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Le due APOLOGIE di s.Giustino martire

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2011 14:01
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05/04/2011 14:01
 
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Dal DIALOGO CON TRIFONE (Giustino Martire)

Sappiamo che Cristo andò al Giordano non perché avesse bisogno del battesimo ne’ che scendesse su di lui lo Spirito santo sotto forma di colomba, cosi come si degnò di nascere e di salire sulla croce non per necessità, bensì per amore verso il genere umano, che dopo Adamo era diventato schiavo della morte e dell'inganno del serpente, poiché ognuno degli uomini è responsa­bile del male che fa, Dio creò infatti angeli e uomini, dota­ti di libero arbitrio e con dominio di sé, affinchè ognuno facesse ciò per cui era stato dotato. Se avessero scelto ciò che a lui era gradito, li avrebbe preservati dalla corruzione e dal castigo, se invece avessero fatto del male, li avrebbe castigati secondo il suo volere. Quando Gesù venne al Giordano, era creduto figlio del falegname Giuseppe, e apparve senza bellezza, secondo quel che avevano annunciato le Scritture, e credevano che fosse tale gname Fu allora che, come ti ho già detto, lo Spirito santo volò per gli uomini su di lui sotto forma di colomba, e al tempo stesso si udì dal cielo una voce, la stessa che fu pronunciata da Davide, quando afferma di se stesso ciò che il Padre avrebbe detto a Cri­sto «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato» (Ps 2, 7, Lu 3, 22), affermando che sarebbe nato per gli uomini dal momento in cui questi ne avessero avuto conoscenza.
95, 1 Tutto il genere umano è sotto la maledizione, secondo la legge di Mosè. Sta scritto infatti «Maledetto colui che non persevera nell'adempimento di tutti i precetti del libro della legge» (Deut 27, 26) E nemmeno voi osereste affermare che mai qualcuno abbia potuto compierli perfettamente. Alcuni osserva­rono in maggior misura, altri in minor misura, i suoi comandamenti. Se quindi coloro che sono soggetti a questa legge portano notoriamente il peso di una maledizione per non averla custodita per intero, non appariranno molto più maledette le genti pagane, che si danno all'idolatria, alla corruzione dei minorenni e ad altre azioni cattive?
Orbene, se la volontà del Padre dell'universo fu che il suo Cristo ricevesse, per amore del genere umano, le maledizioni di tutti, sapendo che lo avrebbe risuscitato dopo la sua crocifissione e morte, perché parlate come se fosse stato maledetto colui che ha accettato di soffrire tutto ciò per volere del Padre? Sarebbe meglio se piangeste sopra voi stessi. Se suo Padre gli ha fatto subire quanto ha sofferto per amore del gènere umano, allora voi non avete agito per compiere il disegno di Dio, così come uccidendo i profeti non avete fatto un'opera di pietà. Nessuno di voi dica quindi che se il Padre volle che Cristo soffrisse affinchè per le sue ferite venisse la guarigione della razza umana, noi non abbiamo commesso peccato alcuno. Se parlaste con pentimento dei vostri peccati, riconoscendo Gesù come il Cristo e osservando i suoi comandamenti, i vostri peccati verrebbero perdonati, come ho già detto,
96, 1 Ciò che sta detto nella legge «Maledetto colui che è appeso al legno» (Deut 21, 23) fortifica piuttosto la nostra speranza, che è appesa a Cristo crocifisso Non perche Dio abbia maledetto questo Cristo crocifisso, ma perché aveva predetto quello che voi tutti e quelli che sono come voi avreste fatto, non volendo apprendere che questi è colui che esiste prima di ogni cosa, chiamato a essere il sacerdote eterno di Dio e rè e Cristo.
