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LA STORIA ECCLESIASTICA (di EUSEBIO DI CESAREA)

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2019 17:40
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07/02/2011 22:27
 
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1. I VESCOVI DI ROMA E DI ALESSANDRIA AL TEMPO DI TRAIANO

1. Intorno al dodicesimo anno del regno di Traiano ^ il vescovo della Chiesa di Alessandria, da me poco prima citato 2, passò a miglior vita, e Primo, quarto a partire dagli apostoli, ricevette la liturgia in quella diocesi. In questo periodo, dopo che Evaristo concluse l'ottavo anno di episcopato, Alessandro, quinto a partire da Pietro e Paolo, venne designato vescovo di Roma.

1 Nel 109 d.C

2 Si tratta di Avilio (cf. supra. III, 14).

 

2. I MALI SOFFERTI DAI GIUDEI IN QUEL TEMPO

1. Mentre l'insegnamento del nostro Salvatore e la Chiesa fiorivano, registrando di giorno in giorno continui progressi, la disgrazia dei Giudei invece cresceva per i mali che si succedevano gli uni agli altri. Già nel diciottesimo anno del regno di Traiano 3 scoppiò di nuovo una rivolta dei Giudei, e dei quali moltissimi morirono. 2. Ad Alessandria infatti, nel resto dell'Egitto e a Cirene Ì Giudei, come spinti da un vento terribile e apportatore di rivolte, cominciarono a ribellarsi contro Ì Greci con cui abitavano, suscitando contro di loro una grande rivolta e, l'anno seguente, quando Lupo era governatore di tutto l'Egitto 4, una guerra di grandi dimensioni. 3. Al primo scontro essi vinsero sui Greci; ma questi, ritiratisi ad Alessandria, presero Ì Giudei che vi abitavano e li uccisero. Compromessa cosi per sempre l'alleanza con questi, i Giudei di Cirene, sotto la guida di Lucùa, devastarono la regione d'Egitto, distruggendone i distretti. L'imperatore allora inviò contro di loro Marco Turbone ^ con la fanteria, la flotta e la cavalleria. 4. Egli si sobbarcò del peso di questa guerra contro di loro, che vide molte battaglie e che ebbe, dunque, lunga durata, e uccise non solo a Cirene, ma anche in Egitto, molte migliala di Giudei, che avevano seguito Lucua, loro rè. 5. L'imperatore, temendo che anche i Giudei della Mesopotamia si associassero alla rivolta di quelli d'Egitto, ordinò a Lusio Quieto 6 di allontanarli dalla provincia. Costui, ingaggiata battaglia, ne uccise un grandissimo numero, e venne designato dall'imperatore per questo successo governatore della Giudea. Anche quegli autori greci 7, che hanno consegnato alla scrittura la narrazione degli avvenimenti che ebbero luogo al loro tempo, hanno fatto ricorso alle stesse parole.

3. GLI APOLOGISTI DEL TEMPO DI ADRIANO

1. A Traiano, che rimase al potere per diciannove anni e sei mesi 8, succedette Elio Adriano. A questi Quadrato 9 dedicò un suo discorso, una Apologia composta in difesa della nostra fede, minacciata da alcuni uomini tristi che tentarono di portare lutto fra di noi. Ancora oggi essa è nota non solo a moltissimi fra i nostri fratelli, ma anche a noi. Essa costituisce una chiara prova dell'intelligenza e della retta fede apostolica del suo autore. 2. Egli mostra la sua antichità dicendo testualmente così: "Le opere del nostro Salvatore erano sempre visibili perché vere; quelli che vennero guariti e coloro che furono risuscitati dai morti non solo furono visti guariti e risuscitati, ma vissero anche per tutto il tempo in cui il Salvatore rimase fra gli uomini anche dopo la sua dipartita. Alcuni di loro poi sono ancora vivi al mio tempo".

3. Tale fu Quadrato. Aristide, uomo della nostra religione pieno di fede, ha lasciato, come Quadrato, un'apologia composta in difesa della nostra fede, indirizzata ad Adriano. Anche il suo scritto è conservato fino ad oggi da molti 10.

