È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA STORIA ECCLESIASTICA (di EUSEBIO DI CESAREA)

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2019 17:40
Autore
Stampa | Notifica email    
07/02/2011 22:07
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

21. Bisogna aggiungere a queste notizie anche quelle riguardanti le loro riunioni, il modo di vita proprio degli uomini e quello proprio delle donne, e le pratiche che per tradizione anche noi siamo soliti osservare ancora oggi, in modo particolare nella festa della passione del Salvatore: digiuni, veglie e meditazioni sulle Sacre Scritture. 22. Il già citato autore riferisce tutto ciò nella propria opera 76, descrivendo nei minimi particolari quelle tradizioni che soltanto noi, fino ad oggi, abbiamo conservato: le veglie in occasione della Pasqua, i riti in esse compiuti e gli inni che noi siamo soliti cantare, durante i quali, mentre uno canta un salmo secondo un ritmo preciso, gli altri, ascoltando in silenzio, si uniscono soltanto nelle parti finali. Racconta inoltre 77 che essi, nei giorni citati, dormono su stuoie, e per usare le sue stesse parole, "non assaggiano affatto vino", non mangiano carne, ma bevono solo acqua, e loro companatico sono sale e issopo 78. 23. Inoltre parla del modo in cui coloro che ricoprono cariche ecclesiastiche esercitano la propria autorità, del diaconato e dell'autorità del vescovo su tutti 79. Coloro che vogliono conoscere con più precisione questi temi, possono apprenderli dalla già citata opera di Filone. 24. E a tutti chiaro che egli ha scritto di questi argomenti per descrivere coloro che, per primi, hanno diffuso l'insegnamento del Vangelo e le tradizioni trasmesse dagli apostoli fin dal principio.

/76 Filone, p 476, 23-34; p 481, 22-24, p 484.33-34.

77 Filone, p. 482, 18-21, p. 483, 4-10, p 484, 10-21 /s Pianta aromatica usata dai sacerdoti ebrei nei nti di purificazione. 79 Filone, p 481, 32-34; p 482, 3, 24-25; p 483, 17, p 484, 6.

:::::::::::::::

119 18. LE OPERE DI FILONE GIUNTE FINO AI NOSTRI TEMPI

1. Scrittore loquace e di larghe vedute, sublime ed eccelso commentatore delle Scritture divine, Filone ce ne ha lasciato un'esegesi varia e ricca di spunti. Esaminò la materia del Genesi in base all'ordine e al susseguirsi degli avvenimenti ivi narrati, esponendo i propri risultati nell'opera intitolata Allegorie delle leggi sacre', poi, spiegando dettagliatamente ogni brano delle Scritture di difficile interpretazione, ne presenta questioni e soluzioni, che egli espone nell'opera dal titolo Questioni e soluzioni nella Genesi e nell'Esodo. 2. Ha composto inoltre opere su argomenti specifici, come i due libri Sull'agricoltura e quelli Sull'ubriachezza, e altre che portano titoli diversi, come Su ciò che la mente sobria vuole e odia. Sulla confusione delle lingue, Sulla fuga e il ritrovamento. Sull'incontro a fini pedagogici, Chi è l'erede delle cose divine o sulla divisione in parti uguali e contrarie, e ancora Sulle tré virtù che Mosè ha descritto con altre; 3 e inoltre Sul cambiamento dei nomi e le sue cause, in cui afferma di aver scritto anche Sui Testamenti, in due libri. 4. Sono anche sue opere: Sull'emigrazione e la vita saggia vissuta secondo giustizia o sulle leggi non scritte. Sui Giganti o sull'immutabilità di Dio, Sull'origine divina dei sogni secondo Mosè, in cinque libri. Queste sono le sue opere giunte fino ai nostri tempi tra quelle riguardanti il Genesi. 5. Sull'Esodo conosciamo di lui: Questioni e soluzioni, in cinque libri, Sul Tabernacolo, Sul Decalogo, Le Leggi particolari sui punti fondamentali del Decalogo, in quattro libri, Gli animali sacrificali e i modi dei sacrifici, I premi che la Legge riserva ai buoni e le pene e maledizioni che destina ai malvagi. 6. Inoltre sono state tramandate sue opere in un solo libro, come quella dal titolo Sulla Provvidenza, il discorso da lui scritto dal titolo Sui Giudei, 11 Politico, Alessandro ovvero anche gli animali privi di parola sono dotati di ragione, e inoltre Ogni reo è schiavo, cui segue Ogni uomo probo è libero. 7. Dopo queste compose La vita contemplativa o i supplicanti,dal quale ho ricavato le notizie riguardanti la vita degli uomini dei tempi apostolici.

