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PENSIERI DI CHARLES DE FOCAULD

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2013 06:39
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17/11/2010 12:43
 
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Per me, per mostrarmi il tuo amore, per mostrarmi l’orrore del peccato che vuoi espiare con tali supplizi, per indurmi a non commettere più peccati che ti son costati così cari, per insegnarmi il coraggio e per additarmi il cammino del martirio, per darmi l’esempio di questa sofferenza che è la dimostrazione della virtù, dell’amore e del coraggio, e senza la quale non si entra in cielo; per me, per farti amare da me nel vedere ciò che soffri per amor mio; per me, per trascinarmi al tuo seguito, su questa via del dolore che distaccandomi dal mondo m’attacca a Dio; per me, per mostrarmi il disprezzo che bisogna avere verso tutti i documenti terreni, dal momento che un Dio, il quale ha scelto per parte sua ciò che sulla terra è il più perfetto, ha scelto tali dolori; per me, per farmi vedere che cosa sono gli uomini e che cosa è Dio, quanto quelli sono ingiusti e crudeli, quanto questo è buono e amoroso; per me, per distaccarmi dagli uomini che fanno soffrire e per attaccarmi a Dio che soffre per me; per me, per ispirarmi un profondissimo dolore per le mie colpe, che costano al mio Beneamato tanti tormenti; per me, per intenerire il mio cuore e far scorrer dai miei occhi torrenti di lacrime, nel vedere il mio Beneamato, infinitamente amabile, divinamente vero, bello e buono, che mi ama infinitamente e che aguzzini vociferanti e imprecanti, con la bestemmia e l’inguria sulla bocca, battono e battono con colpi sempre più fitti, coprendo di contusioni il suo dorso, le spalle, le reni, i fianchi, le braccia, il petto, rendendolo in un istante tutto livido e, poi un minuto dopo, facendone sgorgare il sangue.

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“Amiamo Dio, perché ci ha amati per primo”. La Passione, il Calvario, è una suprema dichiarazione d’amore.
Non è per redimerci che tu hai sofferto tanto, Gesù! Il più piccolo dei tuoi atti ha un valore infinito, poiché è l’atto d’un Dio, e sarebbe stato sufficiente, anzi sovrabbondante, per redimere mille mondi, tutti i mondi possibili.
È per santificarci, per portarci, per spingerci ad amarti liberamente, poiché l’amore è il mezzo potente per attirare l’amore, poiché amare è il mezzo più potente per farsi amare... e poiché soffrire per chi si ama è il mezzo più invincibile per dimostrare che si ama... e più le sofferenze sono grandi, più la prova è convincente, più l’amore di cui si dà dimostrazione è profondo.
Mio Dio, quanto ci ami, tu che per noi hai voluto essere sprofondato in quest’abisso di sofferenze e di disprezzo, tu che in tal modo hai voluto darci tante lezioni, ma innanzitutto, soprattutto, hai voluto dimostrarci il tuo amore, quest’amore inaudito grazie al quale il padre ha dato il suo unico Figlio, e l’ha dato in mezzo a tali sofferenze e tali umiliazioni allo scopo di indurci, con la vista, con la certezza di un sì immenso amore, dimostrato e dichiarato in maniera così toccante e commovente, allo scopo d’indurci con ciò ad amare Dio a nostra volta, ad amare l’Essere così amabile che ci ama tanto. Amiamo Dio, poiché egli ci ha amati per primo.

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Il santo Vangelo ci dice: “Gli diede nome Gesù”. Gesù vuol dire Salvatore: il salvatore è colui che dona la salute, il Cielo, il possesso di Dio attraverso la conoscenza e l’amore. Nostro Signore ha voluto che il suo stesso nome gridasse, cantasse il suo immenso amore per noi: perché amare vuol dire volere il bene; volere un bene immenso è amare immensamente; il nome di Salvatore grida che Dio ci vuole un bene immenso, infinito; l’eterno possesso di lui stesso ci ripete ad ogni momento che Dio ci ama infinitamente, immensamente.
Attraverso il suo nome, Gesù ci lascia intravedere che egli, divin Salvatore, verserà tutto il suo sangue per dare il paradiso agli uomini; ci chiede zelo per le anime e sacrificio fino al martirio; ci dice che lui, il nostro Amato, è venuto sulla terra “per servire le anime lavorando per la loro salute e dare la sua vita per la salvezza di molti”, e ci invita a imitarlo consacrando la nostra vita alla stessa opera ed offrendo per essa il nostro sangue.

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Egli ci ha dato l’esempio: vita nascosta (Nazareth), vita solitaria (i quaranta giorni di deserto), vita pubblica (i tre anni di predicazione). Queste tre vite sono ugualmente perfette, poiché Gesù, sempre ugualmente perfetto in ogni periodo della sua vita, sempre Dio, le ha condotte tutte e tre. Esse sono ugualmente perfette in se stesse, ma per noi non è ugualmente perfetto l’abbracciare l’una o l’altra; è indispensabile abbracciare quella in cui Dio ci vuole.

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Gesù si offre per essere il compagno di tutte le ore. E questo non ci basta? Lasceremo il Creatore per andare alle creature?
Si, Gesù basta: là dove Egli è, niente manca.
Adoriamo, baciamo, amiamo, lodiamo ogni parola del nostro Diletto.
Sarebbe troppo dolce sentire che amiamo Gesù, che siamo amati da lui e che siamo contenti della sua felicità: se sentissimo ciò, la terra sarebbe un paradiso. Contentiamoci di volere e di sapere con più merito e meno dolcezza.
La volontà dell’Amato, qualunque essa sia, deve essere non solo preferita, ma adorata, amata e benedetta senza limiti: bisogna adorarla come il Diletto stesso, ed amarla come lui smisuratamente.
Teniamo, senza tregua, lo sguardo rivolto all’immenso amore di Dio per noi, questo amore che egli ha fatto sopportare per ognuno di noi tante sofferenze, e che gli rende così dolce, piacevole e naturale farci le grazie più grandi.
Si può compiangere colui che fa la volontà di Nostro Signore? Vi è forse qualcosa di più dolce al mondo che fare la volontà di colui che si ama? E se, nell’eseguirla, si trova qualche sofferenza, allora la dolcezza è raddoppiata!...
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