100, 3 Parlando nei suoi propri discorsi della sua futura passione disse «E' necessario che il Figlio dell'uomo patisca molto, che sia respinto dagli scribi e dai farisei e crocifisso, e che risu­sciti il terzo giorno» (Marco 8, 31, Lu 9, 22) Chiamava se stesso Figlio dell'uomo29 o proprio perché era nato, secondo quanto ho già detto, da una vergine della stirpe di Davide, Già cobbe, Isacco e Abramo, oppure a causa di Adamo stesso, pa dre di questi patnarchi da cui Maria trae la sua origine Poiché ovviamente i padri delle figlie sono progenitori anche dei figli che queste hanno 4 A uno dei suoi discepoli, detto prima Simone, cambiò il nome in Pietro, perché, in virtù della rivela­zione del Padre suo, lo aveva riconosciuto come Cristo Figlio di Dio. E poiché nelle «Memorie degli apostoli»30 è detto Figlio di Dio, e lo chiamiamo Figlio, abbiamo compreso che è realmente tale e che procedette dal Padre prima di ogni creatura per la vir­tù e il volere del Padre. Nei discorsi dei profeti viene detto an­che Sapienza, Giorno, Oriente, Spada, Pietra, Bastone, Giacobbe e Israele, talvolta con un nome, talvolta con un altro31. Sap­piamo anche che è diventato uomo per mezzo della vergine, af­finchè la trasgressione nata con il serpente fosse cancellata con lo stesso mezzo che gli aveva dato origine. 5. Èva infatti32, essendo ancora vergine e incorrotta, dopo aver concepito la pa­rola che le veniva dal serpente, partorì disubbidienza e morte. La vergine Maria concepì invece fede e gioia quando l'angelo Gabriele le annunciò che lo Spirito del Signore sarebbe venuto su di lei e che la Potenza dell'Altissimo l'avrebbe adombrata, e che quindi ciò che di santo sarebbe nato da lei sarebbe stato Fi­glio di Dio (cfr. Lu. 1, 35). E Maria rispose: «Si faccia in me secondo la tua. parola» ( Lu. 1, 38). 6. E costui del quale, come abbiamo già dimostrato, le Scritture hanno parlato tanto, è nato per mezzo di questa vergine; per mezzo di lui Dio distrugge il serpente e gli angeli e gli uomini che gli sono diven­tati simili, e da la liberazione dalla morte a coloro che ritrattano le opere perverse e credono in lui.
111, 2. A proposito di ambedue questi uomini santi e profeti di Dio, Mosè e Giosuè, dobbiamo far notare una cosa: nessuno dei due era in grado di sopportare entrambi i misteri, la figura cioè della croce e l'imposizione del nome. Uno solo è, fu o sarà colui che ha tale forza, ed è colui al cui nome ogni potestà trema, nell'angoscia di venire distrutta da lui. Il nostro Cristo non è sta­to maledetto dalla Legge per aver sofferto inchiodato alla croce, ma dimostrò di essere l'unico che avrebbe salvato coloro che non si allontanano dalla fede.
3. Coloro che si salvarono in Egitto quando perirono i primogeniti degli egizi, dovettero la loro sal­vezza al sangue dell'agnello pasquale con cui erano stari bagnati gli stipiti e gli architravi delle porte. L'agnello pasquale era Cri­sto, colui che poi fu sacrificato, secondo quanto disse Isaia: «Fu condotto come una pecora al mattatoio» (Is. 53, 7). E sta scritto anche che lo prendeste il giorno di Pasqua e sempre il giorno di Pasqua lo crocifiggeste. Orbene, cosi come quelli che erano in Egitto furono salvati dal sangue dell'agnello pasquale, così anche i credenti saranno liberati dalla morte dal sangue di Cristo.
4. Si sarebbe sbagliato Dio se non avesse trovato il se­gno sulla porta? No di certo. Annunciava invece la salvezza che sarebbe venuta al genere umano dal sangue di Cristo.
127, 4. Ne Abramo, ne Isacco, ne Giacobbe, ne nessun altro uomo vide mai il Padre e Signore ineffabile e assoluto di ogni cosa, persino di Cristo stesso, bensì videro solo colui che è an­che Dio per volontà del Padre, Figlio suo, e messaggero, per servire i suoi disegni. Egli è colui che il Padre volle che nascesse uomo per mezzo della Vergine, che in altri tempi si fece fuoco per par­lare con Mosè dal roveto.
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