3 Nel 116 d.C.

4 M. Rutilio Lupo fu governatore d'Egitto dal 116 al 117 d.C.

5 Capo delle legioni d'Egitto dal 116 al 118 d.C.

6 Console da 117 al 118 d.C.

7 Cf. Cassie Dione, Storia romana, LXVIII, 32.

8 Regnò dal 98 al 117 d.C.

9 Cf. supra. III, 37 e n. 140.

10 ^Apologia di Aristide la più antica che ci sia giunta. Essa è nota anche in una traduzione siriaca, in cui però compare la dedica ad Antonino Pio, successore di Adriano. Ma motivi interni allo scritto danno ragione ad Euse-bio. Per una più ampia trattazione d. M. Simonetti, La letteratura cristiana antica, cit., p. 63.

 

4. I VESCOVI DI ROMA E DI ALESSANDRIA AL TEMPO DI ADRIANO

Al terzo anno di regno del suddetto imperatore n ad Alessandro, vescovo di Roma, che morì dopo dieci anni di episcopato, succedette Sisto. Nella diocesi di Alessandria, nello stesso periodo, Giusto succedette a Primo, morto dopo dodici anni di ministero.

5. I VESCOVI DI GERUSALEMME DAL SALVATORE FINO AI TEMPI DI CUI STIAMO TRATTANDO

1. Non avendo trovato in nessun modo opere riguardanti i tempi dei vescovi di Gerusalemme (si dice infatti che ebbero vita breve), 2. ho appreso dai documenti 12 che fino all'assedio dei Giudei che ebbe luogo al tempo di Adriano ]3 si succedettero quindici vescovi che, dicono, furono tutti Ebrei fin dall'inizio e conobbero davvero il Cristo, al punto da essere giudicati degni persino del ministero episcopale già da coloro che erano all'altezza di giudicare su siffatte cose: a partire dagli apostoli fino all'assedio in cui i Giudei, che erano in quel tempo in rivolta, furono massacrati in grandi battaglie dai Romani, contro i quali si erano ribellati, tutta la Chiesa di Gerusalemme era composta infatti di fedeli ebrei. 3. Ma poiché cessarono da questo periodo i vescovi ebrei, è ora necessario elencarli a partire dal primo. Primo pertanto fu quel Giacomo che era detto fratello del Signore 14; secondo dopo di lui Simeone 15, terzo Giusto 16, quarto Zaccheo, quinto Tobia, sesto Beniamino, settimo Giovanni, ottavo Mattia, nono Filippo, decimo Seneca, undicesimo Giusto, dodicesimo Levi, tredicesimo Efrem, quattordicesimo Giuseppe; dopo tutti costoro quindicesimo Giuda. 4. Questi i vescovi di Gerusalemme che si succedettero a partire dagli apostoli fino al tempo da me trattato, tutti circoncisi.

5. Trascorso ormai il dodicesimo anno del regno di Adriano 17, divenne vescovo di Roma, settimo a partire dagli apostoli, Telesforo, che succedette a Sisto, che ne fu vescovo per dieci anni. Trascorsi un anno e alcuni mesi, della diocesi di Alessandria venne designato sesto vescovo Eumene, che succedette al suo predecessore 18, che detenne la carica per undici anni.

6. L'ULTIMO ASSEDIO DEI giudei AL TEMPO DI ADRIANO

1. Poiché cresceva e si allargava una nuova rivolta dei Giudei 19, Rufo, governatore della Giudea, forte di un aiuto militare inviategli dall'imperatore, approfittando senza risparmio delle loro follie, mosse contro di loro, uccidendo decine e decine di uomini, donne e bambini, e riducendo in schiavitù, secondo la legge della guerra, la loro regione. 2. Era in quel tempo a capo dei Giudei un certo Bar Kocheba, il cui nome significa "stella", da un lato un assassino e un brigante, ma che, dall'altro, facendo leva sul suo nome, comandava su di loro come su schiavi, proclamando di rifulgere su quegli afflitti come una stella scesa dal cielo in loro soccorso.

Nel 119 d.C.

