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La mia storia in evoluzione

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2011 21:38
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03/01/2011 19:22
 
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Voglio raccontarvi anche la mia storia in questo spazio che mi viene offerto.
La mia fede? Senza dubbio è un dono di Dio. Non so da dove nasca o quando ho iniziato a credere. Posso solo pensare che mi abbia sempre accompagnato, anche se magari non ne ero pienamente consapevole quand'ero piccolo.

Immediata l'apertura al trascendente, alla dimensione che non ti appartiene anche se ti abita profondamente. Ritrovarsi a 25 anni, con un patrimonio senza riferimenti ben delineati ma con la sensazione netta che questo viene da altrove, che non è costruito, ma frutto di un'alterità assoluta, dice l'identità stessa della fede: misteriosa e quotidiana.

E del mistero possiede l'assoluta gratuità che significa avvenimento inatteso, relazione non domandata, ricchezza sovrabbondante. Perché tutto questo e altro è il vincolo di fede che ti avvolge, partendo certo da cause immediate quali i genitori e l'ambiente, ma che arriva da più lontano. Uno che riflette su quanto ha ricevuto, può giungere alle più svariate conclusioni, non ultima quella che lo introduce direttamente nella luce di Dio e che le fa riconoscere i tratti del suo volto.

Di fronte ai mille e mille giovani che chiedono al cuore della notte di soddisfare il profondo desiderio di vita, una domanda si impone: "Come condurli all'interno di un'altra notte?". Quella complessa e luminosa della fede. Si tratta di aprire i loro sentieri verso ciò che il cuore dell'uomo incessantemente cerca e la fede costantemente offre: la voglia di senso che può essere appagata nell'incontro con chi è all'origine di ogni significato.

La prova esistenziale

Un cammino singolare di iniziazione, oltre a quello dell'infanzia. Comincia con la coscienza della prova che fa entrare nel cuore dell'esistenza e proietta nel cuore di Dio.

«Solo crescendo capii che la fede si deve confrontare perché possa maturare, anche a costo di perderla. Feci quasi una scommessa con me stesso: ho cercato di capire qual era il progetto di Dio per me. In alcuni momenti mi era sembrato quasi che Dio desiderasse mettere alla prova la mia volontà e mi sfidasse a comprendere il Suo amore, ad affrontarlo e a rispondere alla Sua domanda: "Qual è il significato della tua lotta?". Mi sono anche reso conto che Lui mi aveva dato il più grande di tutti i doni: la possibilità di scegliere e decidere delle mie azioni».

Il duplice risvolto vede Dio invocato che, a sua volta, chiama in causa attraverso la scommessa e la sfida. Ambedue rivestono il sapore della prova che porta a verificare il senso dell'esistere. Un crogiolo laborioso che forgia un'avventura assolutamente interiore: il coraggio di porsi di fronte alla vocazione originaria. Lì il soggetto ravvisa, con la forza della speranza e il dubbio dell'incognito, la possibilità di intraprendere un cammino e di indovinarlo: la scommessa appunto. E come gli antichi patriarchi sente il peso della presenza di Dio, lo intuisce parte attiva ma esigente della sua vita. Un rapporto interpellato a crescere dalla sfida dell'amore, che non lascia la vita uguale a se stessa, ma la spinge a trovare risorse di pienezza.


Stare in piedi

«In alcuni momenti mi ero comportato come chi non aveva mai preso una decisione importante nella vita. Ero sfuggito al dubbio, alla sconfitta, ai momenti di indecisione. Ma Dio mi aveva condotto sull'abisso dell'inevitabile per dimostrarmi che dovevo "scegliere" e non "accettare" il mio destino.»

«Se avevo sofferto, doveva esserci un motivo e la più grande scoperta che ho fatto quando credevo di sprofondare è stato l'immenso amore di Dio che mi ha sostenuta, in ogni occasione. Lui si nasconde nella creazione, nella storia, nell'incarnazione, nell'Eucaristia. Si nasconde dentro di me e vuole che lo scopra da sola. Lui vuole che sia io ad andargli incontro, proprio perché mi vuole libera. Anche di sbagliare se necessario, di avere paura, di dubitare. Perché dietro ogni dubbio, c'è comunque la fede».

Occorre mettersi con lucidità di fronte all'intreccio delle vicende che lasciano una cicatrice e rileggerle attraverso le orme di Dio nell'animo. Si arriva a scoprire "il caso" come la logica di Dio che instaura dinamiche piene di sorprese e di fascino. Una ragazza seriamente in ricerca si confronta sul significato dell'incontro fra la decisione individuale e l'abbraccio disinteressato di un Padre.