:::::::::::::

Sono poi a lui attribuite Le spiegazioni dei nomi ebrei nella Legge e nei Profeti. 8. Si dice che egli, giunto al tempo di Gaio a Roma, descrisse l'empietà di questo imperatore nell'opera da lui intitolata, con acume e ironia, Sulle virtù, di cui diede pubblica lettura, al tempo di Claudio, davanti al Senato di Roma, lasciando gli ascoltatori a tal punto meravigliati da spingerli a stimare le sue opere degne di essere accolte nelle biblioteche ^

9. In quel tempo, mentre Paolo portava a termine il viaggio da Gerusalemme all'Illirico, Claudio espulse i Giudei da Roma 81, e Aquila e Priscilla, cacciati da Roma con altri Giudei,si recarono in Asia, dove vissero insieme all'apostolo Paolo, che rinvigoriva le basi delle chiese locali da lui appena poste. Di questo parla il sacro testo degli Atti .

80 È ignota la fonte da cui Eusebio attinge questa notizia

81 L'espulsione dei Giudei da Roma, decretata dall'imperatore Claudio nel 48 d C è attestata da Suetonio, Vita di Claudio, 25, 3 e da At 18, 2, ma taciuta da Giuseppe Flavio, che ricorda però quella deliberata precedentemente da Tibeno (Antichità giudaiche, XVffl, 81 84) La menzione in Suetomo di un Chrestus sobillatore dei Giudei (tumultuante^ impulsore Chresto), corretto in Chnstus sulla base di Tertuihano, Apologetico, 3, 5 e di Orosio, Storie contro i pagani, VII, 6, 15-16, ha fatto supporre ad alcuni studiosi (cf, ad es , H Janne, Impulsore Chresto, in "Mei Bidez" II, Bruxelles 1934, pp 531 553) che i reali destinatan dell'editto'siano i Cristiani, che Suetomo non distm gueva ancora dai Giudei Questi ultimi furono sicuramente colpiti da quello precedente del 41 d C , noto da Cassio Dione, Stona romana, LX, 6, 6, con cui Claudio proibiva loro di "radunarsi insieme" (cf anche la lettera inviata da Claudio agli Ebrei di Alessandna pubblicata da H I Beli, ]ews and Chn stians in Egypt, Oxford 1924, pp 23-26, con cui proibiva loro di accogliere altri correligionan) Non che Suetonio commettesse l'errore cronologico e storico di ritenere Cristo presente a Roma al tempo di Claudio, come ha mes so m rilievo S Benko, Pagan Criticism of Chnstianity dunng thè f irsi two cen tunes, m ANRW (Aufstieg und Niedergang der Romischen Welt), II, 23, 2, Berlm New York 1980, pp 1055-1118 Sarebbe più plausibile ritenere invece che Suetomo avrebbe detto Chrestus per dire Cristianesimo Claudio dunque "puniva i Giudei per punire i Cristiani, in quanto cumulava su di essi la responsabilità della propaganda missionaria cristiana" (S Mazzanno, L'impero romano, Bari 19936, voi I, p 201) Altri studiosi invece, avvalorando la lezione Chrestus, sostengono che l'editto m questione era diretto proprio contro i Giudei, dovendosi vedere in Chrestus, nome molto diffuso presso i Giù dei in quel tempo, un interprete di sentimenti di rivolta che dovevano sicura mente serpeggiare nella Roma del tempo.

-

19. LE scIAGURE CHE SI RIVERSARONO SUI giudei A Gerusalemme NEL GIORNO DI PASQUA

1. Al tempo dell'imperatore Claudio, nel giorno della festa di Pasqua, a Gerusalemme scoppiò una rivolta e un disordine tale che dei soli Giudei che si accalcarono impetuosamente alle porte del Tempio, tremila morirono travolti gli uni dagli altri. Per tutto il popolo la festa si trasformò cosi in lutto; ogni casa risuonava di pianto. Anche queste notizie sono riferite da Giuseppe 82. 2. Claudio nominò rè dei Giudei Agrippa, figlio di Agrippa 83, e Felice 8^ governatore di tutta la regione di Samaria, di Galilea e di quella chiamata Perea. Dopo aver detenuto il potere per tredici anni e otto mesi morì 85, lasciando come suo successore Nerone.

