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04/04/2011 22:38 | |
A DIOGNETO.
Carità cristiana I; meravigliosa V, 4; è incitazione di Dio X, 6. Cibi, divieti giudaici IV, 2. Circoncisione IV, 4. Cristianesimo, la sua novità I; società supernazionale V, 1-2, 4; non è una filosofia 3; VII, 1. Cristiani, anima del mondo VI; odiati perchè non adoran gl'idoli II, 6; superiori, ma non assenteisti in lor patria V, 3-5, 9; buoni e perseguitati V passim; poveri, fanno elemosina 13; disprezzati dal mondo 14; modesti VI, 4; amano i persecutori 6. Digiuno giudaico IV, 1; cristiano VI, 9. Dio, idee erronee di filosofi pagani VIII, 1-3; da sè rivelasi nella fede 5; creatore per atto d'amore X, 2; remuneratore ib.; manda il Logos figlio suo, Salvatore VII, 2-4; ispira la catechèsi I; sostiene i martiri VII, 9; non gli si addice la violenza VII, 4. Fede, richiede come propedeutica rinascita spirituale Il, 1; sola rivela Dio VIII, 5; X, 1; produce amore 3; è imitazione di Dio 4; dal retto agire nasce certezza dell'esistenza di Dio 7. Feste mobili giudaiche IV, 5. Fuoco eterno X, 8; destinato ai gentili VIII, 2. Giudaismo, è una superstizione I; stoltezza il suo sacrificio III, 3-5; sue osservanze IV; impostura doppiata di tracotanza IV, 6; perseguita il Cristianesimo come un'eresia V, 17. Idoli, di vil materia II, 1-4; insensibili 4. Immortalità dell'anima aftharsìa = incorruttibilità), VI, 8. Logos, è demiurgo VII, 2; salvatore 4; giudice 6; a lui solo il Padre comunicò la deliberata redenzione VIII, 9; IX, 1. Misteri umani non son quelli dei cristiani VII, 1; misteri di Dio IX, 7; imitandolo si apprende a parlarne i misteri, X, 7; niun uomo è capace di insegnare il mistero del culto cristiano IV, 6. Moralità cristiana V, 6; VI, 5; X, 7; è un viver nel cielo V, 9; X, 7. Neomenie, IV, 5. Pagani trattan gl'idoli peggio de' cristiani, II 7-9; espongono i neonati V, 6. Persecuzione II, 6; V, 11, 12, 16; VI, 5, 9; X, 7; i cristiani dati alle fiere VII, 7-8; arsi vivi X, 8; è seme di cristiani VI, 9; VII, 8. Prove della Parusia il coraggio dei martiri VII, 9. Redenzione VII, 4-5; VIII, 9-11; sua necessità IX, 3-5; causa suo indugio IX, 1-2, 6. Regno dei cieli a chi avrà amato Dio, X, 2. Sabato giorno di riposo giudaico, IV, 3. Sacrificii pagani II, 9; giudaici III, 5.
FRAMMENTO.
Apostoli, banditori di Cristo XI, 3; l'A. n'è discepolo 1; loro tradizione 6. Dio, remuneratore XII, 1. Discepoli, XI, 1, 2. Eva, sua colpa carnale XII, 8. Grazia, della Chiesa XI, 6, 7. Logos, apparso al mondo XI, 3; maestro 2; immanente nella Chiesa 4, 5. Misteri del Padre XI, 1. Paradiso terrestre e sua allegoria XII. Pasqua del Signore, la sua generale attività redentrice nel seno della Chiesa XII, 9. Santi, sinonimo di Cristiani XI, 4; XII, 9. Scienza e vita, scambievolmente necessarie XII. Tempi (chrònoi?), si ricapitolano ordinatamente nella Redenzione XII, 9. Tradizione ecclesiastica XI, 1 (degli apostoli 6); fedeltà ad essa necessaria a ricever la Grazia XI, 5.
