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LA TELEOLOGIA e il DISEGNO INTELLIGENTE (ID)

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2018 19:21
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20/04/2010 15:04
 
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Riflessioni sul " DISEGNO INTELLIGENTE "

All’interno della Chiesa c’è una gran varietà di opinioni. Se Christoph Schönborn attacca frontalmente i concetti centrali del neodarwinismo, invece gli scienziati cattolici che si sono incontrati alla Pontificia università Gregoriana fra il 31 ottobre e il 4 novembre 2008 respingono ufficialmente la teoria dell’ Intelligent Design, definendola “un creazionismo malamente mascherato da scienza”. In effetti, questa teoria non appare del tutto convincente.

 In estrema sintesi, i sostenitori dell’ID dicono: le strutture “irriducibilmente complesse e specificate” della vita sono state progettate direttamente da Dio. Ebbene, un cristiano di qualunque confessione potrebbe ribattere: ma Dio ha creato ogni cosa, non solo gli esseri viventi! I sostenitori dell’ID argomentano: la “complessità irriducibile e specificata” della vita è una prova filosofica dell’esistenza del divino progettista. Ebbene, un cristiano di qualunque confessione potrebbe ribattere: ma anche l’esistenza delle particelle elementari prova l’esistenza del divino progettista! Secondo logica, ogni effetto implica l’esistenza di una causa. Io personalmente non sono a conoscenza di nessun fenomeno fisico, nessun oggetto inanimato, nessun animale e nessun uomo che sia causa di se stesso. Allora, consideriamo anche l’argomento ex causa di san Tommaso d’Aquino: l’esistenza dell’universo come “effetto” implica l’esistenza di Dio come “Causa prima non causata”. E se Dio è causa di ogni cosa, è causa anche del Dna: sillogismo tautologico. Insomma, non c’è bisogno di aggiungere alle “prove filosofiche dell’esistenza di Dio” anche la doppia elica del Dna.

 E infine, ragioniamo sul caso. Non è vero che gli atei non credono in nulla. Gli atei credono in molti déi e soprattutto nel Caso, padre di tutti i loro déi. Secondo gli atei, l’esistenza del dio Caso dimostrerebbe l’inesistenza del vero Dio. Richard Dawkins argomenta: la vita nasce dal caso e quindi Dio non c’è. Invece i cristiani non vedono nessun antagonismo fra Dio e il caso. Dio ha stabilito tutte le leggi del creato: anche le leggi del caso. Dio agisce attraverso tutte le leggi del creato: anche attraverso le leggi del caso. Quando non vuole farsi riconoscere, l’Onnipotente si nasconde sotto la maschera grigia del caso. Quindi, l’Onnipotente può benissimo avere costruito la cellula e il Dna servendosi delle leggi del caso. Può benissimo avere fissato una sola probabilità su centomila miliardi elevato a centomila miliardi (butto una cifra a caso, per rimanere in tema) che da un ammasso di aminoacidi si formasse una cellula, e può avere fatto in modo che quella fortunatissima probabilità si verificasse. Comunque, bisogna considerare che le probabilità di vittoria della vita alla lotteria del caso sarebbero state una su centomila miliardi elevato a centomila miliardi (la cifra a caso di cui sopra). Se vi dicessero che la vostra esistenza è il risultato di una catena di innumerevoli vittorie alla lotteria del caso dal Big bang fino ad oggi, avreste ancora il coraggio di dare ragione a Dawkins?

