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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2018 14:41
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19/04/2010 23:40
 
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Le VOCAZIONI
CRISTIANE



In questo capitolo tratteremo:
- le fondamentali vocazioni cristiane:
* religiosa consacrata
* secolare
- i loro rapporti



Premessa

Il principio fondamentale del comportamento cristiano, cioè l'imitazione di Gesù, ha avuto, nella storia, due modi diversi di essere attuato: il modo del religioso consacrato e il modo del secolare.

Gesù è vissuto e si è impegnato in questo mondo, ma ora è risorto e vive la vita di Dio, cioè la vita eterna, fuori da questo mondo. Gesù ha anche insegnato che questo capiterà a tutti gli uomini che vivranno come lui.


Documentazione essenziale

Disse Gesù (ai suoi discepoli):
«Questa è la volontà di colui che mi mandò, che tutto ciò che mi ha dato non perda da lui, ma lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque osserva il figlio e crede in lui abbia vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,35-40).

Disse Gesù (ai suoi discepoli):
«Non sia turbato il vostro cuore; credete nel Dio e/anche in me credete. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore; se no, forse che vi avrei detto che "vado a prepararvi un luogo?" (opp.: se no, ve l’avrei detto: vado a prepararvi un luogo).
E se vado e vi preparo un luogo, di nuovo vengo e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io anche voi siate. E dove io vado conoscete la strada» (Gv 14,14).


Allora il cristiano, che è in questo mondo, ma non è di questo mondo (Gv 17,14-16), può imitare Gesù in due modi:

- o impegnandosi nella realtà del mondo attuale in vista dell’eternità (vita secolare);

- o realizzando già adesso, per quanto è possibile, la vita definitiva, cioè anticipando l’eternità, pur vivendo ancora nel tempo (vita religiosa consacrata).


Precisazioni
1. La scelta se imitare Gesù da religioso consacrato o da secolare è una scelta assolutamente personale, insindacabile, e costituisce la risposta fondamentale che il cristiano dà alla chiamata (vocazione) che Dio ha scritto nella sua vita.
2. «Religioso» qui non significa «colui che pratica una religione», ma ha il significato che stiamo spiegando, cioè un cristiano "consacrato", perché ha assunto un impegno formale davanti a Dio di vivere "superando" questo mondo.




Approfondiamo:
1. La vita religiosa consacrata

a) In che cosa consiste?

Consiste nel vivere fin da ora, in anticipazione, per quanto è possibile in questo mondo, la vita eterna che tutti vivranno dopo la morte.

Come sarà la vita eterna?

Il cristiano cerca la risposta nel Nuovo Testamento e viene a scoprire che nella vita eterna passerà «la figura di questo mondo» (1 Cor 7,31; Mc 13,31; Lc 21,33; Mt 24,35).

In particolare

- non ci sarà il matrimonio (Mt 22,23-32);

- non ci saranno le cose di questo mondo (1 Cor 7,29-31; 1 Tim 6,7-8).

Il cristiano religioso, guidato dalla parola di Gesù, cerca di fare questo in anticipazione, consacrandosi a vivere il più direttamente possibile solo con Dio, superando le realtà create e usando di questo mondo il minimo indispensabile per vivere.

In particolare il religioso consacrato sceglie di

- rinunciare al matrimonio, per vivere in perfetta castità;

- distaccarsi da tutte le cose che non sono strettamente necessarie, per vivere in completa povertà;

- rinunciare anche ad una normale convivenza con gli altri fratelli, per vivere, per quanto possibile, in solitudine con Dio.


Precisazioni

­ La vita religiosa consacrata è un chiaro atto di fede nella risurrezione (che i non cristiani avranno sempre difficoltà a capire): il religioso crede, sulla parola di Gesù, alla vita eterna, tanto da rinunciare per essa ai beni di questo mondo, non perché siano un male, ma perché sono valori transitori.

