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EVOLUZIONE E STRUTTURA NEL GENESI BIBLICO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2021 17:56
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29/08/2010 14:10
 
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Cap. V - Il quinto e il sesto giorno


Il racconto di Mosè


Gen. I, 20-23: Dio disse: «Le acque brulichino di un brulichio di esseri vivi, e volatili volino sopra la terra, sullo sfondo del firmamento del cielo». E così avvenne: Dio creò i grandi cetacei e tutti gli esseri vivi guizzanti di cui brulicarono le acque, secondo la loro specie, e tutti i volatili alati secondo la loro specie. E Dio vide che ciò era buono. Dio li benedisse dicendo: «Siate fecondi e moltiplicatevi, e riempite le acque dei mari; i volatili poi si moltiplichino sulla terra». Poi venne sera, poi venne mattina: un quinto giorno.

Gen. I, 24-25: Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame e rettili e fiere della terra secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le fiere della terra secondo la loro specie e il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che ciò era buono.

Vogliamo considerare tre questioni che sorgono dalla lettura del testo del Genesi:

1) Se l'ordine dato da Mosè alla comparsa delle varie forme di vita sensitiva concorda con quello scoperto dalla geologia;

2) Se la vita sensitiva può essere sorta per generazione spontanea;

3) Se le varie forme di vita sensitiva che ora si trovano nel mondo si possono far risalire a poche forme primitive; o se le varie specie o almeno i generi furono creati in modo speciale da Dio in vari tempi man mano che la terra era adatta a riceverli.

Nei libri che trattano di geologia, paleontologia e biologia si trovano di solito delle tabelle contenenti le ere e i periodi geologici nei quali cominciarono ad apparire le varie forme di piante e di animali. Ora, sia che le varie forme di vita animale, i cui fossili apparvero per la prima volta nei vari periodi geologici, siano state create in modo speciale da Dio, sia che si siano sviluppate od evolute da forme preesistenti, l'ordine trovato negli strati geologici concorda con l'ordine seguito da Mosè.

Come si vede nella tabella geologica annessa, l'ordine geologico, uguale a quello Mosaico, è il seguente: prima di tutto, vita della pianta; poi varie forme di invertebrati nel mare, poi i pesci, poi gli insetti alati, poi gli invertebrati terrestri, poi gli uccelli, poi i grandi rettili Sauriani, poi i mammiferi, e infine l'uomo.

Il racconto di Mosè non si può scartare come una semplice registrazione delle rozze idee del popolo che viveva al tempo in cui fu composto. Nessun racconto simile si trova nella letteratura degli antichi popoli del mondo, come i Sumeri, i Babilonesi, gli Egiziani, i Cinesi, gli Indiani, i Greci ed i Romani. Le scienze della geologia e della biologia erano ignote ai tempi di Mosè, eppure egli scrive con franchezza e in notevole dettaglio, come se le conoscesse tutte e due. Lo Spirito Santo che si servì di Mosè come strumento, e che, come tutti i cattolici devono credere, né è l'Autore, ispirò a Mosè l'argomento e l'ordine in cui scriverlo, per la gente dei tempi moderni, dopo che è stata scoperta la documentazione nascosta della creazione, tanto, se non di più, quanto per quella del tempo di Mosè che non aveva alcun sospetto che una simile documentazione esistesse negli strati geologici.

Nei libri che parlano dell'origine delle specie in generale e di quella dell'uomo in particolare si legge quasi sempre questa frase: Tutti i biologi ammettono che l'evoluzione è un fatto stabilito. Orbene si deve notare anzitutto che lo stesso Carlo Darwin e gli autori moderni sulla evoluzione, come Sir Julian Huxley, sono d'accordo sul fatto che l'unica prova diretta in favore della teoria dell'evoluzione degli animali in generale e dell'uomo in particolare è fornita dai resti fossili di animali e dell'uomo; e che la scienza della biologia può solo fornire prove sulla questione se sia biologicamente possibile l'evoluzione delle varie specie da una o da poche forme primitive.

