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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2018 14:41
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19/04/2010 23:21
 
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IL FONDAMENTO
del CRISTIANESIMO
La risurrezione di Gesù



In questo capitolo vedremo che
il fondamento del Cristianesimo è
LA RISURREZIONE DI GESU'
A prova analizzeremo e confronteremo alcuni documenti:
- la prima lettera ai Corinzi, cap. 15
- i discorsi kerigmatici degli Atti di apostoli


Il Nuovo Testamento

Esistono oggi varie "Chiese", cioè gruppi di persone che dicono di ispirarsi agli insegnamenti di un certo Gesù di Nazareth, che esse ritengono il Cristo (= il portavoce di un Dio) e da lui chiamati cristiani

Queste Chiese affermano che gli insegnamenti di Gesù, figlio di Dio, sono contenuti in una serie di libri chiamati "Nuovo Testamento", libri ritenuti da esse "Parola di Dio", cioè la definitiva risposta-rivelazione del Dio al problema del senso della vita.

NB: 1. Noi ora prendiamo queste Chiese come organizzazioni puramente umane.
2. Per noi ora i libri del Nuovo Testamento sono i libri riconosciuti come ufficiali dalle Chiese cristiane, cioè lo statuto costitutivo di queste società.

L’oggetto della nostra ricerca

Noi vogliamo stabilire che cosa ci dicono i documenti ufficiali cristiani sulla prima predicazione riguardante Gesù di Nazareth, cioè il punto di partenza dei suoi discepoli nel presentare il Cristianesimo a persone che non ne avevano mai sentito parlare.

Vedremo che sarà la risurrezione di Gesù.

Analizzeremo due documenti:

- un testo di Paolo dalla sua prima lettera ai cristiani di Corinto;

- i discorsi kerigmatici contenuti negli Atti di apostoli.

Primo documento

1 Cor 15,1-14

Secondo gli esperti, questa lettera di Paolo (la prima delle due che sono giunte a noi) è stata composta ad Efeso tra il 54 ed il 57 d.C., probabilmente nel 56. In essa Paolo affronta vari problemi della comunità, quali le divisioni interne, la verginità e il matrimonio, le carni sacrificate agli idoli, lo svolgimento delle assemblee rituali, i doni dello Spirito...

Alla fine della lettera Paolo tratta anche della risurrezione dei morti (che alcuni membri della comunità negavano), ricordando in sintesi la sua predicazione iniziale, fatta a Corinto nell'anni 51.

è bene notare che Paolo risolve qui una questione diversa dalla nostra. Egli cerca di rispondere alla domanda che si ponevano i Corinzi e cioè «se i morti risorgono». Indirettamente però risponde al nostro problema, facendoci conoscere il punto di partenza della predicazione sua e degli altri apostoli.

1. Ricordo a voi, fratelli, l’evangelo che vi evangelizzai, che anche riceveste, nel quale anche siete fermi,

2. per mezzo del quale anche siete salvati, in quel discorso (in cui) vi evangelizzai, se perseverate, eccetto che invano abbiate creduto.

3. Trasmisi infatti a voi in primo luogo (opp. per primi, opp. tra le prime cose) ciò che anche ricevetti:

che Cristo morì sui (per i/in favore dei) peccati nostri secondo le Scritture

u trasmisi... ricevetti: verbi tecnici dell’insegnamento scolastico antico. Il maestro «trasmette» oralmente il messaggio che l’allievo deve «ricevere» ed assimilare imparandolo a memoria.

u Cristo = messia = unto con olio. L’unzione esprimeva per gli ebrei la scelta di una persona destinata da Dio a compiere una missione per il popolo: portavoce di Dio.

u morire sui peccati - morire in favore dei peccati: espressione propria della lingua ebraica, mai usata in greco in questo senso.

u le Scritture: l’espressione usata per indicare l’insieme dei libri sacri degli ebrei, cioè l'Antico Testamento.

Qui Paolo non cita testi precisi dell'A.T. a cui riferirsi.

4. e che fu sepolto e che è stato destato il giorno il terzo secondo le Scritture

u il giorno il terzo: espressione che, quantunque sia usata in greco, è caratteristica della lingua ebraica 1.

u le Scritture: stessa osservazione fatta per il v. 3. Inoltre resta difficile trovare nell'Antico Testamento qualche testo specifico che dica che il Cristo doveva risorgere e "il terzo giorno". Forse ci si può riferire a Is 53,11 e ad Osea 6,2.

5. e che apparve a Kefa poi ai Dodici.

u Kefa = roccia, pietra. Soprannome aramaico di Simone-Pietro.

u Dodici: espressione mai usata da Paolo altrove. Indica il gruppo dei discepoli più vicini a Gesù, gli apostoli.

6. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta sola, dei quali i più rimangono sino ad ora, alcuni invece si addormentarono (= morirono).

7. Poi apparve a Giacomo, poi agli apostoli tutti

8. Ultimo di tutti, come all’aborto (opp. al figlio di una madre morta dandolo alla luce), apparve anche a me.

9. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, che non sono degno di essere chiamato apostolo, poiché perseguitai la chiesa del Dio.

10. Ma per grazia di Dio sono ciò che sono e la grazia sua in me non divenne vana, ma più abbondantemente di loro tutti mi affaticai, non io, ma la grazia del Dio con me.

u loro tutti = gli altri apostoli.

11. Sia dunque io, sia quelli, così annunciamo e così credeste.

u quelli: Paolo si ricollega alla tradizione unanime degli altri apostoli.

12. Se si proclama che Cristo da morti è stato destato, come dicono alcuni tra voi che non c’è risurrezione di morti?

u Paolo affronta ora il suo problema: se i morti risorgono.

13. Se non c'è risurrezione di morti, neppure Cristo è stato destato.

14. Se poi Cristo non è stato destato, vuoto allora l'annuncio nostro, vuota anche la fede vostra;

15. siamo poi trovati anche (come) falsi testimoni del Dio, perché per il Dio testimoniammo che destò il Cristo, che (invece) Dio non destò se veramente (i) morti non sono destati.

16. Infatti, se (i) morti non sono destati, neppure Cristo è (stato) destato;

17. se poi Cristo non è (stato) destato, vana (è) la vostra fede, siete ancora nei vostri peccati;

18. quindi perirono anche coloro che si addormentarono in Cristo.

19. Se abbiamo riposto la nostra speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo più miserabili di tutti gli uomini.

20. Ora invece Cristo è (stato) destato da morti (come) primizia di coloro che si sono addormentati.


Sintesi

1. Paolo non vuole qui dimostrare che Gesù è risorto, ma, volendo ribadire ai Corinzi il suo insegnamento secondo cui i morti risorgono, parte da un punto accettato da tutti: la risurrezione di Gesù.

2. Questo testo ci informa

a) che l’annuncio della morte-risurrezione di Gesù è il punto di partenza della predicazione di Paolo (v. 3);

b) che Paolo non se l’è inventata: così è stato insegnato a lui (v. 3) e così predicavano anche gli altri apostoli (v. 11).

3. Sempre stando alla testimonianza di Paolo, rileviamo che, se si toglie al Cristianesimo la risurrezione di Gesù, la fede cristiana non ha più alcuna ragione di esistere (v. 14.17 e 19).



La risurrezione perciò è il pilastro che regge la predicazione cristiana.

4. Esaminando in particolare i vv. 3b-5 possiamo dire che

u i termini usati e lo stile non sono di Paolo. Li ha ricevuti, come dice egli stesso;

u la loro formulazione originale era in lingua semita (prova: i numerosi semitismi presenti), perciò anteriore alla predicazione ai greci e quindi molto vicina al tempo della morte di Gesù;

u se accettiamo che questi versetti siano:

- o una formula tradizionale di fede che veniva «trasmessa» dal predicatore e «ricevuta» dai cristiani in occasione della loro evangelizzazione,

- o un riassunto sintetico fatto dal maestro alla fine di una lezione più ampia, con lo scopo di far ricordare i punti essenziali del suo discorso,

possiamo supporre che Paolo li abbia ricevuti quando a Damasco si è convertito e fu battezzato, e cioè nel 36-37 (cfr. At 9,1-20; 22,6-16; 26,12-18; Gal 1,11-2,10).

A Damasco esisteva un gruppo giudeo-cristiano che potrebbe aver tradotto letteralmente dall’ebraico/aramaico in greco la formula fondamentale della fede, onde renderla comprensibile a quelli che non conoscevano le lingue semite.

u Avremmo perciò qui una formula fissa della prima predicazione apostolica, risalente a pochi anni (non più di 6-7) dalla morte di Gesù (cfr. anche Atti 17,18; 24,21; 25,19; 26,8.23; Apoc 1,5)



Secondo Documento

I discorsi kerigmatici degli Atti di Apostoli

(Atti 2,14-36; 3,12-26; 4,8-12; 5,29-32; 10,34-43; 13,16-41; 17,18- 31).

Secondo gli esperti, il libro degli Atti di apostoli fu scritto da Luca e viene collocato tra il 61 e il 63 (anche fino al 75, secondo alcuni studiosi). Racconta le origini della Chiesa e contiene parecchi discorsi.

