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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2018 14:41
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19/04/2010 23:39
 
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La BIBBIA
Parola di DIO



In questo capitolo vedremo:
l'opera della Chiesa
1. nella fissazione del canone della Bibbia
2. nella trasmissione del testo (copie)
3. nel valutare la Bibbia come parola di Dio
4. nell'interpretarla infallibilmente

In appendice:
"Il" metodo di leggere la Bibbia
Sintetizzeremo idee già espresse altrove e poi diremo perché la Bibbia è parola di Dio.



1. Il canone dei libri cristiani ufficiali

Abbiamo già notato (v. pag. 41-46) che nel I-II secolo circolavano nelle comunità cristiane parecchi libri di apostoli, di discepoli degli apostoli o falsamente attribuiti agli apostoli (apocrifi).

Nelle discussioni teologiche che sorsero c’era incertezza su quali libri ritenere veramente vincolanti.

Si sentì allora la necessità di stabilire un elenco di libri «ufficiali» in cui ritrovare il genuino pensiero cristiano.

Fu essenziale l’apporto ed il controllo delle Chiese che giudicarono quali fossero i libri da accettare come vincolanti per la fede.

I criteri usati per fare questa selezione furono i seguenti (v. pag. 48-51):

- ecclesialità: libri accettati da tutte le Chiese che li conoscevano;

- apostolicità: libri che avevano alle loro spalle, direttamente o indirettamente, un apostolo che ne garantiva l’autenticità;

- tradizionalità: libri che facevano su Gesù un discorso conforme alla predicazione orale degli apostoli.

In base a questi criteri vennero selezionati 27 libri, detti Nuovo Testamento.



2. La trasmissione del testo

La Chiesa è intervenuta anche a garantire la corretta trasmissione dei manoscritti che venivano copiati.

Così, con i manoscritti per ora in nostro possesso, siamo in grado di ricostruire il testo come era in uso agli inizi del III sec. o forse anche alla fine del II.

Si è visto che solo la Chiesa, per ora, può garantire la conformità del testo del III sec. col testo originale (atto di fiducia nella Chiesa - v. pag. 62).



3. La Bibbia, parola di Dio

(ispirazione)

La Chiesa, assistita dallo Spirito Santo e quindi infallibile, i concili ecumenici e i papi, anch’essi infallibili, hanno sempre riconosciuto come Parola di Dio, e quindi vincolante per la fede e la vita del cristiano, la Sacra Scrittura.

Ma qual è la Sacra Scrittura?

Secondo il Cattolicesimo solo la Chiesa può dire quali siano i libri sacri, cioè provenienti da Dio e vincolanti. Infatti non è scritto nella Bibbia quali siano i libri della Bibbia!

a) Per il Nuovo Testamento

La Chiesa ha riconosciuto come parola di Dio i 27 libri delle Scritture Cristiane detti "Nuovo Testamento", in cui, secondo essa, è contenuto l’autentico pensiero cristiano.

b) Per l'Antico Testamento

Quanto ai libri delle Scritture ebraiche (Antico Testamento), la Chiesa ha accettato che contengano la parola di Dio solo alla luce dell’interpretazione data ad essi da Gesù.

Per i cristiani l'Antico Testamento contiene una rivelazione «incompleta» e provvisoria e viene perciò letto come preparazione al N.T.

La Chiesa si è sempre comportata in modo libero nei confronti dell'Antico Testamento. Ha infatti lasciato cadere molte norme contenute in esso, come le norme di purità (l’aveva detto anche Gesù almeno riguardo ai cibi - Mc 7, 19), le norme liturgiche e sacrificali, molte norme giuridiche (es. la circoncisione o il divieto di farsi immagini, su cui Gesù non disse nulla, ...).


Documentazione del N.T.

NB. Offrire una documentazione biblica di queste affermazioni sarebbe un circolo vizioso: la Bibbia direbbe quali sono i libri della Bibbia!

Tuttavia si può presentare qualche documento che dice almeno qual è il modo di pensare di alcuni cristiani del I secolo:

- per l'Antico Testamento:
q «...Tutta la Scrittura (è) divinamente ispirata e utile per l’insegnamento, per convincere, per correggere, per formare alla giustizia, affinché l’uomo del Dio sia formato perfetto, pronto per ogni opera buona» (2 Tim 3,16).

q «... e abbiamo ben salda la parola profetica, alla quale voi fate bene ad attenervi, come a luce che splende in luogo oscuro, finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino; questo sapendo in primo luogo che nessuna profezia può diventare di interpretazione propria: infatti non per volontà di uomo fu fatta una profezia, ma mossi da Spirito Santo uomini parlano da (parte di) Dio» (2 Pt 1,19-21).