12 Forse le Memorie di Egesippo. ^ Nel W d.C.

14 Cf. supplì, 1,2.

15 Ct.supra, III, 11.

16 Cf. ^^,111,35.

17 Nel 129 d.C.

18 Cioè Giusto.

19 Essa scoppiò nel 132 d.C (cf. Cassie Dione, Storia romana, LXIX, 1; Histona Augusta, Vita di Adriano, 14, 2).

3. La guerra raggiunse il suo massimo sviluppo a Betthera (una piccola città molto ben guarnita, sita non molto lontano da Gerusalemme) nel diciottesimo anno di regno di quell'imperatore 20; l'assedio durò a lungo, ma i ribelli, stremati dalla fame e dalla sete, furono espugnati, e il colpevole della loro follia ricevette la degna punizione. Da quel momento un decreto e un prescritto di Adriano impedirono a tutti i Giudei qualunque accesso anche al territorio circostante Gerusalemme, precludendo loro così ogni speranza di vedere anche da lontano la terra patria. Così narra Aristone di Fella 21. 4. Dopo che i Giudei furono costretti ad abbandonare Gerusalemme e i suoi antichi abitanti morirono tutti, essa fu abitata da gente straniera; la città romana che ne prese il posto cambiò nome e si chiamò Elia, in onore dell'imperatore Elio Adriano 22. Anche la Chiesa di quel luogo venne costituita da pagani, e per primo, dopo i vescovi ebrei, fu designato a prenderne la liturgia Marco.

7. CHI FURONO IN QUEL TEMPO I CAPI DI UNA FALSA CONOSCENZA

1. Pur rifulgendo ormai le Chiese sulla terra come astri luminosissimi, e pur trionfando la fede nel Salvatore e Signore nostro Gesù Cristo sull'intera stirpe degli uomini, il diavolo, spregiatore del bene, nemico della verità e avversario ostile da sempre alla salvezza degli uomini, usò tutte le sue armi contro la Chiesa, scatenandole contro le più ostili persecuzioni da parte dei pagani. 2. Ma dopo che queste vennero vietate, combattè con metodi diversi, servendosi di maghi e di peccatori, mezzi esiziali per le anime e diaconi della morte; e ricorreva ad ogni mezzo per consentire a maghi e ciarlatani di condurre nell'abisso della dannazione, facendosi scudo del nome della nostra fede, quei fedeli che li seguivano, e di allontanare dalla fede con le loro prave azioni coloro che ancora non la conoscevano, sviandoli cosi dalla via che conduce alla parola della salvezza. 3. Da Monandro, già sopra da me citato come successore di Simone 23, ebbe origine una nuova forza simile ad un serpente biforcuto e con due teste, da cui nacquero i capi di due differenti eresie: Saturnino di Antiochia e Basilide di Alessandria 24, che fondarono, il primo in Siria, il secondo in Egitto, scuole eretiche nemiche a Dio. 4. Ireneo dice 25 che per gran parte Saturnino professava le stesse menzogne di Menandro e che, col pretesto dei misteri, Basilide liberò senza limite la sua fantasia, inventando miti meravigliosi per la sua empia dottrina. 5. Mentre in quel tempo moltissimi ecclesiastici combattevano a fianco della verità e lottavano con la sola forza della parola in difesa della fede degli apostoli e della Chiesa, altri lasciavano ai posteri cautelative difese contro le eresie or ora citate anche con le loro opere. 6. Di queste a noi è giunta quella di Agrippa Ca-store 26, lo scrittore più illustre fra quelli del suo tempo e valente confutatore di Basilide, abile nel mettere a nudo quanto fosse terribile l'arte ingannatrice di quest'uomo. 7. Rivelando dunque le sue segrete dottrine, dice che egli compose ventiquattro libri sul Vangelo, che inventò profeti come Barcaba e Barcofe ne istituì altri inesistenti, dando loro nomi stranieri per impressionare coloro che credono in simili cose. Insegnava poi che non aveva importanza alcuna toccare cibo offerto agli idoli e rinnegare apertamente la fede in tempi di persecuzione, e imponeva, come i Pitagorici, un silenzio di cinque anni a quanti si accostavano alla sua dottrina.

