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L'ANIMAZIONE MUSICALE LITURGICA

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2010 23:34
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03/09/2010 23:23
 
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15. Benedetto sei tu, Signore...

Proseguendo l’itinerario di approfondimento sull’animazione musicale nella Messa siamo ormai giunti alla liturgia eucaristica. Iniziamo a prendere in considerazione la musica e il canto durante la preparazione dei doni, sequenza rituale spesso definita impropriamente col termine “riti di offertorio” o semplicemente “offertorio”.

Scopo della preparazione dei doni è portare all’altare il pane e il vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo (Cf PNMR 49). Questo rito è così strutturato: 1) preparazione dell’altare; 2) processione dei doni; 3) duplice preghiera di benedizione con intervento assembleare (“Benedetto sei tu, Signore...”, “Benedetto nei secoli il Signore”); 4) incensazione dei doni (facoltativa); 5) abluzione del presbitero (il sacerdote si lava le mani in segno di purificazione interiore); 6) Invito alla preghiera e assenso assembleare (“Pregate, fratelli...”, “Il Signore riceva dalle tue mani...”); 7) Orazione sulle offerte.

L’introduzione al Messale propone un’indicazione specifica per l’animazione musicale di questi riti: “Il canto all’offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare. Le norme che regolano questo canto sono le stesse che per il canto di ingresso (n. 26). L’antifona di offertorio, se non si canta, viene tralasciata” (PNMR 50). Qui sorge subito un problema: sfogliando il messale non si trova alcun testo denominato “antifona di offertorio”, fatta eccezione della Messa in cena Domini del Giovedì santo per la quale è indicato il canto Ubi caritas. L’antifona di offertorio con le rispettive indicazioni salmodiche sono reperibili esclusivamente nei libri di canto gregoriano come il “Graduale Romanum”. Altri dubbi nascono dal fatto che non viene determinato con precisione il momento esecutivo di tale antifona: si tratta di un canto esclusivamente processionale, visto che è regolato dalle stesse norme del canto di ingresso? Può protrarsi anche durante la preghiera di benedizione pronunciata dal sacerdote? Può essere espressa in canto la preghiera di benedizione presidenziale con il successivo intervento acclamante dell’assemblea?

Prima di fornire delle risposte tecniche è utile sottolineare che la riforma conciliare ha restituito al rito di preparazione dei doni la debita sobrietà allo scopo di non enfatizzare un momento liturgico che ha uno scopo principalmente “pratico” (disporre tutto ciò che sarà utile per la liturgia eucaristica) ma anche “simbolico” (l’offerta dei doni è simbolo della disponibilità dei fedeli di offrire tutta la propria esistenza a Dio). A tale sobrietà rituale deve corrispondere un’animazione musicale discreta e non ampollosa.

Veniamo a una serie di indicazioni pratiche per facilitare la scelta e l’esecuzione del canto.

1) Il testo. Il testo deve ispirarsi possibilmente all’antifona e al salmo del Graduale Romanum o del Graduale Simplex. In alternativa è bene scegliere un canto che esprima lode e benedizione a Dio per i doni elargiti all’umanità (un numero considerevole di salmi e cantici può esprimere efficacemente tali contenuti) o che ponga in risalto la disponibilità dell’uomo ad offrire se stesso e i doni della terra a colui dal quale li ha ricevuti. Nulla vieta che si canti la preghiera di benedizione e l’acclamazione assembleare, per quanto non siano mai stati pubblicati dei repertori specifici; è comunque una prassi da evitare perché renderebbe prolisso il rito.

2) La musica. La musicalità del canto deve corrispondere alla semplicità che, come si è già detto, caratterizza tutti i riti di preparazione dei doni. Il canto inoltre può essere sostituito da un fondo musicale strumentale che dia risalto alla gestualità dell’assemblea e del presidente nell’accogliere e nell’offrire i doni. Tale fondo musicale è opportuno soprattutto durante l’incensazione dei doni.