^118,2, 1823

82 Guerra giudaica, II, 223-227, Antichità giudaiche, XX, 105 113

83 II riferimento è a Marco Giulio Agnppa II, che divenne rè di Giù dea nel 44 d C

84 Secondo Tacito, Annali, XII, 54, 2, Felice invece regnava già sulla Sa-mana nel 48 d C , dopo la morte del precedente governatore Ventidio Cu mano nel 52 d C , estese il suo protettorato anche sulla Gallica

85 II 13 ottobre del 54 d C

::::::::::::::::::::

20. CIÒ CHE AVVENNE A GERUSALEMME SOTTO NERONE

21. L'EGIZIANO DI CUI FANNO MENZIONE ANCHE GLI atti DEGLI apostoli

123

1. Giuseppe, nel ventesimo libro delle Antichità, descrive con queste parole la discordia dei sacerdoti scoppiata sotto Nerone al tempo in cui Felice era governatore della Giudea: 2. "I sommi sacerdoti suscitarono una rivolta contro i sacerdoti e i notabili di Gerusalemme. Ognuno di loro si mise a capo di una banda di uomini coraggiosissimi e oltre modo rivoluzionari, da se stesso organizzata; quando questi si scontravano, si insultavano e si scagliavano pietre a vicenda. E non c'era nessuno che li ostacolasse, ma ognuno faceva ogni cosa a proprio piacimento, come in una città in preda all'anarchia. 3. I sommi sacerdoti furono presi da una così grande impudenza e audacia da osare persino inviare schiavi sulle aie a rapinare le decime dovute ai sacerdoti, i più poveri dei quali, come capitò di vedere, morirono di inedia. Così la violenza dei rivoltosi oltrepassò la soglia del giusto" 86.

4. Lo stesso scritto^ 87 parla della presenza a Gerusalemme, in questi tempi, di certi briganti che ogni giorno, come dice, uccidevano anche nel centro della città tutti coloro in cui si imbattevano. 5. Soprattutto durante le feste, mescolandosi alla folla, colpivano chi non era dei loro con dei piccoli pugnali nascosti sotto le vesti; dopo averli uccisi, si univano a quelli che si indignavano contro gli uccisori, restando così nell'ombra con l'apparenza di onestà. Primo ad essere ucciso da loro fu il sommo sacerdote Gionata; dopo di lui, ogni giorno, ne caddero molti. Si diffuse così una paura più terribile delle sciagure, poiché ciascuno, come in guerra, poteva essere colto dalla morte in ogni momento.

1. Poi, dopo aver detto altre cose, aggiunge: "Lo pseudoprofeta egiziano inflisse ai Giudei un male più grande di questi. Fece la sua comparsa infatti nella regione un mago che, acquistatasi la fama di profeta, raccolse intorno a sé circa tremila creduloni, che condusse dal deserto sul monte detto degli Ulivi, da dove era possibile muovere all'assedio di Gerusalemme. Sua intenzione era di impadronirsi della guarnigione romana e sottomettere a sé il popolo, servendosi, come un tiranno, dei dorifori su cui comandava. 2. Ma Felice anticipò la sua mossa, opponendosi con i soldati romani; tutto il popolo si impegnò con lui nella difesa della città. Così, ingaggiata battaglia, fu uccisa o catturata gran parte degli uomini dell'egiziano, che si diede alla fuga con i pochi che gli erano rimasti" 88.

3. Giuseppe racconta questo episodio nel secondo libro delle Storie', ma bisogna riportare, per quanto riguarda ciò che si è detto dell'egiziano, anche la testimonianza degli Atti degli Apostoli, secondo la quale, al tempo di Felice, il tribuno che era a Gerusalemme quando il popolo dei Giudei si ribellò a lui, fece a Paolo questa testuale domanda: Non sei tu forse l'egiziano che un tempo spinse il popolo alla rivolta e condusse nel deserto i quattromila sicari? v. Questi sono i fatti accaduti al tempo di Felice.

86 Antichità giudaiche^ XX, 180-181.

87 Guerra giudaica, II, 254-256.

^21,38. 88 Guerra giudaica, II, 261-263.

 