Inoltre non è vero che tutti i biologi siano d'accordo che le varie specie del regno animale si siano evolute da una o poche forme primitive, perché dei pochi briologi che hanno fatto serie ricerche di prima mano sul problema dell'origine degli esseri viventi, alcuni come il Vialleton furono indotti dai risultati delle loro ricerche a rigettare la teoria.

Riguardo al primo punto: che la teoria dell'evoluzione deve stare in piedi o cadere a seconda delle prove dei fossili incastrati nelle rocce, sentiamo le prove dello stesso Darwin.

 

Darwin formula le difficoltà contro l'evoluzione


La formulazione fatta da Darwin delle difficoltà contro la teoria dell'evoluzione fornite dalla documentazione dei fossili si trova nel capitolo X di Origini delle specie. Tra i sottotitoli del capitolo si legge: «Varietà intermedie assenti nelle singole formazioni. Comparsa improvvisa di gruppi di specie alleate. Improvvisa comparsa di gruppi di specie alleate nei più bassi strati fossiliferi conosciuti».

Cominciamo a considerare l'ultima difficoltà. Darwin la formula come segue:«C'è un'altra difficoltà alleata con le altre, che è molto più seria. Alludo al modo in cui le specie appartenenti alle principali divisioni del regno animale compaiono improvvisamente nelle più basse rocce fossilifere conosciute... Alcuni degli animali più antichi, come il Nautilus, il Longula, ecc. non differiscono molto dalle specie viventi; e nella nostra teoria non si può supporre che queste antiche specie fossero i progenitori di tutte le specie appartenenti agli stessi gruppi apparsi in seguito, perché non sono in nessun modo intermedi di carattere.

Conseguentemente, se la teoria è vera, è indiscusso che prima che si fosse depositato lo strato Cambriano inferiore, devono essere passati periodi tanto lunghi quanto, o forse più di tutto l'intervallo che corre tra l'età Cambriana e la presente; e che durante questi ultimi periodi il mondo era pieno di esseri viventi. Qui troviamo un'obiezione formidabile; perché sembra dubbio che la terra abbia durato abbastanza a lungo in uno stato adatto all'abitazione di esseri viventi...».

Nei passi di Darwin citati sono comprese anche la seconda e la terza obiezione. Egli formula così la seconda: «Il modo improvviso in cui interi gruppi di specie compaiono in certa formazione è stato addotto da parecchi paleontologi, - e. g. da Agassiz, Pictet e Sedgwick - come obiezione fatale alla credenza nella trasformazione delle specie. Se numerose specie appartenenti agli stessi generi o famiglie hanno realmente cominciato insieme a vivere, il fatto è fatale alla teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Perché lo sviluppo in questo modo di un gruppo di forme, tutte discese da un qualche unico progenitore, deve essere stato un processo estremamente lento, ed i progenitori devono aver vissuto molto a lungo prima dei loro discendenti modificati...».

In questi due passi Darwin ammette:

1) che varie specie appartenenti alle maggiori divisioni del regno animale comparvero improvvisamente nelle più basse rocce fossilifere conosciute, alcune delle quali esistono tuttora praticamente immutate;

2) che durante il tempo trascorso dopo il periodo Cambriano interi gruppi di specie compaiono in modo improvviso;

3) che il tempo disponibile per l'evoluzione delle specie trovate nel periodo Cambriano (nell'ipotesi infondata che tale evoluzione abbia avuto luogo) è del tutto insufficiente, come è pure insufficiente il tempo trascorso dopo il periodo Cambriano per spiegare l'evoluzione delle varie forme di. vita animale che si trovano al presente nel mondo.

E' trascorso un secolo da quando Darwin formulò queste difficoltà contro la sua teoria che tutte le specie di esseri viventi si evolvettero da una o poche forme primitive. Durante questo secolo queste difficoltà non solo non hanno avuto nessuna risposta, ma si sono ancor più accentuate.


