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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2018 14:41
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19/04/2010 23:36
 
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La CHIESA
comunità dei cristiani



In questo capitolo vedremo:
1. come nasce la Chiesa
2. l'organizzazione che si è data:
la gerarchia
3. il laicato
In appendice:
La nomina dei vescovi in Occidente



I cristiani chiamano Chiesa (visibile) l’insieme dei discepoli di Gesù, cioè l’insieme di coloro che, battezzati, ritengono che Gesù sia il Cristo, il portavoce di Dio e s'impegnano a vivere secondo i suoi insegnamenti.


1. La natura della Chiesa



Il Nuovo Testamento presenta la Chiesa come l'effetto di due atti:
- la chiamata di Dio (il quale, secondo il Cristianesimo, ha sempre l'iniziativa);
- la risposta positiva dell’uomo.

a) La chiamata di Dio

Gesù risorto, proclamandosi figlio di Dio, rivela che Dio è Padre, e non solo Padre suo, ma anche Padre di tutti gli altri uomini (Ef 4,6).

Paolo chiama questa realtà «il mistero di Dio»: Dio ha destinato tutti gli uomini ad essere la sua famiglia, li convoca (™kklhs…a - ekklesía = convocazione, assemblea) nella sua casa, perché siano suoi figli. Questo "mistero" è stato rivelato da Gesù.

Documentazione essenziale

Lettera agli Efesini:

q Leggendomi, voi potete misurare la conoscenza che io ho nel mistero del Cristo. (Tale mistero) nelle altre generazioni, non fu conosciuto dai figli degli uomini, come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito, che i gentili sono con-eredi e con-corporei e con-partecipi della promessa in Cristo Gesù per mezzo del vangelo (Ef 3,4-7).

Vangelo secondo Giovanni:

q (Disse Gesù:) «Io sono il buon pastore e conosco le mie (pecore) e le mie (pecore) conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre e per le mie pecore do la mia vita. Ed ho altre pecore che non sono di questo ovile: anche quelle bisogna che io conduca, e ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge, un solo pastore» (Gv 10,14-16).

Tutti dunque sono «chiamati» a far parte della famiglia di Dio, anche se solo i cristiani lo sanno dalla rivelazione di Gesù.



b) La risposta positiva dell’uomo

La persona che ha ricevuto l’evangelizzazione ed accetta di diventare discepolo di Gesù, entra a far parte del gruppo dei cristiani, la Chiesa (cfr. Atti di apostoli in molti brani).

Fondatore e capo di tale comunità, secondo gli apostoli, è Gesù (Ef 1,22).

Capi, scelti da Gesù: gli apostoli (Mt 10,1-4; Mc 3,13-19; Lc 6,12-16; Gv 13,18; 15,16).

Membri della Chiesa sono tutti coloro che, fidandosi dell’annuncio predicato dagli apostoli, si impegnano esplicitamente a prendere Gesù come unico maestro della loro vita.

Segno dell’adesione alla Chiesa: il battesimo.


Documentazione essenziale

Vangelo secondo Marco

q Disse Gesù agli apostoli: "Andate in tutto il mondo, annunciate l’evangelo (bella notizia) ad ogni creatura.

Chi ha creduto ed è stato battezzato sarà salvato, chi invece non ha creduto sarà condannato" (Mc 16,15-16).

Vangelo secondo Matteo

q E avvicinatosi Gesù parlò loro (= gli apostoli) dicendo: "Fu dato a me ogni potere in cielo e sulla terra.

Andate dunque, fate discepole tutte le genti (= i pagani), battezzandole (lett. immergendole) nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutte le cose che prescrissi a voi. Ed ecco io con voi sono tutti i giorni fino al compimento del tempo" (Mt 28,16-20).





2. L'organizzazione della Chiesa

Una comunità deve avere un minimo di organizzazione. Anche la Chiesa se ne è data una, costituendosi dei capi (gerarchia o clero) e delle strutture (edifici detti chiese). Tale organizzazione si è evoluta durante i secoli. Tracceremo perciò un breve profilo storico.

a) L'organizzazione alle origini (I sec.)