­ Non tutti i cristiani sono chiamati da Gesù a questa scelta radicale. Un testo significativo del vangelo secondo Matteo:

Dicono i discepoli a Gesù: «(Se le cose stanno così)... non conviene sposarsi». Egli disse loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma soltanto quelli ai quali è stato concesso. Ci sono infatti degli eunuchi nati così dal seno della madre e vi sono degli eunuchi fatti tali dagli uomini e ci sono di quelli che si son fatti eunuchi da sé, in vista del regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda» (Mt 19,10-12).

­ L’impegno di vivere da religioso il cristiano lo prende davanti a Dio, in piena libertà di coscienza. Spesso l'impegno è preso anche davanti alla comunità cristiana ed allora il religioso emette voti pubblici, seguendo una regola approvata da qualche vescovo o dal papa.

­ Sempre si è visto nella castità perfetta (cioè nella rinuncia totale all’uso della facoltà sessuale) l’essenza della vita religiosa. Invece la povertà e la solitudine sono state vissute in differenti modi dai religiosi.

Quest'ultimo aspetto ha diversificato lungo i secoli le varie forme della vita religiosa.

­ A volte qualche giovane imposta male il problema della sua vocazione dicendo: "O Dio, o una donna/un uomo!". Così fa l'insulto al Dio infinito di essere messo sullo stesso piano di un essere finito. Il modo cristianamente giusto di impostare il problema è: "O a Dio direttamente, o a Dio attraverso una donna/un uomo!".

­ In tutto quello che si è detto, non si è parlato di preti.

In occidente molti confondono i preti con i religiosi. Dei preti parleremo più avanti (v. cap. successivo). Basti per ora sapere che esistono preti secolari e preti religiosi, o meglio secolari preti (o diaconi, o vescovi) e religiosi preti (o diaconi, o vescovi). L'essere preti è comunque un servizio specifico nella Chiesa.


b) Forme storiche di vita religiosa

1. Secondo la tradizione, la forma ideale della vita religiosa è la vita eremitica (= vita di unione con Dio nella solitudine completa).

Però la vita eremitica ha un grave rischio: se l’eremita non ha raggiunto una vera maturità spirituale, l’entusiasmo iniziale della donazione totale a Dio lentamente può diminuire e possono sorgere tentazioni molto gravi a cui l’eremita facilmente soccomberà.

2. Per questo, sia in preparazione alla vita eremitica, sia come vita definitiva, è sorta la vita cenobitica (= vita religiosa comunitaria).

Il monaco, per garantirsi contro le debolezze e i «ritorni» della propria volontà, oppure per vivere in una comunità in cui sia possibile praticare pienamente il vangelo, liberamente accetta

- la disciplina di una regola;
- il controllo di un superiore: obbedienza 1;
- l’aiuto di una comunità che vive, o dovrebbe vivere, i suoi stessi ideali.

Questi religiosi vivono insieme una vita di preghiera (vita contemplativa). Essi vivono separati dal mondo. Tuttavia non si estraniano del tutto dalla vita della comunità umana e cristiana, anzi sono pronti ad intervenire, in situazioni di emergenza, qualora altri uomini abbiano bisogno del loro aiuto.

3. Per fare questo in modo organico, sono nati anche gruppi di religiosi di vita attiva che si dedicano stabilmente, oltre che alla preghiera, all’apostolato ed all’attività caritativa.

Anticipando l’azione degli altri uomini o collaborando con loro, questi religiosi si sono dedicati alla predicazione, alle missioni, alla liberazione degli schiavi, hanno fondato ospedali, pensionati, ricoveri, hanno aperto scuole, collegi... Tutto per aiutare i poveri!

Spesse volte essi hanno fatto per primi quello di cui in seguito tutti hanno capito l’importanza.

4. È possibile infine vivere una vera vita religiosa consacrata anche a casa propria, impegnandosi, «in vista del regno di Dio», nelle cose di questo mondo. Qualora questi religiosi «nel mondo» siano organizzati in un gruppo approvato dall’autorità ecclesiastica, formano un istituto secolare.





2. La vita secolare

a) In che cosa consiste?

