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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.2)

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2011 08:20
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27/03/2011 09:15
 
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padre Ermes Ronchi
Sorgente di fecondità

Al pozzo di Giacobbe, Gesù accompagna una donna verso il mistero di Dio, aiutandola a capire il suo mistero di donna. All'enigma dell'uomo si accede solo attraverso le rivelazioni dell'amore ed è proprio così che Gesù inizia l'incontro con la Samaritana, una donna che, con i suoi molti amori, era rimasta ancora nel deserto dell'amore.

Egli sa bene che, come lei, noi tutti troviamo più comodo anziché patire una grande sete, coltivarne cento, piccole e dolci; in cambio di un grande amore, inseguirne molti, piccoli e inappaganti. Gesù non aggredisce la donna dai cinque mariti, nessuna denuncia moralistica per i suoi amanti, la incontra senza farla arrossire.

Non dice, come i predicatori che hanno fretta di disamorarci del mondo e della vita: quest'acqua non è buona, gli amori umani sono cattivi. Non dice neppure: quest'acqua non ti da nessun sollievo. Dice solo: se bevi di quest'acqua avrai ancora sete, svelando che fra la nostra sete profonda e l'acqua dei pozzi umani la distanza è incolmabile.

Gesù, e il cristianesimo vero, non disprezzano e non negano le brevi gioie della strada, affermano solo la loro insufficienza. Non chiedono di fare il vuoto dentro e attorno per fare spazio a Dio, perché non è diminuendo l'uomo che s'innalza Dio.

Il futuro nuovo non verrà con il rafforzare divieti e condanne - quante volte la donna aveva sentito proclamare la legge! - ma camminando insieme da una piccola sete verso la grande sete, da una piccola brocca abbandonata verso la sorgente stessa.

Solo l'incontro cambia la vita, non la legge. In principio è l'incontro: con chi ti parla come nessuno, con chi «ti dice tutto» (venite, mi ha detto tutto...), con il Dio che ha sete che noi abbiamo sete di lui, ha desiderio del nostro desiderio.

Il Padre cerca adoratori... cioè vuole, ha bisogno, desidera adoratori, gente che abbia sete di Lui, che sieda al muretto del pozzo e beva ogni sua parola: io ti darà un'acqua che diventa in te sorgente che zampilla per sempre. Ti darò la mia vita che non è possesso, che non puoi contenere, che dilaga in fecondità, perché una vita che non si comunica, che non va verso altri è una vita mancata. E l'acqua diventa sorgente. In principio è il dono.

La fine della sete non è bere a sazietà, ma diventare fontana per altri, dissetare altri, farsi sorgente per i loro bisogni, per la loro arsura. Diventare sorgente, bellissimo impegno: diventarlo con il gesto e la parola, con l'accoglienza e il grido di giustizia, con l'ascolto e con il pianto.

Con la preghiera! Basta rimanere con il cuore proteso verso Dio e verso ogni creatura assetata che è attorno a noi.

Questo il mio augurio: sia la tua vita il canto di una sorgente.

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