 Ma proprio a questo proposito, i teorici dell’ID dicono una cosa molto interessante: fermo restando che il caso non è l’antagonista di Dio, fermo restando che le leggi del caso le ha stabilite Dio, ebbene il caso non può in nessuna maniera trarre la vita dalla non vita e non può in nessuna maniera trarre il Dna umano dal Dna di qualche primate. Secondo dei calcoli matematici e statistici molto accurati, le probabilità che dalla non vita derivi la vita e che da qualche primate derivi l’uomo non sono prossime allo zero ma effettivamente sono pari a zero. In termini più precisi, la “complessità irriducibile e specificata” della vita non può essere il risultato del caso, perché il caso tende al disordine e all’entropia (così stabilisce la seconda legge della termodinamica). E visto che tutti dicono la loro opinione, adesso vi dirò la mia. Secondo me, il concetto di “complessità irriducibile e specificata” può davvero spingere nella fossa al cadavere dell’evoluzionismo. L’uomo discende dagli ominidi? Gli ominidi discendono dai primati? Non lo escludo a priori (sebbene finora non siano state trovate delle prove certe di questa discendenza). Quello che invece escludo, insieme a Christoph Schönborn, è che tale discendenza sia effetto di variazione causale” e “selezione materiale (in riferimento all'articolo di Schönborn pubblicato il 7 luglio 2005 sul New York Times: «L’evoluzione nel senso di una comune discendenza può essere vera, ma l’evoluzione nel senso neo-darwiniano, intesa cioè come processo di variazione causale e selezione materiale non lo è» ). Anzi no, mi correggo: tralasciando l’entropia, potrei anche accettare la “variazione causale” (perché il caso appartiene a Dio) ma la “selezione materiale” no, non la accetterò mai: nel nome della “selezione materiale” sono stati ammazzati milioni di esseri umani.

 Per cominciare a discutere serenamente sulla teoria di Darwin, è necessario spazzare via un equivoco molto radicato: se sei contro la teoria di Darwin allora sei necessariamente a favore della teoria dell’ID. Per demolire questo equivoco basta ricordare che fra i critici della teoria di Darwin ci sono anche degli atei sinceri, come il genetista Lima de Faria. Ma chi ha alimentato questo equivoco? Ve lo dico subito:  William A. Dembski, primo teorico dell’ID. L’opera fondamentale di Dembski si divide in due parti. Nella prima parte, Dembski dimostra che le strutture viventi (in primo luogo, la cellula) sono “irriducibilmente complesse e specificate”, e che le strutture “irriducibilmente complesse e specificate” di qualunque tipo non possono essere effetto del caso. Nella seconda parte, Dembski sostiene che le strutture viventi sono state create direttamente da un “divino progettista”. Ebbene, in questa seconda parte Dembski, a mio modesto avviso, fa il passo più lungo della gamba. Egli doveva prevedere che i darwinisti sarebbero insorti: “Tu vuoi sostituire la scienza con la teologia”. E sotto un certo aspetto, hanno ragione. Una cattiva teoria scientifica deve essere combattuta con argomenti scientifici, non con argomenti teologici. Ma la cosa peggiore è che il concetto teologico di “divino progettista” ha finito per oscurare il concetto scientifico di “complessità irriducibile e specificata. A mio parere, Dembski avrebbe fatto meglio a pubblicare solo la prima parte della sua opera, riservandosi di pubblicare la seconda parte al momento opportuno. Il momento opportuno verrà solo il giorno in cui il cadavere dell’evoluzionismo sarà definitivamente sotto terra. Tirando fuori il concetto di “divino progettista”, Dembski ha offerto ai darwinisti ideologici la scusa per bloccare ogni rimessa in discussione dell’evoluzionismo. Col risultato che ci vorranno ancora molti decenni per seppellirlo.

 Dembski poteva mettere gli evoluzionisti con le spalle al muro: “Guardate che le mutazioni casuali e la selezione naturale non possono creare il Dna”. Non aveva bisogno di aggiungere: "Allora il Dna è stato creato direttamente Dio". Questa aggiunta è inutile, perché un credente già crede che Dio ha fatto il Dna (argomento sillogistico) mentre il non credente non inizierà a credere in Dio solo perché il Dna è irriducibilmente complesso (sebbene l’ateo Antony Flew abbia cominciato a credere in Dio proprio osservando il Dna: http://progettocosmo.altervista.org/index.php?option=content&task=view&id=66).