Essa consiste nel vivere la vita cristiana impegnandosi in questo mondo (in latino: saeculum) per trasformarlo in vista della parusía (= presenza o manifestazione finale del Cristo).

Secolare è colui che imita Gesù Cristo impegnandosi nella realtà di questo mondo, ma sempre secondo la volontà di Dio.

Campi di attività specifica dei secolari: la famiglia, il lavoro retribuito, la politica, il sindacato, ... in una parola: tutte le attività strettamente legate al mondo attuale e che terminano con la morte.

A volte queste medesime attività "secolari" sono fatte anche da religiosi, ma devono essere fatte in funzione di supplenza, per indicare ai secolari vie nuove della carità. Appena questi si impegnano a realizzarle, i religiosi impegnati in esse o si ritirano nuovamente nei monasteri, oppure perdono la ragione della loro esistenza e perciò decadono e si estinguono.

b) Funzioni dei secolari
Sono le funzioni generali di ogni cristiano 1: vivere unito a Gesù imitandone la vita.

Secondo il Concilio Vaticano II, tre punti caratterizzano questa unione dei secolari 2 con Gesù:

1. Funzione profetica: il secolare è profeta

Avendo lo Spirito di Gesù, il cristiano è diventato profeta (= uno che parla a nome di Dio e manifesta il piano di Dio nella storia). Concretamente insegna ai non cristiani il senso che Dio ha dato a questo mondo e quindi il senso divino delle singole realtà.

Da ciò consegue il dovere di
- conoscere questo piano mediante la meditazione della Scrittura (approfondire la visione di fede);
- manifestare agli altri ciò che ha visto nella fede:
* con la parola - apostolato di evangelizzazione;
* con la vita - apostolato di testimonianza alla verità (= vita coerente di disponibilità alla carità), fino alla morte (= martirio, cioè testimonianza suprema).

2. Funzione sacerdotale: il secolare è sacerdote

a) Il fatto

È affermato con chiarezza nel Nuovo Testamento.

Rivolgendosi ai cristiani Pietro scrive:

Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo di acquisto per annunziare le grandezze di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile (1 Pt 2,9).

b) La spiegazione

Il sacerdote nelle religioni è l’intermediario fra Dio e gli uomini, colui che offre a Dio il sacrificio degli uomini e porta agli uomini la volontà di Dio.

Gesù è sacerdote perché offre a Dio il sacrificio della sua vita e rivela il senso di ogni vita.

Ogni uomo è sacerdote del proprio sacrificio, quando esprime la volontà di obbedire a Dio fino ad essere disposto a dare la vita per fare la sua volontà.

Il cristiano, con questa disposizione, non fa altro che prolungare nel tempo il sacrificio di Gesù, facendo propri i suoi sentimenti.

3. Servizio regale: il secolare è re

a) Il cristiano è unito a Gesù, è figlio di Dio in Gesù e quindi partecipa alla dignità di Dio-Re.

In linguaggio biblico ciò si esprime con la formula: il cristiano è re, un re alla maniera di Gesù, un re che non esercita un potere, ma che si mette a servizio di tutti (Lc 22,25-30).

b) Verso chi esercita questo servizio?

Non certo verso Dio, che non ne ha bisogno, ma verso gli uomini.

E quale sia il servizio che il secolare deve rendere a tutti gli uomini suoi fratelli è detto dal Concilio Vaticano II: «Deve consacrare a Dio le realtà terrene» (Lumen Gentium, n. 34) e cioè

- offrire, per mezzo del proprio lavoro, ai figli di Dio, cioè a tutti gli uomini, le cose di questo mondo;

- insegnare agli uomini ad usare bene (= secondo la volontà di Dio) tutte le realtà del mondo 1;

- impegnarsi perché effettivamente tutte le cose vengano usate per il bene;

- impegnarsi umilmente e fermamente «fino in fondo», perché l’autorità di Dio, cioè il suo Regno, non trovi ostacoli.



3. Relazione tra vita religiosa e secolare

1. Tutte e due sono vita cristiana, cioè vita a imitazione del Cristo. Non si pensi perciò che la vita religiosa sia vita «più» cristiana di quella secolare!