NOTE
(1) Termini a quo e ad quem: per lo Zahn, 250-310; per l'Harnack, 170-310; per il Funk, 100-200. (2) Il testo seguito in questa traduzione italiana, seconda dopo una settecentesca (G. B. Galliccioli in Opere di S. Giustino I, pp. 235-65, Venezia 1799), è quello dato in Patrum apostolicorum opera rec. O. Gebhardt, A. Harnack, Th. Zahn, Lipsia, Hinrichs, 1878, I, 2° (la recensione e l'introduzione a Diogneto sono del Gebhardt), tenendo conto anche delle Opera Patrum apostolicorum ed. F. X. Funk S. J., Tubingae 1878, vol. I. Data la storia diplomatica di quest'operetta, salvo leggere discrepanze tra le copie trattene, per pubblicarla, dall'unico manoscritto, oggi perduto, non esistono vere e proprie varianti paleografiche, ma solo diverse congetture, fondamentali quelle di Enrico Stefano e del benedettino Prudenzio Marano, escogitate con più o meno acume per supplire piccole lacune ed ovviare a gravi difficoltà di senso, alcune tuttora insuperate, come si vedrà dalle note e dalla traduzione, nella quale, quanto al testo, di mio, mi son limitato a chiudere in parentesi quadre poche probabilissime chiose dal Vangelo. Le glosse antiche citate erano a margine del codice e furon pubblicate dalla collazione del Cunitz; le segnò certo un amanuense medievale. (3) L'epiteto dato qui a Diogneto, kràtiste, si trova rivolto nel prologo del Vangelo di Luca al suo lettore Teofilo e negli Atti ai due magistrati romani Felice e Festo (Luc, I, 4; Act. XXIII, 26; XXIV, 3; XXVI, 25). (4) Eph. IV, 21-24. (5) Ps. CXIII, 16. (6) Dei diversi significati e forme del sacrificio ebraico qui si mantiene, per criticarlo, quello solo di offerta, come del resto era comun sentimento giudaico nell'epoca ellenistica. (7) Act. XVII, 24. 25; interpolazione probabile. (8) Non e questo un precetto esplicito di alcun rabbino; ma a pungerne il letteralismo gretto lo si deduce da Matth. XII, 12, dove Gesù conclude la guarigione di sabato e la disputa coi Farisei argomentando: "dunque e lecito far del bene di sabato"; le altre son vere prescrizioni della legge mosaica. (9) Gal. IV, 10 e Col. II, 16. Alcuni pensano a certe curiose indicazioni rabbiniche per determinare nel crepuscolo al primo apparir delle stelle la fine esatta del giorno relativamente al principio del riposo sabbatico. Meglio riferire ai novilunii detti sopra. (10) Feste: Pasqua, Pentecoste, Tabernacoli e forse principio dell'anno; giorni di lutto: il gran digiuno di espiazione (Lev. XXIII, 27-32). (11) "Perchè i Cristiani non si attengono a dottrina umana, ma di Cristo. - Poichè, dice l'apostolo Paolo, non l'ho ricevuta da uomo" (Gal. I, 12). Glossa antica. L'allusione alla Gnosi mi par chiara. (12) I Petr. II, 11; I Clem. inscr. (13) Ribatte l'accusa d'infanticidio e di orgie rituali (cfr. Min. Fel. Oct. XXXI e passim in apologeti del II sec.). Altri propone: "ma non promiscuo il connubio". Allusione affine, più probabile dal confronto con Tert. Apol. XXXIX: "tutto è indiviso fra di noi fuorchè le mogli". (14) II Cor. X, 3; Rom. VIII, 12-3. (15) Phil. III, 18-20. (16) II Cor. VI, 9-10. (17) Congettura: "e non si giustificano". (18) I Cor. IV, 12. (19) II Cor. VI, 10. (20) Joan. XVII, 11, 14, 16. (21) Il loro culto è nascosto. Rom. XII, 1 e spec. Matt. VI, 6. "Ma tu quando preghi, entra nella tua camera e, chiuso l'uscio, prega il tuo Padre ch'è in segreto ed il Padre tuo che vede in segreto te ne darà la ricompensa". (22) Joann. XV, 18, 19. (23) Matth. V, 44; Luc. VI, 27. (24) Sap. IX, 15; II Cor. V, 1; I Petr. I, 13-14. (25) Il termine è voce tecnica nello Gnosticismo per designar gli spiriti preposti ai sette pianeti. È citazione dell'Apocalissi apocrifa di Sofonia in una delle parti interpolate da mano cristiana: "Non ha assegnato per venire a noi un angelo, nè un arcangelo, nè una podestà, ma si è cambiato in un uomo che potesse venir da noi a salvarci". (26) Forse i segni zodiacali; anche concreto: "le province". (27) "Demiurgo": nello Gnosticismo la divinità inferiore, spesso malvagia, creatrice del mondo; in Marcione il Dio del Vecchio Testamento. (28) "Misteri": le occulte leggi della natura da Dio determinate; "elementi" qui gli astri che tosto si enumerano. (29) I Cor. XV, 27-28; Eph. I, 22; Phil. III, 21, ma anche in gnostici. (30) I Joann. IV, 8. (31) Congettura: "come padre degli uomini". (32) Joann. III, I7. A lettera in Ir. adv. haer. IV, 37, I: "poiché la violenza non conviene a Dio, ma gli è sempre compagna la buona ragione". (33) Mal. III, 2. (34) Questa