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CODICI, MANOSCRITTI E FRAMMENTI

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2021 14:41
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13/01/2021 14:41
 
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Papiro 64



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Papiro 64
Manoscritto del Nuovo Testamento
P064-Mat-26.7-8-26.10-26.14-15-II.jpg
Nome Papiro Magdalen
Simbolo {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64
Testo Vangelo secondo Matteo 26,7.10.14-15.22-23.31.32-33[1]
Datazione fine del II secolo  (che invece Thiede ha successivamente datato tra il 30 il 70  D.C)
Scrittura greco
Conservazione Magdalen College Gr. 17, Oxford[2]
Tipo testuale alessandrino
Categoria I
Nota molto probabilmente proveniente dallo stesso documento di {\displaystyle {\mathfrak {P}}}67

Il Papiro 64 ({\displaystyle {\mathfrak {P}}}64), meglio noto come Papiro Magdalen P64, è un antico manoscritto del Nuovo Testamento scritto in greco e contenente frammenti del Vangelo secondo Matteo. I tre frammenti di questo papiro ritrovati a Luxor in Egitto e portati ad Oxford da Charles Huleatt nel 1901, furono datati dal papirologo Arthur Hunt come appartenenti al IV secolo.[3] Vennero in seguito ridatati da Colin Roberts nel 1953, che stabilì la loro datazione alla fine del II secolo[4], e infine nel 1994 il papirologo tedesco Carsten Peter Thiede propose di retrodatarli alla fine del I secolo[5]. È conservato presso il Magdalen College di Oxford, da cui prende il nome.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

{\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 fu acquistato nel 1901 a Luxor, in Egitto, da Charles Bousfield Huleatt (1863–1908), che lo identificò come parte del Vangelo secondo Matteo e lo donò al Magdalen College, dove è catalogato come Papyrus Magdalen Greek 17.

I frammenti del papiro contengono alcuni versetti (interi o parzialmente completi) del capitolo 26 del Vangelo di Matteo: 7, 10, 14-15, 22-23, 31, 32-33[1]. I frammenti sono scritti su entrambi i lati, segno che provengono da un codice piuttosto che da un rotolo.[6] Il codice in origine forse conteneva solo il Vangelo di Matteo e occupava 150 pagine.[7]

Un altro frammento, catalogato come P. Barc. Inv. 1 ({\displaystyle {\mathfrak {P}}}67 nella numerazione Gregory-Aland), è considerato dalla maggioranza degli studiosi come proveniente dallo stesso codice[8]. Un terzo papiro, {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 (contenente frammenti del Vangelo di Luca), è stato da alcuni studiosi accostato a questi due, ma non è generalmente riconosciuto come parte dello stesso manoscritto[8].

Datazione[modifica | modifica wikitesto]

{\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 fu datato al III secolo da Charles Huleatt; dopo la donazione al Magdalen College, il papirologo A.S. Hunt studiò il manoscritto e lo datò all'inizio del IV secolo. Proprio in reazione a questa datazione, che riteneva troppo tarda, Colin Roberts propose di datarlo alla fine del II secolo[4]; questa datazione fu confermata da tre altri eminenti papirologi, Harold Bell, Theodore Cressy Skeat ed Eric Gardner Turner[9], e questa è stata la datazione generalmente accettata per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 da allora.

Tuttavia non sono mancate altre proposte. Nel loro libro Text of the Earliest NT Greek Manuscripts (2001), Philip Comfort e David Barrett sostengono per una datazione tra il 150 e il 175, sia per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64, sia per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}67, che, sostengono, verrebbe dallo stesso codice e anticiperebbe di quasi 100 anni la data di composizione del papiro.[10] Comfort e Barret mostrano anche che questo {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4/64/67 ha affinità con un certo numero di papiri del tardo II secolo.[11]

Secondo altri papirologi, Comfort e Barret "tendono a scegliere per molti manoscritti inclusi nel loro volume una data antecedente a quella accettata dagli altri paleografi"[12]. Il Novum Testamentum Graece, un riferimento per i testimoni greci del Nuovo Testamento, elenca {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64/67 indipendentemente, datando il primo al III secolo e il secondo al 200 circa[13]. In seguito Charlesworth ha concluso che "{\displaystyle {\mathfrak {P}}}64+67 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4, sebbene scritti dallo stesso scriba, non provengono dallo stesso [...] codice"[14].

Nel tardo 1994, destò molto interesse lo studio di Carsten Peter Thiede che retro-datava il Papiro Magdalen all'ultimo terzo del I secolo. Il suo articolo accademico comparve in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik l'anno successivo[15]. La datazione di Thiede è stata generalmente accolta con scetticismo dagli studiosi biblici di livello accademico, che in maggioranza preferiscono la datazione di fine II secolo.[16][17][18]



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