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L'ANIMAZIONE MUSICALE LITURGICA

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2010 23:34
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03/09/2010 23:24
 
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17. Come si apprende un canto liturgico?

I gruppi parrocchiali di animazione liturgico-musicale non sempre hanno sufficienti capacità per gestire delle prove di canto efficaci. La sicurezza esecutiva del coro è il fondamento di un buon intervento assembleare. Ecco qualche consiglio per rendere un servizio musicale sempre più efficiente e coinvolgente. È importante far notare che le indicazioni che verranno presentate sono da indirizzare al coro e non all’assemblea, in quanto per questa le prove vanno impostate in maniera decisamente diversa.

Spesso le prove per l’apprendimento di un canto non sono attività di facile realizzazione. Per poter insegnare un canto bisogna prima possederlo. Ciò significa che l’animatore dovrà studiarlo nei dettagli, prevedendo eventuali difficoltà di realizzazione. La prima necessità è quella di fare propria la linea melodica. Se l’animatore sa leggere la musica gli sarà abbastanza facile passare dalla musica scritta alla musica cantata, altrimenti - come vedremo in seguito - dovrà cercare qualche rimedio alternativo.

Ecco alcuni consigli pratici.

a. È bene curare prima di tutto la preparazione da parte dell’animatore. Un gruppo di persone che cantano mal sopporta incertezze, lungaggini e imprecisioni.

b. Le prove inizino con la lettura del testo letterario, spiegandone il contenuto, le parole di non immediata comprensione (attenzione ai fanciulli!), le immagini simboliche, traducendo parole o testi espressi in altra lingua (latino, greco, ebraico... ad es.: Kyrie eleison, amen, maranatah, alleluia, shalom, abbà...).

c. Segue la proposta del canto, in parti o per intero, da parte dell’animatore. Si raccomanda una ripetizione frequente dei passaggi più difficili.

d. Se lo si ritenesse necessario si può procedere a una lettura ritmica del testo verbale (recitare le parole secondo lo schema ritmico del canto), specialmente se si presentassero movimenti particolarmente ostici.

e. Si passa quindi a curare la linea melodica. L’animatore, dopo aver proposto il canto nella sua interezza, lo divide in singole frasi (musicali e letterarie) di senso compiuto, da far ripetere una o più volte fino al sicuro apprendimento. Man mano che si procede si uniscono le parti.

f. Dopo un apprendimento sommario l’animatore ripropone da solo il canto o una sua parte (strofa o ritornello) mentre gli altri ascoltano.

g. A questo punto tutti possono ripetere il canto.

Chi non sa leggere la musica deve imparare il canto per imitazione, da un cd, da un nastro o da qualche altro animatore. In ogni caso, se si vuol realizzare un buon apprendimento, è importante ricorrere alla registrazione originale o a una interpretazione veramente fedele allo spartito. Bisogna allontanare la presunzione di aver imparato un canto perché lo si è sentito una volta incontrando un gruppo esterno o durante una celebrazione.

Ma vediamo concretamente come procedere.

a. Come abbiamo già detto, è bene premettere una prova preliminare da parte dell’animatore che deve precedere l’audizione dell’intero gruppo. Si tratta di un ascolto molto attento, che non si lascia ingannare dalle esecuzioni proposte nelle registrazioni originali. Certi arrangiamenti vocali e strumentali non aiutano a cogliere l’esattezza della linea melodica da riprodurre in canto.

b. Come abbiamo affermato precedentemente, anche in questo caso le prove iniziano con la lettura del testo letterario, spiegandone il contenuto e le parole di non immediata comprensione.

c. Durante le prove si farà uso del registratore, che comunque dovrà essere accompagnato dall’intervento dell’animatore. Si assicuri un’audizione completa del canto, da ripetersi anche più volte.

d. In seguito si invita a cantare sopra la registrazione, prima a voce bassa poi più sostenuta, fino ad un buon apprendimento.

e. Anche in questo caso è bene suddividere il canto in piccole parti per perfezionarle.

18. Canto e musica nel settimana santa

Il 16 gennaio 1988, la Congregazione per il culto divino pubblicò la lettera circolare “Paschalis solemnitatis”, sulla preparazione e la celebrazione delle feste pasquali (Cf Enchiridion Vaticanum 11[7-119] pp. 12-67). Si tratta di un documento che non propone nuove linee celebrative ma cerca di richiamare le idee teologiche e pastorali fondamentali “allo scopo di far celebrare nel miglior modo i grandi misteri della nostra salvezza e per agevolare la fruttuosa partecipazione di tutti i fedeli” (n. 5). La circolare prende in considerazione il lungo arco di tempo liturgico che va’ dal mercoledì delle ceneri alla domenica di Pentecoste, percorrendo così tutto il ciclo pasquale.

A proposito del canto liturgico nella settimana santa e soprattutto nel triduo pasquale, il documento propone un testo diffuso che è opportuno prendere in considerazione per esteso:

Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella celebrazione della settimana santa e specialmente del triduo pasquale, perché è più consono alla solennità di questi giorni e anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto.

Le conferenze episcopali, se già non vi abbiano provveduto, sono invitate a proporre melodie per i testi e le acclamazioni, che dovrebbero essere eseguite sempre in canto. Si tratta dei seguenti testi: a) l’orazione universale il venerdì santo nella passione del Signore; l’invito del diacono, se viene fatto, o l’acclamazione del popolo; b) i testi per mostrare e adorare la croce; c) le acclamazioni nella processione con il cero pasquale e nello stesso “preconio”, l’“Alleluia” responsoriale, le litanie dei santi e l’acclamazione dopo la benedizione dell’acqua.

I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità; le loro traduzioni in lingua volgare siano accompagnate dalle rispettive melodie. Se ancora non sono disponibili questi testi in lingua volgare per una liturgia cantata, nel frattempo vengano scelti altri testi simili ad essi. Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da adoperarsi soltanto dorante il loro svolgimento. In particolar modo siano proposti:

a) i canti per la benedizione e processione delle palme e per l’ingresso nella chiesa; b) i canti per la processione dei sacri oli; c) i canti per accompagnare la processione delle offerte nella messa della cena del Signore e l’inno per la processione con cui si trasporta il santissimo sacramento nella cappella della reposizione; d) le risposte dei salmi nella veglia pasquale e i canti per l’aspersione con l’acqua.

Siano preparate melodie adatte a facilitare il canto per i testi della storia della passione, del “preconio” pasquale e della benedizione con l’acqua battesimale.

Nelle chiese maggiori venga adoperato il tesoro abbondante della musica sacra sia antica che moderna; sempre però sia assicurata la debita partecipazione del popolo” (n. 42).

Il messale romano (pp. 1088-1105) propone un repertorio musicale per alcune celebrazioni del triduo pasquale. Per il venerdì santo vengono proposte le melodie per la preghiera universale e per l’ostensione della croce. Per la veglia pasquale abbiamo i testi in musica per la processione del cero, l’annuncio pasquale (“preconio” o “exultet”), il canto dell’alleluia responsoriale, le litanie dei santi, la benedizione dell’acqua battesimale o lustrale, l’assenso alla professione di fede, il primo prefazio pasquale e il congedo alleluiatico. È importante notare che le nuove melodie sono arricchite da alcune inserzioni acclamanti da affidare all’assemblea, affinché anche i fedeli possano prendere parte attivamente alle celebrazioni e soprattutto nei testi più teologicamente più articolati e particolarmente lunghi, come l’“exultet” della veglia pasquale o la grande preghiera universale del venerdì santo.

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CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO, SUONATE LA CETRA CON ARTE E ACCLAMATE (Sal.32,3)
 
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