20 Nel 135 d.C.

8. Lo scrittore suddetto, dopo aver riferito su Basilide altre notizie simili a queste, mette a nudo mirabilmente l'errore della menzionata eresia. 9. Ireneo riferisce anche che contemporaneo di Saturnino e di Basilide fu Carpocrate 27, padre di un'altra eresia, la gnostica. Costoro reputarono giusto praticare le arti magiche di Simone 28 non, come questi, di nascosto, ma alla luce del sole, come si fa per le cose grandi, adorando i filtri preparati con le loro stesse mani con la massima cura, e alcuni demoni, che inviano sogni e che li proteggono, e inventando altre pratiche di tal genere. Conformemente a quanto detto, insegnavano che coloro che avevano intenzione di raggiungere la perfezione nella perversione o piuttosto l'abominio, secondo i loro precetti dovevano compiere i più turpi fra i mali, poiché non sarebbero in nessun modo sfuggiti agli "arconti cosmici ", come essi li chiamavano, se non avessero dato a tutti con i misteri ciò che loro spettava. 10. La sorte volle che il diavolo, fautore del male, servendosi di tali ministri, rendesse suoi schiavi coloro che miseramente erano stati da loro ingannati, conducendoli così alla perdizione, e diffondesse ai popoli che ancora non credevano in Cristo molte calunnie contro il Verbo divino: la fama di questi eretici infatti si mutò in calunnia per tutto il popolo dei cristiani. 11. E così per lo più presso coloro che erano allora lontani dalla nostra fede si affermò sul nostro conto l'empio e assurdo sospetto che ci unissimo turpemente con madri e sorelle e ci cibassimo di empi pasti

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27 Non è questo il luogo per illustrare la complessa dottrina gnostica. Su di essa si rimanda a M. Simonetti, La letteratura cristiana antica, cit., pp. 76-84. 28 Simon Mago, sul quale cf. supra, II, 13.

29. 12. Queste diffamazioni però non furono di grande utilità al demonio, poiché la verità si ristabilì da sola e risplendette di grande luce per il tempo a venire. 13. Le macchinazioni dei nemici, confutate dalla forza della verità, ebbero subitanea fine, sebbene le eresie si rinnovassero le une dopo le altre e si ripristinassero sempre le precedenti, che venivano però sconfitte una dopo l'altra, pur essendo le loro dottrine disparate e varie. Si accresceva invece sempre più e aumentava in modo sempre costante e inalterato lo splendore dell'universale, unica e vera Chiesa, facendo rifulgere la santità, la verità, la libertà, la saggezza e la purezza della vita e della filosofia divine su ogni stirpe di Greci e di barbari. 14. Il tempo mise fine anche all'infamia contro l'intera nostra dottrina, e questa, riconosciuta eccellente al di sopra di ogni altra per la santità, la saggezza e i dogmi divini e filosofici, rimase essa sola a governo di tutti gli uomini; così nessuno nel nostro tempo osa più diffondere turpi calunnie contro di essa ne infamie simili a quelle un tempo gradite ai nostri avversar!. 15. Nei tempi che stiamo esaminando la dottrina della verità ebbe dunque fra i suoi seguaci molti uomini che si ergevano a sua difesa combattendo contro le empie eresie, che confutavano non solo oralmente, ma anche con dissertazioni scritte 30.

8. CHI FURONO GLI SCRITTORI ECCLESIASTICI

1. In questi tempi il più famoso fu Egesippo 31, dalla cui opera già prima abbiamo citato molti passi, attingendo da essa delle notizie sui tempi degli apostoli.

29 Queste erano le accuse che l'opinione pubblica rivolgeva ai cristiani. Esse vennero confutate dagli apologisti del II e III sec. (cf. ad es. Tertulliano, Apologetico, 39,7-21). ì0 Riferimento agli apologisti del II secolo. ^] Su Egesippo cf. infra, 22.

2. In cinque libri 32 espone con esattezza, in uno stile molto lineare, il messaggio apostolico; precisa poi il tempo in cui divenne famoso nel passo seguente, relativo a coloro che sin dall'inizio ergevano idoli: "A questi dedicarono cenotafi e templi come fanno fino ad oggi; fra loro è anche Antinoo, uno schiavo dell'imperatore Adriano, in onore del quale si tiene, ancora ai nostri tempi, anche una gara detta antinoea. Adriano gli dedicò anche una città da lui fondata, che chiamò col nome di Antinoo, e designò in suo onore anche dei profeti".

3. In quel tempo anche Giustino 33, autentico cultore della vera filosofia, diveniva sempre più esperto delle opere dei Greci. Egli si riferisce allo stesso periodo, scrivendo nella sua Apologia dedicata ad Antonino: "Non crediamo fuori luogo ricordare, fra questi, anche Antinoo, vissuto nel nostro tempo, che tutti, spinti dalla paura, cominciarono ad adorare come un dio, pur sapendo chi era e da dove veniva" ^.

