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LA STORIA ECCLESIASTICA (di EUSEBIO DI CESAREA)

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2019 17:40
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07/02/2011 22:44
 
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26. ClO CHE E’ PERVENUTO FINO A NOI DELL'OPERA ACCURATA DI ireneo
1. Oltre alle opere citate di Ireneo e alle sue lettere, si pos­siede di lui anche un trattato contro i greci assai sintetico e as­solutamente fondamentale, intitolato Sulla scienza; un altro che ha dedicato a un fratello di nome Marciano sulla "Dimostrazione della predicazione apostolica 177 e un libro di discussioni di­verse, in cui egli fa menzione della Lettera agli ebrei e della co­siddetta Sapienza di Salomone, di cui riferisce alcuni passi. Queste sono le opere di Ireneo giunte a nostra conoscenza.
Essendo finito dopo tredici anni il regno di Commodo, a neppure sei mesi dalla sua morte divenne imperatore Severo, mentre nell'intervallo vi fu Pertinace 178.

177 L'opera inm questione, ritrovata nel 1907 in versione armena, e la so­la oggi conservata oltre al Contro gli eretici Delle altre non restano che scarsi frammenti.
178 Commodo fu strangolato il 1 gennaio 193 il giorno seguente i pre­toriani proclamarono imperatore il prefetto urbano Pertinace che fu ucciso dopo appena 87 giorni di regno. Dopo di lui, mentre i pretoriani proclama­rono imperatore il senatore Didio Giuliano, le legioni dell'IUma acclamarono imperatore Settiniio Severo, legato della Pannoma Superiore, e quelle di Si-na il legato della provincia Pescenmo Nigro Dopo essersi accordato col le­gato di Bntannia Clodio Albino, Settimio Severo marciò su Roma ed ebbe la meglio su Didio Giuliano, quindi si volse prima contro Pescenmo Nigro (che sconfisse ad Isso nel 194) e poi contro Clodio Albino

27. CIÒ CHE E PERVENUTO ANCHE DEGLI ALTRI CHE MORIRONO IN QUEL TEMPO
1. Ancora oggi parecchie opere di virtuosa operosità, scrit­te dagli antichi uomini della Chiesa di allora, sono custodite presso molti. Di queste opere, noi stessi conosciamo: i libri di Eraclito sull'Apostolo 179, quelli di Massimo sulla questione tanto discussa a lungo tra gli eretici sulla provenienza del male e sul fatto che la materia è creata, quelli di Candido s\AYHexa-meron e quelli di Apione sullo stesso argomento; analogamen­te quelli di Sesto sulla risurrezione, un altro trattato di Arabia-no e i libri di una moltitudine di altri di cui non è possibile, poi­ché non abbiamo nessun dato, ne indicare per iscritto la cro­nologia, ne riportare il racconto. E ci sono giunte le opere an­che di numerosi altri scrittori di cui non ci è possibile neppure annotare Ì nomi, pur trattandosi di autori ortodossi ed eccle­siastici, come dimostra Finterpretazione della divina Scrittura di ciascuno, ma tuttavia essi sono sconosciuti poiché le loro opere non ne riportano il nome 180.

28. coloro cHE HANNO DIFFUSO FIN DALL'INIZIO L'ERESIA DI artemone, LA CONDOTTA DA ESSI TENUTA E COME HANNO OSATO CORROMPERE LE sacre scritture
179 Probabilmente dell'apostolo Paolo non ci è pervenuta nessuna delle opere ricordate da Eusebio, i cui autori per noi non sono che semplici nomi
180 Quest'ultima notizia appare poco verosimile
181 Vescovo di Antiochia sotto Odenato II, rè di Palmira, a motivo del­le sue concezioni cnstologiche (ritenne il Cristo un semplice uomo), fu con dannato e deposto per ben due volte in due modi (nel 264 e nel 268), grazie all'appoggio della regina Zenobia vedova di Odenato II, riuscì a conservare la carica fino a quando la regina non fu sconfitta da Aureliano nel 272 Sulla sua eresia cf infra, VII, 27 30