Le comunità cristiane del I sec., diffuse ben presto nelle principali città dell’impero romano, hanno avuto la necessità di darsi un’organizzazione che assicurasse:

- il sostegno alla fede dei singoli: riunioni di istruzione, di preghiera, eucaristia... (At 2,41-47);

- la diffusione del messaggio ai non cristiani (Mt 28,19-20; Mc 16,15-16);

- l’aiuto reciproco per sostenersi nelle persecuzioni ebraiche e romane;

- il controllo contro le deviazioni dallo spirito e dall’insegnamento di Gesù (Gv 16,12-15; At 15; 1 Cor 1,5-8; 11-12; Gal 1-3; 1 Tim 1,3-7; ecc.).


Poiché il numero dei fedeli aumentava, gli apostoli dovettero scegliere in ogni città persone adatte ad essere capi che

- continuassero nella Chiesa la loro presenza e quella di Gesù (Gv 20,21; Mt 28,20; Lc 10,16);

- organizzassero la predicazione del vangelo (Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; Gal 1,11-12; 1 Cor 1,17);

- accogliessero nella comunità coloro che avevano creduto (iniziazione cristiana) (Mt 28,19);

- accogliessero ogni successiva espressione di fede nei momenti fondamentali dell’esistenza (gli altri sacramenti) (Gv 20,23; 1 Cor 11,24-25).

Segno della scelta ad essere capi era (ed è tuttora) l’imposizione delle mani sulla testa, allora da parte dell’apostolo, oggi da parte di un vescovo.

Questo rito si chiama ordinazione (cfr. Atti 6,8; 13,3; 1 Tim 4,14; 5,22).

In assenza degli apostoli (alcuni nel frattempo erano morti), la scelta dei capi dovette avvenire nei modi più diversi, a seconda delle situazioni locali (v. appendice).

Sempre però fu richiesta, per l’esercizio dell’autorità, l’imposizione delle mani da parte di qualche vescovo, che garantisse il collegamento con Gesù. Nessuno infatti può dire di rappresentare Gesù, se non ha ricevuto da Lui la delega. E questa si ha attraverso la successione apostolica.

Alla fine del I secolo è già delineata una distinzione precisa di funzioni nel gruppo dei capi (gerarchia):

- capo della comunità è il vescovo (™p…skopoj - epíscopos = sorvegliante), visto come successore degli apostoli, centro della comunione dei cristiani, segno visibile della presenza di Gesù nella comunità;

egli è aiutato

- nella guida spirituale della comunità dai presbiteri (= anziani - di qui il termine "preti");

- nella organizzazione materiale (beneficenza, assistenza, amministrazione dei beni della comunità) dai diaconi (= servitori) (At 6) e dalle diaconesse (Rom 16,1). Cfr. la testimonianza di Ignazio di Antiochia († 107 circa).



b) Tra il II e il V secolo

Tra il II ed il V secolo, le varie comunità cristiane si organizzano territorialmente in base al principio dell’accomodamento alle divisioni amministrative dell’impero romano (provincia e diocesi).

Capo della comunità locale è il vescovo, aiutato dai preti e dai diaconi.

Quanto più è importante la città, tanto più il vescovo della Chiesa che ivi si riunisce acquista importanza in relazione ai vescovi vicini, sui quali svolge una funzione di controllo. A seconda dell’importanza della Chiesa, il vescovo ha il titolo di patriarca, metropolita (= arcivescovo), vescovo.

Ogni Chiesa metropolitana ha molti vescovi suffraganei (= che concorrono all'elezione del metropolita) e a sua volta il patriarcato è formato da molte Chiese metropolitane, delle quali la più importante è la stessa sede patriarcale.

La struttura organizzativa del V secolo è rimasta sostanzialmente immutata fino ad oggi.


c) La situazione della Chiesa oggi
(secondo i cattolici)

- Oggi la Chiesa è divisa territorialmente in diocesi, a capo di ognuna delle quali sta un vescovo.

