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PER PREPARARSI AL MATRIMONIO

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2019 20:06
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12/03/2010 08:41
 
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La preparazione al matrimonio cristiano




La preparazione dei fidanzati al matrimonio è uno degli impegni prioritari di tutta l’azione pastorale della Chiesa.


Questa attenzione ha soprattutto l’obiettivo di far loro scoprire la gioia di vivere la vocazione cristiana e far sì che il matrimonio diventi sempre più un sacramento vissuto e non solo la celebrazione di un rito o l’inizio di un nuovo stato di vita, ponendo così i presupposti per la costruzione di una società migliore, più umana, più attenta alla persona, alle relazioni e più disposta ad investire nel futuro.



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CATEGRAFICI


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21/09/2013 22:56
 
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Convivenza, matrimonio, castità:
ragioni di una scelta

FidanzatiIn un articolo pubblicato a giugno sul sito americano Crisis magazine, l’autore Ryan Topping affronta con toni molto simpatici alcuni fra i temi più delicati della nostra epoca: la convivenza, la castità ed il matrimonio.

L’autore si sofferma solo brevemente sulle implicazioni logistiche dei preparativi al matrimonio (lista di nozze, elenco degli invitati, organizzazione della cerimonia, ecc.), per passare subito ad una serie di domande e risposte da lui raccolte negli anni in cui, insieme alla moglie, ha preparato molte coppie alle nozze. Proprio la convivenza è il tema centrale della prima domanda: “Giacché molte coppie sembrino essere felici di vivere insieme, cosa aggiungerebbe il matrimonio ad una gioia già condivisa?” A questo punto l’autore elenca una serie di statistiche (le fonti sull’articolo originale) che suggeriscono gli evidenti vantaggi del matrimonio.

Le donne sposate, innanzitutto, riferirebbero con maggiore probabilità di essere felici più di quanto non lo siano quelle divorziate o single. Secondo un recente studio, infatti, il 50% delle mogli descrive il proprio status emotivo come “molto buono o eccellente”; lo stesso dato si riscontra solo nel 27% delle donne single. Il matrimonio, inoltre, diminuirebbe la probabilità per una donna di subire abusi domestici: solo il 5 % delle donne sposate, infatti, segnala episodi di violenza rispetto al 14 % di quelle che convivono.

Un numero sempre maggiore di persone crede, tuttavia, che la convivenza abbia anche unvantaggio economico. A questo riguardo non è un caso se, negli Stati Uniti, dal 1970 ad oggi il numero dei conviventi sia salito da mezzo milione a 5 milioni di americani. Spiega l’autore:“Lungi dal rafforzare il vostro rapporto, se si va a convivere prima del matrimonio si avranno più probabilità di rompere la relazione. Una coppia di conviventi ha, infatti, il doppio delle possibilità di separarsi rispetto ad una sposata. Uno studio recente ha inoltre rivelato che il50% dei figli con genitori conviventi ha visto la fine della relazione tra i due partner rispetto al15% dei bambini nati da una coppia di coniugi. La verità è semplice: vivere insieme è difficile, soprattutto durante i primi anni. Senza un impegno preso in pubblico, permanente ed esclusivo, si hanno meno probabilità di farcela”.

Quest’ultima affermazione ci rimanda ad un recente articolo apparso sul sito della Nuova Bussola Quotidiana. In poche righe l’autore orienta il nostro sguardo sulle fondamenta della società italiana, spiegando perché l’unica forma legittima di unione contemplata dallaCostituzione sia quella matrimoniale.  Ma perché la convivenza intaccherebbe il bene comune? Scrive Tommaso Scandroglio“Prima di tutto perché la convivenza per sua natura è unlegame precario: metà di loro finirà entro un anno dalla nascita (Demography, 2006). Ciò non deve stupire dato che le coppie di fatto fanno della “prova” il cuore pulsante della convivenza e infatti escludono l’indissolubilità e l’esclusività del rapporto, le due proprietà che invece appartengono all’istituto del matrimonio. Se non le escludessero si sposerebbero, pare cosa evidente. Quindi le convivenze instaurano relazioni precarie e da ciò consegue che tutti i rapporti sociali, giuridici ed economici che derivano dalla convivenza sono anch’essi a rischio: contratti di locazione, mutui a due, cointestazione conti correnti, etc. Pensiamo anche al caso di un convivente che abbandona la partner e quest’ultima dipendeva economicamente dal suo compagno (nel matrimonio ha rilievo giuridico l’ingiusto abbandono del tetto coniugale, cioè è un dovere la co-abitazione tra coniugi, non così per i conviventi): ciò provocherà danni sociali ed economici che si rifletteranno anche sulla collettività. Lo Stato esige solidità dei rapporti tra i consociati perché questa solidità si riverbera su tutto il consesso sociale: la convivenza non garantisce per nulla questa stabilità di rapporti ed è quindi da scoraggiare”.

Secondo l’autore, inoltre, la convivenza non offrirebbe alcuna garanzia sull’educazione degli eventuali figli nati in seno a tale rapporto: “Tre bambini su quattro sperimentano la rottura della relazione prima di arrivare ai 16 anni di età (National Marriage Project – Rutgers University, New Jersey). Lo studio inoltre ci informa che questi bambini soffrono di seridisordini psicologici: asocialità, depressione, ansia, difficoltà di concentrazione, meno bravi a scuola (abbandono scolastico, anni ripetuti), attività sessuale precoce. E tutto ciò non è un buon guadagno per la società, soprattutto quando questi ragazzi fragili diventeranno un giorno adulti fragili, cioè cittadini-professionisti fragili. Quindi è per questo motivo che il nostro diritto di famiglia – eccetto alcuni diritti a cui abbiamo fatto cenno – rimane matrimonio-centrico. Perché solo la relazione coniugale fa bene alla persona – coniugi e figli – e fa bene alla società. Il nostro ordinamento cioè spinge verso il matrimonio e scoraggia altri tipi di unioni perché perniciose per la società. Riconoscere, non diciamo le unioni di fatto, ma anche solo i diritti dei conviventi è già erroneo perché favorisce le unioni di fatto e quindi favorisce la precarietà sociale”.

Ritornando al primo articolo preso in esame, credo sia interessante soffermarsi su altre questioni (troppo spesso taciute) sollevate dall’autore. In un’altra domanda una coppia chiedeva: “In gioventù frequentavamo l’ambiente parrocchiale, ma negli anni dell’università non abbiamo più praticato. Ci chiediamo se da sposati dovremmo ricominciare a seguire le funzioni liturgiche”. Per rispondere viene citata un’indagine condotta in America nel biennio 2010-2011. Secondo lo studio le coppie sposate con figli in cui entrambi i genitori concordano sul fatto che Dio è al centro del loro matrimonio hanno almeno il 26% in più di probabilità di sperimentare un rapporto molto sereno rispetto alle coppie che non condividono questo valore.

E per quanto riguarda il divorzio, l’autore tiene a precisare che farlo “per il bene dei figli” non è altro che una sciocca scusa. Secondo un’indagine retrospettiva condotta da Scientific American, le persone i cui genitori si sono separati quando erano giovani hanno più difficoltà a formare e mantenere relazioni affettive, una maggiore insoddisfazione matrimoniale ed un tasso più elevato di divorzio. Un bambino cresciuto da una madre non sposata ha inoltre un rischio sette volte maggiore di essere povero: in altre parole i bambini che non hanno genitori coniugati rappresentano il 27% di tutti i bambini degli Stati Uniti ed il 62% di tutti i bambini in stato di povertà. Continua Topping: “I figli di una mamma single sono meno sicuririspetto agli altri bambini: un bambino che vive solo con sua madre ha una probabilità 14 volte maggiore di subire abusi rispetto ad un bambino che vive con genitori sposati, mentre un bambino la cui madre convive con un uomo che non è il suo padre biologico ha un rischio 33 volte più alto di soffrire per gravi violenze fisiche”.

Un altro tema su cui l’autore si sofferma è quello della sessualità, in particolare il controllo delle nascite. Chiede una coppia: “Vorremmo aspettare uno o due anni prima di avere un figlio: sia la pillola che i metodi naturali hanno lo scopo di evitare una gravidanza, qual è, dunque, la  loro differenza?” Come spiega Ryan Topping, la questione non sta nel “fine” che si vuole raggiungere, ma nel “mezzo” utilizzato. Su questo sito abbiamo più volte espresso la posizione della Chiesa in termini di contraccezione. In un articolo di un anno fa, ad esempio, citavamo lo stralcio di un discorso tenuto da Giovanni Paolo II in occasione dell’Angelusdomenicale. Il Papa ha spiegato che in tema di procreazione e sessualità il pensiero della Chiesa non è, come purtroppo si pensa sempre di più, l’invito ad una fecondità esagerata.

“Nella generazione della vita – ha spiegato Papa Wojtyla -gli sposi realizzano una delle dimensioni più alte della loro vocazione: sono collaboratori di Dio. Proprio per questo sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile. Nel prendere la decisione di generare o di non generare gli sposi devono lasciarsi ispirare non dall’egoismo né dalla leggerezza ma da una generosità prudente e consapevole, che valuta le possibilità e le circostanze, e soprattutto che sa porre al centro il bene stesso del nascituro. Quando dunque si ha motivo per non procreare [il Catechismo della Chiesa Cattolica parla di “validi motivi”, che non siano, quindi, frutto di egoismo, nda] questa scelta è lecita, e potrebbe persino essere doverosa. Resta però anche il dovere di realizzarla con criteri e metodi che rispettino la verità totale dell’incontro coniugale nella sua dimensione unitiva e procreativa, quale è sapientemente regolata dalla natura stessa nei suoi ritmi biologici. Essi possono essere assecondati e valorizzati, ma non violentati con artificiali interventi”Per un ulteriore approfondimento sulla reale posizione della Chiesa in tema di fecondità coniugale, rimando al sito della Confederazione Italiana dei centri per la Regolazione Naturale della Fertilità.

 Il matrimonio è certamente un balzo nel vuoto, l’atto coraggioso che scaturisce da una fede profonda. E benché nell’attuale contesto socio-economico anche le coppie cristiane si possano sentire scoraggiate nella certezza di un amore “per tutta la vita”, la Chiesa non ha mai smesso di proporre strumenti adeguati al discernimento delle anime. L’esempio peculiare è chiaramente quello della castità prematrimoniale, valore ormai dimenticato anche da molti cattolici.

Eppure l’esercizio della continenza è una virtù che porta molto frutto perché educa a considerare l’altro per quello che è, e non per quello che noi vorremmo che fosse. Lungi dal rivelarsi deludente, escludere il sesso da un rapporto di coppia sarebbe dunque una strategia imprescindibile per prepararsi al matrimonio. Interessante a questo riguardo un recente articolopubblicato sul portale Zenit. Scrive l’autore: “Attualmente il “permissivismo” morale è enorme. L’“educazione sessuale” trasmessa dai mezzi di comunicazione di massa, ma anche dalla scuola, dice: “Fa’ ciò che vuoi, sia con preservativi sia senza, di nascosto, senza dire nulla ai tuoi genitori”. Per vincere questo ambiente così ostile e irresponsabile è necessaria una vera educazione alla castità, a protezione appunto dell’autentico amore. E il periodo di fidanzamento serve a questo: per far crescere la coppia nella reciproca conoscenza è indispensabile elaborare progetti comuni, al fine di raggiungere virtù indispensabili alla vita matrimoniale. Se la coppia vive bene questo periodo, senza giungere ad avere intimità tipiche della vita matrimoniale, si formerà nella scuola della fedeltà. In altre parole, si manterrà una maggiore fedeltà all’interno del matrimonio, se se si è conservata la purezza del legame durante il fidanzamento. […] Attualmente le persone “usano” il sesso come se fosse un gioco. E cosa succede? Ogni volta sempre meno persone riescono a raggiungere l’opportunità di scelte definitive e sempre meno persone si sposano. L’atto matrimoniale, al quale Dio volle unire anche un piacere sensibile, deve produrre un piacere superiore, di natura spirituale: la gioia, cioè, di sapersi uniti alla volontà di Dio”.