- per le lettere di Paolo e le altre lettere:

«... e la magnanimità del Signore nostro ritenetela salvezza, come anche l’amato nostro fratello Paolo, secondo la sapienza data a lui, scrisse a voi, come anche in tutte le lettere, parlando in esse di queste cose; nelle quali vi sono alcune cose difficili da intendersi, che gli ignoranti e deboli stravolgono, come anche le altre Scritture, per la propria perdizione» (2 Pt 3, 15-16).

Le lettere di Paolo sono messe qui sullo stesso piano delle "altre scritture". Non abbiamo per gli altri libri del N.T. alcuna documentazione contenuta nel N.T. stesso.

Dire che i libri della Bibbia sono «ispirati», significa che le Chiese riconoscono che in essi è contenuto quanto Dio vuole rivelare all’umanità, non nel senso che Dio parli ebraico o greco, ma nel senso che il contenuto di essi corrisponde, in modo comprensibile dagli uomini, a quanto Dio ha voluto che i cristiani sapessero sul senso della vita umana e sul modo migliore per realizzarlo 1.





4. L'interpretazione della Bibbia

* La Bibbia è un messaggio di Dio, ma le parole attraverso cui si esprime sono parole umane, scritte secondo la mentalità e la cultura dell'autore umano.

Ora qualsiasi testo scritto, per essere rettamente capito, deve essere interpretato. E ciò è tanto più necessario per la Bibbia, se si tiene conto del fatto che essa è scritta in tempi, culture e lingue molto diverse dalle attuali.

Hanno senso perciò ulteriori domande:

a) Chi può interpretare autorevolmente la Bibbia?

b) Con quali criteri o metodi deve essere interpretata?

Ecco la ragione dell’argomento che segue!

* Come si è visto, è stata la Chiesa che ha stabilito quali sono i libri sacri. È perciò la Chiesa che fonda e giudica le Sacre Scritture e non viceversa.

Pensare diversamente vuol dire mettersi nell'impossibilità di stabilire quali siano le Sacre Scritture. Perché infatti il vangelo secondo Luca dovrebbe essere parola di Dio, mentre la Didaché (libro contemporaneo al vangelo secondo Luca e che pretende di contenere la dottrina dei Dodici Apostoli) no?

L’unica risposta che i cristiani possono dare è che la Chiesa di allora, guidata dallo Spirito di Gesù, così ha giudicato.

Dunque, secondo la testimonianza delle Chiese antiche (contestata però da Lutero nel 1500), la Sacra Scrittura non può da sola essere norma e fondamento della fede, in quanto essa, almeno per il Nuovo Testamento, è venuta dopo: la fede cristiana c’era già quando il Nuovo Testamento non c’era ancora. Si ricordi infatti che il Cristianesimo è sorto verso il 30 d. C., mentre il Nuovo Testamento sorse dal 51 al 100 circa!

* Ammesso il principio secondo cui è la Chiesa che, ispirata dallo Spirito santo, giudica la Scrittura, ne consegue che è sempre la Chiesa che ha il compito di interpretarla per stabilire che cosa veramente lo Spirito di Dio ha voluto far sapere ai cristiani (e attraverso loro all’umanità), perché vi si uniformino.



Documentazione

u Sant'Agostino di Ippona (†nel 430), nel suo Contra epistulam fundamenti, 5, scrive:

«Non crederei al vangelo se non mi spingesse l'autorità della Chiesa cattolica»

u Vincenzo di Lérins († prima del 450) ha sintetizzato il pensiero tradizionale dei cristiani in questo bel testo:

«La Sacra Scrittura, per la sua stessa sublimità, non viene interpretata da tutti nello stesso senso: uno ne spiega i detti in un modo, l’altro in un altro; sembra quasi di poterne dedurre: tanti uomini, tante sentenze... Ma per questo, per tante tortuosità di vario errore, è necessario che la linea interpretativa degli scritti profetici e apostolici sia guidata dalla norma del senso ecclesiale (sensus Ecclesiae) e cattolico (= universale). Nella stessa Chiesa cattolica dobbiamo curare con grande attenzione di attenerci a ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti: ciò infatti che è veramente e propriamente cattolico, per lo stesso significato e la stessa forza della parola, comprende universalmente tutto. Ma ciò avverrà solo se ci atterremo all’universalità, all’antichità e al consenso

Ci atteniamo all’universalità, se professiamo come vera solo la fede che tutta la Chiesa professa in tutto il mondo; ci atteniamo invece all’antichità, se non ci allontaniamo dalle concezioni che i nostri santi predecessori e padri hanno chiaramente professato; e ci atteniamo infine al consenso, se, all’interno delle dottrine antiche, seguiamo il parere di tutti, o almeno di quasi tutti, i vescovi e i maestri.