1. In un libro scritto da uno di questi scrittori contro l'e­resia di Anemone, che ai nostri tempi Paolo di Samosata 181 ha cercato di rinnovare, si tramanda un racconto relativo ai fatti da noi esaminati 2 Questo scrittore, infatti, confuta l'anzidetta eresia, la quale sostiene che il Salvatore e un semplice uomo, cosa che e invece un'innovazione recente nonostante i suoi pro­pugnatori volessero renderla venerabile come se fosse antica, dopo aver addotto parecchie e diverse ragioni a confutazione della loro falsità blasfema, l'opera dice testualmente 3 “Affer­mano infatti che tutti gli antichi e gli apostoli stessi hanno rice­vuto dalla tradizione e hanno insegnato ciò che essi ora dicono e che la verità della predicazione è stata conservata fino ai tempi di Vittore, che fu tredicesimo vescovo di Roma dopo Pietro, mentre la verità è stata alterata a partire dal suo successore Zefirino 4 Ciò che essi sostenevano avrebbe potuto essere plau­sibile se non li contraddicessero innanzitutto le divine Scrittu­re, d'altra parte esistono anche scritti di alcuni fratelli, più an­tichi dell'epoca di Vittore, che furono composti a difesa della verità contro i pagani e contro le eresie di allora, voglio dire le opere di Giustino, Milziade, Taziano, Clemente e di molti altri, nelle quali tutte si afferma la divinità di Cristo 5 Chi non co­nosce, infatti, i libri di Ireneo, di Melitene e degli altri che pro­clamarono il Cristo Dio e uomo. E chi non conosce tutti i sal­mi e gli inni, scritti sin dall'inizio da nostri fratelli nella fede, che cantano il Cristo come Logos di Dio e lo proclamano Dio 6 Come dunque e possibile, dopo che il pensiero della Chiesa è stato formulato da cosi tanti anni, ammettere che quanti pre­cedettero Vittore abbiano predicato come costoro sostengono. Come possono non vergognarsi di attribuire questa dottrina menzognera a Vittore, quando invece erano a conoscenza che proprio Vittore escluse dalla comunione il cuoiaio Teodoto, ca­po e iniziatore di questa apostasia negatrice di Dio e che per primo ha affermato che Cristo è un semplice uomo. In effetti, se, come essi affermano, Vittore avesse condiviso ciò che la lo­ro bestemmia insegna, come avrebbe potuto scacciare Teodoto, ideatore di tale eresia?”
7 Queste cose per quanto riguarda Vittore . E, dopo che costui resse il ministero per dieci anni, intorno al nono anno del principato di Severo, fu designato come suo successore Zefirino 182 L'autore dell'opera anzidetta, a proposito del fondatore dell'eresia di cui ci stiamo occupando, aggiunge anche un altro evento venficatosi sotto Zefinno. Egli scrive testualmente 8 “Ricorderò dunque a molti dei nostri fratelli un evento accaduto ai nostri giorni, che, a mio avviso, se fosse avvenuto a So­doma, avrebbe fatto riflettere anche quelli ^ Non una volta, ma al nostro tempo, viveva un confessore, Natalione 9 Costui fu sedotto da Asclepiadote e da un altro Teodoto, il banchiere. Costoro erano entrambi discepoli del cuoiaio Teodoto, il pri­mo, come ho già detto, a essere scomunicato per questo con­vincimento o, meglio, follia da Vittore, che era allora vescovo 10 Natalione fu da loro persuaso a essere chiamato, dietro compenso, vescovo di tale eresia, cosicché incassava da essi mensilmente centocinquanta denarii 183 11 Legatesi dunque a costoro, egli fu più volte ammonito dal Signore mediante delle visioni il Dio misericordioso e Signore nostro Gesù Cristo, in­fatti, non voleva che morisse fuori dalla Chiesa un testimone delle sue sofferenze 12 Tuttavia, poiché egli si mostro poco at­tento delle visioni, ammaliato dalla carica che ricopriva presso di loro e dalla avidità che porta alla perdizione un così gran numero di persone, infine fu flagellato dai santi angeli durante tutta una notte e fu talmente malmenato, che all'alba si alzò e, avendo indossato un cilicio ed essendosi coperto di cenere, in gran fretta e tra le lacrime, andò a prostrarsi davanti al vescovo Zefirino, gettandosi ai piedi non solo del clero, ma anche dei laici. -

^Cf Mt 11,23
182 L'anno dovrebbe essere il 201 Sembra, tuttavia, che Zefirino sia morto prima, forse nel 198/199
183 La somma (pari a seicento sesterzi), pur non considerevole, equiva leva comunque a sei volte la paga di un semplice legionario dell'epoca e pò teva consentire a Natalione una vita senza pensieri

