-vita-dei-cristiani-in-terra-islamica/


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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