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Pensieri dei CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2023 11:28
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14/12/2019 21:50
 
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"Spezzerannole loro spade per farne aratri, trasformeranno le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. "
(Isaia 2,4)
L’orizzonte planetario è attraversato da un movimento: da ogni angolo della terra si mettono in moto processioni di popoli che convergono verso un monte. Non è il più alto né il più famoso, eppure esso è come un faro di luce che irradia i suoi bagliori sulla distesa delle regioni e dei continenti. Quei flussi umani giungono ai piedi della montagna, ed ecco che dalla sua vetta, ove si leva un tempio, esce personificata la parola di Dio che va incontro all’umanità in ricerca.
Di fronte a questa presenza le genti che sono accorse lasciano cadere a terra spade e lance che hanno recato con sé per difendersi dagli altri popoli a loro estranei. Gli artigiani prendono quelle armi e le forgiano in aratri e falci, ossia in strumenti di sviluppo pacifico. Ormai si chiudono le scuole di guerra e si aprono centri di studio e di ricerca per il bene dell’umanità; le pianure non sono più campi di battaglia, ma terreni coltivati, agli armamenti sono subentrati gli armenti.
Abbiamo voluto “sceneggiare” una delle grandi pagine di quel Dante della poesia ebraica e vertice dei profeti d’Israele che è Isaia. È facile sciogliere il significato della parabola. Il suo è, infatti, un inno dedicato a Sion, la sede del tempio di Gerusalemme e della casa di Davide, quindi della presenza divina nello spazio, nella storia e nella Parola (la Tôrah, la Legge e la rivelazione del Signore).
La speranza di questa convergenza planetaria verso il vero Dio per l’edificazione di un
mondo di pace è collocata dal profeta «alla fine dei giorni» (2,2).
È, perciò, una meta sperata come fine ultimo della vicenda umana, ma già ora si deve cominciare a costruire questo ordine di serenità, di collaborazione, di sviluppo. E in prima fila dovrebbero essere proprio i fedeli. Esclama, infatti, Isaia nella conclusione del suo cantico-visione (1,1): «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (2,5). Naturalmente questo affresco grandioso ha due connotati che meritano una sottolineatura particolare.
Da un lato, la pace-shalôm, che non è solo cessazione delle ostilità tra i popoli, ma anche
inaugurazione di una nuova era di armonia e di benessere, apre il sipario sul regno del Messia, un regno di giustizia e di pace, di difesa dei poveri e di fraternità. È ciò che Isaia dipingerà nelle due pagine stupende di 9,1-6 e 11,1-9, due testi da meditare, cari alla tradizione natalizia cristiana che li applica a Cristo e alla sua opera. Un forte messaggio di speranza nel futuro e di attesa fiduciosa.
D’altro lato, affiora qui quella linea universalista che serpeggerà in vari passi della letteratura profetica e sapienziale d’Israele e che avrà una sua celebrazione ultima nella visione neotestamentaria. A questo proposito vorremmo evocare solo un annuncio presente proprio nel libro di Isaia, ma appartenente a un autore posteriore che si è voluto mettere sotto il patronato del grande profeta di Giuda. Anche questo oracolo è collocato «in quel giorno», equivalente, in pratica, alla formula isaiana «alla fine dei giorni»: «In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria [le due superpotenze d’allora], una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti così: Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità» (19,24-25).
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31/07/2020 14:31
 
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Col cervello è difficile accettare la follia di amore con cui Dio Padre è arrivato a far sacrificare il Figlio pur di redimerci. Col cuore, ci si può aprire ad un simile messaggio della Croce di Cristo, che appariva ed appare una stoltezza, ma era l'unica strada con cui la Sua infinita giustizia poteva conciliarsi con la Sua infinita misericordia.
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08/08/2020 21:42
 
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Vi saluto con questo mio pensiero.

Il Signore dell'universo si è talmente abbassato verso di noi per ritrovare noi creature
che ci eravamo persi cadendo in un baratro oscuro e intricato,
da calarsi egli stesso nell'abisso della nostra condizione
e permettere a noi di risalire la china tenendoci per mano.
Con Lui possiamo farcela.
La salita non è priva di ostacoli e di pericoli ma con Lui che conosce il cammino,
Lui che la stessa Via, possiamo arrivare fino in cima.
Preghiamo perchè non ci lasci mai neppure un istante
ed Egli non ci farà mancare il suo sostegno.

