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IL PASTORE di Erma

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2011 21:40
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05/04/2011 21:33
 
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PRECETTI

[Pr.1, XXVI - Pr.3, XXVIII 3]

Primo precetto

 Un solo Dio

XXVI, 1. "Prima di tutto credi che vi è un solo Dio, il quale ha creato tutte le cose e le ha ordinate dal non essere all'essere; le contiene tutte ed egli solo non è contenuto. 2. Credi in lui e temilo, e temendolo sii continente. Questo osserva e allontana da te ogni cattiveria. Rivestiti di ogni virtù santa e vivrai in Dio, se custodirai tale precetto".

 

Secondo precetto

 

Non ascoltare la maldicenza

XXVII, 1. Mi dice: "Sii semplice e buono e sarai come i bimbi che non conoscono la cattiveria che distrugge la vita degli uomini. 2. Prima non sparlare di nessuno né ascoltare con piacere il maldicente. Diversamente, tu pure che ascolti sarai partecipe del peccato del maldicente se credi alla maldicenza che ascolti. Prestandogli fede, anche tu sei contro tuo fratello e sei partecipe del peccato del maldicente. 3. Perniciosa è la maldicenza; è un demone inquieto e non mai in pace, ma alligna sempre tra le discordie. Lungi da essa e avrai sempre buoni rapporti con tutti. 4. Abbi la moderazione che non ha alcun cattivo inciampo, e tutto ha piano e tranquillo. Opera il bene e ciò che il Signore ti dà delle tue fatiche elargiscilo con semplicità ai bisognosi, senza esitare a chi dare o a chi non dare. Darai a tutti. Il Signore vuole che a tutti si diano i propri beni. 5. Quelli che ricevono renderanno conto a Dio perché hanno ricevuto e a qual fine. Coloro che hanno ricevuto e sono nelle ristrettezze non saranno giudicati; quelli invece che hanno ricevuto con ipocrisia, sconteranno la pena. 6 Chi dà è immune. Egli ha ricevuto da Dio di compiere un servizio e lo compie con semplicità senza discriminare a chi dare o no. Un tale servizio, compiuto con semplicità, è glorioso presso il Signore. Chi serve con semplicità vivrà in Dio. 7. Osserva dunque questo precetto, come ti ho spiegato, perché la penitenza tua e della tua famiglia sia nella semplicità, pura, schietta e incorruttibile".

 

Terzo precetto

 

Amare la verità

XXVIII, 1. Mi dice di nuovo: "Ama la verità ed ogni verità esca dalla tua bocca, perché lo spirito che Dio fece abitare in questa carne sia veritiero in tutti gli uomini e sia glorificato il Signore che dimora in te. Il Signore in ogni parola è sincero e in lui non si ha menzogna alcuna. 2. I mentitori offendono il Signore e diventano suoi detrattori, non rendendo il deposito ricevuto. Da lui ricevettero uno spirito veritiero. Se lo restituiscono bugiardo, trasgrediscono i precetti del Signore e diventano fraudolenti". 3. Sentendo queste cose piansi assai. Vedendomi piangere, mi dice: "Perché piangi?". "Perché, rispondo, non so se posso salvarmi". "Perché?". "Perché nella mia vita, mai ho detto parola vera, ma sempre vissi con tutti con scaltrezza e mostrando agli uomini come vero la menzogna. Nessuno mi ha contraddetto, ma ha creduto alla mia parola. Quindi, come, o Signore, posso vivere avendo fatto queste cose?". 4. "Tu pensi bene e veramente. Bisognava che tu quale servo di Dio avessi camminato nella verità. Una cattiva coscienza non doveva abitare con lo spirito di verità e arrecare dolore allo Spirito Santo e vero". "Mai, rispondo, ho ascoltato con esattezza tali parole". 5. "Ora, dice, le intendi. Osservale, perché anche le menzogne che hai detto prima nei tuoi affari, trovandosi veritiero l'attuale tuo parlare, ottengono credibilità. È possibile, cioè, che più non siano menzogne. Se osserverai questo sin d'ora, parlerai con tutta franchezza e potrai guadagnarti la vita. Chiunque intendendo questo precetto si allontana dalla pessima menzogna, vivrà in Dio".