22. PAOLO, MANDATO PRIGIONIERO A ROMA DALLA GIUDEA, SI DIFESE E FU PROSCIOLTO DA OGNI ACCUSA

1. Successore di Felice fu da Nerone nominato Festo 89, sotto il quale Paolo fu processato e mandato poi a Roma come prigioniero. Era con lui Aristarco, che egli, in un passo delle sue lettere z, definisce compagno di prigionia. Luca, l'autore degli Atti degli Apostoli pone fine alla sua opera a questo punto, dicendo che Paolo trascorse a Roma due anni interni, annunciandovi senza impedimento la parola di Dio d•ì. 2. Si dice che l'apostolo, pronunciata in tribunale la sua difesa, abbia ripreso nuovamente ad annunciare il Vangelo; andato per la seconda volta a Roma, fu martirizzato 90. Nei giorni della sua prigionia scrisse la Seconda lettera a Timoteo: in essa infatti parla della sua precedente difesa e della morte ormai imminente. 3. Ecco la sua testimonianza su questi fatti: In occasione della mia prima difesa nessuno era con me, ma tutti mi avevano abbandonato (non sia ciò ritenuto loro colpa), ma il Signore era al mio fianco e mi ha dato forza affinchè portassi a compimento la mia predicazione e tutti i popoli la, udissero E sono stato liberato dalla bocca del Ieone ab. 4. Da queste parole è per prima cosa evidente che Paolo venne liberato dalla bocca del leone 91 (termine, questo, che egli riferisce a Nerone, come sembra, per la sua crudeltà) per dare compimento alla sua predicazione. Inoltre non aggiunge niente di simile all'espressione mi libererà dalla bocca del leone, poiché vedeva, per opera dello Spirito, l'imminenza della sua morte; per questo aggiunge all'espressione: 5. Sono stato liberato dalla bocca del leone queste parole: II Signore mi proteggerà da ogni male e mi salverà nel suo regno celeste dc, presagendo con esse l'imminente martirio, che ancora più chiaramente precorre nella stessa lettera dicendo: Sono già offerto in sacrificio, ed è giunto il momento della mia dipartita tld. 6. Ora, nella Seconda lettera a Timoteo, dichiara che solo Luca era con lui nel momento in cui egli la scriveva, mentre in occasione della sua precedente difesa neppure lui era presente; per cui verosimilmente Luca scrisse in questo tempo gli Atti degli Apostoli, circoscrivendo la sua narrazione al tempo in cui rimase con Paolo 92. 7. Ho raccontato questi avvenimenti per dimostrare che il martirio di Paolo non avvenne in occasione del suo soggiorno a Roma, di cui parla Luca de. 8. E probabile che Nerone, essendo stato, al principio del suo regno, meno crudele, abbia tollerato la difesa della fede tenuta da Paolo; ma divenuto poi audace oltre ogni limite, commise, fra le altre scelleratezze, anche quella di infierire contro gli apostoli 9?.

^2^4, 18 ^2^4,6 de At 28, liss

^2^4, 16-17

z Col 4,10

^At 28, 30-31

89 Fu governatore della Giudea dal 60 al 62 d.C

90 II martino di Paolo ebbe luogo nel 64 d C , l'anno in cui Nerone sc.i tenò la persecuzione contro i Cristiani

91 L'espressione, già utilizzata m Sai 22, 22, m Dn 6, 21-28, e 1 Mac 2, 60, vuoi significare m verità, secondo le moderne interpretazioni degli studiosi, l'uscita da una circostanza sfavorevole, quale quella della prima fase del processo Qualcuno, seguendo Eusebio, ha voluto vedervi invece un'allusione a Nerone

92 Questa affermazione di Eusebio addita come data di composizione degli Atti un periodo anteriore al 64 d C , anno in cui Paolo fu martirizzato Ciò è m netta contrapposizione però con le tendenze degli studiosi moderni, che datano l'opera m un periodo compreso tra 1'80 e d 90 d C

93 Dopo un primo periodo di buon governo ispirato ai principi stoici msegnatigli da Seneca, Nerone si diede ad ogni genere di efferatezze nel 55 infatti mandò a morte il fratellastro Britannico, nel 59 la madre Agrippina, nel 62 Ottavia, sua prima moglie, nel 65 Poppea, sua seconda moglie, e nello stesso anno, m seguito alla scoperta della congiura dei Pisom, personaggi illustri quali Seneca, Lucano e Petronio.

 