4. Il medesimo Giustino, facendo menzione della guerra che in quel tempo si combatteva contro i Giudei, dice: "Nella presente guerra giudaica infatti Bar Kocheba, capo della rivolta dei Giudei, ordinò che soltanto i cristiani, se non avessero rinnegato e bestemmiato Gesù il Cristo, fossero sottoposti a tremendi supplizi" 35.

5. Nella stessa opera afferma che la sua conversione dalla filosofia greca alla religione divina non fu irrazionale, ma scaturì da una meditata riflessione. Ecco le sue parole: "Io stesso, quando ancora godevo degli insegnamenti di Platone, sentivo le calunnie contro i cristiani; ma vedendoli impavidi di fronte alla morte e a tutto ciò che è reputato terribile, pensavo che era impossibile che essi vivessero nel male e nel piacere sfrenato. Quale piacere infatti, quale incontinenza, quale persona che stimi un bene nutrirsi di carne umana potrebbe desiderare ardentemente la morte, che lo libererebbe da tutti i suoi piaceri? Non cercherebbe forse di vivere con ogni mezzo sempre la sua vita presente e di sfuggire ai magistrati, piuttosto che proclamare la sua fede ed essere così ucciso?" 36.

6. Lo stesso autore riferisce inoltre che Adriano, dopo aver ricevuto da Serennio Graniano 37, illustrissimo governatore, lettere riguardanti i cristiani, in cui quest'ultimo diceva che non era giusto condannarli a morte senza processo e accusa alcuna, ma solo per ringraziarsi le grida della folla, rispose a Minucio Fundano 38, proconsole d'Asia, ordinandogli che nessuno giudicasse i cristiani senza processo e senza precisa accusa.

7. E aggiunge copia della lettera, riportandola in lingua latina, cosi come era stata scritta, premettendo queste parole: "Pur potendo chiedervi, sulla base della lettera del grandissimo e magnificentissimo Cesare Adriano, vostro padre, di ordinare che i processi si svolgano come ne siamo degni, abbiamo reputato opportuno che ciò avvenisse non per disposizione di Adriano, ma per la rettitudine della nostra richiesta, di cui siamo pienamente convinti. Ho aggiunto anche la copia della lettera di Adriano affinchè sappiate che anche ciò che ho detto corrisponde a verità. Eccola" 39.

 

32 II riferimento è all'opera dal titolo Memorie, in cui espone la dottrina apostolica con intenti antignostici

33 Su di lui cf supra, II, n 50 e infra, 16-18

34 Ì Apologia, 29, 4

35 / Apologia,^ ,6

^Apologia, 12.1-2

37 Si tratta di Quinto Licmio Salviano Graniano Quadronio Proculo, predecessore di Fundano

38 Proconsole d'Asia dal 124 al 125 d C

39 7 Apologia, 68,3-5

9. IL DECRETO DI ADRIANO SUL DIVIETO DI PERSEGUITARCI SENZA PROCESSO

8. Dopo queste parole l'autore citato riporta la copia della lettera nel testo latino, che io ho tradotto, come ho potuto, in greco. Essa dice così:

1. "A Minuccio Fundano. Ho ricevuto la lettera scrittami da Serennio Graniano, uomo illustrissimo, al quale tu sei succeduto. Non mi sembra opportuno pertanto lasciare il problema Ìn sospeso, affinchè lo scompiglio non regni fra gli uomini e non si dia ai diffamatori pretesto per le loro azioni malvagio. 2. I governatori delle province, che in virtù della loro carica possono apertamente agire contro Ì cristiani, facciano in modo che questi possano difendersi anche in tribunale. SÌ diano pensiero solo di questo, e non di assecondare soltanto Ì desideri e le grida del popolo. E molto più conveniente che, se qualcuno volesse accusare un cristiano, tu esamini a fondo l'accusa. Se dunque qualcuno li denuncia e provi che essi agiscono contro le leggi, da loro la pena adeguata alla gravita della loro colpa. Ma, per Èrcole; se qualcuno li accusa di questo solo per calunniarli, giudicalo in base alla gravita della diffamazione e pensa a come punirlo" 40. Queste sono le parole testuali del decreto di Adriano.

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