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SCRITTI PATRISTICI PER LA LITURGIA FESTIVA (anno A)

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2017 10:21
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24/05/2011 09:23
 
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VI DOMENICA DI PASQUA


Letture: Atti 8,5-8.14-17

1 Pietro 3,15-18

Giovanni 14,15-21


1. Vivere in Cristo


Che significa «perché io vivo e voi vivrete»? Perché disse che egli viveva, usando il tempo presente, mentre di essi disse che avrebbero vissuto nel futuro, se non perché egli stava per risorgere anche nella carne, cioè li precedeva su quella via della risurrezione, su cui aveva promesso che i discepoli lo avrebbero seguito piú tardi? E, siccome il tempo della sua risurrezione era ormai prossimo, usò il tempo presente per indicarne la rapidità; di essi, la cui risurrezione doveva avvenire alla fine dei secoli, non disse: vivete, ma: «vivrete «. Con stile rapido e significativo, usando due verbi, uno al presente e l`altro al futuro, promise le due risurrezioni, la sua, che stava per accadere, e la nostra, alla fine dei secoli: «Perché io» - disse - «vivo e voi vivrete»; cioè noi vivremo perché egli vive ora. "Come infatti tutti muoiono in Adamo, cosí tutti in Cristo riavranno la vita" (1Cor 15,21-22). Nessuno muore se non per colpa di Adamo, e nessuno riottiene la vita, se non per mezzo di Cristo. E` perché noi vivemmo, che siamo morti; è perché egli vive, che noi vivremo. Noi siamo morti per Cristo, se viviamo per noi; è invece perché egli è morto per noi, che vive per sé e per noi. Insomma, perché egli vive, noi vivremo. Potremmo infatti da noi stessi darci la morte, ma non potremo ugualmente darci da noi stessi la vita.

"In quel giorno" - egli continua - " voi conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi" (Gv 14,20).

In quale giorno? Nel giorno di cui ha parlato prima quando ha detto: «e voi vivrete «. Allora noi potremo finalmente vedere ciò in cui oggi crediamo. Infatti, anche ora egli è in noi e noi siamo in lui: è vero in quanto ci crediamo, mentre allora sapremo. Ciò che ora sappiamo con la nostra fede, allora lo sapremo perché vedremo. In effetti, finché siamo in questo corpo quale è ora, cioè corruttibiie e che appesantisce la nostra anima (cf. Sap 9,15), peregriniamo per il mondo lontani dal Signore; e camminiamo verso di lui per mezzo della fede, non perché abbiamo di lui la chiara visione (cf. 2Cor 5,6). Allora, invece, lo vedremo chiaramente, perché lo vedremo qual è (cf. 1Gv 3,2). Se Cristo non fosse in noi anche ora, l`Apostolo non potrebbe dire: "Se poi Cristo è in noi, il nostro corpo è morto per causa del peccato, ma lo spirito è vita per ragione di giustizia" (Rm 8,10). Egli stesso apertamente mostra che anche ora noi siamo in lui, laddove dice: "Io sono la vite, voi tralci" (Gv 15,5). Dunque in quel giorno, quando vivremo in quella vita che avrà completamente distrutto la morte, conosceremo che egli è nel Padre, e noi in lui e lui in noi; perché allora vedremo compiersi ciò che egli stesso ha incominciato, afhnché appunto noi si fosse finalmente in lui e lui in noi.


(Agostino, In Ioan. 75, 3-4)