23 COME GIACOMO, DETTO FRATELLO DEL SIGNORE, SUBÌ IL MARTIRIO

1 Dopo che Paolo aveva fatto appello a Cesare ed era stato mandato da Festo a Roma, i Giudei, vista cadere ogni speranza nella congiura ordita contro di lui, si volsero contro Giacomo, fratello del Signore, che sedeva, per designazione degli apostoli, sul trono episcopale di Gerusalemme, e osarono compiere queste azioni contro di lui 2 Condottolo in mezzo a loro, gli domandarono di rinnegare davanti a tutto il popolo la fede in Cristo, ma egli, contro le aspettative di tutti, parlò di fronte a tutto il popolo con voce più libera di quanto essi si attendessero, proclamando che il Salvatore e Signore nostro Gesù e figlio di Dio. La folla, non tollerando la testimonianza di fede di quell'uomo, che riteneva tuttavia il più giusto di tutti per la sua non comune saggezza e pietà, di cui dava prova nella vita, lo uccise avvalendosi della momentanea anarchia, dovuta alla morte di Festo governatore della Giudea, avvenuta proprio in quei giorni 94, che lasciò quella provincia senza governo e senza governatore 3 Le parole già citate di Clemente 95 narrano come si svolse il martirio di Giacomo che, dice, fu gettato dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte. Racconta questi avvenimenti con la massima precisione Egesippo 96, uno storico vissuto al tempo della prima successione degli apostoli, nel quinto libro delle sue Memorie, dicendo: 4 "Riceve la dirczione della Chiesa insieme agli apostoli Giacomo, fratello del Signore, detto da tutti il "Giusto" dai tempi del Signore fino ai nostri, per distinguerlo dai molti altri che portavano lo stesso nome 5 Egli era santo già nel ventre materno, non beveva ne vino nè sicera 97, non mangiava carne di animali, non passava mai il rasoio sulla testa, non si spalmava mai di olio, non prendeva mai i bagni 6 A lui solo era possibile accedere al santuario, infatti non indossava abiti di lana, ma di lino Entrava solo nel Tempio e lo si trovava genuflesso a supplicare il perdono per il popolo. Poiché adorava Dio e chiedeva il perdono per il popolo sempre in questa posizione, gli erano venuti i calli alle ginocchia come i cammelli 7 Per la sua estrema giustizia fu detto "il Giusto" e "Oblias", che tradotto in greco significa "fortezza del popolo e giustizia", come i Profeti affermano di lui.

8 Alcuni poi delle sette fazioni presenti fra il popolo 98, di cui ho già parlato" (nelle Memorie), "gli chiesero quale fosse la porta di Gesù, egli disse che era il Salvatore. 9 Da ciò alcuni credettero che Gesù è il Cristo. Ma le fazioni suddette non credevano ne alla resurrezione ne che Cristo sarebbe ritornato sulla terra per dare a ciascuno secondo le sue opere, quanti credettero in ciò lo fecero grazie a Giacomo 10 Poiché dunque molti anche dei capi credettero, Giudei, Farisei e Scribi si ribellarono, dicendo che si correva il rischio che tutto il popolo ritenesse Gesù il Cristo. Andati allora da Giacomo, gli dissero "Ti avvisiamo, controlla il popolo che tu hai ingannato su Gesù, facendogli credere che egli è il Cristo. Ti chiediamo di persuadere riguardo a Gesù tutti coloro che si sono radunati per celebrare il giorno di Pasqua, tutti noi infatti abbiamo fiducia in tè, dal momento che, insieme a tutto il popolo, diciamo che tu sei giusto e imparziale 11 Persuadi pertanto la folla a non ingannarsi sulla persona di Gesù, poiché tutto il popolo e noi tutti abbiamo fiducia in tè. Mettiti dunque sul pinnacolo del Tempio affinchè tutto il popolo, riunito in tutte le fratrie e le tribù in occasione della Pasqua, possa vederti e udire le tue parole" 12 Allora gli Scribi suddetti e i Farisei spinsero Giacomo sul pinnacolo del Tempio, e gridando gli dissero: "O Giusto, in cui tutti dobbiamo avere fiducia, poiché il popolo ha cominciato a seguire opinioni errate su Gesù crocifisso, rivelaci qual è la porta di Gesù".

94 Nel 62 dC

95 Cf supra 1,5 ^ Su questo storico e sulla sua opera cf supra, I n 6 e infra, IV 22

9 Bevanda inebriante 98 Esseni, Galilei Masbotei, Emerobattisti Samaritani, Sadducei, Farisei

 

13. Ed egli rispose dicendo a gran voce: "Perché mi fate domande sul Figlio dell'uomo? Egli siede in cielo alla destra della grande potenza, e sta per ritornare sulle nuvole del cielo". 14. Molti credettero profondamente alla testimonianza di Giacomo, esclamando: "Osanna al figlio di Davide". Allora gli Scribi e i Farisei dissero fra di loro: "Abbiamo fatto male ad offrire a Gesù una simile testimonianza. Ma saliamo a buttare di sotto Giacomo, affinchè il popolo, impaurito, non creda più in lui". 15. E gridavano dicendo: "Oh oh, anche il 'Giusto' è caduto in errore!", dando così compimento a quanto è scritto in Isaia: Uccidiamo il Giusto, perché è per noi dannoso; allora mangiano i frutti delle loro opere df. Saliti dunque, scaraventarono giù il Giusto"; 16. poi dissero fra loro: "Lapidiamo Giacomo il Giusto", e cominciarono a scagliargli sassi, perché quella rovinosa caduta non lo aveva ucciso. Ma egli, voltatesi, si inginocchiò dicendo: "Ti prego, Signore Dio Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". 17. Così, mentre egli veniva lapidato, uno dei sacerdoti, figlio di Rechab ", figlio di Rechabim, di cui si ha testimonianza nel profeta Geremia '^, disse gridando: "Fermi, che fate? Il 'Giusto' prega per voi". 18. Allora uno di loro, un sobillatore del popolo, preso il legno col quale batteva gli abiti, colpì alla testa il "Giusto", che subì così il martirio. Fu poi seppellito in un luogo vicino al Tempio, dove, ancora oggi, si può vedere la sua lapide. Costui fu testimone verace ai Giudei e ai Greci che Gesù è il Cristo. Subito dopo Vespasiano cinse d'assedio la città 100".

