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RIFLESSIONI E COMMENTI BIBLICI (vol.2)

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2011 10:21
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29/06/2011 10:56
 
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Riconciliamoci con la nostra Chiesa
padre Raniero Cantalamessa
Santi Pietro e Paolo Apostoli (Messa del Giorno) (29/06/2008)
Vangelo: Mt 16,13-19   Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Mt 16,13-19)

Il Vangelo di oggi è il Vangelo della consegna delle chiavi a Pietro. Su di esso la tradizione cattolica si è sempre basata per fondare l'autorità del papa su tutta la Chiesa. Qualcuno potrebbe dire: ma che c'entra il papa con tutto questo? Ecco la risposta della teologia cattolica. Se Pietro deve fungere da "fondamento" e da "roccia" della Chiesa, continuando ad esistere la Chiesa deve continuare ad esistere anche il fondamento. È impensabile che delle prerogative così solenni ("a te darò le chiavi del regno dei cieli") si riferissero solo ai primi venti o trent'anni di vita della Chiesa e che esse sarebbero cessate con la morte dell'apostolo. Il ruolo di Pietro si prolunga dunque nei suoi successori.

Per tutto il primo millennio, questo ufficio di Pietro è stato riconosciuto universalmente da tutte le Chiese, anche se interpretato alquanto diversamente in oriente e in occidente. I problemi e le divisioni sono nati con il millennio da poco terminato. E oggi anche noi cattolici ammettiamo che non sono nati tutti per colpa degli altri, dei cosiddetti "scismatici": prima gli orientali, poi i protestanti. Il primato istituito da Cristo, come tutte le cose umane, è stato esercitato ora bene ora meno bene. Al potere spirituale si è mescolato, via via, un potere politico e terreno, e con esso degli abusi. Il papa stesso, Giovanni Paolo II, nella lettera sull'ecumenismo, Ut unum sint, ha prospettato la possibilità di rivedere le forme concrete con cui è esercitato il primato del papa, in modo da rendere di nuovo possibile intorno ad esso la concordia di tutte le Chiese. Come cattolici, non possiamo non augurarci che si prosegua con sempre maggiore coraggio e umiltà su questa strada della conversione e della riconciliazione, specie incrementando la collegialità voluta dal concilio.

Quello che non possiamo augurarci è che il ministero stesso di Pietro, come segno e fattore dell'unità della Chiesa, venga meno. Sarebbe un privarci di uno dei doni più preziosi che Cristo ha fatto alla sua Chiesa, oltre che contravvenire alla sua precisa volontà. Pensare che basti alla Chiesa avere la Bibbia e lo Spirito Santo con cui interpretarla, per poter vivere e diffondere il Vangelo, è come dire che sarebbe bastato ai fondatori degli Stati Uniti scrivere la costituzione americana e mostrare in se stessi lo spirito con cui doveva essere interpretata, senza prevedere alcun governo per il paese. Esisterebbero ancora gli Stati Uniti?

Una cosa che possiamo fare subito e tutti per spianare la strada alla riconciliazione tra le Chiese è cominciare a riconciliarci con la nostra Chiesa. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa": Gesù dice la "mia" Chiesa, al singolare, non le "mie" Chiese. Egli ha pensato e voluto una sola Chiesa, non una molteplicità di Chiese indipendenti o, peggio, in lotta fra di loro. "Mia", oltre che singolare, è però anche un aggettivo possessivo. Gesù riconosce dunque la Chiesa come "sua"; dice "la mia Chiesa" come un uomo direbbe: "la mia sposa", o "il mio corpo". Si identifica con essa, non si vergogna di essa. Sulle labbra di Gesù la parola "Chiesa" non ha nulla di quei sottili significati negativi che vi abbiamo aggiunto noi.

C'è, in quell'espressione di Cristo, un forte richiamo a tutti i credenti a riconciliarsi con la Chiesa. Rinnegare la Chiesa è come rinnegare la propria madre. "Non può avere Dio per padre - diceva san Cipriano - chi non ha la Chiesa per madre". Sarebbe un bel frutto della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo se imparassimo a dire anche noi, della Chiesa cattolica a cui apparteniamo: "la mia Chiesa!"

[Modificato da Coordin. 29/06/2011 10:56]
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01/07/2011 10:19
 
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Commento su Matteo 11,25-30
a cura dei Carmelitani  
 Preghiera

O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, camminando verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...



2) Lettura del Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30
In quel tempo, Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.