Filippo Chelli

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11/11/2013 18:43
 
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PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA
FAMIGLIA

PREPARAZIONE AL SACRAMENTO
DEL MATRIMONIO

PREMESSA

1. La preparazione al matrimonio, alla vita coniugale e familiare, è di rilevante importanza per il bene della Chiesa. Di fatto il sacramento del Matrimonio ha un grande valore per l'intera comunità cristiana e, in primo luogo, per gli sposi, la cui decisione è tale che non potrebbe essere soggetta all'improvvisazione o a scelte affrettate. In altre epoche tale preparazione poteva contare sull'appoggio della società, la quale riconosceva i valori e i benefici del matrimonio. La Chiesa, senza intoppi o dubbi, tutelava la sua santità, consapevole del fatto che il sacramento del Matrimonio rappresentava una garanzia ecclesiale, quale cellula vitale del Popolo di Dio. L'appoggio ecclesiale era, almeno nelle comunità realmente evangelizzate, fermo, unitario, compatto. Erano rare, in genere, le separazioni e i fallimenti dei matrimoni e il divorzio veniva considerato come una « piaga » sociale (cfr. Gaudium et Spes = GS 47).

Oggi, al contrario, in non pochi casi, si assiste ad un accentuato deterioramento della famiglia e ad una certa corrosione dei valori del matrimonio. In numerose nazioni, soprattutto economicamente sviluppate, l'indice di nuzialità si è ridotto. Si suole contrarre matrimonio in un'età più avanzata e aumenta il numero dei divorzi e delle separazioni, anche nei primi anni di tale vita coniugale. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una inquietudine pastorale, mille volte ribadita: Chi contrae matrimonio, è realmente preparato a questo? Il problema della preparazione al sacramento del Matrimonio, e alla vita che ne segue, emerge come una grande necessità pastorale innanzitutto per il bene degli sposi, per tutta la comunità cristiana e per la società. Perciò crescono dovunque l'interesse e le iniziative per fornire risposte adeguate e opportune alla preparazione al sacramento del Matrimonio.

2. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, mantenendo un contatto permanente con le Conferenze Episcopali e i Vescovi, in occasione di vari incontri, riunioni e soprattutto delle visite « ad limina », ha seguito con attenzione la preoccupazione pastorale per quanto concerne la preparazione e la celebrazione del sacramento del Matrimonio e la vita che ne segue, ed è stato ripetutamente invitato ad offrire uno strumento per la preparazione dei fidanzati cristiani, qual è la presente traccia. Essa si avvantaggia anche dell'apporto di tanti Movimenti Apostolici, Gruppi e Associazioni che collaborano nella pastorale familiare e che hanno offerto il loro appoggio, i loro consigli e l'esperienza per l'elaborazione di questo documento orientativo.

La preparazione al matrimonio costituisce un momento provvidenziale e privilegiato per quanti si orientano verso questo sacramento cristiano, e un Kayrós, cioè un tempo in cui Dio interpella i fidanzati e suscita in loro il discernimento per la vocazione matrimoniale e la vita alla quale introduce. Il fidanzamento si iscrive nel contesto di un denso processo di evangelizzazione. Di fatto confluiscono nella vita dei fidanzati, futuri sposi, questioni che incidono sulla famiglia. Essi sono pertanto invitati a comprendere cosa significhi l'amore responsabile e maturo della comunità di vita e di amore quale sarà la loro famiglia, vera chiesa domestica che contribuirà ad arricchire tutta la Chiesa.

L'importanza della preparazione implica un processo di evangelizzazione che è maturazione e approfondimento nella fede. Se la fede è debilitata e quasi inesistente (cfr. Familiaris Consortio = FC 68), è necessario ravvivarla e non si può escludere un'esigente e paziente istruzione che susciti ed alimenti l'ardore di una fede viva. Soprattutto là dove l'ambiente è andato paganizzandosi, sarà particolarmente consigliabile un « itinerario che ricalchi i dinamismi del catecumenato » (FC 66) e una presentazione delle fondamentali verità cristiane che aiutino ad acquistare o a rafforzare la maturità della fede dei contraenti. Il momento privilegiato della preparazione al matrimonio è augurabile che si trasformi, all'insegna della speranza, in una Nuova Evangelizzazione per le future famiglie.

3. Mettono in evidenza tale peculiare attenzione gli insegnamenti del Concilio Vaticano II (GS 52), gli orientamenti del Magistero Pontificio (FC 66), la stessa normativa ecclesiale (Codex Iuris Canonici = CIC, can. 1063; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium = CCEO, can. 783), il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1632) ed altri documenti del Magistero, tra i quali la Carta dei Diritti della Famiglia. I due più recenti documenti del Magistero Pontificio — la Lettera alle Famiglie Gratissimam Sane e l'Enciclica Evangelium Vitae (= EV) — costituiscono un notevole aiuto per il nostro compito.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, attento, come è stato detto, a ripetute sollecitudini, ha iniziato la riflessione sul tema, concentrandosi maggiormente sui « corsi di preparazione », in linea con la stessa Esortazione Apostolica Familiaris Consortio ed ha pertanto percorso un itinerario di redazione del tipo seguente.

Nell'anno 1991 il Consiglio ha dedicato la sua Assemblea Plenaria (30 settembre-5 ottobre) al tema della preparazione al sacramento del Matrimonio, per il quale il Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia e le coppie di coniugi che ne fanno parte hanno offerto abbondante materiale per la stesura di una prima bozza. Quindi, in data 8-13 luglio 1992, è stato convocato un gruppo di lavoro composto da pastori, consultori ed esperti i quali hanno rielaborato una seconda bozza che è stata inviata alle Conferenze Episcopali per ottenere contributi e suggerimenti complementari. Le risposte che sono pervenute in gran numero, con opportuni suggerimenti, sono state studiate e inserite nella successiva bozza da un gruppo di lavoro nel 1995. Questo Consiglio presenta ora il documento-guida che viene offerto come base per il lavoro pastorale relativo alla preparazione al sacramento del Matrimonio. Esso sarà di speciale utilità alle Conferenze Episcopali nella stesura del loro Direttorio, ed anche per un maggiore impegno pastorale nelle diocesi, nelle parrocchie e nei movimenti apostolici (cfr. FC 66).

4. La « magna charta » per le famiglie, qual è la citata Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, aveva già messo in rilievo che: « I mutamenti sopravvenuti in seno a quasi tutte le società moderne esigono che non solo la famiglia, ma anche la società e la Chiesa siano impegnate nello sforzo di preparare adeguatamente i giovani alle responsabilità del loro domani (...) Per questo la Chiesa deve promuovere migliori e più intensi programmi di preparazione al matrimonio, per eliminare, il più possibile, le difficoltà in cui si dibattono tante coppie ed ancor più per favorire positivamente il sorgere e il maturare dei matrimoni riusciti » (FC 66).

Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che vi sia « la preparazione personale alla celebrazione del matrimonio, per cui gli sposi si dispongano alla santità e ai doveri del loro nuovo stato » (CIC can. 1063, 2; CCEO can. 783, § 1), disposizione presente anche nell'Ordo celebrandi matrimonium 12.

E nel suo discorso all'Assemblea Plenaria del Consiglio per la Famiglia (4 ottobre 1991) il Santo Padre aggiungeva: « Quanto più grandi sono le difficoltà ambientali per conoscere la verità del sacramento cristiano e dello stesso istituto matrimoniale, tanto maggiori debbono essere gli sforzi per preparare adeguatamente gli sposi alle loro responsabilità ». E continuava, anche con osservazioni più concrete in riferimento ai corsi propriamente detti: « Voi avete potuto osservare che, stante la necessità di realizzare tali corsi nelle parrocchie, in considerazione dei risultati positivi dei vari metodi usati, sembra conveniente che si proceda ad una precisazione dei criteri da adottare, sotto forma di Guida o di Direttorio, per offrire un valido aiuto alle Chiese particolari ». Tanto più che all'interno delle Chiese particolari, per parti « "del popolo della vita e per la vita", decisiva è la responsabilità della famiglia: è una responsabilità che scaturisce dalla sua stessa natura — quella di essere comunità di vita e di amore, fondata sul matrimonio — e dalla sua missione di "custodire, rivelare e comunicare l'amore" » (EV 92 e cfr. FC 17).

5. A tal fine il Pontificio Consiglio per la Famiglia offre questo documento che ha per oggetto la preparazione al sacramento del Matrimonio e la sua celebrazione.

Le linee che emergono costituiscono un itinerario per la preparazione remota, prossima e immediata al sacramento del Matrimonio (cfr. FC 66). Il materiale qui fornito è destinato in primo luogo alle Conferenze Episcopali, ai singoli Vescovi e ai loro collaboratori per la pastorale della preparazione al matrimonio, ma — e non potrebbe essere in modo diverso — i fidanzati stessi sono coinvolti e sono oggetto della preoccupazione pastorale della Chiesa.

6. Particolare attenzione pastorale dovrà essere riservata nei confronti dei fidanzati che si trovano in situazioni speciali, previste dal CIC, can. 1071, 1072 e 1125, dal CCEO, can. 789 e 814, per le quali le linee che saranno tracciate nel documento, anche quando non potranno essere applicate totalmente, possono essere comunque utili per un retto orientamento e un doveroso accompagnamento dei fidanzati stessi.

La Chiesa, fedele alla volontà e all'insegnamento di Cristo, con la propria legislazione, esprime la sua carità pastorale nella cura di ogni situazione dei fedeli. I criteri offerti sono strumenti di positivo aiuto, e non devono essere presi come ulteriori esigenze costrittive.

7. La motivazione dottrinale di fondo che ispira il documento-guida nasce dal convincimento che il matrimonio è un bene che trae la sua origine dalla Creazione e che perciò affonda le sue radici nella natura umana. « Non avete letto come il Creatore da principio li fece maschio e femmina? E disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie, e i due saranno una sola carne » (Mt 19, 4-5). Pertanto, quello che la Chiesa realizza in favore della famiglia e del matrimonio contribuisce certamente al bene della società in quanto tale e di tutti gli uomini. Il matrimonio cristiano, pur nella sua espressione di novità di vita, realizzata dal Cristo Risorto, esprime sempre la verità dell'amore coniugale ed è come una profezia che annuncia, in modo chiaro, l'esigenza vera dell'essere umano: uomo e donna, chiamati, fin dalla loro origine, a vivere nella comunione di vita e di amore e nella complementarità che portino a conseguire il potenziamento della dignità umana dei coniugi, il bene dei figli e quello della stessa società, con « la difesa e la promozione della vita... compito e responsabilità di tutti » (EV 91).