^183, 10. ^Cr. Ger35,2;6, 10.

99 Di questo personaggio sappiamo solo che collaborò con leu, rè di Israele, nell'eliminazione dei sacerdoti di Baal (cr. 2 Rè 10, 15-23).

100 Nel 66 d.C.

19. Nella narrazione di questi avvenimenti, che riporta in tutto il loro svolgimento, Egesippo concorda pienamente con Clemente. Così, dunque, Giacomo era uomo meraviglioso e noto a tutti per la sua giustizia, tanto che i più assennati fra i Giudei ritennero la sua morte causa dell'assedio di Gerusalemme, che avvenne subito dopo il suo martirio 101. Esso, credevano, non aveva altra origine se non quell'empia uccisione. 20. Giuseppe con sicurezza conferma questo pensiero nella sua opera, dicendo: "Queste sciagure si riversarono sui Giudei come punizione della loro efferatezza nei riguardi di Giacomo il "Giusto", fratello di Gesù detto il Cristo, che essi uccisero, sebbene fosse l'uomo più giusto" 102. 21. Lo stesso autore, nel ventesimo libro delle Antichità, racconta la sua morte con queste parole: "Cesare, appresa la notizia della morte di Festo, nominò Albino prefetto della Giudea 303. Anano il giovane, come ho già detto, deteneva il sommo sacerdozio. Egli, uomo di carattere impudente e oltremodo audace, era un membro della setta dei Sadducei, che sono, come si è già affermato, i più perversi fra tutti i Giudei nei loro giudizi 10-1. 22. Anano dunque, che era un uomo di tale indole, avendo pensato di trarre vantaggio dalla morte di Festo e dal fatto che Albino era ancora in viaggio, radunò il Sinedrio giudicante 10^ davanti al quale trascinò il fratello di Gesù detto il Cristo, il cui nome era Giacomo, e alcuni altri, che fece ingiustamente lapidare con la falsa accusa di aver trasgredito la Legge. 23. Ma quanti in città sembravano più moderati e rispettosi della Legge, mal tollerando l'accaduto, mandarono di nascosto nunzi al rè a chiedergli di intimare ad Anano di non commettere più simili azioni:non era la prima volta infatti che si comportava così stoltamente -

101 Su questo punto cr. infra. III, 5.

102 La citazione del passo, che non trova riscontro nell'opera dello scrittore ebraico, è da ritenere apocrifa. Manca, tra l'altro, l'abituale menzione dell'opera e del libro. 1(^ Albino governo dal 62 al 64 d.C. 11)4 Su questo punto d. anche Guerra giudaica, II, 166. 10'' Era l'assemblea incaricata dell'amministrazione religiosa, civile e penale. Essa poteva essere radunata previo consenso del pretore in carica.

. Alcuni di loro andarono incontro ad Albino, che giungeva da Alessandria, dicendogli che non era lecito ad Anano radunare il Sinedrio senza il suo consenso. 24. Albino, persuaso dalle loro parole, scrisse adirato ad Anano, promettendogli che lo avrebbe punito; per questo il rè Agrippa 106 lo destituì dal sommo sacerdozio, da lui detenuto da appena tré mesi, nominando in sua vece Gesù, figlio di Dammaio" 107.

Questo è ciò che accadde a Giacomo, a cui si attribuisce la prima delle lettere dette "Cattoliche". 25. Bisogna sapere però che questa non è autentica, dal momento che pochi degli antichi scrittori ne fanno menzione 108; spuria per lo stesso motivo anche quella detta di Giuda 109, anch'essa una delle sette lettere dette "Cattoliche"; tuttavia sappiamo che entrambe, insieme alle altre, vengono lette pubblicamente in moltissime Chiese.