3) Il momento. Il canto può essere eseguito durante la processione dei doni per interromperlo prima della preghiera di benedizione. Poiché le parole di benedizione possono essere recitate sottovoce, il canto può protrarsi anche durante tutto il rito, purché venga concluso in prossimità dell’abluzione delle mani. Non è bene creare un lungo tempo di attesa prima dell’invito alla preghiera a motivo del prolungarsi del canto. Il canto di offertorio infatti non è fine a se stesso, ma “funzionale” ai riti che accompagna, pertanto deve essere concluso entro la fine del rito.

16. È veramente giusto renderti grazie

Concluso il rito di preparazione dei doni con la preghiera sulle offerte ha inizio la preghiera eucaristica. Si giunge così al “momento centrale e culminante dell’intera celebrazione. (...) Il Sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Padre per mezzo di Gesù Cristo. Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio” (PNMR 54). Gli elementi principali della preghiera eucaristica sono: 1) l’azione di grazie (prefazio), 2) l’acclamazione (santo), 3) l’epiclesi (“manda il tuo Spirito a santificare...”), 4) il racconto dell’istituzione (“nella notte in cui fu tradito...”), 5) l’anamnesi (ricordo della passione, risurrezione e ascensione di Gesù), 6) l’offerta (la “vittima immacolata”, ovvero il pane e il vino divenuti Corpo e Sangue di Cristo, viene offerta al Padre nello Spirito Santo), 7) le intercessioni (preghiera per la Chiesa, per i vivi e per i defunti) 8) la dossologia finale (“Per Cristo, con Cristo...).

La prima parte della preghiera eucaristica è costituita dal “prefazio” e dal “santo”. La messa prende il nome proprio da questa sequenza rituale, eucaristia infatti significa “rendimento di grazie”. Ecco lo schema tipico del prefazio applicato a quello della seconda preghiera eucaristica:

1) Dialogo introduttivo: “Il Signore sia con voi. E con il tuo Spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. È cosa buona e giusta” (Saluto, invito ad una attiva partecipazione spirituale, invito al rendimento di grazie).

2) Protocollo o formula iniziale: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Padre santo, per Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio” (Rendimento di grazie al Padre per la mediazione di Cristo).

3) Embolismo o sviluppo centrale: “Egli è la tua Parola vivente, per mezzo di lui hai creato tutte le cose, e lo hai mandato a noi salvatore e redentore, fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria. Per compiere la tua volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese le braccia sulla croce, morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione” (Motivo del rendimento di grazie).

4) Protocollo o formula finale: “Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo a una sola voce la tua gloria:” (Unione con la Chiesa celeste per innalzare l’inno di lode)

5) Santo: “Santo, Santo, Santo...” (Lode universale a Dio).

Dal punto di vista musicale ci troviamo dinanzi al nucleo celebrativo più significativo di tutta la messa. In molti prefazi è espressa l’intenzione di ringraziare il Signore col “canto di lode”, e tutti terminano con l’invito esplicito a cantare la gloria di Dio attraverso l’acclamazione del “santo”. Pur avendo tale rilevanza musicale il prefazio è generalmente recitato. Il canto dell’azione di grazie necessita da parte del ministro di una buona capacità verbo-melodica che presuppone una preparazione di base al canto recitativo. Una cosa è certa: il canto del prefazio non può essere improvvisato anche quando fosse acquisita una certa dimestichezza con le melodie recitative proposte dal messale (pp. 1062-1071; 1114-1115). È da prediligere una declamazione solenne e decisa a un canto scialbo e stentato. Il prefazio è tutto proteso, letterariamente e musicalmente, verso l’acclamazione assembleare finale: “Tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta o recita il Santo” (PNMR 55b). Anche per questa acclamazione si deve dire quanto già affermato qualche settimana fa’ a proposito del “Gloria”: privata dell’aspetto musicale e assembleare (non può essere eseguita dal solo coro!) è irrimediabilmente impoverita e non realizza appieno la propria finalità rituale.

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CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO, SUONATE LA CETRA CON ARTE E ACCLAMATE (Sal.32,3)
 
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