 Ma adesso, mi tocca spezzare una lancia proprio a favore del concetto di “progetto intelligente”. Alla fine del diciottesimo secolo, Emmanuel Kant ha sbarrato la porta della metafisica. Da allora, nessuno è più riuscito ad aprirla. Secondo la filosofia kantiana e post-kantiana, la ragione può agire solo all’interno di un piccolo cerchio di luce immerso nelle tenebre dell’ignoto. Il piccolo cerchio di luce rappresenta la realtà materiale, le tenebre rappresentano tutto ciò che sta oltre la realtà materiale, oltre la fisica: metafisica. La parola metafisica denota sia la realtà oggettiva che sta oltre la fisica, sia la branca della filosofia  che si occupa della metafisica. Sebbene sconfini nella teologia, la filosofia metafisica non coincide con la teologia. Per sua stessa definizione, la filosofia metafisica cerca di definire le idee e i concetti che non appartengono alla fisica, in primo luogo i concetti del vero, del bene e del bello. La teologia completa la metafisica, affermando che Dio è il Vero, il Bene e il Bello infiniti. Ma la metafisica non ha bisogno di sconfinare nella teologia, o almeno non subito. Avendo sbarrato l’accesso alla metafisica, Kant tenta dare al vero, al bene e al bello delle definizioni meramente razionalista. E così affida il vero alla “ragion pura” (Critica della ragion pura), il bene alla “ragion pratica” (Critica della Ragion Pratica) e il bello al “giudizio” (Critica del Giudizio). Noto per inciso che, divenendo mere idee della ragione, i concetti metafisici cominciamo a perdere ogni consistenza oggettiva. Dopo Kant, il vero, il bene e il bello non hanno avuto più nessun diritto di esistenza al di fuori del pensiero umano (l’idealismo e il relativismo sono dietro l’angolo). Ma a parte questo, i concetti della metafisica hanno senz’altro una componente razionale. Quindi, Kant ha ragione a definire razionalmente i concetti del vero, del bene e del bello; ha torto a trascurare la loro componente meta-fisica e quindi meta-razionale (che non vuol dire irrazionale, ma più che razionale). Negandola, ha impoverito questi concetti.

 Dunque, Kant ha separato la scienza (che si occupa del vero) e la morale (che si occupa del bene) dalla metafisica. Un passo dopo l’altro, la cultura moderna e post moderna ha pure separato la morale dalla scienza. E così oggi gli scienziati laicisti pretendono che la scienza sia al di sopra del bene e del male ossia che alla scienza sia lecito fare il male. Ad esempio, in Inghilterra, antica patria di tutte le eresie moderne, il governo concede ai nuovi Faust di ibridare materiale genetico umano con materiale genetico animale, e tante altre orrende cose. Certi scrittori di fantascienza hanno già immaginato le catastrofiche conseguenze di questa scienza violenta e anarchica, che attacca il cuore stesso della vita.

 Dembski tenta di ricomporre la frattura illuministica fra la scienza e la metafisica all’ombra della teoria dell’Intelligent Design. Tutti siamo d’accordo che questa frattura deve essere ricomposta. Ma io personalmente ritengo che sia opportuno non confondere la causa della metafisica con la causa dell’Intelligent Design per una serie di ragioni. La prima ragione è che diffido di una teoria che vorrebbe trasformare la fede in una certezza matematico\statistica o quasi. Se la fede diventasse una certezza matematico\statistica, smetterebbe di essere una virtù teologale. E allora “mestier non era parturir Maria” (Dante). La fede si fonda sulla ragione e completa la ragione: ma la supera anche, infinitamente. Se un giorno la teoria dell’Intelligent Design venisse abbracciata definitivamente da tutta la comunità scientifica mondiale, che succederebbe? Ogni uomo sulla terra sarebbe obbligato dalla Scienza in persona a credere nel divino progettista? (Berlicche potrebbe scriverci un raccontino). Ma poi non è neppure detto che la teoria dell’ID regga alla prova dei fatti. Rivediamo il primo argomento di Dembski: secondo dei calcoli matematici e statistici molto accurati, la nascita e lo sviluppo vita non possono essere il risultato del caso e quindi la teoria di Darwin è sbagliata. E io domando a Dembski: siamo sicuri che non si possa trovare una teoria scientifica in grado di spiegare quello che la teoria di Darwin non spiega? Non è forse vero che il Padre Eterno agisce attraverso le leggi che Lui stesso ha stabilito?