 

106 Si tratta di Agrippa II.

107 Antichità giudaiche, XX, 197; 199-203.

108 Eusebio respinge l'autenticità di uno scritto testamentario sulla base delle sue scarse citazioni nelle opere dei Padri a lui precedenti (cf. anche infra, III, 3). I moderni sono a questo proposito più cauti. È vero che le prime attestazioni dell'autenticità della lettera sono piuttosto tarde (la prima citazione risale infatti ad Origene, che su di essa nutre igienici dubbi), ma ciò non è, per i moderni, un elemento sufficiente. La maggior parte degli studiosi tende ad identificarne l'autore con quel Giacomo, fratello di Gesù, divenuto apostolo in seguito ad una apparizione di Cristo risorto (1 Cor 15,7), ritenuto una delle colonne della Chiesa (Gai 2, 9),vescovo di Gerusalemme (cf. supra, 23, 1; infra, IV, 5, 3), ucciso intorno al 62 al tempo del sommo sacerdote Anania (cf. supra, 23, 16). L'autore sembra inoltre a tal punto impregnato di cultura giudaica - evidente, ad es., nello stretto legame posto tra la fede e le azioni (2, 14-26) e nel culto della povertà (2, 2-13) - da far ritenere ad alcuni studiosi che la lettera sia stata composta, forse da Giacomo stesso, nel I sec. d.C. nell'ambiente della sinagoga ellenistica. In definitiva si può affermare che "gli insegnamenti dell'epistola non sarebbero in contraddizione con quel che sappiamo di Giacomo" (O. Cullmann, Introduzione al Nuovo Testamento, Bologna 1968, p. 112), e che è molto probabile che egli ne sia l'autore. 109 L'epistola, sebbene citata nel Canone Muratonano come uno scritto canonico, non manca di suscitare dubbi anche tra gli studiosi moderni. Si pone innanzitutto la questione dell'autore. Si conoscono infatti ben tré personalità di nome Giuda: Giuda FIscariota, Giuda figlio di Giacomo (cf. Le 6, 16; At 1, 13;

24. DOPO MARCO, PRIMO VESCOVO DELLA CHIESA DI ALESSANDRIA FU NOMINATO ANNIANO

Nell'ottavo anno del regno di Nerone 110, primo vescovo a succedere a Marco evangelista nella guida della diocesi di Alessandria fu Anniano.

25. PERSECUZIONE DI NERONE, DURANTE LA QUALE PAOLO E PIETRO FURONO RESI DEGNI A ROMA DEL MARTIRIO PER LA LORO FEDE

1. Rafforzato già il suo potere, Nerone si diede ad azioni empie, combattendo contro la stessa fede nel Dio del mondo. Ma non è scopo della presente opera descrivere per intero le sue scelleratezze, 2. perché molti scrittori ne hanno già parlato nelle loro accuratissime opere 1". Chi vuole può apprendere da esse la cattiveria di cui diede prova questo folle, che causò irragionevolmente la morte di innumerevoli persone, e giunse a tale grado di crudeltà da non esitare neppure a fare uccidere i parenti più prossimi e gli amici più cari, ne la madre, ne i fratelli ne la moglie con altre migliala di consanguinei, che mandò a morte come suoi nemici con vane torture. -

14, 22), uno dei dodici apostoli, e Giuda fratello di Gesù (cf. Mt 13, 55; Me 6, 3). Esclusi il primo e il secondo (quest'ultimo sulla base del V. 17, in cui si dice che gli apostoli sono morti o che almeno l'autore non ne fa parte), si propende per il terzo. Questa ipotesi è diffìcile da sostenere, dato che motivi interni suggeriscono di datare lo scritto intorno al 90 d.C., periodo in cui nessun apostolo però poteva essere ancora in vita

110 Nel 62 d.C.

' '] Cf. Tacito, Annali, XIII-XVI; Suetonio, Vita di cerone; Cassio Dio-ne, Stona romana, LXI-LXIII.

3. Bisogna ancora a tutto ciò aggiungere anche che, primo fra gli imperatori, si mostrò apertamente nemico della fede in Dìo, 4. come afferma di lui ancora il latino Tertulliano, dicendo: "Esaminate le vostre memorie. Vi leggerete che Nerone fu il primo persecutore di questa fede, soprattutto quando, conquistato tutto l'Oriente u2, perseguitò a Roma tutti per la sua crudeltà. Noi gioiamo della punizione infertaci da un simile imperatore: colui che lo conosce infatti può ben comprendere che Nerone non poteva condannare se non tutto ciò che è grande bene" n3.

5>Così dunque egli, riconosciuto primo dei nemici di Dio, si volse con tutto se stesso ad uccidere gli apostoli. Si dice in fatti che, al tempo di Nerone, proprio a Roma Paolo venne decapitato e Pietro crocifisso. Il nome di Pietro e Paolo, giunto fino ai nostri giorni sulle loro tombe, che si trovano a Roma 114, attesta la veridicità di questa storia, 6. e cosi pure un uomo ecclesiastico, di nome Gaio 115, che visse al tempo di Zefìrino, vescovo di Roma. Egli, disputando nei suoi scritti con Proclo, capo della setta dei Frigi 116, dice queste cose sui luoghi che custodiscono le sacre spoglie dei suddetti apostoli: 7. "Io sono in grado di mostrare i trofei degli apostoli; andando infatti al Vaticano o lungo la via Ostiense, vi troverai i trofei di quelli che hanno fondato questa Chiesa".

