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EVOLUZIONE E ORIGINE DELL'UOMO

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2016 17:52
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02/09/2010 22:53
 
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GRANDE PROVA SPERIMENTALE CONTRO LA EVOLUZIONE


Infine, prescindiamo pure, per un momento, dalle prove fin qui date, negative e positive, della falsità dell'evoluzionismo.

Riferiamoci semplicemente al dato sperimentale dell'attuale mondo vivente. Senza guardare al passato, senza analizzare l'incapacità generatrice del presunto dinamismo evolutivo, limitiamoci a considerare il presente. Guardiamo puramente ai fatti che sono oggi davanti a noi.

Vi leggeremo, con sorprendente e inaspettata evidenza, la negazione radicale e inappellabile della evoluzione spontanea. E' una riflessione già accennata in precedenti pagine, ma che qui dobbiamo sviluppare.

E' la confutazione, più direttamente sperimentale, dell'evoluzione spontanea.

Il fatto attuale che colpisce è che tutte le specie viventi, pur occupando vari gradi nella immensa scala dei viventi, sono - assolutamente tutte -, in sé, perfette e complete. Non hanno certamente tutte la stessa perfezione e completezza. L'Ameba, organismo unicellulare e quindi minimo, è, nel suo livello di vita, perfetta, autosufficiente nel suo ambiente, come nei livelli più alti è perfetto il più complicato organismo vivente. Un filo di erba è un trionfo della vita come il cedro del Libano; una pulce è un'a meraviglia nel suo genere come nel suo l'elefante; una lucertolina è un capolavoro come è un capolavoro il coccodrillo; un moscerino, un'ape sono portenti come lo è un'aquila reale; un verme è meravigliosamente rifinito, nella sua pochezza, come, nella sua grandezza, l'uomo.

Da notare che questa costatazione generale non sarebbe infirmata se vi fossero alcune eccezioni. Esse confermerebbero la regola. Ma, in realtà, non vi sono; e se alcune sembrano tali è per difetto di osservazione. Oppure vengono considerati incompleti e imperfetti animali che hanno qualche organo non pienamente funzionante (come le ali per la gallina e per lo struzzo); ma si tratta di organi che non incidono nella vita ottimamente ambientata di quei soggetti e quindi non infirmano la loro perfezione e completezza vitale.

Un grande zoologo evoluzionista, a cui esposi il fatto, seppe oppormi solo il celebre Ornitorinco, paradossale mammifero australiano (che è lungo circa 50 cm. con la coda), scoperto per la prima volta (in un esemplare imbalsamato) nel 1797, classificato infine, dopo tante dotte dispute, nel 1884 e pienamente conosciuto solo da cinquanta anni. Nell'ibridismo e nella rozzezza di certe caratteristiche potrebbe sembrare effettivamente rudimentale, imperfetto anello di transizione ad altra specie perfetta (Lamarck lo qualificò anello tra rettili e mammiferi, mentre per altri lo sarebbe tra uccelli e mammiferi). E' infatti, contro la regola ordinaria, monotremo (significa: un-foro) cioè con una sola uscita intestinale e urogenitale; è mammifero, ma partorisce i piccoli (in stadio embrionale arretrato) in uova che debbono essere per due settimane incubate dalla madre, ed ha un apparato mammario ridotto a un trasudamento latteo convogliato dai peli della corrispondente zona; ha pelo di lontra, coda da castoro, dita palmate e becco di anitra (da cui il nome: ornitho, uccello - rynchos, muso), speroni da gallo da combattimento; ha respirazione aerea, ma adattamento ambientale spiccatamente acquatico (può stare sott'acqua anche 10 minuti); ha temperatura propria come i mammiferi, ma assai oscillante in relazione alla temperatura ambientale, il che ricorda i rettili. Sembra davvero mal composto e rudimentale.