3) Riflessione

● 
Il vangelo mostra la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che i poveri trovassero riposo e pace. Per questo, Gesù fu assai criticato e perseguitato. Soffrì molto! I poveri non ricevono da parte dei cristiani la stessa tenerezza che, in quel tempo, ricevevano da Gesù.
Il contesto in cui appare questo testo nel capitolo XI di Matteo getta luce sul resto. In esso appare la contraddizione che sta provocando l’azione di Gesù. Giovanni Battista, che guardava Gesù con lo sguardo del passato, non riesce a capirlo (Mt 11,1-15). La gente, che guardava Gesù con finalità d’interesse, non fu capace di capirlo (Mt 11,16-19). Le grandi città attorno al lago, che ascoltarono la predicazione di Gesù e videro i suoi miracoli, non vollero aprirsi al suo messaggio (Mt 11,20-24). I sapienti ed i dottori, che giudicavano tutto partendo dalla propria scienza, non furono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25). Neppure i parenti lo capirono (Mt 12,46-50). Solo i piccoli capirono ed accettarono la Buona Novella del Regno (Mt 11,25-30).

● Matteo 11,25-26: Solo i piccoli capiscono ed accettano la Buona Novella del Regno. Gesù innalza una preghiera: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. I sapienti, i dottori dell’epoca avevano emanato una serie di leggi che imponevano al popolo in nome di Dio. Essi pensavano che Dio esigesse dalla gente l’osservanza di queste leggi. Essi stessi non le osservavano (Mt 23,4). La legge dell’amore, portata da Gesù, diceva il contrario. Ciò che importa, non è cosa facciamo per Dio, ma ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! Osservano la legge non per meritare la salvezza, ma per ringraziare per l'amore ricevuto da Dio. La gente capiva il modo di parlare di Gesù e se ne rallegrava. I sapienti pensavano che Gesù sbagliasse. Non potevano capire il suo insegnamento.
● Matteo 11,27: L’origine della nuova Legge: Il Figlio conosce il Padre. Gesù, il Figlio, conosce il Padre. Lui sa ciò che il Padre voleva quando, secoli addietro, consegnò la Legge a Mosè. Ciò che il Padre vuole dirci, lo consegnò a Gesù e Gesù lo rivela ai piccoli, in modo che si aprano al suo messaggio. Anche oggi, Gesù sta insegnando molte cose ai poveri ed ai piccoli. I sapienti e gli intelligenti farebbero bene a diventare alunni dei piccoli! Non è Dio che disprezza ed esclude i sapienti, ma sono loro stessi che si chiudono dinanzi al messaggio di Gesù.
● Matteo 11,28-30: Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare verso di lui e promette riposo. E’ la gente che vive stanca sotto il peso delle imposizioni e delle osservanze che le leggi della purezza esigono. E dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte, questa frase è stata manipolata per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Ciò che Gesù volle dire è il contrario. Chiede che la gente lasci da parte i professori di religione dell’epoca e cominci ad imparare da lui, da Gesù, che è “mite ed umile di cuore”. Gesù non fa come gli scribi che si esaltano per la loro scienza, ma è come la gente che vive umiliata e sfruttata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che succede nel cuore della gente e ciò che la gente soffre.
Il modo in cui Gesù attua il Discorso della Missione. Nel modo in cui Gesù annuncia la Buona Novella del Regno si rivela una passione. Passione per il Padre e per la gente abbandonata. Dove trova gente che lo ascolta, Gesù trasmette la Buona Novella. In qualsiasi luogo. Nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23). Nelle case degli amici (Mt 13,36). Andando lungo il cammino con i discepoli (Mt 12,1-8). Lungo il mare, sulle rive della spiaggia, seduto in una barca (Mt 13,1-3). Sulla montagna, da dove proclama le beatitudini (Mt 5,1). Nelle piazze dei villaggi e delle città, dove la gente gli porta i malati (Mt 14,34-36). Nel Tempio di Gerusalemme, durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)! In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che portano dentro! Non solo annuncia la Buona Novella del Regno. Lui stesso è una prova viva del Regno. In lui appare ciò che avviene quando un essere umano lascia che Dio regni ed occupi la sua vita.


4) Per un confronto personale

● Per te, la comunità è fonte di pace o di tensione? Cosa ti dà pace e cosa ti causa tensione? Qual’ è il peso che oggi opprime la gente e qual’ è il peso da cui oggi la gente si sente sollevata?
● Nella prima parte (vv.25-27) Gesù parla al Padre. Quali sono i motivi che spingono Gesù a lodare il Padre? Come e quando lodo il Padre?



5) Preghiera finale

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
(Sal 15)

[Modificato da Coordin. 01/07/2011 10:21]
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