I discorsi kerigmatici (= di annuncio della fede cristiana) sono complessivamente sette:

1. 2,14-36 PIETRO a Gerusalemme al popolo ebraico

2. 3,12-26 " "

3. 4, 8-12 a Gerusalemme ai capi ebrei

4. 5,29-32 " "

5. 10,34-43 a Cesarea al pagano Cornelio

6. 13,16-41 PAOLO a Antiochia Pis. agli ebrei (sinagoga)

7. 17,22-31 ad Atene ai dotti (Areopago)

Possono essere considerati come dei saggi di predicazione, rispettivamente di Pietro o di Paolo, che Luca offre agli evangelizzatori cristiani del suo tempo, perché, sull'esempio di Pietro e di Paolo, possano adattare il messaggio ai vari ambienti in cui si trovano a predicare. Data la notevole convergenza delle idee in essi contenute, presentiamo, in traduzione letterale, solo il primo di essi:


Atti 2,14-36

Luca racconta
siamo a Gerusalemme, il giorno di Pentecoste. Lo Spirito è disceso sugli apostoli (rinchiusi nel cenacolo per paura degli ebrei) e li ha spinti ad uscire fuori a render testimonianza a Gesù risorto. Quando gli apostoli si mettono a parlare, gli ascoltatori si accorgono che essi si esprimono in varie lingue straniere e usano lo stesso stile degli antichi profeti d’Israele. Qualcuno si fa beffa di loro e insinua che siano ubriachi. Pietro, a nome di tutti, risponde.

14. Stando in piedi Pietro con gli Undici alzò la sua voce e si rivolse a loro: Uomini Giudei e tutti quanti abitate in Gerusalemme, questo a voi noto sia e prestate orecchio alle mie parole.

15. Non infatti, come supponete, costoro sono ubriachi - è infatti l’ora terza del giorno (= le 9 del mattino) -

16. ma questo è ciò che è stato detto dal profeta Gioele:

17. «E sarà: negli ultimi giorni - dice il Dio - spanderò dal mio spirito su ogni carne e profeteranno i figli vostri e le figlie vostre e i giovani vostri visioni vedranno e gli anziani vostri sogni sogneranno;

18. e sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni spanderò dal mio spirito e profeteranno.

19. E darò prodigi nel cielo in alto e segni sulla terra in basso, sangue e fuoco e vapori di fumo.

20. Il sole sarà cambiato in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, (giorno) grande e sfolgorante.

21. E sarà: ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvo» (Gioel 3,1-5).

22. Uomini Israeliti, ascoltate queste parole: Gesù il Nazoreo, uomo accreditato dal Dio presso di voi con potenze e prodigi e segni, che fece mediante lui il Dio in mezzo a voi, come voi stessi sapete,

23. costui, consegnato con disegno stabilito e prescienza del Dio, crocifiggendo per mano di ingiusti, innalzaste,

24. il Dio lo risuscitò sciogliendo le doglie della morte, poiché non era possibile che essa avesse potere su di lui.

25. Davide, infatti, dice di lui: «Prevedevo il Signore di fronte a me sempre, poiché è alla mia destra, affinché io non sia scosso.

26. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, inoltre anche la mia carne riposerà in speranza

27. che non abbandonerai la mia anima (= vita) nell’Ade né permetterai che il tuo santo veda corruzione.

ade = luogo dei morti, secondo i greci e i latini; per gli ebrei è lo Sheòl.

santo = persona consacrata a Dio. A prima vista può sembrare Davide, in realtà secondo Pietro, si tratta di un altro. Chi?

28. Rendesti note a me strade di vita, mi riempirai di gioia con il tuo volto» (Salmo 16,8-11).

29. Uomini fratelli, lasciatemi dire con libertà di parola a voi riguardo al patriarca Davide che e finì e fu sepolto e il suo sepolcro è tra noi sino a questo giorno.

30. Essendo dunque profeta e sapendo che con giuramento giurò a lui il Dio (che) del frutto dei suoi lombi siederà sul suo trono (Salmo 132,11),

31. prevedendo parlò della risurrezione del Cristo, poiché né fu abbandonato nell’Ade, né la sua carne vide corruzione.

32. Questo Gesù (lo) risuscitò il Dio, di cui tutti noi siamo testimoni.

33. Alla/dalla destra del Dio esaltato dunque e avendo preso da parte del Padre lo Spirito Santo della promessa (di Gioele - lett.: la promessa dello Spirito Santo), spandette questo (Spirito) che voi e vedete e ascoltate.

34. Non infatti Davide salì nei cieli, eppure egli dice: «Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,

35. finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi» (Salmo 110,1).

36. Con certezza dunque conosca tutta la casa d’Israele che e Signore e Cristo fece il Dio questo Gesù che voi crocifiggeste.



