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Pensieri su Maria

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2020 22:36
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30/11/2011 22:22
 
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15) "Stava presso la croce di Gesù sua madre" (Gv 19,25)

La presenza di Maria presso la croce attualizza per i credenti l’imperativo di rimanere presso Gesù, martire del suo amore per gli uomini. La madre dolorosa è un frammento prezioso e vincolante del vangelo di salvezza.

Maria partecipa al dolore del Figlio, ma è anche travolta dalla gloria del Redentore, immersa in quell’amore più grande che dà la vita (Gv 15,13).

La stupenda gloria di Maria, il suo incomparabile trionfo di creatura umile scelta da Dio, è quello di stare lì, con lo sguardo fisso sul Figlio che muore perché il mondo viva. Gesù innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv 12,32).

Per l’evangelista è così che si sta presso la croce, guardando quella morte tremenda che è vita prorompente, per cogliere in profondità i pensieri di Dio che cercano l’uomo. Dice infatti il vangelo: E un altro passo della Scrittura dice ancora: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19,37).

Citando questo passo profetico (Zc 12,10), colmo di malinconia, di grazia e di speranza, Giovanni sembra descrivere lo sguardo di Maria sul volto del Figlio sacrificato e invitare tutti i lettori del vangelo a stare in questo atteggiamento, con Maria, presso la croce.

 

16) "Gesù allora, vedendo la madre..." (Gv 19,26)

Dalla croce Gesù vede sua madre. Già questo incrociarsi di sguardi, in quel momento, è sconvolgente. Gesù vede la madre e, nel momento supremo, pensa a lei, alla sua solitudine, all’abbandono a cui è destinata dopo la sua morte, e l’affida a una persona amica, al discepolo che egli amava, che era presente sul Calvario. L’ultimo pensiero di Gesù è per la madre. Veramente questa breve scena solleva all’improvviso dei veli sulla vita di Maria e sui suoi rapporti col figlio: rapporti intensi e vivi. All’evangelista Giovanni sta a cuore sottolineare l’aspetto umano del mistero di Gesù: l’Incarnazione è una realtà autentica che inserisce Gesù, come ogni uomo, nelle realtà umane, nei rapporti umani. Questo tocco così umano di Gesù che dedica il suo ultimo pensiero a sua madre, diventa così una nuova e suprema testimonianza della verità dell’Incarnazione.

 

17) "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19,26)

Maria, in questo testamento supremo, è proclamata madre del discepolo amato e, attraverso di lui, madre di tutti i discepoli. Gesù morente, infatti, non si rivolge anzitutto al discepolo, ma direttamente alla madre e poi, quasi di riflesso al discepolo. Quindi è un messaggio rivolto essenzialmente alla madre. Gesù affida il discepolo alla madre. Il suo è un messaggio di maternità, un incarico affidato alla madre nei riguardi del discepolo che sta lì a simboleggiare tutti i discepoli.

Da questo momento la madre di Gesù diventa madre in senso nuovo. In lei si riconosce, in trasparenza, il simbolo della Chiesa che è madre, generando alla fede sempre nuovi figli.

Nella Chiesa ogni credente è madre di Gesù (cf. Mc 3,35: Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre), perché comunicando agli altri la propria fede, partecipa della maternità profonda della Chiesa.

Ma Maria, che ne è il simbolo più alto, partecipa in modo tutto particolare e incomparabile di questa maternità perché, non solo fisicamente, ma per la sua fede, Lei sola è la madre di Gesù.

Leggendo questo episodio evangelico, è difficile non ricordare l’episodio di Cana. Già allora la fede di Maria aveva provocato il sorgere della fede dei discepoli; in un certo modo li aveva generati al vangelo. Ora, al culmine del suo mistero, pronunciando le sue parole definitive, Gesù la proclama per sempre, nella Chiesa, madre dei credenti.

 

18) "Erano assidui e concordi nella preghiera, con Maria, la madre di Gesù" (At 1,14)

Come san Giovanni, anche san Luca inquadra la vita di Gesù entro ricordi mariani. Ma mentre Giovanni, alla fine, ricorda Maria coinvolta nella Passione redentrice del Figlio, Luca invece preferisce ricordarla nell’ambito della glorificazione di Gesù, cioè nella Pentecoste che è il coronamento pasquale della glorificazione.

L’evangelista ricorda la presenza di Maria al centro della prima comunità cristiana in attesa della discesa dello Spirito Santo perché per lui la presenza di Maria ha un significato tutto particolare. Ha cominciato il racconto della vita di Gesù (il vangelo) parlando di lei, ora ricordando di nuovo lei, dà inizio al racconto della storia della Chiesa (gli atti degli apostoli).

L’ultimo ricordo su Maria. Non è certo senza motivo che l’evangelista dello Spirito Santo e della preghiera ricordi per l’ultima volta Maria in preghiera al centro della prima comunità cristiana che attende la venuta dello Spirito.

D’ora in poi Maria bisognerà ricordarla così: in preghiera, al centro della Chiesa di Gesù.

È lo stesso evangelista che, a differenza degli altri, ha presentato nel vangelo Gesù frequentemente immerso nella preghiera, per dare alla sua Chiesa il senso della importanza decisiva della preghiera. In preghiera, la Chiesa continua nella storia la vita di Gesù, ottiene dal Padre la grazia della salvezza, anticipa la venuta del regno di Dio, ottiene il dono dello Spirito (cf. Lc 11,13).

Maria in preghiera in mezzo alla Chiesa: ecco il simbolo vivo della realtà ecclesiale, lo stimolo efficace alla ricerca dei motivi profondi del vangelo, la fiducia nell’intercessione pura della piena di grazia.

Concludiamo con una constatazione importante.

Il vangelo parla molto di Maria. La presenta coinvolta nel mistero dell’Incarnazione e del Natale, accanto al Figlio durante il periodo travagliato della vita pubblica, presente sotto la croce, in mezzo alla Chiesa delle origini nei giorni della Pentecoste. E tutto questo è una testimonianza incomparabile su questa creatura umile e grande, che Dio ha scelto per dare inizio alla vicenda della Redenzione.

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