lacuna preesistente al nostro manoscritto si può approssimativamente completare pensando a luoghi come Just. ad Tryph. c. 110: "E tutti i suoi fedeli sparsi su tutta la faccia della terra attendono con tal sicurezza la sua venuta che nulla vale ad atterrirli o farli piegare". (35) Il prossimo ritorno del Signore atteso ansiosamente dai primi Cristiani. (36) Ironico, a proposito di ipotesi della scuola jonica non precisamente su Dio, ma sulla sostanza primordiale. (37) Rom. III, 25; Eph. III 17 (38) Matth. XIX, 17; probabile glossa. (39) Ennoia in Valentino gnostico la suicoscienza di Bytho (l'Abisso) ipostatizzata. (40) La teologia trinitaria del nostro non ha la chiarezza degli scrittori postniceni come ha sentito il glossatore antico che spiega ingenuamente: "Perché il mistero della S. Trinità era nascosto fino al battesimo nel Giordano". (41) Rom. XVI, 25-26; I Cor. II, 7-10; Gal. IV, 4, 5; Eph. III, 4-10. (42) Concepisce il Logos al modo platonico, la suprema nella gerarchia delle idee concrete e viventi, l'idea cioè della giustizia (il termine tecnico filosofico non è nel greco); in Platone l'idea del bene ha un posto simile. (43) Rom. III, 21-26; Tit. III, 3; Joann. III, 5. (44) Rom VI, 23. (45) Tit. III, 4-5; Rom. VIII, 32; I Pe. III, 18. (46) Jac. V, 20. (47) Rom. V, 18. (48) Probabile glossa; Matth. VI, 25-31. (49) Joann. III, 16; I Joann. IV, 9. (50) La distinzione fra una parte inferiore dell'animo ed una superiore ed in questa che io traduco ragione e mente fra ragione ragionante, lògos, e intelletto intuitivo, nus, ha le sue origini così in Platone come in S. Paolo, ma fu sviluppata specialmente nel III secolo così dallo Gnosticismo come dalla Gnosi ortodossa degli Alessandrini. È nettissima già in Taziano. (51) Joann. XIV, 23 (IV, 11, 12, 20, 21). (52) Gal. VI, 2. (53) Homo domini Deus, si suum officium sciat verso dei comici, fatto proverbio latino. (54) Altri: "governa fra gli uomini". (55) Policarpo al giudice: "Tu minacci il fuoco che brucia momentaneamente e poco dopo si spegne, poichè tu ignori il fuoco del giudizio venturo e del castigo eterno per gli empi". (Mart. Pol. XI). Glossa ant.: "E qui il modello aveva una lacuna"; breve certamente, poiché il soggetto propostosi appare svolto per intiero. (56) Gebhardt: "Confesso di non capire affatto che voglia dire - fatto discepolo". Intendi specialmente della dottrina di Paolo e di Pietro. Ippolito voleva designarsi con ciò come dottore romano che là proprio nella città che fu campo d'azione ai due grandi apostoli, dove è stabilita quindi la loro tradizione, sorge ad ammaestrare i gentili. Cfr. Dräseke (Z. Wiss. Theol. 1902, p. 284). (57) Glossa ant.: "perchè gli uomini non conoscevano i misteri del Padre". (58) I Tim. III, 16. (59) I Joann. I, 1; II, 13-4. (60) Cioè a dire dei cristiani, secondo un uso del N. T. e dei primi padri della Chiesa. (61) Il ms. "i limiti della fede"; meno probabile dal confronto con una frase di S. Girolamo: "il nostro più antico istituto è di osservare le leggi di Cristo e non trasgredire i confini dei padri" (Ep. LXIII ad Teoph. II), frase che ha tutto il carattere di una vera citazione implicita. (62) Gen. II, 9. (63) I Cor. VIII, 1; a lettera: "questa facoltà", questa circostanza del loro trovarsi assieme, la conoscenza e la vita. (64) Altri: "per eccessivo amore della vita", con riferimento alla storia dei progenitori narrata nel Genesi. (65) La lettera: "ti sia a cuore la scienza", cioè sia illuminato l'animo tuo dalla cognizione delle cose divine. (66) Completare "e dove...". Il Funk è in forse se scorgere un'allusione d'antitesi alla nuova Eva, Maria Vergine, al modo di Giustino (Dial, c. Tryph. c. 100) e di Ireneo (Contra haer. III, 33, 4). Riesce più naturale, pur mantenendo un uso figurato ch'è caratteristico di questa fin d'omelia, un'allusione alla colpa d'Eva, che sarebbe qui considerata come una colpa carnale; (cfr. v. 2 (per non essere serviti con purezza...). (67) Incertissimo. Il testo e la traduzione qui date sembran le più opportune. A "tempi" altri sostituisce "circostanze", "ceri" che è del manoscritto (con allusione al cero pasquale) ed anche altro. Invece di "con ordine" (metà kòsmu), Credner propose persino il termine filosofico epicureo "intermondii" (metakòsmia); altri aggiunge un nuovo soggetto: "e tutte le cose". (68) La finale da "ed esulta" è uguale a quella del De Christo et Antichristo di Ippolito. Per santi vedi nota a XI, 4.
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