Si tratta di due libertà che, nel mistero della loro essenza, non si determinano, ma non possono ignorarsi. La prima, generata dalla seconda, è tuttavia capace di porsi con la sua autonomia. Su un piano diverso ma non in conflitto. In piedi, davanti al mistero della sua origine e delle situazioni che ne scaturiscono, la libertà rivela un duplice dinamismo in rapporto alla fede.

È una libertà articolata che porta a trovarsi tra le mani una potenzialità in espansione e nello stesso tempo sfuggente. Sentire di poter decidere e non sapere bene quale direzione prendere. Iniziarsi alla vita di fede e fronteggiare la complessità di un incontro con la propria interiorità e con le provocazioni estranee, quelle di Dio comprese.

È una libertà interpellata da una vicinanza che il Signore delle cose propone attraverso i suoi due volti di presenza-assenza. Come nelle vicende umane di coloro che si amano e fondono le proprie vite, è necessario guardarsi rinnovando il riconoscimento e l'accettazione. Si tratta anche di affrontare Dio, di chiamarlo per nome e di lasciarsi "sorprendere".

Divenire responsabile

«Fu proprio nel periodo più travagliato e doloroso, che mi venne chiesto di diventare catechista. Da allora la mia fede ha cominciato veramente a maturare, grazie anche al dialogo con i ragazzi, una collega catechista, il gruppo giovani e agli incontri di formazione. Mi sono sentito responsabile di un pezzetto di mondo. Come il frammento di uno specchio, posso riflettere la luce e cambiare forse qualcosa in qualcuno. È così che oggi cerco di vivere la mia fede. Dio solo può donarla, io però posso offrire la mia testimonianza, infondere fiducia e insegnare l'amore.»

Il processo di iniziazione sfocia nell'impegno serio e coinvolgente di trasmettere la fede. La fede diventa maggiormente sua nel momento in cui la condivide. In concreto, per chi è iniziato, diventare a sua volta iniziatore e guida significa:

- considerare la fede come dono eccedente: non può rimanere patrimonio privato e richiama il compito dell'annuncio;

- vivere il cammino personale come continua riappropriazione attraverso un processo di purificazione;

- scoprire la dimensione dell'altro che rimanda alla novità di Dio e rende custodi del suo amore.

La conclusione di questa storia è aperta, in evoluzione. Basata su elementi solidi e purificata dal travaglio iniziatico ha assimilato un punto fermo, di non ritorno:

La fede, dunque, è parte di me. Coinvolge interamente la mia vita, e poiché non cerco di capire per credere, ma credo per poter capire, penso anche che solo nella fede l'impossibile abbia una possibilità.

Ringrazio quanti avranno avuto la paszienza di leggere questa mia storia, sperando che possa servire anche ad altri la mia esperienza
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03/01/2011 20:47
 
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una domanda sincera.
«In alcuni momenti mi ero comportato come chi non aveva mai preso una decisione importante nella vita. Ero sfuggito al dubbio, alla sconfitta, ai momenti di indecisione. Ma Dio mi aveva condotto sull'abisso dell'inevitabile per dimostrarmi che dovevo "scegliere" e non "accettare" il mio destino.»

Scusa se sono inopportuno ma qui sopra ti tratti come un maschio

e qui sotto come una femmina, che significa?


«Se avevo sofferto, doveva esserci un motivo e la più grande scoperta che ho fatto quando credevo di sprofondare è stato l'immenso amore di Dio che mi ha sostenuta, in ogni occasione. Lui si nasconde nella creazione, nella storia, nell'incarnazione, nell'Eucaristia. Si nasconde dentro di me e vuole che lo scopra da sola. Lui vuole che sia io ad andargli incontro, proprio perché mi vuole libera. Anche di sbagliare se necessario, di avere paura, di dubitare. Perché dietro ogni dubbio, c'è comunque la fede».
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04/01/2011 22:37
 
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Per Kristian.
Avevo letto velocemente la tua testimonianza e non mi era accorto della contraddizione rilevata da Fammisentire.

Attendiamo tue spiegazioni perchè altrimenti risulta incomprensibile questa duplice forma espressiva.


05/01/2011 21:38
 
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Cari amici,
per scrivere la mia storia mi sono servito anche di una testimonianza di una donna in cui ho riconosciuto gli stessi concetti che ho maturato nella mia esperienza e quindi li ho utilizzati. Non ho modificato il testo perchè ho fatto il copia incolla e non mi sono preoccupato di adattarla alla mia storia personale. Chiedo scusa ma confermo la piena corrispondenza di quanto scritto, al mio vissuto e alle mie convinzioni che ho maturato così come espresso sopra.
Sono certo del valore dell'esperenza cristiana e questo è ciò che desideravo comunicare.
Un fraterno saluto.
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