Ogni cristiano è chiamato ad imitare Gesù, obbedendo a Dio e superando il proprio egoismo, mediante una scelta personale fatta in base alle inclinazioni che egli ritiene Dio abbia posto in lui (vocazione).

Secondo il Cristianesimo però la vita secolare non è ancora la vita definitiva, la prepara soltanto. La vita religiosa, invece, è già la vita definitiva vissuta «in anticipo». Perciò la vita religiosa «in sé» è migliore di quella secolare, come il definitivo è migliore del provvisorio.

Ma con ciò non si vuole assolutamente dire che il religioso sia più santo del secolare: la santità consiste infatti nel fare la volontà di Dio nella situazione concreta in cui ognuno si trova.

2. Per tutti i cristiani, castità, povertà ed obbedienza, sono dei valori, però sono vissuti in modo diverso dai religiosi e dai secolari:

­ la castità
- per i religiosi è la rinuncia totale all’uso della facoltà sessuale, "per il regno dei cieli" (Mt 19,12; 22,30; 1 Cor 7,29): castità perfetta;
- per i secolari implica la volontà di integrare in Cristo la propria sessualità: castità prematrimoniale e matrimoniale.

Non è detto però che tutti i secolari sono tali perché si sposano, per sposarsi bisogna essere d’accordo in due!

Non si è religiosi per la sola ragione che non si è trovata una persona con cui sposarsi! L'essere religioso è una scelta, non una necessità.

­ la povertà
Disse Gesù:

"Chi non rinuncia a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo" (Lc 14,33).

Però
- per i religiosi questo implica un distacco totale, affettivo ed effettivo, dai beni del mondo;
- per i secolari invece è lecito possedere beni di questo mondo, ma per il sevizio degli altri, secondo la volontà di Dio (distacco affettivo).


­ l’obbedienza
- per i religiosi implica la rinuncia alla propria volontà, per ricercare sempre la volontà di Dio in relazione alla vita eterna e, per chi vive in comunità, in piena sottomissione ad un superiore, che rappresenta Dio;
- per i secolari implica la rinuncia alla propria volontà per ricercare sempre la volontà di Dio in relazione alla vita attuale, vista come preparazione alla vita eterna.

3. Influssi reciproci dei due modi di vita cristiana

Secondo la tradizione cristiana
il secolare ha il compito di
- insegnare ai non cristiani ad usare bene (= secondo la volontà di Dio) le realtà create;
- ricordare al religioso che le realtà di questo mondo sono un bene;

il religioso consacrato ha il compito di
- ricordare ai secolari che i veri valori sono quelli eterni e perciò di non attaccare troppo il cuore ai beni di questo mondo, perché sono transitori;
- indicare spesso ai secolari strade nuove per praticare la carità.

Precisazione

I non cristiani difficilmente potranno capire la funzione dei religiosi soprattutto contemplativi; penseranno che essi sprechino la loro esistenza o siano dei parassiti della società.

Giova perciò ricordare che
a) i religiosi consacrati di per sé hanno un compito di testimonianza solo verso i cristiani secolari;
b) tradizionalmente i religiosi si sono sempre mantenuti col loro lavoro, senza pesare sulla società (cfr. il motto di san Benedetto: "ora et labora").


4. Tentazioni specifiche

v i religiosi consacrati hanno quella dell’angelismo:
- rifiutare il corpo con tutti i suoi con-dizionamenti, quasi che fosse un male, sia dimenticando che Gesù ha preso un corpo umano per essere come noi, sia giudicando che le realtà create (per es. il matrimonio) siano un male;
- tradire gli uomini per falsa fedeltà a Dio (egoismo);

v i secolari hanno quella del terrenismo:
- mondanizzarsi, trasformando i valori funzionali (= in funzione di... ) del mondo in valori assoluti e dimenticando che il creato non deve diventare un fine, ma è solo un mezzo per giungere a Dio;
- tradire Dio per falsa fedeltà agli uomini (attivismo).

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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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