Cippo di Abercio
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Il Cippo di Abercio, risalente al tempo di Marco Aurelio (II secolo), è la più antica epigrafe cristiana di contenuto eucaristico, e fornisce informazioni sull'ambiente cristiano e sulle caratteristiche dogmatiche e liturgiche del II secolo.
Ritrovamento
Nel 1882 l'archeologo William M. Ramsay scoprì un'iscrizione greca inserita in un pilastro posto dinanzi alla grande moschea presso l'antica Ierapoli in Frigia (l'odierna Kelendre). L'iscrizione verrà definita il Cippo di Abercio: si trattava infatti dell'inizio e della fine dell'epitaffio del vescovo di Ierapoli Abercio. L'anno successivo, 1883, lo stesso Ramsay rinvenne altri due frammenti della parte centrale dell'epitaffio, che venne così interamente confermato.
Il reperto fu donato a papa Leone XIII nel 1892, in occasione del suo giubileo, e fu conservato nella Galleria lapidaria del Museo Lateranense di Roma fino al 1963; oggi si trova nel Museo Pio Cristiano.
Simbologia Abercio utilizza un linguaggio criptico e fa riferimento a usi propri della sua epoca; ecco una decifrazione dell'epigrafe:
- Linee 3-6egli si ritiene discepolo del Buon Pastore (riecheggia anche un passo famoso del Vangelo di Giovanni), cioè Cristo,
- Linee 7-12descrive il suo viaggio a Roma dove conobbe il centro della Chiesa universale, manifestatosi come una regina vestita d'oro e un popolo, cioè la comunità cristiana, munito dello splendido sigillo "battesimale" della fede cristiana;
- Linea 17, l'apostolo Paolo è il compagno spirituale di Abercio
- Linee 18-26, ci dà alcune bellissime metafore per indicare l’Eucaristia :la Fede lo guidò ovunque e gli diede come nutrimento il Pesce mistico, nel quale è da riconoscere l'immagine di Cristo sotto forma di acròstico: Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr (Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore) concepito dalla Vergine casta (Maria), sotto forma di vino e pana (l'Eucarestia).
- Linee 31-34', Abercio invita i fedeli a pregare per lui e, secondo un formulario consueto nell'epigrafia pagana, intima una pena pecuniaria da pagarsi all'erario di Roma e di Geropoli nel caso di violazione del sepolcro ; una multa, 3000 aurei, corrispondente a circa 22 chili d'oro.