Ma analizzandone bene struttura e costume si scopre invece che è un animale ricco di perfezione e completezza. Il largo becco apparentemente corneo da anatra è in realtà ricoperto di una morbida pelle, ricca di terminazioni nervose, che lo rende ben sensibilizzato per la ricerca degli animalucci di cui l'animale si nutre, scavando nei fondali me1mosi: la perfetta chiusura delle nari c, mediante un'apposita piega cutanea, degli occhi e degli orecchi (inutili durante tale ricerca di cibo nei fondali) facilita la lunga immersione; larga coda, estremità palmate, corpo appiattito rendono agile il nuoto; le lunghe unghie anteriori, ricurve e scanalate nei piccoli perché essi possano agganciarsi ai peli ventrali materni durante le settimane di allattamento (pur essendo anche ulteriormente sostenuti dalla larga coda della madre piegata verso il ventre) diventano poi piene e dritte per essere idonee, insieme alle lunghe unghie posteriori, allo scavo; la membrana delle estremità palmate, che per il nuoto si estende oltre il perimetro delle unghie, si ritira entro di esso, scoprendo le unghie stesse, quando servono per lo scavo; gli speroni alla base degli arti posteriori costituiscono nei maschi organi difensivi e combattivi arricchiti di ghiandole che secernono veleno. La coppia vive in tane, che scavano insieme, con due aperture ben nascoste tra le radici degli alberi; ma quando la femmina deve deporre le uova se ne costruisce da sola un'altra ben chiusa all'imboccatura, che termina in una camera sferica, foderata di foglie e pagliuzze, dove depone e cova una coppia di uova; in questo periodo, quando la madre esce richiude sempre l'imboccatura; quando depone le due piccole uova (2 cm.) le attacca insieme, evitando così che rotolino e si perdano tra le foglie. In tutto, accurata perfezione. Un capolavoro.


***


Ebbene, questa perfezione che si nota in tutte le specie viventi costituisce effettivamente un'impressionante rivelazione sperimentale contro l'evoluzione. Se infatti la scala delle specie fosse il risultato di un progressivo, casuale, spontaneo conato perfettivo della natura, il mondo dovrebbe essere pieno, tra l'una e l'altra specie perfetta, di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle singole specie complete verso cui sono avviate. Piccole o grandi che siano le "mutazioni", avvalorate dalla "selezione", ipotizzate dall'evoluzionismo (a prescindere ora dalla loro mancanza di efficacia, che vedemmo), tra l'una e l'altra specie sarebbero cioè certamente dovute comparire tali specie intermedie incomplete, di cui invece non troviamo alcuna traccia.

L'attuale quadro del mondo vivente può essere infatti considerato come un'istantanea del presunto lunghissimo movimento evolutivo naturale, sempre e anche attualmente in azione. Vi si dovrebbero quindi cogliere, nella lunga scala dei gradi di evoluzione raggiunti, non solo le specie perfette, ma anche quelle intermedie e incomplete; e ciò, sia nel tronco principale, terminato, per ora, all'uomo, sia nelle ramificazioni delle altre specie. Tali risultanze dovrebbero essere quindi numerosissime. Questa istantanea dovrebbe cioè cogliere la scala evolutiva degli esseri come, in una multipla corsa ginnica, coglierebbe, oltre i vincitori giunti ai rispettivi traguardi, tutte le file dei ritardatari (che simboleggiano le specie imperfette e incomplete); o come, in fabbriche costruttrici di varie specie di macchine, nei rispettivi, successivi padiglioni, si trovano, prima i pezzi rozzi, poi via via, quelli raffinati e montati; o come, in particolare, in una fabbrica di automobili, si trovano prima ferri, poi telai smontati, ecc. tutti ordinati alla macchina finale e non invece prima biciclettine, poi biciclette, poi motociclette, ecc., che sono macchine di diverso grado, ma tutte perfette. Ora in questa presunta fabbrica evolutiva naturale si trovano proprio successive macchine, tutte perfette. Si deve quindi escludere che la natura sia una grande fabbrica produttrice evolutiva.

Questo rilievo fondamentale è ulteriormente chiarito considerando quella parte dell'universo in cui lo sviluppo evolutivo è invece certamente avvenuto: l'universo inanimato. L'evoluzione planetaria è un fatto abbastanza sicuro, anche se molte modalità restano ancora incerte: e si ammette che essa prosegua anche oggi. L'osservazione presente è pertanto come un'istantanea, che fissa un momento degli sconfinati tempi evolutivi cosmici. In questa istantanea si notano effettivamente le successive tappe: masse amorfe, stelle, pianeti. Niente di simile nel mondo animato.


***


L'unica scappatoia contro il valore di questa prova sarebbe l'ipotesi che tutte le linee evolutive siano ormai giunte alle rispettive strutture perfette (come se tutti quei corridori fossero giunti ai rispettivi traguardi o tutto il materiale di quelle fabbriche si fosse esaurito e ogni fabbrica fosse arrivata alla finale composizione delle rispettive macchine). Ma è una ipotesi artificiosa, completamente gratuita e che suppone un assurdo universale sincronismo di produzione evolutiva, in tutte le disparatissime ramificazioni.

Tuttavia, anche in questa artificiosa ipotesi l'esistenza delle suddette fasi incomplete dovrebbe aver lasciato numerosissime tracce negli strati fossili, che sono come il museo naturale in cui sono state fissate le varie tappe della evoluzione. Ma essi invece non rivelano che la successione di specie perfette e costituiscono di questa prova sperimentale antievoluzionista, una clamorosa conferma.


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