Testimonianze di due autori contemporanei


Douglas Dewar F. Z. S., non cattolico, scrive in «Is evolution proved?» (pagg. 57-63).

«Una delle obiezioni più formidabili contro la teoria dell' evoluzione è il fatto che non si è ancor mai scoperto alcun fossile di animale intermedio tra gli esseri che hanno uno scheletro peculiarissimo come i pipistrelli, le balene, le sirene, le foche, le rane, le tartarughe, le pterodacili, gli ichtiosauri, ecc. ed i supposti animali quadrupedi ordinari dai quali, secondo la teoria, si sarebbero evoluti. Se questa teoria è vera, queste forme intermedie devono essere esistite nel passato in numero immenso. Darwin dedicò un intero capitolo di «Origine delle specie» al tentativo di venire incontro a questa difficoltà. Non poté far altro che esprimere l'idea che la serie delle testimonianze fossili è incomparabilmente meno perfetta di quanto usualmente si suppone. E per quanto sappia, nessun evoluzionista dopo di lui ha ottenuto migliori risultati di Darwin».

La serie dei fossili è invece molto più completa di quanto supponesse Darwin e di quanto ammettano i suoi seguaci. Ogni genere di animali dotati di uno scheletro o di parti dure ha lasciato dei resti fossili.

1) Un'abbondante fauna marina compare sulla scena con repentinità sorprendente all'inizio del periodo Cambriano. In molte rocce del pre-Cambriano che precedono e giacciono sotto le rocce Cambriane, avrebbero potuto benissimo depositarsi dei fossili; invece non se n'è trovato neppur uno accertato.

Improvvisamente nel periodo Cambriano troviamo il mare pieno di tipi altamente organizzati. Nulla troviamo che faccia pensare ad una lenta evoluzione. Non troviamo nessun tentativo di produzione di tipi nuovi, per esempio della formazione di conchiglie: le prime conchiglie sono completamente sviluppate. Troviamo questi animali antichi tanto differentemente differenziati in specie, generi, famiglie, ordini e phyla come lo sono oggi.

2) Ogni tipo nuovo di animale compare improvvisamente nella serie geologica dotato di tutti gli attributi da cui è caratterizzato. I cambiamenti che subisce dopo sono relativamente insignificanti».

Neppure si è trovata una soluzione all'altra difficoltà di Darwin, che il tempo disponibile per l'evoluzione di esseri viventi da una forma monocellulare alle forme complesse in cui si trovano nelle rocce del periodo Cambriano è del tutto insufficiente. Il Dewar calcola che questa, secondo i calcoli moderni, richiederebbe 50.000 milioni d'anni, cioè dieci volte il tempo disponibile.

Anche il dotto Desmond Murray, O. P., F.R.E.S., che come Dewar ha trascorso la vita a fare ricerche, è convinto che le difficoltà di Darwin non trovano risposta:

«Quando nel periodo Cambriano appaiono le forme di vita, compaiono alla base della serie dei fossili, rappresentanti di tutti i grandi Phyla animali, eccetto i vertebrati: sembra che si rovesci un diluvio di esseri viventi in grande quantità, e molte di queste forme sono quasi per nulla mutate fin da quegli antichissimi tempi (Species revalued, Blackfriars, London, 1955, pag. 37).


Padre Bergounioux


L'evoluzionista Padre Bergounioux, dell'Istituto Cattolico di Tolosa, nell'Origine et Destin de la Vie tratta i seguenti argomenti:

1. L'origine della vita sulla terra;

2. L'origine delle specie;

3. L'origine dell'uomo.


Sull'origine della vita cita l'ipotesi che la vita è esistita sulla terra fin da tremila milioni di anni, e dà quelle indicazioni della presenza della vita che sono state presentate, ma ammette l'estrema povertà di ciò che è stato rivendicato in rapporto alle miriadi di forme viventi che esistevano nel periodo Cambriano. Tutte le rivendicazioni presentate in favore della vita organica sulla terra prima del Cambriano sono state confutate (V. L'Illusion Transformiste di Douglas Dewar, pag. 27-31).