8. Per questo il presente documento contempla sia le realtà umane naturali proprie dell'istituzione divina, sia quelle specifiche del sacramento istituito da Cristo, e si articola, in concreto, in tre parti:

1) L'importanza della preparazione al matrimonio cristiano;

2) Le tappe o momenti della preparazione;

3) La celebrazione del matrimonio.
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I

L'IMPORTANZA DELLA PREPARAZIONE
AL MATRIMONIO CRISTIANO

9. Punto di partenza per un itinerario di preparazione al matrimonio è la consapevolezza che il patto coniugale è stato assunto ed elevato dal Signore Gesù Cristo, in forza dello Spirito Santo, a sacramento della Nuova Alleanza. Associa i coniugi all'amore oblativo di Cristo Sposo verso la Chiesa Sua Sposa (cfr. Ef 5, 25-32) rendendoli immagine e partecipazione di questo amore, fa di loro una lode al Signore e santifica l'unione coniugale e la vita dei fedeli cristiani che lo celebrano, dando origine alla famiglia cristiana, chiesa domestica e « prima e vitale cellula della società », (Apostolicam Actuositatem, 11) e « santuario della vita » (EV 92 ed anche nn. 6, 88, 94). Il sacramento è quindi celebrato e vissuto nel cuore della Nuova Alleanza, cioè nel mistero pasquale. È Cristo, Sposo in mezzo ai suoi (cfr. Gratissimam Sane, 18; Mt 9, 15), che è fonte di tutte le energie. Le coppie e le famiglie cristiane pertanto non sono isolate né abbandonate.

Per i cristiani il matrimonio, che ha la sua origine in Dio creatore, implica inoltre una vera vocazione ad un particolare stato e vita di grazia. Tale vocazione, per essere portata alla sua maturazione, richiede un'adeguata e speciale preparazione, ed è uno specifico cammino di fede e d'amore, tanto più che questa vocazione è data alla coppia per il bene della Chiesa e della società. E questo con tutto il significato e la forza di un impegno pubblico, preso davanti a Dio e alla società, che va oltre i limiti individuali.

10. Il matrimonio, come comunità di vita e di amore, sia come istituzione divina naturale e sia come sacramento, nonostante le difficoltà presenti, conserva sempre in sé una sorgente di energie formidabili (cfr. FC 43), che con la testimonianza degli sposi, può diventare una Buona Novella, e contribuire fortemente alla nuova evangelizzazione e assicurare il futuro della società. Tali energie richiedono tuttavia di essere scoperte, apprezzate e valorizzate dagli sposi stessi e dalla comunità ecclesiale nella fase che precede la celebrazione del matrimonio e ne costituisce la preparazione.

Vi sono numerosissime diocesi nel mondo impegnate a ricercare forme di una sempre più confacente preparazione al matrimonio. Sono molte le esperienze positive che sono state trasmesse al Pontificio Consiglio per la Famiglia e che, senza dubbio, si vanno sempre più consolidando e che apporteranno un valido aiuto, se conosciute e valorizzate in seno alle Conferenze Episcopali e da ciascun Vescovo nella pastorale delle Chiese locali.

Ciò che qui viene chiamato Preparazione comprende un ampio ed esigente processo di educazione alla vita coniugale, la quale deve essere considerata nell'insieme dei suoi valori. Per questo la preparazione al matrimonio, se si considera il momento psicologico e culturale attuale, rappresenta un'urgente necessità. Di fatto è educare al rispetto e alla custodia della vita, che nel Santuario delle famiglie deve diventare una vera e propria cultura della vita umana in tutte le sue manifestazioni e stadi per coloro che fanno parte del popolo della vita e per la vita (cfr. EV 6, 78, 105). La realtà stessa del matrimonio è così ricca che richiede dapprima un processo di sensibilizzazione affinché i fidanzati sentano la necessità di prepararvisi. La pastorale familiare orienti pertanto i suoi migliori sforzi per qualificare tale preparazione, ricorrendo anche a sussidi di pedagogia e psicologia di sano orientamento.

In un altro documento, recentemente pubblicato (8 dicembre 1995) dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e intitolato Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, lo stesso Consiglio va incontro alle famiglie nel loro compito di formazione dei figli sulla sessualità.

11. Infine è diventata più impellente la sollecitudine della Chiesa in ordine a questo argomento per le circostanze attuali — a cui si è accennato sopra — nelle quali si constatano, da una parte, il recupero di valori e di aspetti importanti del matrimonio e della famiglia e si riconosce il fiorire di testimonianze gioiose di innumerevoli coniugi e famiglie cristiane. D'altra parte aumenta il numero di coloro che ignorano o rifiutano le ricchezze del matrimonio con un tipo di sfiducia che arriva a dubitare o respingere i suoi beni e valori (cfr. GS 48). Oggi si osserva, allarmati, il dilagare di una « cultura » o di una mentalità sfiduciata nei riguardi della famiglia come valore necessario per gli sposi, per i figli e per la società. Ci sono atteggiamenti e misure, contemplate nelle legislazioni, che non aiutano la famiglia fondata sul matrimonio e negano perfino i suoi diritti. Difatti, una atmosfera di secolarizzazione si è andata diffondendo in diverse parti del mondo e coinvolge specialmente i giovani e li sottomette alla pressione di un ambiente di secolarismo nel quale si finisce per perdere il senso di Dio e di conseguenza si perde anche il senso profondo dell'amore sponsale e della famiglia. Non è negare la verità di Dio, chiudere la stessa fonte e sorgente di questo intimo mistero? (cfr. GS 22). La negazione di Dio nelle diverse forme implica spesso il rifiuto delle istituzioni e delle strutture che appartengono al disegno di Dio, iniziato a concretizzarsi fin dalla Creazione (cfr. Mt 19, 3ss). In tal modo tutto è concepito come frutto dell'umana volontà e/o di consensi che possono mutare.

12. Nei paesi dove il processo di scristianizzazione è più diffuso, si evidenzia la preoccupante crisi dei valori morali e, in particolare, la perdita dell'identità del matrimonio e della famiglia cristiana, e quindi del senso stesso del fidanzamento. A queste perdite si affianca la crisi di valori all'interno della famiglia, a cui contribuisce un clima di diffusa permissività, anche legale. Ciò è incentivato non poco dai mezzi di comunicazione sociale che esibiscono modelli contrari come se fossero veri valori. Viene così a formarsi un tessuto apparentemente culturale che si offre alle nuove generazioni come alternativo alla concezione della vita coniugale e del matrimonio, al suo valore sacramentale e ai suoi legami con la Chiesa.

Fenomeni che confermano queste realtà e che rafforzano detta cultura sono legati a nuovi stili di vita che svalutano le dimensioni umane dei contraenti, con disastrose conseguenze per la famiglia. Tra essi qui si ricordano il permissivismo sessuale, il calo dei matrimoni o il continuo procastinarli, l'aumento dei divorzi, la mentalità contraccettiva, il diffondersi dell'aborto volontario, il vuoto spirituale e l'insoddisfazione profonda che contribuiscono alla diffusione della droga, dell'alcolismo, della violenza e del suicidio fra gli stessi giovani e gli adolescenti.

In altre aree del mondo le situazioni di sottosviluppo, fino all'estrema povertà, alla miseria, nonché la compresenza di elementi culturali avversi o estranei alla visione cristiana, rendono difficile e precaria la stessa stabilità della famiglia ed il costituirsi di una profonda educazione all'amore cristiano.

13. Ad aggravare la situazione contribuiscono le leggi permissive, con tutta la forza nel forgiare una mentalità che ferisce le famiglie (cfr. EV 59), in fatto di divorzio, aborto, libertà sessuale. Molti mezzi di comunicazione1 diffondono, e collaborano a rassodare, un clima di permissività e formano un tessuto che impedisce ai giovani la normale crescita nella fede cristiana, il legame con la Chiesa e la scoperta del valore sacramentale del matrimonio e delle esigenze che derivano dalla sua celebrazione. E' vero che un'educazione al matrimonio è stata sempre necessaria, ma la cultura cristiana ne permetteva una più facile impostazione ed assimilazione. Oggi questo è, a volte, più laborioso e più urgente.

14. Per tutte queste ragioni, Sua Santità Giovanni Paolo II, nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio — che raccoglie i frutti del Sinodo sulla Famiglia del 1980 — indica che « più che mai necessaria è ai nostri giorni la preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare » (FC 66) e urge « promuovere migliori e più intensi programmi di preparazione al matrimonio, per eliminare, il più possibile, le difficoltà in cui si dibattono tante coppie e ancor più per favorire positivamente il sorgere e il maturare di matrimoni riusciti » (Ibid.).

Nella stessa direzione, e con il fine di rispondere in modo organico alle minacce ed esigenze del momento presente, risulta opportuno che le Conferenze Episcopali si facciano premura di pubblicare « un Direttorio per la pastorale della famiglia » (Ibid.). In esso vanno ricercati e delineati gli elementi ritenuti necessari per una pastorale più incisiva che tenda a recuperare l'identità cristiana del matrimonio e della famiglia, affinché la famiglia stessa arrivi ad essere una comunità di persone al servizio della vita umana e della fede, cellula prima e vitale della società, comunità credente ed evangelizzatrice, vera « Chiesa domestica, centro di comunione e di servizio ecclesiale »(Ibid.), « chiamata ad annunciare, celebrare e servire il Vangelo della vita » (EV 92, ed anche nn. 28, 78, 79, 105).

15. Data l'importanza del tema, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, prendendo conoscenza delle distinte iniziative che sono sorte in questa direzione da parte di non poche Conferenze Episcopali e di molti Vescovi diocesani, invita a proseguire con rinnovato impegno in questo servizio pastorale. Essi hanno approntato un utile materiale per dare un contributo alla preparazione al matrimonio e all'accompagnamento della vita familiare. In continuità con le direttive della Sede Apostolica, il Pontificio Consiglio offre questi spunti di riflessione riferiti esclusivamente ad una parte del succitato Direttorio: quella relativa alla preparazione al sacramento del Matrimonio. Essa può così servire per meglio delineare e sviluppare quegli aspetti necessari alla preparazione adeguata al matrimonio e alla vita della famiglia cristiana.

16. La Parola di Dio, vivente nella tradizione della Chiesa e approfondita dal Magistero, sottolinea che il matrimonio implica per gli sposi cristiani la risposta alla vocazione di Dio e l'accettazione della missione ad essere segno dell'amore di Dio per tutti i membri della famiglia umana, essendo partecipazione dell'alleanza definitiva di Cristo con la Chiesa. Perciò gli sposi diventano cooperatori del Creatore e Salvatore nel dono dell'amore e della vita. Per questo la preparazione al matrimonio cristiano si può qualificare come un itinerario di fede, che non termina con la celebrazione del matrimonio ma che continua in tutta la vita familiare, così la nostra prospettiva non si chiude nel matrimonio come atto, nel momento della celebrazione, ma come stato permanente. Anche per questo la preparazione è una « privilegiata occasione perché i fidanzati riscoprano e approfondiscano la fede ricevuta col Battesimo e nutrita con l'educazione cristiana. In tal modo riconoscono e liberamente accolgono la vocazione a vivere la sequela di Cristo e il servizio del Regno di Dio nello stato matrimoniale » (FC 51).

I Vescovi sono consapevoli della necessità urgente e indispensabile di proporre ed articolare itinerari di formazione specifica, nel quadro di un processo di formazione cristiana che sia graduale e continuo (cfr. Ordo celebrandi matrimonium, 15). Non sarà inutile, infatti, ricordare che una vera preparazione è orientata ad una consapevole e libera celebrazione del sacramento del Matrimonio. Ma questa celebrazione è fonte ed espressione di implicanze più impegnative e permanenti.

