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I GIGANTI DELL'ANTICHITA'

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2023 15:57
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25/06/2023 15:43
 
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C’è poi un altro fatto degno almeno di considerazione.


La pretesa esistenza in passato dei giganti viene alimentata continuamente da notizie di ritrovamenti fatti in tutto il mondo, anche in tempi recenti. Uno dei più intriganti degli ultimi tempi è il ritrovamento di un dito mummificato lungo ben 38 centimetri, fotografato in Egitto dal magnate svizzero Gregor Spörri, di cui parlò anche il quotidiano tedesco Bild (Vedi la foto). Notizie straordinarie, da valutare attentamente per scacciare bufale in agguato, ma capaci di indurre chi sia avido di conoscenza a voler per lo meno approfondire.



Il dito di 38 centimetri fotografato in Egitto da Spörri


Resti di una razza antidiluviana o addirittura aliena, come scrive qualcuno? Prove che potrebbero arricchire la storia dell’uomo? Popolareschi racconti da focolare o tracce da studiare seriamente? Quanto ci sia di vero in questi racconti diffusi a livello planetario è tutto da dimostrare, visto che i resti per lo più risultano alla fine irrintracciabili. Perché fatti sparire deliberatamente, come sostengono alcuni, tacciati subito di complottismo, che parlano di veri e propri cover-up messi in atto da governi e lobby? Occhio che il terreno si fa scivoloso.


Occorre dare atto comunque che notizie relative a tali ritrovamenti archeologici sono effettivamente comparse nel tempo sui giornali internazionali e non mancano i testimoni oculari pronti a confermare la veridicità dei fatti (chi vuole farsene un’idea può fare una ricerca su You Tube e altri social). In Sardegna, per esempio, innumerevoli persone giurano di aver visto con i loro occhi simili resti, e si tratta quasi sempre di persone attendibili.


Le testimonianze dei giornali internazionali


Sarà interessante allora riepilogare alcuni dei casi più eclatanti, riportati da giornali come il New York Times,  ma anche il Sun, il New Age Magazine, Saint Paul Globe, il Popular Scienze, il London Globes o il San Antonio Express.


Il 4 maggio 1912  il New York Times dà notizia del ritrovamento, da parte di alcuni archeologi, presso il lago Delavan nel Wisconsin (Usa), di 18 scheletri umani con caratteristiche incredibili: sono enormi, il cranio allungato e gigantesco. Sepolti dentro dei tumuli antichi di migliaia di anni rappresentano una sfida alla teoria dell’evoluzionismo. I preziosi reperti? Spariti.


Scomparsi tra le nebbie come in altri casi. Come quando, alcuni decenni fa, il dottor Bruce Russel, medico statunitense, esplorò alcune caverne nella Valle della morte, sotto il deserto del Mojave in California, e segnalò di aver trovato alcuni scheletri altissimi. Ma non seguirono, almeno ufficialmente, opportuni interventi e tutto si arenò. Come col gigante del Kentucky rinvenuto a Dover Mound e, ancor prima, con le mummie del Nevada.


Un caso, quest’ultimo, ancora controverso. Nel 1912/1924, in una caverna di Lovelock, vennero ritrovati moltissimi reperti: ceste, vasi, strumenti, armi, ossa e delle mummie vecchie di millenni, stando all’esame al radiocarbonio. Due dei corpi in particolare pare fossero davvero strani: capelli rossi ed altezza eccezionale. Una mummia femminile sembra superasse i  due metri e una maschile i due metri e quaranta. Ma non basta: dicono ci fossero un sandalo di 38 cm, corrispondente al 54, e l’impronta di una mano grande quasi il doppio di una mano normale. Alcune ossa umane, inoltre, sarebbero risultate rotte opportunamente per poterne mangiare il midollo, cosa che farebbe pensare a pratiche cannibalesche da parte di quegli insoliti individui.


Il 25 maggio 1882 ancora il NYT parlò del ritrovamento di teschi e ossa giganti in un tumulo nella Valle del fiume rosso, vicino a Homer. Scrisse che al di sotto venne scoperta una stanza scavata nella roccia, con 4 enormi scheletri che, stando al giornale, superavano i 2 metri mentre uno arrivava addirittura a 2,5 metri.


Nel 1897 sempre il prestigioso quotidiano riportò invece la scoperta di tre tumuli a Maple Creek, in California. Sotto uno di essi pare fosse celato lo scheletro di un uomo alto almeno 3 metri. E nel 1908 scrisse che il signor Charles Clapp, responsabile di una miniera in Messico, al suo ritorno negli Usa, raccontò di aver scoperto una grotta con gli scheletri di 200 persone tutte di altezza superiore ai 2 metri e mezzo.


Il 24 gennaio del 1904 fu il Saint Paul Globe a pubblicare la notizia del dissotterramento di uno scheletro di 3,30 metri in Nevada, che un medico decretò appartenere a un uomo.


Il San Antonio Express parlò invece del ritrovamento da parte di un archeologo di un teschio grande il doppio di quello di un uomo normale, insieme ad ossa altrettanto gigantesche, vicino a Victoria nel Texas.


Nelle Americhe – d’altronde - non è raro sentire racconti di scheletri giganteschi con sei dita ed un cranio enorme. Specie tra i nativi. Nella tradizione degli Omaha, tribù pellerossa, è viva per esempio la leggenda dei Mu-a-lusha, esseri giganteschi giunti millenni prima da oltre l’Oceano pacifico. E proprio nei loro territori sarebbero stati ritrovati nel 1870 dei teschi di 60 centimetri. Come nelle isole Aleutine (Alaska) dove sarebbero venuti alla luce scheletri di proporzioni gigantesche.


Nel 1909, l’Arizona Gazette ed altri giornali riferirono della scoperta lungo il fiume Colorado. Fu l’esploratore G.E. Kincaid a parlare di una serie di caverne lunghe oltre un km e mezzo e di un ambiente con iscrizioni sconosciute, dove – sosteneva - riposavano mummie di 2,74 metri. Kincaid parlò in seguito di minacce ricevute, di prove raccolte fatte sparire e di chiusura della grotta a qualsiasi visitatore.


Il racconto sul mistero degli scheletri ha lo stesso canovaccio in ogni parte del mondo, in definitiva. Certo, la tradizione orale può aver trasformato le notizie, creato il mito. Ma non può esserci qualcosa di vero anche nel mito? Non può valer la pena di indagare?



Le notizie sui giornali


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