Con le sue lacrime cercò di commuovere la Chiesa mise­ricordiosa del Cristo compassionevole, ma, nonostante le pre­ghiere cui faceva ricorso e pur mostrando i lividi delle percosse ricevute, fu riammesso a stento alla comunione

13. A queste parole ne aggiungeremo anche altre dello stesso autore a proposito degli stessi eretici: “Senza alcun timo­re hanno alterato le divine Scritture, hanno infranto i princìpi dell'antica fede, hanno ignorato Cristo, non indagando che co­sa dicono le Scritture, ma esercitandosi attentamente nel cerca­re quale figura di sillogismo si potesse trovare per rendere cre­dibile il loro ateismo. E se qualcuno proponeva loro un passo della divina Scrittura, essi chiedevano se si potesse farne una fi­gura di sillogismo congiuntiva o disgiuntiva 184. 14. Abbando­nate le sante Scritture di Dio, si dedicavano alla geometria 186, poiché sostenevano che provenivano dalla terra e della terra di­scutevano e ignoravano colui che viene dall'alto. Alcuni di loro, ad esempio, studiavano diligentemente la geometria di Euclide 187 e apprezzavano Aristotele e Teofrasto l88, altri quasi adoravano Galeno –189

184 L'avventura capitata a Natalione ricorda quella capitata a Eliodoro (cf. 2 Mac 3, 24-34) e soprattutto quella di Gerolamo (cf. Lettere, 22, 30)
185 Si tratta di due delle cinque figure di sillogismo, derivate non tanto da Aristotele e Teofrasto, che l'anonimo espressamente cita (cf infra}, quan­to dalla terminologia tipica della dialettica stoica, in particolare di Cnsippo (III sec. a.C.); sulla problematica cf G Reale, Stona iella filosofia antica. III, Milano 1989, pp. 343ss
186 Alla lettera: “misurazione della terra”
187 Famoso matematico dell'antichità vissuto intorno al IV III sec. a C
188 L'anonimo antiartemonita nomina sia il filosofo Aristotele che il suo discepolo Teofrasto, come del resto subito dopo Galene, come rappresen­tanti della logica
189 Galeno (129-200) fu medico della corte imperiale romana all'epoca di Marco Aurelio oltre che alla ricerca medica si dedicò anche a quella filo sofica. a lui si deve una Introduzione logica non priva di interesse

• 15. Poiché in favore della dottrina della loro eresia abusavano delle arti dei non credenti e mediante l'astuzia propria degli atei snaturavano la fede semplice delle divine Scritture, che bisogno c'è anche di precisare che alla fede non erano neppure vicini? Per questo motivo non ebbero timore di mettere le mani sulle divine Scritture col pretesto di emendar­le. 16. E chiunque voglia, può informarsi che io, dicendo que­ste cose, non li calunnio. Se, infatti, qualcuno volesse riunire gli scritti di ciascuno di loro, confrontandoli l'uno con l'altro, sco­prirebbe che sono assai discordanti tra loro. Quelli di Asclepia-de, dunque, non corrisponderebbero a quelli di Teodoto 190,
17. ed è possibile procurarsene molti, per il fatto che Ì loro disce­poli hanno trascritto accuratamente da ciascuno copie corrette, come essi le chiamano, cioè manipolate. Inoltre, le opere di Ermofilo non concordano con queste; quanto a quelle di Apolloniade non concordano neppure tra loro: si possono infatti con­frontare quelle fatte prima con quelle contraffatte successiva­mente e si troveranno del tutto discordanti. 18. Di quanta arro­ganza sia questo peccato, verosimilmente non lo ignorano nep­pure loro. Infatti, o non credono che le divine Scritture siano state dettate dallo Spirito Santo e allora sono miscredenti; o es­si stessi pensano di essere più saggi dello Spirito Santo, e allora che cos'altro sono se non demoniaci?. In effetti non possono negare che sia da attribuire ad essi questa impresa temeraria, dato che le copie sono state scritte di loro pugno, al punto che non possono dire che erano queste le Scritture ricevute da co­loro che li hanno catechizzati, o mostrare gli esemplari da cui sono state trascritte le loro copie. 19. Alcuni di loro, poi, non hanno pensato neppure a contraffare le Scritture, ma avendo semplicemente ripudiato la Legge e i profeti, in considerazione di un insegnamento senza Legge e senza Dio, sono precipitati essi stessi nell'estremo abisso della perdizione”. Così si è svolta questa storia.


190 Tutti questi personaggi e quelli nominati dopo non ci sono altrimenti noti.
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