 

Quarto precetto

 

La castità

XXIX (1), 1. "Ti comando, disse, di custodire la castità e che non entri nel cuore pensiero di donna altrui o di qualche fornicazione o di altre siffatte malvagità. Ciò facendo compi un grande peccato. Ricordandoti sempre della tua donna giammai peccherai. 2. Se in cuor tuo sale questo desiderio tu peccherai, e così se sale altra malvagità peccherai. Un tale desiderio per un servo di Dio è un grande peccato. Se qualcuno opera una turpe azione, si prepara la morte. 3. In guardia dunque: lontano da un siffatto desiderio. Là dove c'è la santità non deve salire l'iniquità nel cuore dell'uomo giusto". 4. Gli dico: "Signore, permettimi di domandarti poche cose". "Parla". "Se uno ha la moglie credente e la coglie in qualche adulterio, pecca il marito vivendo con lei?". 5. "Sino a quando, risponde, ignora la cosa non pecca. Se il marito, invece, viene a conoscenza della colpa e la moglie non se ne pente e permane nell'adulterio e il marito convive con lei, egli diviene partecipe del peccato di essa e complice dell'adulterio". 6. "Che cosa, Signore, farà il marito se la moglie persiste in questa passione?". "L'allontani e il marito rimanga per sé solo. Se dopo aver allontanato la moglie sposa un'altra donna, anch'egli commette adulterio". 7. "Se, signore, la moglie, dopo che è stata allontanata, si pente e vuole ritornare dal marito non sarà ripresa?". 8. "Sì, dice; e se il marito non la riceve pecca e si addossa una grande colpa. Deve, invece, ricevere chi ha peccato e si è pentito, e non già per molte volte. Per i servi del Signore c'è una penitenza sola. Per tale pentimento il marito non deve risposarsi. Questa direttiva vale sia per la donna che per l'uomo. 9. Non solo si ha adulterio se uno corrompe la propria carne, ma anche chi compie cose simili ai pagani è un adultero. Se qualcuno persiste in tali azioni e non si pente, lungi da lui e non vivere con lui; diversamente sei partecipe del suo peccato. 10. Per questo vi fu ordinato di rimanere da soli, per la donna e per l'uomo. Vi può essere in loro pentimento. 11. Io, dunque, non voglio dare occasione perché questa situazione venga a determinarsi, ma chi ha peccato non pecchi più. C'è chi può dare un rimedio per il peccato commesso in precedenza: l'Onnipotente".

 

Il pentimento è saggezza

XXX (2), 1. Lo interrogai di nuovo dicendo: "Poiché il Signore mi ha stimato degno che tu abiti sempre con me, tollera ancora poche mie parole. Non so nulla e il mio cuore è indurito dalle mie azioni precedenti. Istruiscimi perché sono molto corto di mente e non capisco assolutamente nulla". 2. Rispondendo mi dice: "Sono preposto alla penitenza e rendo saggezza ai penitenti. Non ti sembra che lo stesso pentirsi sia una saggezza? Il pentirsi, dice, è una grande saggezza. Infatti, chi ha peccato comprende di aver fatto il male davanti al Signore. Risale al suo cuore l'azione che commise e si pente e più non compie il male, ma opera magnificamente il bene. Umilia la sua anima e la tormenta perché ha peccato. Considera dunque che il pentimento è una grande saggezza". 3. "Per questo, dico, o signore, a te domando ogni cosa. Prima, poiché sono peccatore, che io sappia quali opere fare per vivere. Molti e vari sono i miei peccati". 4. "Vivrai, mi risponde, se osserverai i miei precetti e in essi camminerai. Del resto chi ascolta e mette in pratica questi precetti, vivrà in Dio".

 

Dopo il battesimo, la purezza

XXXI (3), 1. "Ancora, signore, continuerò a interrogarti". "Parla" mi dice. "Signore, ho inteso da alcuni maestri che altra penitenza non si ha se non quella di quando siamo discesi nell'acqua e abbiamo ricevuto il perdono dei nostri precedenti peccati". 2. Mi dice: "Hai inteso bene, è così. Bisogna che chi ha ricevuto il perdono dei peccati non pecchi più, ma viva nella purezza. 3. Poiché tu osservi accuratamente ogni cosa, anche questo ti spiegherò, ma senza dare un pretesto a quelli che stanno per credere o a quelli che hanno già creduto nel Signore. Invero quelli che hanno già creduto, o stanno per credere, non hanno ottenuto la penitenza dei peccati, ma il perdono dei loro precedenti peccati. 4. Per i chiamati prima di questi giorni il Signore stabilì la penitenza. Il Signore, che scruta il cuore e prevede le cose, conobbe la debolezza degli uomini e la furberia del diavolo nel fare il male ai servi di Dio e nel macchinare contro di loro. 5. Misericordioso, il Signore ebbe compassione della sua creatura e stabilì la penitenza, e diede a me il potere su di essa. 6. Ma io ti dico: dopo la grande e santa chiamata, se qualcuno, sobillato dal diavolo pecca, ha una sola penitenza; se poi subito pecca e si pente, è inutile per lui, difficilmente vivrà". 7. Gli dico: "Signore, rinacqui nel sentire da te queste cose annunciate con tanta esattezza. So che, se non continuerò nei miei peccati, mi salverò". "Sarai salvo tu, e tutti quanti faranno lo stesso".