I 3.000 o 2.700 milioni d'anni richiesti dalle più recenti ipotesi evoluzioniste per la presenza della vita sulla terra non sono altro che un nuovo mito evoluzionista, perché non si è stabilito nessun caso incontestato di resti fossili sia di piante che di animali anteriore al periodo Cambriano; inoltre la terra non si era ancora abbastanza raffreddata perché la vita vi fosse possibile. C'era una vegetazione tropicale nelle regioni polari in un'epoca tanto recente come il Pliocene, ciò che dimostra che la temperatura vi era ancor troppo elevata.

Per ciò che riguarda l'origine delle specie, il P. Bergounioux ammette che non esiste prova alcuna che i vertebrati si siano evoluti partendo dagli invertebrati. A pag. 81 scrive: «Non vi è alcuna possibilità di stabilire nella natura attuale una qualsiasi parentela tra gli Echinodemi ed i Vertebrati. Lo stesso sarebbe dei vermi, degli insetti, delle spugne, ecc.».

A proposito degli uccelli scrive: «Non esiste nessun intermediario fossile tra le forme terrestri e le forme aeree. Allora si sono escogitate parecchie teorie di Proavis, che non hanno altro interesse che di mostrare ancor una volta la fertilità dell'immaginazione dei paleontologi (pag. 150-151).

Il P. Bergounioux ci fornisce un'informazione interessantissima quando scrive: «Georges Simpson ha avuto l'idea geniale di ricorrere ad una scienza allora del tutto nuova: la genetica delle popolazioni (pag. 202). Le scoperte di Mendel nel 1865, che non furono conosciute dal pubblico se non nel 1900, provarono che la teoria di Darwin sull'evoluzione era fondamentalmente falsa. Allora i partigiani di Darwin ebbero l'idea di tentare il salvataggio dal naufragio totale della selezione naturale, combinandola con le scoperte di Mendel. Questa teoria ibrida si rivelò impossibile, perché i mutamenti favorevoli erano così rari che sarebbe stato necessario attendere degli innumerevoli milioni di anni prima che se ne producesse uno solo; ed anche allora nulla assicurava che la selezione naturale fosse capace di utilizzarlo a suo vantaggio. G. Simpson ebbe allora l'idea geniale di far mutare tutto nel medesimo tempo; ma anche così un solo mutamento favorevole non si produrrebbe che dopo tanti milioni di anni da richiedere un'eternità per ottenere un uomo».

Si deve concludere che in base alle scoperte della geologia e della biologia, la teoria dell'evoluzione delle specie e di quella dell'uomo non può reggersi in piedi, come scrive Sir Julian Huxley (in Evolution in Action, pag. 40): «Con le conoscenze che si sono accumulate dal tempo di Darwin ad oggi, non è più possibile credere che l'evoluzione è prodotta per mezzo della cosiddetta eredità di caratteri acquisiti, gli effetti diretti dell'uso o abuso di organi, o dei cambiamenti di ambiente, o del volere cosciente o inconscio di organismi, o attraverso alla misteriosa opera di qualche forza vitale, o da qualsiasi altra tendenza inerente... Queste teorie sono fuori uso. In verità, alla luce delle scoperte moderne, esse non meritano più il nome di teorie scientifiche; ma si possono considerare come speculazioni prive della debita base di realtà, o come vecchie superstizioni camuffate in veste moderna».


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Note


1 Vedi «Darwinism and Catholic Thought» del can. Dorlodot, p. 32 e segg.


2 Estratto dalla lettera al Cardinale Suhard 16-1-1948.


3 Con permesso dell’editore, Sir Basil Blackwell, Oxford, 1953.


4 Vedi The Story of Science, di David Dietz, Cleveland, U.S.A. pag. 121.


5 C'è un'altra teoria moderna, chiamata la teoria della creazione continua, la quale pure richiede un principio e l'azione di un Creatore.

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