Che farà dunque il cristiano cattolico, se qualche piccola parte della Chiesa si stacca dall’universale comunione di fede? Che cosa, se non anteporre ad un membro appestato e corrotto la salute di tutto il corpo? E che farà, se qualche nuovo contagio cerca di invadere non solo una particella della Chiesa, ma tutta la Chiesa insieme? Anche allora avrà cura di attenersi alle dottrine antiche, che certo non possono venire sedotte da inganno di novità. Ma se anche in queste si scova l’errore di due o tre uomini, o addirittura di una città o di una provincia? Avrà allora cura di preporre alla presunzione o all’ignoranza di pochi le decisioni conciliari, se vi sono, della Chiesa universale.

Ma se si affaccia una dottrina su cui non si trova nulla di simile? Allora si metterà all’opera per consultare, esaminare e confrontare tra di loro le opinioni degli antichi e precisamente di coloro che, pur in tempi e luoghi diversi, costanti nella comunione e nella fede dell’unica Chiesa cattolica divennero, in materia, un’autorità. Tutto ciò che egli troverà essere stato sostenuto, scritto e difeso non da uno o da due soli, ma da tutti, nello stesso senso, chiaramente, con frequenza e continuità, sappia che anch’egli lo deve credere senza dubbio alcuno» (Commonitorio, 2-3).

* Dunque, alle due domande iniziali si risponde:

a) solo la Chiesa può interpretare autorevolmente la Bibbia. Infatti

- alla radice del N.T. c’è una lunga tradizione orale che lo precede;

- è la tradizione che ha scelto quali libri fossero «apostolici»;

- l'interpretazione del testo biblico data dagli antichi ha maggiori garanzie di verità, rispetto a tutte quelle che vennero dopo, sia per la maggior vicinanza al tempo come lingua e sia per la migliore conoscenza dell'ambiente in cui il testo fu prodotto.

E, come si è visto, la Chiesa si esprime

- o mediante una sostanziale unanimità dei fedeli,

- o mediante il Concilio Ecumenico,

- o mediante il vescovo di Roma.

Si noti però che la tradizione non ha peso uguale per tutti i punti della fede. Ci sono infatti interpretazioni di testi biblici da tutti sempre e dovunque accettate e queste sono vincolanti per il cristiano. Ci sono invece altre interpretazioni che, anche se comunemente sostenute da molti, non furono sostenute sempre e da tutti e inoltre le persone che dissentirono pubblicamente non furono mai condannate. Queste interpretazioni sono di libera discussione.




b) i criteri per interpretare la Bibbia sono stati fissati dalla Chiesa stessa.

La tradizione antica ci ha presentato due metodi per interpretare la Bibbia:

1) quello della scuola teologica di Antiochia di Siria: preferiva dare ai testi una interpretazione letterale, cercando il senso esatto delle parole usate dall’autore sacro (agiógrafo) e cercando di capire esattamente tutto quello che egli voleva comunicare;

2) quello della scuola teologica di Alessandria d’Egitto: preferiva invece una interpretazione simbolica, allegorica, basata sul principio secondo cui, trattandosi di parola di Dio, la Bibbia poteva avere significati molteplici, al di là delle intenzioni dello scrittore sacro.

Garanzia di non commettere errori in questa interpretazione allegorica è il sentire cristiano (il sensus Ecclesiae).



5. Sintesi

Lo specchietto che segue espone sinteticamente il percorso obbligato che deve fare il cristiano per arrivare a dire che la Bibbia (e in particolare il N.T.) è parola di Dio:

1. l'atto di fiducia nella Chiesa antica ed attuale porta a dire che i libri del Nuovo Testamento sono libri antichi e ufficiali;

NB. Qui la Chiesa è vista come una società umana, cioè una realtà formata da uomini che si danno i loro statuti per poter operare in modo ordinato.

2. l'atto di fiducia nella Chiesa del I/II sec. porta a dire che sono libri apostolici (sono stati prodotti direttamente o indirettamente dagli apostoli);

3. l'atto di fiducia negli apostoli porta a dire che sono libri storici;

4. l'atto di fiducia in Gesù, figlio di Dio perché risorto, che ha dato l'infallibilità alla Chiesa, porta a dire, sull'autorità della stessa, che sono libri sacri - parola di Dio.

NB. Qui la Chiesa è vista come una mistero, cioè come la presenza dello Spirito di Gesù nella storia.




APPENDICE

"Il" metodo di lettura della Sacra Scrittura

1. Premesse

L’articolo determinativo «il» è volutamente provocatorio.

In nome della libertà di lettura, di interpretazione, di giudizio e di scelta, questo articolo oggi è da abolire; oggi vale il «secondo me».

