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SCRITTORI CRISTIANI di fama mondiale

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2014 19:14
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25/03/2011 13:47
 
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MAURICE BLONDEL

Intervista con Peter Henrici, di Franco Mogavero


Professor Henrici, quando ha conosciuto Maurice Blondel?

«Nel lontano 1947, prima di entrare nella Compagnia di Gesù. Sono stato a Parigi con mia madre. Ci siamo iscritti alle Settimane sociali: era un giovedì, c´erano tre conferenze. L´intervento di Blondel fu letto dal figlio perché lui era ammalato e cieco. In quella occasione conobbi personalmente la figlia e il genero e anche Henri De Lubac. Ho subito capito che il pensiero di Blondel era molto interessante».

E poi?

«Mi interessavo a una filosofia che si incontrasse con la spiritualità ignaziana. Padre Johannes Baptist Lotz mi aveva parlato di ´L'Action´ e mi aveva dato da leggere l´opera in due volumi dattiloscritti. ´L'Action´ allora era introvabile».

In effetti, tanti intellettuali cattolici del passato hanno osteggiato Blondel. Si possono cogliere anche oggi segni di opposizione al pensiero blondeliano?

«C´è stata l´omissione del nome di Blondel nell´enciclica ´Fides et Ratio´ che in molti punti è vicina al suo pensiero. Tra i filosofi esemplari del pensiero cristiano moderno, lui non è stato nominato. Da quanto si può giudicare dal testo, ci sono allusioni a Blondel. Ma il suo nome manca».

Ma in una recente intervista il cardinale Camillo Ruini, tra i maestri del pensiero cattolico, consiglia pure la lettura di Blondel. Una apertura?

«Il punto non è Blondel. È decisiva la tensione tra le diverse tendenze filosofiche e teologiche dei nostri tempi. C´è una tendenza neoscolastica che ha predominato, che è stata preferita. Ma è lontana da Blondel. Lui proviene dalla tradizione moderna, senza per questo essere anti-scolastico. A mio parere Blondel è il filosofo del Vaticano II, in particolare per la sua convinzione che ci sia vera e propria compenetrazione tra realtà terrestre e grazia divina. La modernità non è un avversario da combattere, ma un accesso al cristianesimo».

Blondel metteva in risalto l´apostolato intellettuale del sacerdote, che deve conoscere la condizione interiore dei nemici della fede per poter avere un´influenza più efficace. Queste sue posizioni che tipo di accoglienza hanno avuto e hanno nelle università pontificie e nei seminari?

«Questa voce di Blondel è sempre stata minoritaria. Nettamente minoritaria. Anche nei seminari e nelle università pontificie».

Blondel affermava che bisogna impadronirsi delle forme laiche di pensiero, dei loro metodi, per dimostrare la razionalità della pratica religiosa cattolica. Quali i passi compiuti nel confronto con il mondo laico?

«Questo è il compito di ogni apologetica. È il nucleo della ´Fides et Ratio´ e del pensiero di Giovanni Paolo II. La fede non è fuori dalla ragione e dal mondo. La fede è il compimento della ragione. Nei tempi moderni la teologia era pensata a due piani, il naturale e la grazia. Il Concilio Vaticano II ha invece affermato l´esistenza di un´unica realtà creata da Dio. La realtà umana è finalizzata all´accoglienza del dono divino, che solo nel cristianesimo si realizza pienamente».

Come vescovo, quali insegnamenti ha ricevuti dal pensiero filosofico di Blondel?

«Più che dal suo pensiero filosofico ho ricevuto tanto dalla sua spiritualità eucaristica del sacrificio e della mortificazione. È una spiritualità veramente cristocentrica. Blondel è un uomo che ha vissuto pienamente da laico un´unione con il Signore che ha saputo trasformare in discorso filosofico e culturale».

Di quale sua opera consiglia la lettura?

«Certamente il suo diario. È un diario denso, spirituale. Bisogna leggerlo come esperienza di vita. È emozionante proprio perché parte dal vissuto. È allo stesso livello di ´Storia di un´anima´ di Santa Teresa di Lisieux».

Una filosofia è vera in quanto attuale. Quali insegnamenti del pensiero filosofico di Blondel più valgono per noi oggi?

«Blondel è un metafisico di qualità. Il suo discorso filosofico è strutturato, approfondito, valido. Siamo ai livelli della ´Fenomenologia dello Spirito´ di Hegel e della ´Critica della ragion pura´ di Kant. È una trasposizione filosofica valida del cristianesimo moderno. Per questo padre Yves Congar, uno dei protagonisti del Vaticano II, lo ha definito come ´il filosofo del Concilio´».

Cosa ci direbbe Blondel sull´attuale tensione internazionale, sulla guerra imminente?

«Ci ha lasciato degli scritti contro il nazismo. Parla di guadagni e di perdite. Direbbe che bisogna misurare le perdite e i guadagni di una probabile guerra in Iraq. Ma questa è la regola morale universale. Le perdite le possiamo calcolare con sufficiente certezza, ma non sappiamo cosa si possa guadagnare da una guerra. La propaganda oggi mette in risalto gli incerti guadagni e tace sulle perdite, che invece sono certe».

Cosa si aspetta dal convegno blondeliano di Roma? È solo per addetti ai lavori?

«È per esperti, ma penso che le relazioni diano qualcosa anche a quelli che non conoscono approfonditamente Blondel. D´altronde egli ha una sua storia in Italia; ancor prima di Giovanni Gentile ed Enrico Castelli, Guido de Ruggiero lo inserisce ne ´La filosofia contemporanea´ e i cosiddetti modernisti italiani si sono rifatti a Blondel. Anche se Blondel ha sempre rifiutato questo avvicinamento».

Quali progetti ha per una maggiore diffusione del suo pensiero?

«Si pensa alla pubblicazione su CD-Rom di tutto il materiale preparatorio di ´L´Action´, l´opera e le citazioni. Una sorta di commento scientifico. E poi la pubblicazione di tutte le note manoscritte che mi sono state consegnate nel lontano 1967 dalla figlia perché fossero pubblicate. Quando mi ritirerò dall´incarico pastorale, spero di riuscire a portare a termine questi progetti».

Nella foto, il vescovo Peter Henrici.
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