-

112 La conquista dell'Oriente fu lenta e graduale dal 58 al 63 d C Cor bulone, generale di Nerone, conquista l'Armenia, nel 66 Vespasiano doma la rivolta scoppiata m Palestina

113 Apologetico, 5,3 La prima parte della traduzione di Eusebio non è corretta m Tertulliano infatti si legge illic repenetis pnmum t^eronem in hanc sectam cum maxime Romae onentem Caesanano gladio ferocisse (vi troverete che Nerone per primo si scagliò con la spada imperiale contro questa setta, che proprio m quel tempo sorgeva m Roma)

114 II luogo della sepoltura di Pietro non è precisabile con sicurezza L'imprecisione degli scrittori cristiani attesta, fra l'altro, che neppure essi lo conoscevano con precisione Gli scavi condotti sotto la basilica di San Pietro da M Guarducci, che hanno portato alla luce un'antica necropoli cristiana anteriore alla basilica costantiniana, non hanno portato del resto molta luce sul problema Su di esso cf M Guarducci, La tomba di San Pietro, Milano 1989

8. Che furono martirizzati entrambi nello stesso periodo lo conferma il vescovo di Corinto Dionigi 117 nella sua lettera ai Romani, dicendo: "Voi avete unito, con una simile vendetta, le piante innestate a Roma e a Corinto da Pietro e Paolo. Noi siamo infatti il frutto dell'insegnamento che essi diffusero nella nostra Corinto e, ugualmente, anche in Italia; per questo furono martirizzati nello stesso tempo". Ho raccontato ciò affinchè gli avvenimenti della mia storia vengano reputati ancor più degni di fede.

26. LA SCIAGURA DEI GIUDEI

1. Giuseppe, nella sua esposizione minuziosa dei moltissimi avvenimenti riguardanti la sciagura riversatasi su tutto il popolo dei Giudei, dopo avere raccontato molti altri episodi, riferisce che a Gerusalemme molti notabili fra i Giudei, dopo essere stati prima flagellati, furono condannati da Fioro 118 alla crocifissione -

115 Scrittore romano che, come dice Fozio, Biblioteca, 98, compose, al tempo di papa Zefìrino (198 217), il trattato antimontanista Dialogo col mon lanista Proclo, di cui rimangono solo il frammento qui citato da Eusebio e al tn tré riportati a III, 28, 1 2, 31, 4, VI, 20, 3)

116 Si tratta dei Montanisti, detti Frigi o Catafngi dal luogo d'origine della loro eresia Essi si ritenevano i legittimi successori degli apostoli, conte stavano l'ordinamento gerarchico della Chiesa in nome della presunta supe rionta dei profeti sui vescovi, e credevano ad una imminente parusia, cui si preparavano con un rigoroso ascetismo morale

1 ] / Sulla sua figura cf infra, IV, 23

Costui era procuratore della Giudea 120 proprio all'inizio della guerra, al dodicesimo anno del regno di Nerone 121. 2. Dice poi 122 che tutta la Siria, in seguito alla rivolta dei Giudei, fu preda di un terribile disordine, dato che dappertutto i pagani uccidevano barbaramente, come nemici, i Giudei che abitavano nelle città. Il numero dei morti crebbe a tal punto da vedere queste città piene di cadaveri insepolti, di vecchi giacenti insieme a fanciulli e di donne prive di riparo alla loro nudità. In tutta la provincia abbondavano sciagure inenarrabili, e ben più grande dei delitti ivi perpetrati era la minaccia di quelli futuri.

Queste cose racconta con esattezza Giuseppe, e queste erano invero le condizioni in cui versavano i Giudei.

'18 Successore di Albino, governò la Giudea dal 64 ai 66 d C L'episodio qui riferito da Eusebio si inserisce all'interno della rivolta scoppiata m seguito ad un decreto ordinante la riscossione forzata degli arretrati dovuti al Tempio Su di essa et Antichità giudaiche, XX, 257; Guerra giudaica, II, 284.

119 Cf Guerra giudaica, II, 306-308

120 Su questo d anche Antichità giudaiche, XX, 257, Guerra giudaica, II, 284

121 Nel 66 d C

122 Guerra giudaica, II, 462-465.

 

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:26. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com