In occidente di norma è nominato dal vescovo di Roma, il papa.

Tra i vescovi c'è una gerarchia:

Patriarca - Arcivescovo - Vescovo.

- I vescovi formano il Collegio Episcopale, il cui capo è il vescovo di Roma come successore di Pietro ("primus inter pares" = primo fra uguali).

Il Collegio Episcopale, riunito insieme al vescovo di Roma (papa), costituisce il Concilio Ecumenico.

L'insieme dei vescovi di una regione o di uno stato forma una Conferenza Episcopale.

- Il vescovo è aiutato dai preti, dai diaconi.

I preti e i diaconi sono nominati (= ordinati) dal vescovo, col consenso, almeno indiretto, del popolo cristiano.

A questa chiamata precede un periodo di formazione.

- Per attività pastorali meno importanti ci sono degli incaricati (ministri istituiti).


3. Il laicato nella Chiesa
a) Chi è il laico?

"Laico" è una parola usata oggi con almeno due diversi significati, sui quali dobbiamo intenderci:

1. Laico è un aggettivo sostantivato proveniente dal greco laÕj - laòs (= popolo).

Prima del Cristianesimo, indicava il semplice cittadino, membro del popolo, privo di un qualsiasi grado gerarchico.

Il Cristianesimo si è appropriato di questo termine usandolo per indicare ogni membro della Chiesa non appartenente alla gerarchia.

Purtroppo di "laico" viene data una definizione solamente "negativa". È difficile trovare una definizione "positiva" che vada bene anche per i religiosi "laici".

2. La medesima parola è stata a sua volta "catturata" recentemente dai politici e viene usata anche col significato di non cristiano: es. le forze laiche, in contrapposizione alle forze cattoliche.

Noi la usiamo nel senso cristiano.

Definiamo dunque laici tutti coloro che fanno parte della Chiesa (cristiani battezzati), senza rivestire incarichi nella gerarchia.

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il laico può essere religioso o secolare.

Qui parleremo dei laici secolari, che costituiscono la stragrande maggioranza dei cristiani.

Dei laici religiosi abbiamo parlato nel capitolo precedente.



b) Funzioni del laico secolare

Dovremmo ripetere qui il medesimo discorso svolto nel capitolo precedente sulle funzioni profetica, sacerdotale e regale dei secolari.

Tenendo conto di tutti i dati che abbiamo raccolto sulla struttura della Chiesa, li possiamo ora sintetizzare con il seguente specchietto:





APPENDICE

L'elezione dei vescovi in Occidente

Non c’è stato un uso costante ed uniforme, però si può indicare la seguente linea evolutiva:

a) Nei primi secoli della Chiesa (III-V sec.), concorrono ad eleggere il vescovo tutti i capifamiglia cristiani della diocesi (cfr. il caso di s. Ambrogio a Milano).

b) Quando i vescovi assunsero anche importanza politica (da Costantino - IV sec.- in poi) ed essere vescovo divenne anche un titolo d’onore, iniziarono allora ad esserci fra i cristiani controversie e divisioni per l’elezione del vescovo. Per evitare questo, l’elezione venne affidata al clero.

c) In un successivo momento (V-VI sec.), sempre per evitare litigi dovuti ad ambizione di potere, si incaricarono di eleggere il vescovo solo i «notabili» del clero (canonici), oppure alcune famiglie potenti (cfr. quanto avvenne per il vescovo di Roma, eletto, anche ora, dai notabili del clero di Roma, i cardinali, anche se di fatto i cardinali sono sparsi in tutto il mondo).

d) In varie occasioni e luoghi (VI-XI sec.), intervennero nell’elezione del vescovo i príncipi, i re e poi l’imperatore del Sacro Romano Impero

- o per ingerenza autonoma (principio: "cuius regio eius et religio", cioè il re ha anche il potere religioso);

- o su invito dei fedeli che non erano riusciti a mettersi d’accordo sulla persona da eleggere;

- o per richiesta dell’eletto stesso, che desiderava avere maggiore autorità od eliminare contendenti.

