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EVOLUZIONE E STRUTTURA NEL GENESI BIBLICO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2021 17:56
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29/08/2010 14:04
 
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Papa Pio XII


La Seguente citazione dall’Enciclica Divino Afflante Spiritu pubblicata da Sua Santità Papa Pio XII dovrebbe togliere ogni dubbio circa il significato del brano che abbiamo citato dalla "Providentissimus Deus".

«Il Concilio Vaticano, per condannare le false dottrine sull'ispirazione, dichiarò che la ragione per cui questi libri devono ritenersi dalla Chiesa come sacri e canonici non è che, composti dall'industria umana, siano poi stati approvati dalla sua autorità, o il fatto che essi contengano la rivelazione senza errore, ma perché, scritti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio come autore, e come tali sono stati affidati alla Chiesa stessa».

«Più tardi, questa solenne definizione della dottrina cattolica, che attribuisce a questi libri nel loro insieme e in tutte le loro parti una autorità divina, sì da essere immuni da qualsiasi errore, fu contraddetta da certi scrittori cattolici che osarono limitare la verità della Sacra Scrittura solo a materie di fede e di morale e considerare ciò che riguarda l'ordine fisico e storico come "obiter dicta", senza avere (secondo loro) nessuna relazione con la fede. Questi errori ebbero la meritata condanna nell'Enciclica Providentissimus Deus pubblicata il 18 novembre 1893 dal nostro predecessore di immortale memoria, Leone XIII, che, nella stessa lettera diede sagge istruzioni e direttive per salvaguardare gli studi biblici».

Il Papa Pio XII si riferisce ancora a questo soggetto nella sua Enciclica Humani Generis pubblicata nel 1950. In questa Enciclica egli condanna l'abuso di una Lettera inviata nel 1948 al Cardinale Suhard, Arcivescovo di Parigi dal Segretario della Commissione Biblica, con le seguenti parole:

«In particolare si deve deplorare una certa interpretazione troppo libera dei libri storici del Vecchio Testamento. Coloro che favoriscono questo sistema, per difendere la loro causa, erroneamente si riferiscono alla Lettera che fu inviata non moho tempo fa, all'Arcivescovo di Parigi, Cardinale Suhard, dalla Commissione Pontificia degli Studi Biblici. Questa lettera infatti fa chiaramente notare che i primi undici capitoli del Genesi, quantunque propriamente parlando, non siano d'accordo con i metodi storici usati dai migliori scrittori Greci e Latini, o dagli autori competenti del nostro tempo, tuttavia appartengono alla storia nel vero significato della parola, che del resto deve essere studiato ed esaminato dagli studiosi biblici. Essi non solo espongono le principali verità, che sono fondamentali per la nostra salvezza, ma danno anche una descrizione popolare dell'origine del genere umano e del popolo eletto».

Questa lettera al Cardinale Suhard, il cui abuso fu condannato dal Papa Pio XII, effettivamente riaffermava tutto ciò che era stato detto nei responsi della Commissione Biblica del 1909, e incorporava le seguenti citazioni dall'Enciclica Divino Afflante Spiritu del 1943.

«Il commentatore cattolico deve trattare i problemi non ancora risolti, non solo per respingere gli attacchi degli oppositori, ma anche nel tentativo di trovare una spiegazione che sia fedelmente consona all'insegnamento della Chiesa, particolarmente con la dottrina tradizionale dell'infallibilità della Scrittura, pur restando allo stesso tempo debitamente in conformità con le conclusioni certe della scienza profana (2).


Conclusioni dalle citazioni


La prima conclusione da trarsi è che né il Papa, né alcuna delle Congregazioni che parlarono in suo nome hanno mai fatto una dichiarazione che si possa interpretare che permetta di trattare quelle parti della Sacra Scrittura «riguardanti materie di ordine storico o fisico come "obiter dicta" e che non abbiano nessuna relazione con la fede».

La seconda conclusione è che le parole di Sant'Agostino, incorporate nell'Enciclica Providentissimus Deus, tanto spesso citate malamente devono essere interpretate alla luce delle dichiarazioni ben definite sia di Papa Leone XIII che di Papa Pio XII, che l'ispirazione nella Bibbia si estende alle materie che riguardano l'ordine fisico e storico. Il contesto nel quale le parole di Sant'Agostino sono citate rende ciò evidente. I critici nemici mettevano in ridicolo la semplice narrazione Mosaica della creazione perché essa non dava i particolari scoperti dalla scienza moderna. Il Papa Leone XIII inserì la citazione da Sant'Agostino per dimostrare che non è scopo della Sacra Scrittura d'insegnare agli uomini l'intima costituzione delle cose visibili; ma allo stesso tempo pose in chiaro che nessun cattolico è libero di considerare quella parte del racconto Mosaico che riguarda le materie di ordine fisico e storico come puramente "obiter dicta".

Ora che la scienza moderna ha provato in modo conclusivo che la teoria di Laplace è scientificamente impossibile, e che si può difendere il l'acconto Mosaico, nessuno può accusare la Santa Sede d'aver accettato per conclusione scientifica ciò ch'era puramente una teoria e di aver cambiato l'interpretazione della Sacra Scrittura per adattarla a questa conclusione.

La dichiarazione di S. Agostino riportata nell'Enciclica Providentissimus Deus che "lo Spirito Santo (che ispirò gli scrittori sacri) non intese insegnare agli uomini la intima costituzione delle cose visibili; e la dichiarazione della stessa Enciclica, riportata nella Divino Afflante Spiritu del Papa Pio XII, che condanna "coloro che limitano la verità della Sacra Scrittura a questioni di vede e di morale, e considerano ciò che riguarda le materie di ordine fisico e storico come obiter dicta senza nessun rapporto con la fede", non sono contradditore.

La prima dichiarazione può intendersi che significhi che non dobbiamo rivolgerci alla Sacra Scrittura per la conoscenza di cose, come la composizione chimica del sole o la durata dei periodi geologici; mentre la seconda dichiarazione indica che la narrazione della creazione che trovasi nella Bibbia, espressa in termini comunemente usati al tempo di Mosè, corrisponde alla realtà.


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