Sintesi
1. Come si vede dal testo, lo stile del discorso, in particolare dei vv. 22-24, è piuttosto stentato, contrario allo stile normale di Luca che è in generale molto scorrevole. Abilità di scrittore che vuole imitare lo stile di Pietro, oppure rispetto dello storico per una fonte più antica? Se poi Luca avesse voluto ricostruire lo stile di Pietro, perché non avrebbe potuto ricostruire anche il contenuto della predicazione di Pietro? In particolare l’affermazione netta di Gesù «uomo accreditato dal Dio» (v. 22)?

Questo problema però, ai fini della ricerca sul nucleo della prima predicazione apostolica, non è di molta importanza: a noi interessa sapere che lo storico Luca ritiene questo discorso come il discorso fondamentale del primo annuncio del Cristianesimo.

Si noti anche che i versetti 22-24 si presentano come una sintesi del contenuto dei vangeli.

2. In sintesi il ragionamento di Pietro (o di Luca):
- il risorgere e l’essere esaltato alla destra di Dio erano cose predette dall'Antico Testamento per il messia e non per Davide
- Gesù ha fatto queste due cose risorgendo e mandando lo Spirito
- Dunque Gesù è il messia previsto dall'A.T.

3. Da questo discorso (come dagli altri) emerge il nucleo della prima predicazione cristiana:


GESÙ PREDICATO COME RISORTO (v. 32)
E PERCIÒ CRISTO (v. 36).


Confronto fra 1 Cor 15 e At 2

a) elementi comuni:

1. Gesù morì

2. Secondo la prescienza di Dio (le Scritture? 1 Cor 15, 3)

3. Fu sepolto

4. È stato destato (in Atti si dice esplicitamente che l’autore della risurrezione è Dio)

5. Pietro (Kefa) e gli altri apostoli sono i testimoni della risurrezione.

b) elementi presenti o maggiormente sviluppati in 1 Cor 15:

1. Gesù morì per i peccati: questa non è la semplice affermazione del fatto della morte, come avviene in At, ma l’interpretazione teologica del fatto stesso.

2. Gesù è chiamato «Cristo» non «il Cristo». La sua funzione di «Unto» (= Cristo = Messia = portavoce di Dio) è già diventata nome proprio.

3. Si parla chiaramente di apparizioni (v. 5-8), come anche in Atti 10, 41-42 e 13,31.

4. Gesù è risorto il terzo giorno (elemento questo che è presente anche in Luca 24,21 e Atti 10,30).

c) conclusione del confronto

1. Per quanto più breve, la formula di 1 Cor 15,3-5 è più ricca di idee che non i discorsi degli Atti.

2. Vi è un maggior equilibrio in 1 Cor tra gli elementi che la compongono (morte, sepoltura, risurrezione, apparizioni) che non in At cap. 2 (e anche in tutti gli altri discorsi degli Atti). In essi infatti si dà rilievo molto più ampio alla risurrezione ed alla glorificazione di Gesù che non alla sua sofferenza e morte in croce.

Manca dunque negli Atti quel ripensamento teologico sulla morte di Gesù che è anteriore alla loro stesura e che Luca, compagno di viaggio di Paolo per molto tempo, non poteva certamente ignorare, ma che non ha riportato, forse per essere fedele ai dati storici di cui disponeva sui primi tempi del Cristianesimo, oppure perché il documento più antico che qui riporta non l'aveva.

3. Tentiamo di spiegare queste osservazioni con la seguente ipotesi:

- probabilmente i discorsi di Atti non riportano le esatte parole degli apostoli e rivelano un ripensamento di Luca (basta per questo confrontare i discorsi di Atti con il cap. 24 del vangelo secondo Luca - sono dello stesso autore!);

- tuttavia Luca, nel raccontare, si serve di materiale più antico della formula di 1 Cor 15, facendoci così risalire ad un tipo di predicazione quasi contemporaneo agli avvenimenti che descrive e perciò tanto più attendibile;

- è pure verosimile che lo straordinario annuncio da dare, quello della risurrezione-glorificazione di Gesù, in un primo tempo abbia talmente polarizzato l'attenzione degli apostoli da non permettere loro di riflettere sulla portata religiosa della sua morte.

L’argomentazione non perderebbe il suo valore anche se di fatto la formula di 1 Cor 15 fosse stata creata più tardi. Per Paolo sintetizzerebbe tutto l’evangelo tradizionale.

>

4. I nostri vangeli attuali si presentano come lo sviluppo dei discorsi kerigmatici degli Atti. Essi sono sorti dalle richieste delle prime comunità cristiane di conoscere meglio la vita e gli insegnamenti di Gesù, per poterli imitare meglio.


Conclusione

Questi testi ci presentano dunque il nucleo primo della predicazione apostolica, che conteneva, in forma non ancora stabilizzata, solo l’affermazione di un fatto:

Dio ha risuscitato Gesù dai morti.

E su questa affermazione si è sviluppato tutto il Cristianesimo.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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