 Io personalmente, propendo per una “via intermedia” fra la scienza sperimentale e la metafisica. Ritengo che si possa trovare una teoria che abbia dei caratteri compiutamente scientifici ma che, allo stesso tempo, si presti ad una interpretazione metafisico-teologica come quella dell’Intelligent Design. Ad esempio, la teoria del Big Bang ha questo carattere: è compiutamente scientifica e allo stesso tempo apre uno spiraglio su ciò che sta oltre la fisica. Secondo questa teoria, l’universo è stato “causato” da una grossa esplosione. E prima del Big Bang, che c’era? Domani scopriremo una causa che precede il Big Bang. E prima di questa causa che c’era? Dopodomani scopriremo una causa precedente alla precedente e domani l’altro scopriremo una causa precedente alla precedente alla precedente. Ma dove si ferma la serie delle cause? E’ possibile che la serie delle cause sia infinita? Ebbene, secondo la logica elementare ciò non è possibile. All’origine della serie delle cause, deve esserci per forza una “Causa prima non causata”. E sapete che cosa è questa “Causa prima non causata” secondo san Tommaso d’Aquino? Sì che lo sapete. Ebbene, io immagino (immagino soltanto, non essendo scienziata) che all’origine della vita possa esserci stato un evento come quello del Big Bang.

 Nota Rafael Martìnez (professore di filosofia della scienza presso la Pontificia Università della Santa Croce) ha dichiarato: “Credo di non comprendere bene questa posizione, tipica del cosiddetto Intelligent Design. Richiedere rinnovati interventi di Dio significa affermare che Egli ha dato alla realtà leggi imperfette, che non consentono di raggiungere il suo fine e che vanno via via corrette. Mi sembra un controsenso e dal punto teologico non ha nessuna giustificazione: già un secolo fa la Pontificia Commissione Biblica aveva dichiarato che nessun intervento speciale di Dio è richiesto nella creazione dei viventi, tranne che nella creazione diretta dell’anima dell’uomo” (Tracce, febbraio 2009). Bisogna capire che cosa intende Martìnez per “rinnovati interventi di Dio”. Io non penso a “rinnovati interventi” con cui Dio “corregge” le leggi precedentemente stabilite, come se tali leggi fossero imperfette e come se Dio cambiasse idea. Io penso ad interventi con cui Dio aggiunge alle leggi che ha già stabilito altre leggi che non contraddicono le prime, ma le integrano. Gli organismi biologici vivono nel mondo fisico e soggiacciono a tutte le leggi della fisica (gravità ecc.). Quindi, le leggi della biologia non contrastano con le leggi della fisica e tuttavia sono molto più complesse ed eterogenee. Quindi, si può avanzare l’ipotesi che la biologia non discenda dalla fisica (secondo logica, il “più” non può derivare dal “meno”). Ma in quale maniera Dio avrebbe “aggiunto” la biologia alla fisica? Dobbiamo pensare che Dio abbia introdotto la prima cellula nell’universo alla stessa maniera in cui ha aperto il Mar Rosso? No, io non penso ad un intervento “diretto” di tipo miracoloso. Io penso ad un intervento “mediato”; penso ad un evento che si presti sia ad una descrizione scientifica che ad una interpretazione teologica. Con Antonino Zichichi, penso ad un Big Bang biologico:

 «Quanti Big-Bang sono necessari per arrivare a noi? Tre. Il primo è quello che dal Nulla produce la materia inerte. Il secondo è necessario per passare dalla materia inerte a quella vivente. Il terzo Big-Bang deve spiegare come si passa dalla Vita alla Ragione. Che l’evoluzionismo esista in moltissime forme di materia vivente non autorizza ad estendere questa proprietà (evoluzione) a Noi in quanto abbiamo una proprietà (la Ragione) che non esiste in nessuna altra forma di materia vivente. Noi siamo esempio unico. Se dalla rondine passiamo all’uomo entra in gioco la sfera trascendentale della nostra esistenza. »

(“Tra Fede e Scienza”, Intervista al Prof. Antonino Zichichi: https://www.zenit.org/article-19648?l=italian ).

 Ma a questo punto smetto di immaginare. Sarà la scienza di domani a dirci come stanno le cose.
[Modificato da Credente 20/04/2010 16:41]
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