17. Risulta dall'esperienza di molti pastori ed educatori che il periodo del fidanzamento può essere tempo di scoperta reciproca, ma anche di approfondimento di fede e perciò tempo di speciali doni soprannaturali per una spiritualità personale e interpersonale; purtroppo per parecchi questo periodo, destinato alla maturazione umana e cristiana, può venire turbato da un uso irresponsabile della sessualità che non giova alla maturazione dell'amore sponsale. E, perciò, alcuni arrivano a una specie di apologia delle relazioni pre-matrimoniali.

Un felice esito dell'approfondimento nella fede dei fidanzati è condizionato anche dalla loro precedente formazione. D'altra parte, il modo come viene vissuto questo periodo avrà certamente un'influenza sulla vita futura dei coniugi e della famiglia. Di qui la decisiva importanza dell'aiuto che viene offerto dalle rispettive famiglie e da tutta la comunità ecclesiale ai fidanzati. Esso è fatto anche di preghiera; significativa a questo proposito è la benedizione dei fidanzati prevista nel De benedictionibus (nn. 195-214), dove si rammentano i segni di questo impegno iniziale: l'anello, lo scambio reciproco di doni o altre consuetudini (nn. 209-210). Occorre comunque riconoscere lo spessore umano del fidanzamento, riscattandolo da ogni approccio banale.

Pertanto, sia la ricchezza del matrimonio che del sacramento del Matrimonio, sia il decisivo rilievo che assume il periodo del fidanzamento, oggi spesso prolungato per più anni (con le difficoltà di diverso genere che una simile situazione implica), sono ragioni che richiedono una particolare solidità di questa formazione.

18. Ne segue che la programmazione diocesana e parrocchiale — con piani pastorali che privilegino la pastorale familiare, la quale arricchisce l'insieme della vita ecclesiale — suppone che il compito formativo trovi il suo spazio adeguato e il suo sviluppo e che, tra le diocesi e negli ambiti delle Conferenze Episcopali, le migliori esperienze possano essere verificate e comunicate in uno scambio delle esperienza pastorali. Risulta perciò anche importante conoscere le forme di catechesi e di educazione che vengono offerte agli adolescenti, sui vari tipi di vocazione e sull'amore cristiano, gli itinerari che vengono elaborati per i fidanzati, le modalità con cui vengono inserite in questa formazione le coppie di sposi più maturi nella fede e le migliori esperienze volte a creare un clima spirituale e culturale idoneo per i giovani che si avviano al matrimonio.

19. Nel processo di formazione, secondo quanto è ricordato anche nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, occorre distinguere tre tappe o momenti principali nella preparazione al matrimonio: remota, prossima e immediata.

Le mete particolari proprie di ogni tappa saranno raggiunte se i fidanzati — oltre alle fondamentali qualità umane e le basilari verità di fede — conosceranno anche i principali contenuti teologico-liturgici che scandiscono le differenti fasi della preparazione. Di conseguenza i fidanzati, nello sforzo di adeguare la loro vita a quei valori, conseguiranno quella vera formazione che li dispone alla vita di coniugi.

20. La preparazione al matrimonio deve iscriversi nell'urgenza di evangelizzare la cultura — permeandola nelle radici (cfr. Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi, 19) — in tutto ciò che riguarda l'istituzione del matrimonio: far penetrare lo spirito cristiano nelle menti e nei comportamenti, nelle leggi e nelle strutture della comunità dove i cristiani vivono (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2105). Questa preparazione, sia implicita che esplicita, costituisce un aspetto dell'evangelizzazione, tanto da poter approfondire la forza dell'affermazione del Santo Padre: « La famiglia è il cuore della Nuova Evangelizzazione » (...). La preparazione stessa « è un compito che riguarda innanzitutto i coniugi, chiamati ad essere trasmettitori della vita, sulla base di una sempre rinnovata consapevolezza del senso della generazione, come evento privilegiato nel quale si manifesta che la vita umana è un dono ricevuto per essere a sua volta donato » (EV 92).

Oltre ai valori religiosi, il matrimonio, come fondamento della famiglia, riversa sulla società abbondanti beni e valori che rinsaldano la solidarietà, il rispetto, la giustizia e il perdono nei rapporti personali e collettivi. A sua volta la famiglia, fondata sul matrimonio, attende dalla società « di essere riconosciuta nella sua identità e accettata nella sua soggettività sociale » (Gratissimam Sane, 17), e diventare così « cuore della civiltà dell'amore » (Ibid., 13).

Tutta la diocesi deve essere impegnata in questo compito ed offrire il debito sostegno. L'ideale sarebbe creare una Commissione diocesana per la preparazione al matrimonio, integrata da un gruppo per la pastorale familiare composto da coppie di sposi con esperienza parrocchiale, da movimenti, da esperti.

Compito di tale Commissione diocesana sarebbe quello della formazione, dell'accompagnamento e del coordinamento, in collaborazione con centri, a vari livelli, impegnati in questo servizio. La Commissione, a sua volta, dovrebbe essere formata da reti di equipe di laici scelti che collaborino alla preparazione in senso ampio, e non solo ai corsi. Essa dovrebbe avvalersi dell'aiuto di un coordinatore, normalmente presbitero, a nome del Vescovo. Se il coordinamento venisse affidato ad un laico o ad una coppia sarebbe opportuna l'assistenza di un presbitero.

Tutto ciò deve rientrare nell'ambito organizzativo della diocesi, con le sue corrispondenti strutture, quali possibili zone a cui è preposto un Vicario Episcopale e i vicari foranei.
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11/11/2013 18:45
 
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II

LE TAPPE O MOMENTI DELLA PREPARAZIONE

21. Le tappe o momenti di cui si dirà non sono rigidamente definiti. Infatti non si possono fissare né in rapporto all'età dei destinatari, né in rapporto alla durata. Tuttavia è utile conoscerle come itinerari e strumenti di lavoro, soprattutto per i contenuti da trasmettere. Sono articolate in preparazione remota, prossima e immediata.

A. Preparazione remota

22. La preparazione remota abbraccia l'infanzia, la fanciullezza e l'adolescenza e si svolge soprattutto nella famiglia, ed anche nella scuola e nei gruppi di formazione, come validi aiuti di essa. E' il periodo in cui va trasmessa e come istillata la stima per ogni autentico valore umano, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali, con quanto ciò comporta per la formazione del carattere, per il dominio e la stima di sé, per il retto uso delle proprie inclinazioni, per il rispetto anche verso le persone dell'altro sesso. E' richiesta, inoltre, specialmente per i cristiani, una solida formazione spirituale e catechetica (cfr. FC 66).

23. Nella Lettera alle Famiglie Gratissimam Sane, Giovanni Paolo II ricorda due verità fondamentali nel compito dell'educazione: « la prima è che l'uomo è chiamato a vivere nella verità e nell'amore; la seconda è che ogni uomo si realizza attraverso il dono sincero di sé » (n. 16). L'educazione dei bambini inizia quindi prima della nascita, nell'ambiente in cui la vita nuova del nascituro è attesa ed accolta, specialmente con il dialogo di amore della madre con la sua creatura (cfr. Ibid., 16), e continua nell'infanzia dato che l'educazione è « prima di tutto un' "elargizione" di umanità da parte di ambedue i genitori: essi comunicano insieme la loro umanità matura al neonato » (Ibid.). « Nella procreazione di una nuova vita i genitori avvertono che il figlio "se è frutto della loro reciproca donazione d'amore, è, a sua volta, un dono per ambedue, un dono che scaturisce dal dono" » (EV 92).

L'educazione cristiana nel suo senso integrale, che implica la trasmissione e il radicamento dei valori umani e cristiani — come afferma il Concilio Vaticano II — « non comporta solo quella maturità propria dell'umana persona, ma tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto... si preparino a vivere la propria vita secondo l'uomo nuovo nella giustizia e nella santità della verità » (Gravissimum Educationis, 2).

24. Non può mancare, in questo periodo, anche una leale e coraggiosa educazione alla castità, all'amore come dono di sé. La castità non è mortificazione dell'amore, ma condizione di autentico amore. Infatti, se la vocazione all'amore coniugale è vocazione al dono di sé nel matrimonio, è necessario arrivare a possedere se stessi per potersi veramente donare.

A questo riguardo è importante l'educazione sessuale ricevuta dai genitori nei primi anni della fanciullezza e adolescenza, come è stato indicato dal documento di questo Pontificio Consiglio per la Famiglia già ricordato sopra al n. 10.

25. In questa tappa o momento della preparazione remota sono da raggiungere degli obiettivi specifici. Senza avere la pretesa di farne un elenco esaustivo, in modo indicativo qui si ricorda che tale preparazione dovrà innanzitutto conseguire la meta per cui ogni fedele, chiamato al matrimonio, comprenda a fondo che l'amore umano, alla luce dell'amore di Dio, viene ad assumere un ruolo centrale nell'etica cristiana. Di fatto la vita umana, come vocazione-missione, è chiamata all'amore che ha la sua sorgente ed il suo fine in Dio, « senza escludere la possibilità del dono totale di sé a Dio nella vocazione alla vita sacerdotale o religiosa » (FC 66). In questo senso occorre ricordare che la preparazione remota, anche quando si sofferma sui contenuti dottrinali di carattere antropologico, va collocata nella prospettiva del matrimonio in cui l'amore umano diventa partecipazione, oltre che segno, dell'amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa. L'amore coniugale fa presente quindi tra gli uomini lo stesso amore divino reso visibile nella redenzione. Il passaggio o conversione da un livello di fede piuttosto esteriore e vago, proprio di molti giovani, ad una scoperta del « mistero cristiano » è un passaggio essenziale e decisivo: una fede che implica la comunione di Grazia e di amore con il Cristo Risorto.

26. La preparazione remota avrà raggiunto i suoi principali scopi qualora abbia consentito di assimilare i fondamenti per acquisire, sempre di più, i parametri di un retto giudizio circa la gerarchia di valori necessaria per scegliere ciò che di meglio offre la società, secondo il consiglio di S. Paolo: « Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono » (1 Tes. 5, 19). Non va nemmeno dimenticato che, mediante la grazia di Dio, l'amore viene curato, rafforzato ed intensificato anche attraverso i necessari valori legati alla donazione, al sacrificio, alla rinuncia e all'abnegazione. Già in questa fase di formazione l'aiuto pastorale dovrà essere rivolto a far sì che il comportamento morale sia retto dalla fede. Un simile stile di vita cristiana trova il suo stimolo, l'appoggio e la consistenza nell'esempio dei genitori che diventa per i nubendi una vera testimonianza.

27. Questa preparazione non perderà di vista un fatto tanto importante che consiste nell'aiutare i giovani ad acquistare, nei confronti dell'ambiente, una capacità critica e ad avere altresì il coraggio cristiano di chi sa di essere nel mondo senza essere del mondo. In tal senso leggiamo nella Lettera a Diogneto, documento venerabile già dalla primissima epoca cristiana e di riconosciuta autenticità: « I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita... (eppure) si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile... Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il talamo. Vivono nella carne, ma non secondo la carne » (V,1,4,6,7). La formazione dovrà conseguire una mentalità ed una personalità capaci di non lasciarsi trascinare dalle concezioni contrarie all'unità e stabilità del matrimonio, e perciò poter reagire contro le strutture del cosiddetto peccato sociale che « si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull'intera famiglia umana » (Esortazione Apostolica Reconciliatio et Paenitentia, 16). E' davanti a questi influssi di peccato e a tante pressioni sociali che deve essere rinvigorita una coscienza critica.