Aiutaci Signore: senza di Te, non possiamo far nulla, non siamo nulla.
Amen
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10/08/2020 08:59
 
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Ciao carissimi
vi partecipo questo messaggio sperando di non aver scelto il posto sbagliato.

Il Creatore di tutto ciò che vediamo in noi e intorno a noi, compreso i pianeti, le stelle e le innumerevoli galassie, che vi sono nell'universo non possono essere il frutto di limitati personaggi alieni, che vengono richiamati a volte come autori di tutto questo.
Essi stessi, se esistono, sarebbero il frutto di un Creatore immensamente potente e al di fuori di tutto ciò che ha creato e che coordina in maniera ammirevole.
Perciò sono propenso a credere in un Essere che è al di sopra di tutte le cose che da Lui dipendono per quanto riguarda la loro esistenza e la loro sussistenza, anche se ci è impossibile vedere questo Magnifico Essere con i nostri occhi umani.

Grazie per i contenuti di questo angolo del web, icon cui mi sento in sintonia .
Un saluto a tutti
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25/11/2020 12:08
 
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Gli animali soffrono ed offrono la loro vita.

Non abbiamo nella Bibbia molte chiarificazioni per poter comprendere questo aspetto del creato, oltre quanto ricordato da Rom.8,19: La creazione ... è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto....;

Anche il brano di Isaia che profetizzava una coesistenza di tanti animali diversi in un mondo rinnovato ci prospetta una realtà in cui avverrebbe questa liberazione ----- (cf Isaia 11,6)
Se tutto viene considerato in prospettiva di una restaurazione universale, anche la sofferenza degli animali può avere un valore, anche se a noi non è dato sapere il motivo per cui sia stata sottomessa alla "caducità".
A me personalmente sembra che il soffrire degli animali, sia come un insegnamento ad esistere per offrire (s+offrire). --- Il loro essere per altri esseri, come aiuto e perfino come cibo significa vivere perchè altri vivano fino al sacrificio estremo.
Riflettiamo che anche Cristo, era simboleggiato nei sacrifici di alcuni animali: il suo soffrire è stato un offrire a tutti se stesso. Egli è morto affinchè avessimo la vita, e si è fatto cibo per tutti noi.
In un certo qual modo anche nel regno animale vige questa circolarità.
Nella mente del Creatore vi è forse questa impostazione che è quella di vivere per amore fino al dono di se.
Ritengo che tutto questo non è fine a se stesso ma che anche gli animali, pur essendo sottoposti alla caducità in previsione della caduta e della corruzione dell'uomo, fanno parte di un disegno di salvezza.
E' solo una mia opinione naturalmente, che si rifà al Salmo 35,7
"...la tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso: uomini E BESTIE TU SALVI, Signore...." e penso che possa alludere, sia pure in modo molto sfumato, ad una possibile prospettiva per gli animali, che solo Dio può conoscere.
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25/11/2020 14:56
 
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L'unico a non aver ceduto ad alcuna forma di tentazione è stato Gesù. E' lui il nostro unico Modello. Premesso questo, va precisato che per ogni credente il cammino di conversione è lungo e pieno di difficoltà. La strada è stretta e la via che porta alla Vita è angusta. L'eventuale caduta di qualcuno non significa che Cristo non esiste, sempre ammettendo che tale caduta sia avvenuta e che comunque a noi non è dato giudicare. Il sesso in se stesso è cosa buona se attuato nell'ambito del matrimonio. Altri comportamenti lasciamo che sia Dio a giudicarli e non lasciamoci frastornare da chi parla o agisce in modo diverso dalla sua volontà.
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02/12/2023 11:21
 
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Aristotile:
«Dio essendo divenuto invisibile ad ogni mortal natura, si vede per le stesse sue opere».

Platone scriveva che il mondo deve avere una causa, ed una causa buona. La chiama l'eterno Fattore, il Padre di tutte le cose.

Cicerone: «Nulla è più chiaro della esistenza di una divinità, da cui i corpi celesti sono governati».
[Modificato da Credente 02/12/2023 11:28]
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