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EFFETTI SOCIALI DI IDEOLOGIE ATEE

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2021 18:46
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15/03/2012 21:03
 
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LA CULTURA ATEA CHE PRODUCE MORTE

 L’eutanasia, il suicidio assistito, pare stia facendo passi da gigante in Belgio, dopo la parziale depenalizzazione del 2002. Nel 2003 si erano avuti 235 casi, che nel 2007 sono raddoppiati. L’anno scorso erano 954 e quest’anno pare si sia arrivati a circa 85 autorizzazioni al mese (è molto prossima  la soglia delle mille). Ci si avvicina alla cifra di 3 eutanasie al giorno. A ricorrere al suicidio di Stato sono in prevalenza i malati di cancro e molti terminali.

La notizia conferma un dato ormai riscontrabile in moltissimi altri casi. Come la legalizzazione del divorzio ha banalizzato questa pratica; come la legalizzazione dell’aborto ha portato a ricorrere all’interruzione di gravidanza come a una normale pratica anticoncezionale, così la legalizzazione dell’eutanasia porta a sviluppare ed incrementare il ricorso al suicidio. La legge fa mentalità, fa cultura. Cadono i tabù, le barriere. Se ciò che è orribile diventa consentito, cessa di essere orribile. E’ una semplice constatazione suffragata da numeri, cifre, statistiche.

Ma una legge non arriva a caso, non cala dall’alto così, perché qualcuno si sveglia la mattina e l’impone. Una legge, in un paese democratico, è proposta e, se trova una maggioranza, viene varata. La legge è fatta da una maggioranza (magari anche risicata) di uomini che impongono in qualche modo la loro cultura, la loro visione della vita, la loro antropologia. In Belgio questi uomini hanno ottenuto la maggioranza, in Italia (per fortuna) ancora no e il suicidio da noi è ancora qualcosa di anomalo, di contro natura, è un male da combattere.

Se questo accade da noi è perché resiste un modello morale che, più o meno consapevolmente, si rifà alla grande tradizione cristiana. E’ il Cristianesimo che insegna che la vita è un valore e che va vissuta fino in fondo. Di più: che la vita è un dono di cui non siamo padroni e che ha un significato anche in condizioni di dolore e di sofferenza. Di conseguenza, uno Stato come il nostro deve sforzarsi a sostenere il malato nella situazione in cui si trova, perché la viva dignitosamente e nel modo migliore possibile. In Belgio lo Stato si dà disponibile ad uccidere il malato. Mi paiono due prospettive molto diverse.

Appurato che tutto dipende da una posizione culturale, è ora che però qualcuno si assumi le proprie responsabilità. Dall’ultimo trentennio del secolo scorso ad oggi abbiamo assistito ad un’accelerazione delle morti legalizzate dagli Stati. Abbiamo visto scoppiare e morire le famiglie; abbiamo visto aumentare l’aborto in modo esponenziale (specie quello più odioso e maligno, quello a fini eugenetici); abbiamo visto radicarsi, ramificarsi, differenziarsi il consumo di droga; abbiamo visto manipolare, violentare, congelare, buttare via l’embrione umano; assistiamo al suicidio legalizzato dei malati… C’è un vento gelido di morte che aleggia sul mondo occidentale. Si ammucchiano cataste di cadaveri e di mali mentre la gente balla, ride, consuma, si sballa e nemmeno se ne rende conto. Di chi la responsabilità di questo tragico panorama?

Bisogna cominciare a mettere sul banco degli imputati la cultura o l’incultura che è all’origine di un modello di vivere sociale che contempla il continuo e sistematico ricorso all’eliminazione della vita, della fatica, del problema. Fino ad oggi sul banco degli imputati c’è stata la religione e la sua storia. In occidente c’è stata la Chiesa cattolica, accusata d’intolleranza, di spirito di crociata, di settarismo, di invasione del campo politico. La Chiesa e i cattolici devono fare i conti con gli sbagli del passato e di fatto dimostrano d’imparare dal loro passato. Chi l’autocritica non la fa mai e non fa i conti col passato è invece la mentalità dominante, quella che Augusto Del Noce definiva già nel 1963 della “irreligione naturale”, o dell'ateismo assoluto, che è divenuta fenomeno di massa e base culturale del democratismo attuale.

Ed ecco allora che se la Chiesa, dopo un momento di incertezza, ha combattuto il Fascismo e il Nazismo, con la loro ideologia razzista e selettiva, prendendo definitivamente e coraggiosamente la strada della difesa della vita e della dignità di ogni essere umano, la mentalità atea attuale si ritrova tragicamente ad attuare alla perfezione (grazie all’ausilio di una tecnica perfezionata) le aspirazioni di quelle ideologie totalitarie, violente, barbare e disumane.

Il fatto è che l'ateismo assoluto della società opulenta, nel sostenere che una convivenza ordinata e pacifica non può basarsi su una legge soprannaturale, non sa dare una bussola etica all'uomo contemporaneo, non ha ragioni forti, convincenti. La libertà che promette in realtà non è libertà, ma sottomissione alle idee dominanti del momento, quindi al potere che le impone veicolandole attraverso i mass media che rappresentano sempre una realtà parziale e manipolata; sottomissione alla legge delle maggioranze; sottomissione al potere della tecnoscienza; sottomissione alla moda imposta.

Questa cultura atea è la principale responsabile del gelido vento di morte che soffia da tutte le parti. Bisogna metterla sul banco degli imputati, smascherando quell'immagine pietosa e solidaristica  (addirittura di difesa dei diritti umani!) che pretende, con un diabolico rovesciamento della realtà, di spacciare al mondo intero.

Gianluca Zappa

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