28. Lo stile cristiano di vita, testimoniato dai focolari cristiani, è già un'evangelizzazione, è il fondamento stesso della preparazione remota. Di fatto, altra meta è costituita dalla presentazione della missione educativa dei propri genitori. E' nella famiglia, chiesa domestica, che i genitori cristiani sono i primi testimoni e formatori dei figli sia nella crescita della « fede-speranza-carità », sia nella configurazione della vocazione propria di ognuno di essi. « I genitori sono i primi e principali educatori dei propri figli ed hanno anche in questo campo una fondamentale competenza: sono educatori perché genitori » (Gratissimam Sane, 16). A questo scopo i genitori stessi hanno bisogno di opportuni ed adeguati aiuti.

29. Tra essi si deve annoverare, innanzitutto, la parrocchia come luogo di formazione ecclesiale cristiana; è lì che si apprende uno stile di convivenza comunitaria (cfr. Sacrosanctum Concilium, 42). Non sono da dimenticare, inoltre, la scuola, le altre istituzioni educative, i movimenti, i gruppi, le associazioni cattoliche e, ovviamente, quelle delle stesse famiglie cristiane.

Particolare rilievo posseggono nei processi educativi dei giovani i mezzi di comunicazione di massa, che dovrebbero aiutare positivamente la missione della famiglia nella società e non piuttosto metterla in difficoltà.

30. Questo processo educativo deve stare pure a cuore ai catechisti, agli animatori della pastorale giovanile e vocazionale e soprattutto ai pastori che coglieranno l'occasione delle omelie durante le celebrazioni liturgiche, e di altre forme di evangelizzazione, di incontri personali, di itinerari di impegno cristiano, per sottolineare ed evidenziare gli spunti che contribuiscono ad una preparazione orientata al possibile matrimonio (cfr. Ordo celebrandi matrimonium, 14).

31. Occorre dunque « inventare » delle modalità di formazione permanente degli adolescenti nel periodo che precede il fidanzamento e che fa seguito alle tappe della iniziazione cristiana; ed è sommamente utile lo scambio delle esperienze più rispondenti in proposito. Le famiglie, unite nelle parrocchie, nelle istituzioni, in forme diverse di associazione, aiutano a creare un'atmosfera sociale in cui l'amore responsabile sia sano e lì dove sia inquinato, per esempio dalla pornografia, possano reagire in forza del diritto della famiglia. Tutto questo fa parte di una « ecologia umana » (cfr. Centesimus Annus, 38).

B. Preparazione prossima

32. La preparazione prossima si svolge durante il periodo del fidanzamento. Essa si articola con corsi specifici e va distinta da quella immediata, che di solito si concentra negli ultimi incontri tra fidanzati ed operatori pastorali, prima della celebrazione del sacramento. Sembra opportuno che, durante la preparazione prossima, venga offerta la possibilità di verificare la maturazione dei valori umani che sono propri del rapporto di amicizia e di dialogo che caratterizzano il fidanzamento. In vista del nuovo stato di vita che sarà vissuta come coppia, sia offerta l'opportunità di approfondire la vita di fede, e soprattutto quanto riguarda la conoscenza della sacramentalità della Chiesa. E' questa una tappa importante di evangelizzazione, in cui la fede deve riguardare la dimensione personale e comunitaria tanto dei singoli fidanzati quanto delle loro famiglie. In tale approfondimento sarà anche possibile cogliere le loro eventuali difficoltà nel vivere un'autentica vita cristiana.

33. Il periodo di questa preparazione viene a coincidere in genere con l'epoca della giovinezza, si presuppone quindi tutto quanto è proprio della pastorale giovanile propriamente detta, che si occupa della crescita integrale del fedele. La pastorale giovanile non è separabile dall'ambito della famiglia, come se i giovani formassero una specie di « classe sociale » separata e indipendente. Essa deve rafforzare il senso sociale dei giovani, in primo luogo con i membri della propria famiglia, orientando i loro valori verso la futura famiglia che formeranno. I giovani saranno già stati coadiuvati nel discernimento della loro vocazione tramite l'impegno personale, e con l'aiuto della comunità, principalmente dei pastori. Ciò deve avere inizio ancor prima dell'impegno del fidanzamento. Quando la vocazione si concretizza verso il matrimonio, sarà sostenuta, in primo luogo, dalla grazia e inoltre da un'adeguata preparazione. Detta pastorale giovanile terrà pure presente che, per difficoltà di vario genere, come il fatto di una « adolescenza prolungata » e quindi una più lunga permanenza in famiglia — fenomeno nuovo e preoccupante, — l'impegno matrimoniale dei giovani di oggi, viene, non poche volte, procrastinato eccessivamente.

34. Tale preparazione prossima dovrà basarsi innanzitutto su una catechesi sostanziata dall'ascolto della Parola di Dio, interpretata con la guida del Magistero della Chiesa, in vista di una comprensione sempre più piena della fede, e di una testimonianza nella vita concreta. L'insegnamento dovrà essere offerto nel contesto di una comunità di fede tra famiglie, specialmente nell'ambito della parrocchia, che — a tal fine — partecipano e collaborano secondo i propri carismi e i propri ruoli, alla formazione dei giovani, allargando la loro influenza ad altri gruppi sociali.

35. I fidanzati dovranno essere istruiti sulle esigenze naturali legate al rapporto interpersonale uomo-donna nel piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia: la consapevolezza in ordine alla libertà di consenso come fondamento della loro unione, l'unità e l'indissolubilità matrimoniale, la retta concezione di paternità-maternità responsabile, gli aspetti umani della sessualità coniugale, l'atto coniugale con le sue esigenze e finalità, la retta educazione dei figli. Il tutto finalizzato alla conoscenza della verità morale e alla formazione della coscienza personale.

La preparazione prossima dovrà certamente prevedere che i fidanzati posseggano gli elementi basilari di carattere psicologico, pedagogico, legale e medico, concernenti il matrimonio e la famiglia. Tuttavia, specialmente per quanto riguarda la donazione totale e la procreazione responsabile, la formazione teologica e morale dovrà avere un particolare approfondimento. Infatti, l'amore coniugale è amore totale, esclusivo, fedele e fecondo (cfr. Humanae Vitae, 9).

Oggi è saldamente riconosciuta la base scientifica2 dei metodi naturali di regolazione della fertilità. E' utile la loro conoscenza; il loro impiego, quando esistono giuste cause, non deve restare una mera tecnica di comportamento, ma va inserito nella pedagogia e nel processo di crescita dell'amore (cfr. EV 97). E' allora che la virtù della castità tra i coniugi porta a vivere la continenza periodica (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2366-2371).

Questa preparazione dovrà pure garantire che i fidanzati cristiani abbiano idee esatte, ed un sincero « sentire cum ecclesia », circa il matrimonio stesso, circa i mutui ruoli della donna e dell'uomo nella coppia, nella famiglia e nella società, circa la sessualità e l'apertura verso gli altri.

36. E' ovvio anche che si dovranno aiutare i giovani a prendere coscienza di eventuali carenze psicologiche eo affettive, specialmente delle incapacità di aprirsi agli altri e di forme di egoismo che possano vanificare l'impegno totale della loro donazione. Tale aiuto porterà pure a scoprire le potenzialità e le esigenze di crescita umana e cristiana della loro esistenza. Per questo i responsabili si preoccuperanno anche di formare solidamente la coscienza morale dei fidanzati perché siano preparati per la libera e definitiva scelta del matrimonio che si esprimerà nel consenso mutuamente scambiato dinanzi alla Chiesa, con il patto coniugale.

37. Durante questo momento dell'itinerario, occorreranno incontri frequenti in un clima di dialogo, di amicizia, di preghiera, con la partecipazione di pastori e di catechisti. Essi dovranno sottolineare che « la famiglia... celebra il Vangelo della vita con la preghiera quotidiana, individuale e familiare: con essa loda e ringrazia il Signore per il dono della vita ed invoca la luce e forza per affrontare i momenti di difficoltà e di sofferenza, senza mai smarrire la speranza » (EV 93). Ed inoltre le coppie di sposi cristiani apostolicamente impegnate, in una visuale di sano ottimismo cristiano, possono contribuire a lumeggiare sempre meglio la vita cristiana nel contesto della vocazione al matrimonio e nella complementarità di tutte le vocazioni. Questo periodo, perciò, non sarà soltanto un approfondimento teorico, ma anche un cammino di formazione, in cui i fidanzati, con l'aiuto della grazia e fuggendo ogni forma di peccato, si preparano a donare se stessi come coppia a Cristo che sostiene, purifica, nobilita il fidanzamento e la vita coniugale. Acquista così pieno senso la castità prematrimoniale e squalifica le convivenze previe, i rapporti prematrimoniali, ed altre espressioni come il mariage coutumier nel processo di crescita dell'amore.

38. Secondo i sani principi pedagogici della gradualità e globalità della crescita della persona, la preparazione prossima non deve disattendere la formazione ai compiti sociali ed ecclesiali propri di coloro che dovranno, con il loro matrimonio, dare inizio alle nuove famiglie. L'intimità familiare non sia concepita come intimismo chiuso in se stesso, bensì come capacità di interiorizzare le ricchezze umane e cristiane, insite nella vita matrimoniale in vista di una sempre maggior donazione agli altri. La vita coniugale e familiare perciò, in una aperta concezione della famiglia, esige dai coniugi che si riconoscano soggetti che hanno diritti ma anche doveri nei riguardi della società e della chiesa. A questo riguardo sarà molto utile invitare a leggere e riflettere sui seguenti documenti della Chiesa che sono una densa ed incoraggiante fonte di saggezza umana e cristiana: la Familiaris Consortio, la Lettera alle Famiglie Gratissimam Sane, la Carta dei Diritti della Famiglia, l'Evangelium Vitae ed altri.

39. Così la preparazione prossima dei giovani farà comprendere che l'impegno che assumeranno con lo scambio del consenso « di fronte alla Chiesa », esige già nel periodo del fidanzamento di iniziare — abbandonando eventuali pratiche contrarie — un cammino di fedeltà vicendevole. Questo impegno umano verrà avvalorato dai doni specifici che lo Spirito Santo elargisce ai fidanzati che lo invocano.

40. Poiché l'amore cristiano viene purificato, perfezionato ed elevato dall'amore di Cristo verso la Chiesa (cfr. GS 49), i fidanzati imitino questo modello progredendo nella consapevolezza della donazione, sempre connessa con il mutuo rispetto e la rinuncia di sé che aiutano a crescere in esso. La reciproca donazione quindi coinvolge sempre più l'interscambio di doni spirituali e di sostegno morale, per una crescita di amore e di responsabilità. « Il dono della persona esige per sua natura di essere duraturo ed irrevocabile. L'indissolubilità del matrimonio scaturisce primariamente dall'essenza di tale dono: dono della persona alla persona. In questo vicendevole donarsi viene manifestato il carattere sponsale dell'amore » (Gratissimam Sane, 11).

41. La spiritualità sponsale, coinvolgendo l'esperienza umana, mai disgiunta dalla vita morale, ha la sua radice nel Battesimo e nella Confermazione. L'itinerario di preparazione dei fidanzati dovrà quindi annoverare un recupero dei dinamismi sacramentali con un particolare ruolo dei sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia. Il sacramento della Riconciliazione glorifica la misericordia divina verso la miseria umana, fa crescere la vitalità battesimale e i dinamismi propri della Confermazione. Di qui il potenziamento della pedagogia dell'amore redento che fa scoprire con meraviglia la grandezza della misericordia di Dio davanti al dramma dell'uomo, da Dio creato e più mirabilmente redento. L'Eucaristia, celebrando la memoria della donazione di Cristo alla Chiesa, sviluppa l'amore affettivo proprio del matrimonio nella donazione quotidiana al coniuge e ai figli, senza dimenticare e disattendere che « la celebrazione che dà significato ad ogni forma di preghiera e di culto è quella che s'esprime nell'esistenza quotidiana della famiglia, se è un'esistenza fatta di amore e donazione » (EV 93).

