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CRISTIANESIMO E ISLAMISMO A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2023 15:35
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12/09/2012 23:00
 
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GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO 12 SETTEMBRE 2012
Chi tocca il Profeta muore: la geografia del terrore si allarga su tutto il pianeta. Sono numerosi e tragici i precedenti in cui l’Islam si è infuriato per il trattamento «irriguardoso» riservato in Occidente a Maometto. Dalla bufera per le vignette «sacrileghe» all’attacco all’ambasciata Usa a Bengasi, dalle reazioni planetarie al discorso papale di Ratisbona alla fatwa contro Salman Rushdie, dall’omicidio del leader populista olandese Pim Fortuyn a quello del regista olandese Theo van Gogh.

Come per lo stravolgimento del senso delle parole di Benedetto XVI durante il suo viaggio in Germania, stavolta la mistificazione è affidata al tam-tam che vuole attribuire alla Chiesa copta la genesi del film sulla vita del profeta Maometto, che secondo i salafiti egiziani è stato «prodotto da alcuni copti egiziani residenti degli Stati Uniti» e ritenuto offensivo per l’Islam. In realtà, secondo quanto «Vatican Insider» ha potuto verificare, sono i fondamentalisti islamici che in Egitto stanno soffiando sulla responsabilità della minoranza interna cristiana. Il regista della pellicola è un israeliano di passaporto americano residente in California che ha raccolto i cinque milioni di dollari necessari per la realizzazione del film da un centinaio di ebrei in prevalenza statunitensi. Sembra che il regista sia stato aiutato per la distribuzione del film da un’associazione di cristiani fondamentalisti e da un singolo cristiano copto, che con tale associazione condivide l’avversione per l’Islam. Quindi la Chiesa copta non c’entra nulla con la pellicola che sta infiammando il mondo islamico, tanto che le autorità religiose cristiane si sono dovute pronunciare contro il film denunciando qualunque provocazione verso i simboli religiosi.

Intanto però i Fratelli musulmani hanno convocato per venerdì al Cairo una manifestazione che rischia di fomentare una campagna di odio anticristiano. La lista dei precedenti è inquietante. Dalla pubblicazione nel settembre 2005 di alcune caricature di Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten e poi sul giornale norvegese Magazinet si sono moltiplicati gli episodi di proteste e violenze nel mondo contro obiettivi occidentali. Anno dopo anno.

Nel 2006: in Indonesia il 3 febbraio attaccata l'ambasciata di Danimarca a Giacarta, il 4 febbraio, a Damasco manifestanti danno alle fiamme le ambasciate di Danimarca e Norvegia. In Libano il 5 febbraio viene incendiata l'ambasciata di Danimarca a Beirut. In Pakistan: il 15 febbraio si registrano scontri a Lahore e a Peshawar, dove viene attaccata un'azienda norvegese, un fastfood americano e alcune banche. In Libia il 17 febbraio, dopo che alcuni giorni prima il ministro della Lega Nord, Roberto Calderoli, ha indossato una maglietta con la caricatura di Maometto, viene attaccato il consolato di Bengasi. Negli scontri muoiono 11 manifestanti.

Nel 2010 il 7 settembre, il pastore statunitense Terry Jones minaccia di bruciare pubblicamente il corano in occasione dell'anniversario dell'attacco alle Twin Tour, l'11 settembre. Gruppi fondamentalisti islamici sparsi nel mondo rispondono dicendosi pronti a bruciare bandiere degli Stati Uniti. Negli Usa l'11 settembre, Terry Jones giura che la sua chiesa non brucerà "né oggi, né mai" il Corano. Nel 2011: negli Stati Uniti: il 21 marzo, in una piccola chiesa di Gainesville in Florida viene bruciata una copia del corano, presente il pastore Jones. In Tunisia il 9 ottobre, viene assaltata la sede della tv privata Nessma a Tunisi, dopo la diffusione del cartone animato franco-iraniano "Persepolis". A provocare l'indignazione degli estremisti sarebbe stata in particolare una scena del film di animazione in cui la bambina protagonista si immagina Dio come un uomo barbuto: l'Islam proibisce ogni qualsiasi rappresentazione di Allah. In Tunisia il 14 ottobre viene attaccata con bombe Molotov la casa del presidente di Nessma Tv. Sempre in Tunisia il 3 maggio, il patron di Nessma tv, Nabib Karoui, è stato condannato al pagamento di una multa da 2.400 dinari (circa 1.300 euro) per aver violato i "sacri valori" trasmettendo lo scorso anno il cartone animato franco-iraniano Persepolis.

Nel 2012, in Afghanistan: nei primi giorni di febbraio, soldati Usa della base di hanno distrutto un numero importante di documenti islamici tra cui alcune copie del corano. Proteste e violenti scontri nel Paese. Ancora in Afghanistan: il 24 febbraio, il presidente americano Barack Obama ha presentato le sue scuse al Capo di Stato afgano Hamid Karzai per il rogo delle copie del Corano nella base Usa di Bagram. In Afghanistan il 25 febbraio attentato a Kabul contro il ministero dell'Interno afgano. Muoiono due consiglieri statunitensi. Nella rivendicazione dell'attacco si parla di "mancanza di rispetto degli invasori nei confronti degli oggetti sacri dell'islam, in particolare nel caso del rogo del corano nella base di Bagram". In Afghanistan il 2 marzo, il Consiglio degli Ulema chiede che i responsabili dell'oltraggio al Corano siano giudicati in un processo pubblico. In Afghanistan il 9 marzo, la base di Bagram passa sotto il controllo dell'esercito afgano. In Egitto l'11 settembre, migliaia di egiziani manifestano davanti all'ambasciata degli Stati Uniti al Cairo per protestare contro un film giudicato "anti-islam". Strappata la bandiera a stelle e strisce e sostituita con un drappo nero. In Libia il 12 settembre, l'ambasciatore americano e tre membri della delegazione diplomatica Usa in Libia sono stati uccisi nell'attacco di questa notte al consolato statunitense a Bengasi per protestare contro il film "Innocence of Muslim" (L'innocenza dei musulmani), realizzato da un israelo-americano, Sam Bacile. Il ministro vaticano del Dialogo Interreligioso, cardinale Tauran, di ritorno dal suo primo viaggio in Egitto, ha rilasciato un’intervista alla Radio Vaticana nella quale ha pronunciato parole di profetica gravità «La fede ci spinge ad amare il prossimo. E la parte musulmana ha insistito molto sul fatto che secondo il Corano in materia di religione non c’è costrizione.

E allora io ne ho approfittato per dire che questo è un principio molto bello, ma ci sono purtroppo dei paesi dove non viene applicato e ci sono situazioni in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto».

NdR    In alcuni paesi non solo c'è costrizione, ma se venisse professats una qualsiasi altra forma di fede diversa da quella musulmana, vi sarebbe la distruzione del credente.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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