2. Gli effetti della presenza di Cristo in me


Vivo e attivo è lui, e appena è entrato ha destato l`anima mia assopita; ha commosso, reso molle e ferito il mio cuore, poiché era duro e di sasso, e insensato. Ha cominciato anche a strappare e a distruggere, a edificare e a piantare, a irrigare ciò che era arido, a illuminare ciò che era tenebroso, a spalancare ciò che era chiuso, a riscaldare ciò che era freddo, e cosí pure a raddrizzare ciò che era storto, e a cambiare le asperità in vie piane, affinché l`anima mia, e tutto ciò che è in me, benedicesse il Signore e il suo santo nome. Entrando cosí piú volte in me il Verbo, mio sposo, non ha fatto mai conoscere la sua venuta da nessun indizio: non dalla voce, non dall`aspetto, non dal passaggio. Nessun gesto suo insomma lo ha fatto scoprire, nessuno dei miei sensi si è accorto che penetrava nel mio intimo soltanto dal moto del cuore, come ho detto prima ho sentito ia sua presenza; dalla fuga dei vizi, dalla stretta dei desideri carnali, ho avvertito la potenza della sua virtù; dallo scuotimento e dalla riprensione delle mie colpe nascoste, ho ammirato la profondità della sua sapienza; dalla sia pur piccola correzione delle mie abitudini, ho sperimentato la bontà della sua mitezza, dalla trasformazione e dal rinnovamento dello spirito della mia mente, cioè del mio uomo interiore, mi son fatto comunque l`idea della sua bellezza; e nel contempo dall`esame di tutte queste cose, ho avuto timore delle sue grandezze senza numero.


(Bernardo di Chiarav., In Cant. Cant. Sermo 74, 6)



3. Lo Spirito trasforma interiormente


Quanto debole e pauroso, prima della venuta dello Spirito, fosse questo pastore della Chiesa [Pietro], presso il cui corpo santissimo ora ci troviamo, ce lo dice quella serva che custodiva la porta. Turbato alla voce di una donna, per paura di morire, rinnegò la vita (cf.Gv 18,17). E Pietro rinnegò, stando a terra, quando il ladrone diede la sua testimonianza stando sulla croce (cf.Lc 23,41.42). Ma ascoltiamo come diventò quest`uomo cosí pauroso, dopo la venuta dello Spirito. Si raduna il consiglio dei magistrati e degli anziani, e agli apostoli, dopo che sono stati flagellati, viene ingiunto di non predicare piú nel nome di Gesú. Pietro risponde con grande autorità: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). E ancora: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi piú che a lui giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato (At 4,19-20). Ma essi se ne andarono dalla presenza del sinedrio lieti di essere stati giudicati degni di patire oltraggi per il nome di Gesú" (At 5,41). Ecco, quel Pietro che prima temeva davanti a una parola, ora gode sotto le percosse. E colui che aveva avuto paura della voce di una serva, dopo la venuta dello Spirito Santo, pur flagellato umilia la potenza dei principi. Piace alzare gli occhi della fede sulla virtù di questo Artista e considerare qua e là i padri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ecco che, aperti questi stessi occhi della fede, io osservo David, Amos, Daniele, Pietro, Paolo, Matteo, e voglio considerare quale Artista sia questo Spirito Santo, ma mentre sono intento a ciò sento che non riesco. Infatti [questo Artista] riempie un fanciullo che suonava la cetra e lo fa diventare il Salmista (cf.1Sam 16,18), riempie un pastore d`armenti che sbucciava fichi selvatici, e ne fa un profeta (cf.Am 7,14); riempie un fanciullo dedito all`astinenza, e ne fa un giudice di vecchi (cf.Dn 13,46s); riempie un pescatore, e ne fa un predicatore (cf.Mt 4,19); riempie un persecutore, e ne fa il Dottore delle genti (cf.At 9,1s); riempie un pubblicano, e ne fa un evangelista (cf. Lc 5,27-28). Quale Artista è questo Spirito! Tutto ciò che vuole avviene senza indugio. Appena tocca la mente, insegna, e il suo solo tocco è già insegnare. Appena illumina l`animo umano, lo cambia; subito gli fa rinnegare ciò che era, subito lo rende ciò che non era.


(Gregorio Magno, Hom. 30, 8)



4. Lo Spirito Santo nei profeti e nei cristiani


Consideriamo allora - riprendo infatti la parte finale del discorso - che nei santi profeti c`è stata come una seconda illuminazione e preilluminazione dello Spirito, che potesse orientare alla comprensione delle cose future, e alla conoscenza di quelle nascoste; in coloro che credono in Cristo, non pensiamo che si tratti semplicemente di manifestazione dello Spirito, ma confidiamo che lo stesso Spirito abiti e quasi sia ospitato. Per cui, a buon diritto, veniamo detti anche templi di Dio, mentre nessuno dei santi profeti è mai stato chiamato tempio di Dio.


(Cirillo di Aless., In Ioan. Evang. V, 2)

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