42. Per una così molteplice e armonica preparazione occorre reperire e formare adeguatamente degli incaricati «ad hoc». Sarà opportuno pertanto creare un gruppo, a diversi livelli, di agenti consapevoli di essere inviati dalla Chiesa, costituito specialmente da coppie di sposi cristiani, tra i quali non manchino, possibilmente, esperti in medicina, in legge, in psicologia, con un presbitero, perché siano preparati ai ruoli da svolgere.

43. Per questo i collaboratori e responsabili siano persone di sicura dottrina e fedeltà indiscussa al Magistero della Chiesa, in modo che possano trasmettere, con una sufficiente e approfondita conoscenza e con la testimonianza di vita, le verità di fede e le responsabilità connesse con il matrimonio. E' più che ovvio che questi operatori pastorali, in quanto educatori, dovranno essere forniti anche di capacità di accoglienza dei fidanzati, qualunque sia la loro estrazione socio-culturale, la loro formazione intellettuale e le loro concrete capacità. Inoltre la loro testimonianza di vita fedele e di gioiosa donazione è condizione indispensabile per espletare il loro incarico. Da queste esperienze di vita e dai loro problemi umani potranno prendere spunto per illuminare i nubendi con la sapienza cristiana.

44. Questo implica un adeguato programma di formazione di agenti. Tale preparazione destinata ai formatori li renderà idonei ad esporre, con chiara adesione al Magistero della Chiesa, con idonea metodologia e con sensibilità pastorale, le linee fondamentali della preparazione al matrimonio, di cui abbiamo parlato, e a portare anche il contributo specifico, secondo la loro competenza, nella preparazione immediata di cui ai nn. 50-59. Gli operatori dovrebbero ricevere in appositi Istituti Pastorali la loro formazione ed essere accuratamente scelti dal Vescovo.

45. Il risultato finale di questo periodo di preparazione prossima sarà perciò costituito dalla chiara consapevolezza delle note essenziali del matrimonio cristiano: unità, fedeltà, indissolubilità, fecondità; la coscienza di fede circa la priorità della Grazia sacramentale, che associa gli sposi come soggetti e ministri del sacramento all'Amore di Cristo Sposo della Chiesa; la disponibilità a vivere la missione propria delle famiglie nel campo educativo sociale ed ecclesiale.

46. Come ricorda la Familiaris Consortio, l'itinerario formativo dei giovani fidanzati dovrà perciò prevedere: l'approfondimento della fede personale e la riscoperta del valore dei sacramenti e dell'esperienza di preghiera; la preparazione specifica alla vita a due « che, presentando il matrimonio come un rapporto interpersonale dell'uomo e della donna da svilupparsi continuamente, stimoli ad approfondire i problemi della sessualità coniugale e della paternità responsabile, con le conoscenze medico-biologiche essenziali che vi sono connesse, ed avvii alla familiarità con retti metodi di educazione dei figli, favorendo l'acquisizione degli elementi di base per un'ordinata conduzione della famiglia » (FC 66); la « preparazione all'apostolato familiare, alla fraternità e collaborazione con le altre famiglie, all'inserimento attivo in gruppi, associazioni, movimenti e iniziative che hanno per finalità il bene umano e cristiano della famiglia » (Ibid.).

Inoltre i nubendi siano aiutati preventivamente in modo da poter poi mantenere e coltivare l'amore coniugale; la comunicazione interpersonale-coniugale; le virtù e le difficoltà della vita coniugale; e come superare le inevitabili « crisi » coniugali.

47. Il centro, tuttavia, di tale preparazione dovrà essere costituito dalla riflessione di fede attraverso la Parola di Dio e la guida del Magistero sul sacramento del Matrimonio. I nubendi saranno quindi resi consapevoli che il diventare « una caro » (Mt 19, 6) in Cristo, in forza dello Spirito, con il matrimonio cristiano, significa imprimere alla propria esistenza una nuova conformazione della vita battesimale. Il loro amore diventerà, con il sacramento, espressione concreta dell'amore di Cristo per la sua Chiesa (cfr. LG 11). Sotto la luce della sacramentalità, gli stessi atti coniugali, la procreazione responsabile, l'azione educatrice, la comunione di vita, l'apostolicità e la missionarietà connesse con la vita di coniugi cristiani, sono da considerarsi momenti validi di esperienza cristiana. Cristo, anche se in modo non ancora sacramentale, sorregge e accompagna l'itinerario di grazia e di crescita dei fidanzati verso la partecipazione al suo mistero di unione con la Chiesa.

48. A proposito di un eventuale direttorio, che raccolga le migliori esperienze in ordine alla preparazione al matrimonio, sembra opportuno ricordare quanto il Santo Padre Giovanni Paolo II ha detto nel discorso di conclusione della Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia tenutasi dal 30 settembre al 5 ottobre dell'anno 1991: « E' indispensabile che alla preparazione dottrinale vengano dati il tempo e la cura necessari. La sicurezza del contenuto deve essere il centro e l'obiettivo essenziale dei corsi, in una prospettiva che renda più cosciente la celebrazione del sacramento del Matrimonio e tutto ciò che ne scaturisce per la responsabilità della famiglia. Le questioni relative all'unità e all'indissolubilità del matrimonio, e quanto riguarda i significati dell'unione e della procreazione della vita coniugale e del suo atto specifico, debbono essere trattate con fedeltà ed accuratezza, secondo il chiaro insegnamento dell'Enciclica Humanae Vitae (cfr. 11-12). Ugualmente tutto ciò che concerne il dono della vita, che i genitori debbono accogliere in maniera responsabile, con gioia, come collaboratori del Signore. E' bene che nei corsi sia privilegiato non solo ciò che si riferisce a una libertà matura e vigilante di coloro che desiderano contrarre matrimonio, ma anche alla missione propria dei genitori, primi educatori dei figli e primi evangelizzatori ».

Questo Pontificio Consiglio constata, con profonda soddisfazione, che cresce la corrente che porta a un maggiore impegno e consapevolezza sulla importanza e dignità del fidanzamento. Similmente esorta che la durata dei corsi specifici non sia breve al punto che si riducano ad una mera formalità. Dovranno invece poter fornire il tempo sufficiente per una buona e chiara presentazione degli argomenti fondamentali sopra indicati.3

Il corso può essere realizzato nelle singole parrocchie se il numero dei fidanzati è sufficiente e se ci sono collaboratori preparati, o nelle Vicarie episcopali o Vicarie foranee, forme o strutture di coordinamento parrocchiali. A volte possono essere realizzati da incaricati di Movimenti familiari, Associazioni o gruppi apostolici orientati da un sacerdote competente. E' un campo che dovrebbe essere coordinato dall'organismo diocesano, che operi a nome del Vescovo. I contenuti, senza trascurare aspetti vari della psicologia, medicina e altre scienze umane, debbono essere centrati sulla dottrina naturale e cristiana del matrimonio.

49. In questa preparazione, specialmente oggi, occorre formare e rafforzare i nubendi nei valori che riguardano la difesa della vita. In modo peculiare, per il fatto che essi diventeranno chiesa domestica e « Santuario della vita » (EV 92-94), faranno parte a nuovo titolo del « popolo della vita e per la vita » (EV 6, 101). La mentalità contraccettiva, oggi imperante in tanti luoghi, e le legislazioni permissive dilaganti con tutto ciò che comportano nel disprezzo della vita dal momento del concepimento alla morte, costituiscono un insieme di attacchi molteplici a cui è esposta la famiglia, ferendola nel più intimo della sua missione e impedendole lo sviluppo secondo le esigenze di una autentica crescita umana (cfr. Centesimus Annus, 39). Quindi oggi più di prima è necessaria una formazione delle menti e dei cuori dei componenti i nuovi focolari domestici a non conformarsi con le mentalità imperanti. Essi potranno così contribuire un giorno, con la loro vita di nuove famiglie, a creare e a sviluppare la cultura della vita rispettando e accogliendo, all'interno del loro amore, le nuove vite come testimonianza ed espressione dell'annuncio, celebrazione e servizio per ogni vita (EV 83-84, 86, 93).

C. Preparazione immediata

50. Ove sia stato percorso e recepito un congruo itinerario o corsi specifici durante il periodo della preparazione prossima (cfr. n. 32 ss.), le finalità della preparazione immediata potranno consistere nelle seguenti:

a) Sintetizzare il percorso dell'itinerario precedente specialmente nei contenuti dottrinali, morali e spirituali, colmando così le eventuali carenze di formazione di base;

b) Attuare delle esperienze di preghiera (ritiri spirituali, esercizi per nubendi) in cui l'incontro con il Signore possa far scoprire la profondità e la bellezza della vita soprannaturale;

c) Realizzare una congrua preparazione liturgica che preveda anche la partecipazione attiva dei nubendi, curando specialmente il sacramento della Riconciliazione;

d) Valorizzare, per una conoscenza più approfondita di ognuno, i colloqui canonicamente previsti con il parroco.

Queste finalità si conseguiranno con incontri speciali in modo intensivo.

51. L'utilità pastorale e la positiva esperienza dei corsi di preparazione al matrimonio porta a dispensare da essi soltanto per cause proporzionatamente gravi. Perciò, ove, per tali cause, si presentino coppie con l'urgente imminenza della celebrazione del matrimonio, senza la preparazione prossima, sarà cura del parroco e dei collaboratori offrire alcune occasioni per recuperare la conoscenza adeguata degli aspetti dottrinali, morali e sacramentali che sono stati esposti come propri della preparazione prossima e infine inserirli nella fase di preparazione immediata.

Ciò è richiesto per la necessità di personalizzare in concreto gli itinerari formativi, per cogliere ogni occasione volta ad approfondire il senso di quanto si compie nel sacramento, senza respingere, a motivo dell'assenza di alcune tappe di preparazione, coloro che rivelano una adeguata disposizione alla fede e al sacramento.

52. La preparazione immediata al sacramento del Matrimonio deve trovare occasioni adatte per iniziare i fidanzati al rito matrimoniale. In questa preparazione, oltre ad approfondire la dottrina cristiana sul matrimonio e la famiglia con particolare riguardo ai doveri morali, i nubendi debbono essere guidati a prendere parte consapevole ed attiva alla celebrazione nuziale, intendendo anche il significato dei gesti e dei testi liturgici.

53. Questa preparazione al sacramento del Matrimonio dovrebbe essere il coronamento di una catechesi che aiuti i fidanzati cristiani a ripercorrere consapevolmente il loro itinerario sacramentale. E' importante che essi sappiano che si uniscono nel matrimonio in quanto battezzati in Cristo, che nella loro vita familiare si debbono comportare in sintonia con lo Spirito Santo. Conviene quindi che i futuri sposi si dispongano alla celebrazione del matrimonio affinché sia valida, degna e fruttuosa, ricevendo il sacramento della Penitenza (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1622). La preparazione liturgica del sacramento del Matrimonio deve valorizzare gli elementi rituali attualmente disponibili. Per un più chiaro rapporto fra il sacramento nuziale e il mistero pasquale, la celebrazione del matrimonio è normalmente inserita nella celebrazione eucaristica.