Questo fece sì che lentamente la massima autorità politica, cioè l’imperatore, cominciasse ad eleggere a vescovi persone di suo gradimento o a confermarne l’elezione (investitura). Spesso, assieme al potere spirituale, l’imperatore dava anche al vescovo un potere politico (vescovi-prìncipi, marchesi, duchi o conti).

Questo modo di elezione fu accolto abbastanza bene dal popolo cristiano, in base al principio che anche l’autorità politica veniva da Dio (Rom 13).

Questo sistema, in vari casi, produsse però gravi inconvenienti:

1. vescovi eletti con criteri non religiosi, ma politici o militari;

2. vescovi che risiedevano normalmente alla corte imperiale, mentre la loro diocesi era spiritualmente abbandonata;

3. vescovi senza una formazione teologica adatta, più signorotti medievali che pastori.

Tutto questo provocò grande decadenza spirituale e morale nel clero e nel laicato cristiano.

e) Nel sec. XI il movimento monastico, soprattutto di Cluny, cercò di reagire a questi inconvenienti in nome della "libertas Ecclesiae". Personificazione di questa reazione fu il monaco di Cluny, Ildebrando di Soana, divenuto papa nel 1073, col nome di Gregorio VII. Egli volle liberare la Chiesa d'Occidente dalla tutela-oppressione dell’imperatore, onde poter avere pastori (vescovi e preti) che fossero all’altezza del loro compito. Per questo diede inizio alla lotta per le investiture. Essa si concluse nel 1122 col trattato di Worms: le nomine dei vescovi in Occidente diventarono di competenza del vescovo di Roma.

Questo fatto ha lasciato l'impressione nel popolo cristiano occidentale che il papa fosse il capo della Chiesa universale.

f) La lotta ebbe ancora qualche ripresa nel 1200, ma terminò con Innocenzo III (Concilio Lateranense IV del 1215).

g) Alla fine del 1300 ritornò l’ingerenza statale nella nomina dei vescovi, ma questa volta per concessione pontificia (vari concordati), fatta soprattutto per ottenere per la Chiesa di qualche nazione o per lo Stato Pontificio "beni maggiori" (?). Sorsero così varie forme di regalismo 1 (gallicanesimo, giuseppinismo...), che rimasero fino alla Rivoluzione Francese (fine 1700).

h) Nel 1800-1900 si stipularono vari concordati fra stati e Santa Sede, che permisero ancora ingerenze statali nelle nomine dei vescovi (si richiedeva infatti almeno il gradimento statale del vescovo eletto, oppure la scelta da parte dello stato su una terna di nomi, ...). Alcuni stati intervennero anche nella elezione del vescovo di Roma. Il culmine fu raggiunto nel 1904 col veto posto dall’Austria all’elezione a papa del card. Rampolla, veto che portò all’elezione di Pio X, il quale però, con un suo decreto, eliminò (speriamo per sempre) ogni ingerenza degli stati nell’elezione del papa.

i) Il Concilio Vaticano II invitò i capi di stato cattolici (erano solo più Spagna e Portogallo) a rinunciare spontaneamente ai diritti e privilegi che avevano in relazione alla nomina dei vescovi e fece voti che in futuro non fossero più concessi (Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi n. 20 del 28.X.1965).

Oggi ci sono pressioni perché il vescovo torni ad essere eletto dai cristiani, come già si faceva in antico. Tuttavia, data l'attuale confusione su chi è cristiano e chi non lo è (basta essere battezzati da piccoli per essere cristiani?), questa proposta sembra per ora irrealizzabile.


Un'evoluzione analoga all'elezione dei vescovi si è avuta nei modi per scegliere i preti da ordinare. Col tempo è prevalsa la consuetudine di affidare al vescovo e ai suoi collaboratori il totale controllo sulla formazione e sull'elezione dei preti. Tuttavia il popolo cristiano in molte occasioni è stato chiamato ad esprimere il proprio consenso (applausi) oppure la propria eventuale opposizione all'ordinazione.



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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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