Ma, superato il primo momento di reazione puramente emotiva, dovuta forse al condizionamento ambientale, vediamo se non vi siano ragioni valide per sostenere tale tesi. Se non tengono, si potranno pur sempre scartare. È però quanto meno onesto prenderle in esame.


2. Il punto di partenza

È dato dalla seguente considerazione:

di fronte allo scritto di un autore, possono certo darsi da parte dei lettori numerose interpretazioni del suo pensiero, ma è innegabile che ad una e ad una sola pensava egli scrivendo, cioè a quanto intendeva veramente dire (a meno che non lo sapesse bene neppure lui...).

Esistono cioè nella lettura un dato soggettivo (la nostra interpretazione) ed un dato oggettivo (l’idea che l’autore vuole trasmettere).

Metodo corretto di lettura è quello che si propone di giungere al secondo: non che cosa l’autore suggerisce a noi, ma che cosa egli intendeva veramente dire, pur tenendo conto delle difficoltà di determinare tale dato oggettivo e del fatto che esso dovrà pur sempre essere espresso mediante una nuova formulazione soggettiva.

Mettendoci sulla strada del «cosa dice a me», il testo diventa solo uno spunto per operazioni mentali di tipo volutamente indifferente alle intenzioni ed alle espressioni dell’autore: come si può affermare che i risultati abbiano ancora qualcosa in comune col suo pensiero? Esso non interessa più: rimane solo una scintilla che fa scoppiare l’incendio delle nostre meditazioni. Per questo tipo di operazioni, se vogliamo spingere fino in fondo, il testo scritto può addirittura essere superato.

3. Applicazione alla Sacra Scrittura

La Bibbia è un testo sorto, quanto all'A.T., nell’ambiente ebraico durante molti secoli e, quanto al N.T., nell’ambito delle prime comunità cristiane, le quali hanno recepito come Sacra Scrittura anche l'A.T., dandone una nuova ed originale interpretazione alla luce di un fatto nuovo: Gesù di Nazareth è il Messia, perché è risorto.

Volendo conoscere il pensiero degli autori biblici, ci si deve necessariamente rifare all’ambiente che l'ha prodotto.

Come si può pretendere di leggere con una mentalità moderna testi tanto antichi? Interpretarli liberamente? Si rischia di inventare. Chi può garantire in questa avventurosa avventura?

Eppure sono dei nostri giorni interpretazioni «riduttive» del testo: è edificante vedere tanti begli ingegni chinarsi su questo libro e pretendere di leggerlo come un libro di oggi. Le «spiegazioni» si snocciolano una dietro l’altra piane, suadenti, «vere» (?).

Si può tirare un respiro di sollievo dopo tale «lettura»: essa non turba più come all’inizio, quando conservava intera la sua carica dirompente di assoluta novità. Adesso quel libro è stato ridotto nei nostri schemi e si può anche accantonarlo, perché inutile. La domanda che poneva è stata evitata, non si è risposto, ma gli sono state poste delle domande e sono state risolte ritrovando non l’autore, ma se stessi.

Ecco allora due modi opposti di leggere la Bibbia:

1. una lettura pagana: leggere il testo sentendo che risponde alle nostre esigenze. Il testo è vero, perché corrisponde alle nostre idee.

2. una lettura di fede: non sempre si sa bene che cosa sia la verità e quindi non sempre si trova che il testo sia vero, ma lo si crede vero, fidandosi della Chiesa, anche quando non corrisponde alle nostre idee.



4. Conclusione

Una lettura che voglia giungere al pensiero degli autori non può prescindere dalla presentazione che ne fa la comunità nella quale tale libro è sorto ed è sempre stato letto.

A questo riguardo l’obiezione possibile è che anche una tradizione può essere manipolata, può trasmettere errori. Non basta dirlo! Bisogna anche presentare in primo luogo prove o almeno seri motivi di dubbio. In secondo luogo l’eventuale conclusione che la tradizione sia viziata condurrà a rifiutarla, ma non permetterà di proporre al suo posto una interpretazione che nasca oggi e che quindi ha probabilità assai minori di essere vera.

E come non giudicare «orgoglio» un simile atteggiamento? Possibile che i cristiani prima di noi non abbiano capito nulla o abbiano capito male il testo?... Eppure erano più vicini di noi all’ambiente in cui il testo è sorto, conoscevano meglio la lingua, gli usi, la mentalità...

Possibile che lo Spirito Santo sia andato in vacanza per secoli per tornare adesso per una «nuova Pentecoste»?

Non può venire il sospetto che questi «moderni» interpreti stiano vendendo come parola di Dio le proprie elucubrazioni mentali?

Stranamente oggi si assiste al fatto che volentieri vengono abbracciate moderne spiegazioni «rivoluzionarie». La vera ragione forse è che queste ultime permettono sonni più tranquilli alle umane coscienze.



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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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