54. Poiché la Chiesa si rende visibile nella diocesi e questa si articola nelle parrocchie, si comprende come tutta la preparazione canonico-pastorale al matrimonio faccia capo all'ambito parrocchiale e diocesano. E' quindi più conforme al significato ecclesiale del sacramento che il matrimonio venga celebrato di norma (CIC can. 1115) nella chiesa della comunità parrocchiale a cui appartengono gli sposi.

È augurabile che l'intera comunità parrocchiale prenda parte a questa celebrazione, intorno alle famiglie e agli amici dei nubendi. Nelle varie diocesi si diano disposizioni in merito, tenendo conto delle situazioni locali, ma anche favorendo decisamente un'azione pastorale veramente ecclesiale.

55. Si invitino coloro che prenderanno parte attiva alla azione liturgica a disporsi opportunamente anche al sacramento della Riconciliazione e dell'Eucaristia. Ai testimoni si spieghi che essi sono non solo garanti di un atto giuridico, ma anche rappresentanti della comunità cristiana, che partecipa per loro mezzo ad un atto sacramentale che la riguarda, poiché una nuova famiglia è una cellula della Chiesa. Per il suo essenziale carattere sociale il matrimonio richiede una partecipazione della società e questa viene espressa dalla presenza dei testimoni.

56. La famiglia è il luogo più adatto ove i genitori, in virtù del sacerdozio comune, possono compiere gesti sacri ed amministrare alcuni sacramentali, a giudizio dell'Ordinario del luogo, come ad esempio nelle circostanze della Iniziazione Cristiana, negli avvenimenti lieti o dolorosi della vita quotidiana, nella Benedizione della mensa. Un posto peculiare va dato alla preghiera familiare. Essa creerà un clima di fede all'interno del focolare e sarà mezzo per vivere, nei confronti dei figli, una paternità-maternità più piena, educandoli alla preghiera ed introducendoli alla progressiva scoperta del mistero di Dio e al colloquio personale con Lui. Si rammentino i genitori che, attraverso l'educazione dei figli, assolvono la loro missione di annunciare il Vangelo della vita (cfr. EV 92).

57. La preparazione immediata è un'occasione propizia per iniziare una pastorale matrimoniale e familiare ininterrotta. Da questo punto di vista bisogna fare in modo che gli sposi conoscano la loro missione nella Chiesa. In questo possono essere aiutati dalla ricchezza che offrono i distinti movimenti familiari, per coltivare la spiritualità coniugale e familiare ed il modo di portare avanti i loro compiti all'interno della famiglia, nella Chiesa e nella società.

58. La preparazione dei fidanzati sia accompagnata da sincera e profonda devozione a Maria, Madre della Chiesa, Regina della famiglia; gli stessi fidanzati siano educati a saper cogliere che la presenza di Maria è attiva come nella Grande Chiesa, così nella famiglia, Chiesa Domestica; siano altresì educati a imitare Maria nelle sue virtù. Così la Sacra Famiglia, cioè il focolare di Maria, Giuseppe e Gesù, farà scoprire ai fidanzati « come è dolce e insostituibile l'educazione in famiglia » (Paolo VI, Discorso a Nazareth, 5, I, 1964).

59. La segnalazione di quanto viene proposto creativamente nelle varie comunità per rendere più profonde e adeguate anche queste fasi della preparazione prossima ed immediata sarà un dono ed un arricchimento per tutta la Chiesa.
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11/11/2013 18:46
 
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III

LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO

60. La preparazione al matrimonio sfocia nella vita coniugale, attraverso la celebrazione del sacramento. Essa è culmine del cammino di preparazione compiuto dai fidanzati e sorgente e origine della vita coniugale. Pertanto la celebrazione non può essere ridotta a sola cerimonia, frutto di culture e di condizionamenti sociologici. Tuttavia lodevoli consuetudini proprie dei diversi popoli o etnie possono essere assunte nella celebrazione (cfr. Sacrosanctum Concilium, 77; FC 67), a patto che esse esprimano innanzitutto il radunarsi della assemblea ecclesiale come segno della fede della Chiesa, che riconosce nel sacramento la presenza del Signore Risorto che unisce gli sposi all'Amore Trinitario.

61. Spetta ai Vescovi, attraverso le Commissioni liturgiche diocesane, dare precise disposizioni e sorvegliarne l'attuazione pratica, perché nella celebrazione del matrimonio si attui l'indicazione data all'articolo 32 della Costituzione sulla Liturgia, in modo che appaia anche esternamente l'uguaglianza dei fedeli ed inoltre sia evitata ogni apparenza di lusso. Si favorisca in tutti i modi la partecipazione attiva delle persone presenti alla celebrazione nuziale. Si diano sussidi idonei per cogliere e gustare la ricchezza del rito.

62. Memori che dove due o tre sono radunati nel nome di Cristo (cfr. Mt 18, 20) Egli è ivi presente, la celebrazione, con stile sobrio (stile che deve continuare anche nei festeggiamenti), non solo deve essere espressione della comunità di fede, ma deve essere anche motivo di lode al Signore. Celebrare lo sposalizio nel Signore e dinanzi alla Chiesa significa professare che il dono di grazia fatto ai coniugi dalla presenza e dall'amore di Cristo e del Suo Spirito esige una risposta operativa, con una vita di culto in spirito e verità, nella famiglia cristiana, « Chiesa domestica ». Proprio perché la celebrazione venga compresa non solo come atto legale, ma anche quale momento di storia della salvezza nei coniugi, e tramite il loro sacerdozio comune, per il bene della Chiesa e della società, sarà opportuno che tutti i presenti siano aiutati a partecipare attivamente alla celebrazione stessa.

63. Sarà pertanto premura di chi presiede far ricorso alle possibilità che lo stesso rituale offre, specialmente nella sua seconda edizione tipica promulgata nel 1991 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per mettere in evidenza il ruolo di ministri del sacramento del Matrimonio che, per i cristiani di Rito latino, è proprio degli sposi, e il valore sacramentale della celebrazione comunitaria. Gli sposi, con la formula dello scambio del consenso, potranno sempre ricordare l'aspetto personale, ecclesiale e sociale che da essa deriva per tutta la loro vita come dono dell'uno all'altro fino alla morte.4

Il Rito orientale riserva per il sacerdote assistente il ruolo di ministro del matrimonio. In ogni caso la presenza del sacerdote o del ministro a ciò deputato è necessaria, secondo la legge della Chiesa, per la validità dell'unione matrimoniale e manifesta chiaramente il senso pubblico e sociale dell'alleanza sponsale tanto per la Chiesa come per l'intera società.

64. Preso atto che il matrimonio, in via ordinaria, si celebra durante la Messa (cfr. Sacrosanctum Concilium, 78; FC 57), quando si tratti di un matrimonio tra parte cattolica e parte battezzata non cattolica, la celebrazione si svolgerà a norma delle speciali disposizioni liturgico-canoniche (cfr. Ordo Celebrandi Matrimonium = OCM 79-117).

65. La celebrazione risulterà più attivamente partecipata se si farà uso di apposite monizioni che introducono nel senso dei testi liturgici e nel contenuto delle preghiere. La sobrietà delle stesse monizioni dovrà favorire il raccoglimento e la comprensione dell'importanza della celebrazione (cfr. OCM 52, 59, 65, 87, 93, 99), evitando che la celebrazione si risolva in un momento didattico.

66. Il celebrante che presiede5 e che rende manifesto all'assemblea il senso ecclesiale di quell'impegno coniugale, cercherà di coinvolgere attivamente i nubendi insieme con i parenti e i testimoni, alla comprensione della struttura del rito, specialmente di quelle parti che lo caratterizzano, quali: la parola di Dio, il consenso scambiato e ratificato, la benedizione dei segni che ricordano il matrimonio (anelli ecc.), la solenne benedizione sugli sposi, il ricordo degli sposi nel cuore della Preghiera Eucaristica. « Le diverse Liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e di epiclesi che chiedono a Dio la sua grazia e la benedizione sulla nuova coppia, specialmente sulla sposa » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1624). Inoltre occorrerà spiegare il gesto dell'imposizione delle mani sui « soggetti-ministri » del sacramento. Lo stare ritti, lo scambio di pace o altri riti determinati dalle competenti autorità, etc. saranno appositamente richiamati all'attenzione di tutti i presenti.

67. Chi presiede, per giungere ad uno stile celebrativo sobrio e nobile nello stesso tempo, dovrà essere aiutato dalla presenza di ministranti, di persone che animino e aiutino il canto da parte dei fedeli, guidino le risposte e facciano la proclamazione della Parola di Dio. Con una particolare e concreta attenzione ai nubendi e alla loro situazione, il celebrante, evitando in modo assoluto le preferenze di persona, dovrà egli stesso commisurarsi sulla verità dei segni, che l'azione liturgica usa. Così nell'accogliere e salutare i nubendi, i loro genitori se presenti, i testimoni e gli astanti, sarà l'interprete vivo della comunità che accoglie i nubendi.

68. La proclamazione della Parola di Dio sia fatta da lettori idonei e preparati. Essi possono essere scelti anche tra i presenti, specie i testimoni, i familiari, gli amici, però non sembra opportuno che siano gli stessi nubendi: loro sono infatti i primi destinatari della Parola di Dio proclamata. La scelta però delle letture può essere fatta d'accordo con i fidanzati, nella fase della preparazione immediata. In tale modo faranno più facilmente tesoro della Parola di Dio per tradurla in pratica.

69. L'omelia, che si deve sempre tenere, avrà il suo centro nella presentazione del « mistero grande » che si sta celebrando dinanzi a Dio, alla Chiesa e alla società. « San Paolo sintetizza il tema della vita familiare con la parola: "grande mistero" » (cfr. Ef 5, 32; Gratissimam Sane, 19). Partendo dai testi proclamati della Parola di Dio oe dalle preghiere liturgiche, si dovrà illuminare il sacramento e quindi illustrare le conseguenze nella vita degli sposi e delle famiglie. Si evitino gli accenni superflui alle persone degli sposi.

70. Le offerte possono essere portate dagli stessi sposi all'altare, se il rito si svolge con la celebrazione della Messa. In ogni caso la preghiera dei fedeli, convenientemente preparata, non sia né prolissa, né priva di concretezza. La Santa Comunione, secondo l'opportunità pastorale, potrà essere fatta sotto le due specie.

71. Si curerà che i particolari della celebrazione matrimoniale siano caratterizzati da uno stile di sobrietà, di semplicità, di autenticità. Il tono di festa non dovrà affatto essere disturbato dallo sfarzo eccessivo.

72. La solenne benedizione sugli sposi sta a ricordare che, nel sacramento del Matrimonio, viene pure invocato il dono dello Spirito, per mezzo del quale i coniugi sono resi più costanti nella mutua concordia e spiritualmente sostenuti nel compimento della loro missione ed anche nelle difficoltà della vita futura. Sarà certamente conveniente, nel quadro di questa celebrazione, presentare come modello di vita per gli sposi cristiani quello della Sacra Famiglia di Nazareth.

73. Mentre per quanto riguarda i periodi di preparazione remota, prossima e immediata, è bene raccogliere le esperienze in atto, al fine di raggiungere un forte cambiamento di mentalità e di prassi circa la celebrazione, la cura degli operatori pastorali dovrà essere posta nel seguire e far comprendere quanto è già fissato e stabilito dal rituale liturgico. E' ovvio che tale comprensione dipenderà da tutto il processo della preparazione e dal livello di maturità cristiana della comunità.