 

Dopo la morte del coniuge, le seconde nozze

XXXII (4), 1. Lo interrogai di nuovo dicendo: "Signore, poiché mi sopporti, spiegami ancora questo". "Parla" mi dice. Ed io: "Signore, se il marito o la moglie muore e uno di essi si risposa, pecca risposandosi?". 2. "Non pecca, dice. Se, invece, rimane da solo si procura un onore straordinario e una grande gloria presso il Signore. Se si risposa non pecca. 3. Pratica la castità e la santità e vivrai in Dio. Le cose che ti dico e ti dovrò dire, osservale sin da questo giorno in cui mi sei stato affidato e abiterò nella tua casa. 4. Per tutte le colpe commesse prima ci sarà il perdono se osserverai i miei precetti. E per tutti ci sarà i1 perdono se osserveranno questi precetti e cammineranno nella purezza".

 

Quinto precetto

 

La pazienza

XXXIII (1), 1. Mi dice: "Sii paziente e assennato. Dominerai tutte le azioni malvagie e opererai ogni giustizia. 2. Se sarai paziente lo Spirito Santo che dimora in te sarà puro e non offuscato da altro cattivo spirito. Abitando un luogo grande si rallegrerà ed esulterà col corpo in cui abita e servirà il Signore con molta gioia. Ha in sé la felicità. 3. Se sopraggiunge una collera, subito lo Spirito Santo, che è delicato, si angustia non avendo il luogo puro, e cerca di allontanarsi. È come soffocato da un cattivo spirito, senza lo spazio per servire il Signore come anela, perché è contaminato dalla collera. Nella magnanimità abita il Signore, nella collera il diavolo. 4. È incompatibile e dannoso per l'uomo in cui abitano che i due spiriti dimorino insieme. 5. Se tu prendi un pochettino di assenzio e lo versi in un vaso di miele, non si guasta tutto il miele? Tanto miele viene rovinato da pochissimo assenzio che distrugge la dolcezza del miele e non è gradito al padrone perché fu reso amaro e inutilizzabile. Se, invece, non si versa l'assenzio nel miele, il miele rimane dolce ed è assai gradito al suo padrone. 6. Considera che la pazienza è assai dolce, superiore al miele, e tanto si addice al Signore. In essa abita. La collera è amara e funesta. Se tu mescoli la collera alla pazienza, la pazienza si contamina e non è più utile la sua preghiera a Dio. 7. "Vorrei, signore, conoscere l'azione della collera per guardarmene". Mi dice: "Se non te ne guarderai con la tua famiglia, perderai ogni speranza. Ma tieniti lontano; io sono con te. Saranno lontani dalla collera quanti fanno penitenza con tutto il loro cuore, poiché sarò con loro e li salverò. Tutti furono giustificati dall'angelo santissimo".

 

La collera

XXXIV (2), 1. "Ascolta, dice, l'azione della collera come è perversa, e come travolge con il suo impeto i servi di Dio e come li devia dalla giustizia. Non devia quelli che sono pieni di fede, nè può agire contro di loro perché la forza del Signore è con loro. Fa deviare quelli che sono vuoti e incerti. 2. Se vede tali uomini che se ne stanno tranquilli, si insinua nel cuore di qualcuno e per un nulla l'uomo o la donna si trova nell'ira o per le faccende del vivere o per i cibi o per qualche futilità o per qualche amico o per il dare o l'avere o per simili cose inutili. Queste sono cose futili, vane, stolte e dannose per i servi di Dio. 3. La pazienza, invece, è grande e forte ed ha un vigore formidabile, saldo e prospero e si estende largamente. La pazienza è gioiosa, contenta, senza preoccupazioni, e magnifica il Signore in ogni tempo. Nulla ha in sé di aspro e rimane sempre calma e tranquilla. La pazienza abita con quelli che hanno una fede perfetta. 4. La collera per prima cosa è stolta, leggera e pazza. Dalla stoltezza nasce l'asprezza, dall'asprezza l'animosità, dall'animosità l'ira, dall'ira il furore. Il furore, poi, che si compone di tanti mali, è un peccato grande e inguaribile. 5. Quando tutti questi spiriti abitano in un corpo, ove dimora anche lo Spirito Santo, quel corpo non li contiene, ma trabocca. 6. Lo spirito delicato, non avendo, dunque, dimestichezza nell'abitare con lo spirito cattivo, né con la durezza, si allontana da un tale uomo e cerca di abitare con la mansuetudine e la serenità. 7. Quando si allontana dall'uomo in cui abita, l'uomo diventa privo dello spirito giusto e, pieno di spiriti malvagi, si agita in ogni sua azione. Tirato qua e là dagli spiriti malvagi, rimane del tutto cieco nel buon discernimento. Così capita a tutti gli iracondi. 8. Lungi dall'ira, lo spirito perverso! Rivestiti di pazienza, resisti alla collera e all'asprezza e sarai con la saggezza amata dal Signore. Vedi di non trascurare questo precetto. Se te ne impadronisci, potrai osservare anche gli altri precetti che ti devo ordinare. Sii forte e incrollabile in essi, e siano incrollabili tutti quelli che vogliono camminare nella loro via".
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