* * *

Chiunque può prendere atto che qui sono proposti alcuni elementi per una organica preparazione dei fedeli chiamati al sacramento del Matrimonio. È auspicabile che le giovani coppie siano opportunamente accompagnate, specie nel primo quinquennio di vita coniugale, da corsi post-matrimoniali, da svolgersi nelle parrocchie o vicarie foranee, a norma del Direttorio per la Pastorale della Famiglia di cui si è detto sopra ai nn. 14, 15, riallacciandosi all'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, 66.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia affida alle Conferenze Episcopali le presenti linee-guida per i loro propri direttori.

La sollecitudine delle Conferenze Episcopali e dei singoli Vescovi farà sì che diventino operative nelle comunità ecclesiali. Così ogni fedele terrà meglio presente che il sacramento del Matrimonio, mistero grande (Ef. 5, 21ss), è vocazione per tanti nel Popolo di Dio.

Città del Vaticano, 13 maggio 1996

Alfonso Cardinal López Trujillo
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Famiglia

+ S.E.R. Mons. Francisco Gil Hellín
Segretario
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02/09/2015 15:52
 
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amor

Essere fidanzati: cos'è e cosa non è

 
Il fidanzamento è il periodo che trascorre tra la conoscenza e la scelta del matrimonio. Non ha come finalità l'esercizio della genitalità in momenti di ozio, né la ricerca del proprio piacere in nome dell'affetto. Non cerca di riempire solitudini mal sopportate né vuoti a cui nessuno può supplire. Non è fatto per dimostrare la propria capacità di corteggiamento né per trovarsi nell'altro quando non si ha la certezza di ciò che si è.

La sua finalità è la conoscenza reciproca, la maturazione dell'affetto fino a trasformarlo in un amore di decisione capace di arrivare alla scelta che porti alla rinuncia a qualsiasi altro uomo o donna.

Durante questo processo, il sesso non dev'essere la base della relazione ma l'apice dell'impegno, un impegno che viene suggellato dal matrimonio. Iniziare questa conoscenza mediante la nudità e la donazione genitale è coartare il cammino verso la trasparenza. È più difficile essere se stessi vestiti quando essere nudi è stata un'abitudine.

L'obiettivo del fidanzamento è vedere l'altro nella chiarezza della ragione e non nell'annuvolamento del cuore, senza minimizzare i suoi difetti o esaltarne le virtù. Scoprire nel processo ciò che ci assomiglia, ciò che fa sì che siamo capaci di divertirci insieme, di prendere decisioni che non siano alle spalle dell'altro, di avere chiara la direzione nella quale stiamo procedendo; ciò che ci complementa perché mostra quanto possiamo arricchirci a vicenda (ad esempio i gusti personali e quello che ciascuno desidera fare nel tempo libero); quello che ci distingue e che può trasformarsi nel cavallo di battaglia quando sono le differenze a prevalere nella relazione.

Un fidanzamento ben condotto deve dare la certezza della persona che abbiamo scelto per condividere la vita. Saltare i principi di base del processo farà scoprire che ci si è sbagliati. Deve permettere di capire che non si compie la scelta della persona “ideale”, che non esiste, ma della persona “adeguata”, che si intenderà sempre come qualcuno che è forte nelle debolezze e capace di gestire seri conflitti di coppia.

Questo periodo deve aiutare a guardare come reagisce l'altra persona di fronte alle situazioni limite della vita; come affronta l'abbondanza e la penuria (due realtà che possono accompagnare la condizione di sposi), la malattia, il successo, il fallimento e la morte delle persone care.

Nulla di tutto ciò deve essere estraneo alla coppia, perché tutto farà parte del bagaglio della sua vita futura. Anzi, i due fidanzati devono conoscere le proprie capacità di risolvere i conflitti, perché questi appariranno durante tutta la loro esistenza, e la capacità di perdonare e guarire situazioni dolorose.

Un buon fidanzamento deve permettere di gettare le prime basi dell'edificazione dell'amore. Non è il momento per “rendere felice” l'altro (responsabilità troppo complessa per essere realizzata), ma per condividere la propria felicità. Deve aiutare a guardare al di là del letto, perché la vita futura non si costruirà tutta su questo.

Deve aiutare i fidanzati a conoscere la generosità del futuro coniuge o la sua taccagneria, la sua elasticità (atteggiamento che gli permette di affrontare le avversità senza farsene distruggere), il suo amore che costruisce e non sfrutta come se l'altra persona fosse una miniera da cui trarre profitto.

Il fidanzamento deve portare all'esperienza di pensare con lo sguardo al futuro, ma senza l'immaginazione dei racconti di fate, credendo di aver trovato principi o principesse. Non esistono. Ci sono solo plebei, persone umane, troppo umane, che non colmeranno mai le aspettative errate di nessuno, persone che non hanno il dovere di essere l'artefice del destino di nessuno né della felicità di nessuno, ma solo compagni di cammino, le persone con cui un giorno abbiamo deciso di legare amorevolmente un giogo (da cui la parola coniuge) per poter aprire insieme il solco in cui gettare il seme della felicità.

[Modificato da Credente 02/09/2015 15:54]
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11/08/2019 20:06
 
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7 consigli per trovare l’uomo giusto che Dio ha preparato per te


HUG




Il più importante di tutti è: non accontentarti. Ci sono cose su cui non puoi farti lo sconto: sei cristiana? Allora "devi" al mondo un matrimonio felice (non necessariamente facile!), per il quale potrai dire di esserti affidata all'aiuto di Dio.


“Allora, vi piace?” ci ha chiesto lei, piena di fiducioso entusiasmo, il giorno dopo averci presentato il suo nuovo ragazzo. Aveva un sorriso a trentadue denti e le sbrilluccicavano gli occhi.
Io e gli altri della compagnia ci siamo lanciati un lungo sguardo silenzioso. “Siete bellissimi assieme”, ho risposto alla fine, diplomaticamente.
La risposta sincera sarebbe stata più sulle linee di “ma ti sei bevuta il cervello? Come puoi pensare di costruire qualcosa di serio con quel tipo? Non vi do più di sei mesi assieme, e son già troppi”.
Eppure, l’esperienza insegna che sarebbe stato tutto inutile: la mia amica si sarebbe chiusa in un offeso isolamento, salvo poi tornare a capo chino di lì a sei mesi, umiliata e distrutta dal dolore, per sfogarsi con me dell’ennesima e prevedibile rottura.

 

E non è un caso isolato. Io non so come sia possibile, ma è pieno il mondo di donne che sembrano davvero avere un radar tarato male che le porta a frequentare solo ed esclusivamente casi umani. Casi umani che (palesemente) non le porteranno mai all’altare ma, peggio ancora, (inevitabilmente) le faranno soffrire nel mentre.

È pensando a questi tristi esempi che ho letto con un certo interesse il bel libro The Man God Has For You di Stephan Labossiere, che sul suo sito si presenta come Relationship Expert & Coach. Tra le christian blogger americane è abbastanza popolare, e dopo aver letto qualche suo articolo non fatico a capire il perché. I suoi consigli sono intrisi di buonsenso e di esperienza, con giusto una spolverata di cristianesimo e di Bibbia. Come a dire: lezioni di vita sensate e condivisibili da tutti, ma scritte da un Cristiano che parla a Cristiani.

Cristiane donne, in questo caso.

Sul retro di copertina, si legge: Ragazza, tu meriti un uomo meraviglioso! Non lasciarti intrappolare in una relazione tossica che Dio non avrebbe mai voluto per te.
Dopodiché, l’autore fornisce alla sua lettrice un utile elenco delle Sette caratteristiche che ti aiuteranno a capire se lui è l’uomo giusto per te.

Personalmente, l’ho trovata una lettura carina: nessuna scoperta epocale per carità, ma alcuni spunti di riflessione utili, molto terra-a-terra. E, siccome il libro non è tradotto in Italiano, ho pensato di riassumerlo io su queste pagine. Così magari pure la mia amica lo legge, e la prossima volta se ne sceglie uno un po’ megl… coff coff.

 

DEVE ATTRARTI

In un mondo ipersessualizzato come il nostro, serve davvero iniziare con questo appunto? Purtroppo sì, mi sa di sì, nel senso che troppe volte vedo Brave Ragazze Cattoliche ripiegare su quel giovine che “vabbeh, c’è di peggio” solo perché ormai si sono scoraggiate, gli anni passano e loro sono ancora single.

 

Capiamoci: “essere attraente” non equivale ad “essere Mister Universo”. Se i tuoi standard di attrattività sono inderogabilmente legati a certe caratteristiche fisiche in sé e per sé (tipo: il tuo uomo lo vuoi a tutti i costi alto, biondo, palestrato), ecco, allora sì: quelle sono piccole frivolezze estetiche su cui si può (e forse si deve) sorvolare.
Ma l’attrazione vera – quella che deriva non tanto dall’aspetto fisico, ma proprio dal modo di porsi, dal carattere, dal come si reagisce a una situazione – ecco, quella sì. Quella è importante, e se manca quella non è un buon segno: l’autore si spinge a dire che, in assenza di attrazione, stiamo parlando di una bella amicizia, di un profondo affetto… ma non di amore.
Labossiere ci tiene molto a sottolineare questo concetto, anche in reazione al leit-motiv tanto diffuso in certi circoli cristiani per cui l’attrazione è sopravvalutata “perché poi tanto si invecchia”. Vabbeh, ma che c’entra? ribatte lui. A parte che – di nuovo – l’attrazione non è legata solo all’aspetto,

c’è una bella differenza tra ‘invecchiare’, ‘lasciarsi andare’ e ‘non aver mai provato un briciolo di attrazione fin dall’inizio?.

Mi ha fatto molto ridere l’osservazione per cui anche la situazione economica di un partner può variare nel corso degli anni, e nessuna persona sana di mente si sognerebbe di mollare il marito solo perché, poveraccio, al lavoro gli sta andando male: ma chi è che realisticamente andrebbe fin da principio a cercar marito tra gli ospiti dei rifugi notturni per clochard?

Devi essere onesta con te stessa riguardo a quello che può funzionare per te: non cercare di ignorare l’argomento solo per dare una chance a quel giovanotto che non ti dice niente, presentatoti da quell’amica che cerca a tutti i costi di trovarti il fidanzato. Né tantomeno puoi trascurare la questione solo perché senti ticchettare il tuo orologio biologico e hai urgenza di iniziare a tutti i costi una relazione, anche se con un uomo mediocre o ‘non-troppo-malaccio’, convinta di non avere più abbastanza tempo per cercare l’uomo giusto per te.

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NON DEVE MANCARTI DI RISPETTO

Che sembrerebbe una questione di buon senso, eppure non si spiega come così tante donne continuino ancor oggi a infilarsi in relazioni tossicheche, peraltro, ogni tanto si trasformano in tragedia.
Secondo Laboissiere, il grande fraintendimento, qui, è la vulgata per cui “eh ma la famiglia del Mulino Bianco non esiste”.
A parte il fatto che, se ci fate caso, pure la famiglia del Mulino Bianco ha recentemente cominciato a litigare e a riappacificarsi dopo la scaramuccia. E, in effetti, il punto è proprio questo: la perfezione non è di questo mondo, e occasionali mancanze possono sempre capitare, ci mancherebbe. Il punto, secondo Laboissiere, è saper distinguere tra ‘errore’ e ‘problema serio’.

Un errore è una mancanza di rispetto che ha luogo una tantum, magari durante un litigio: lui dice o fa una cosa che ti fa soffrire, tu gliene parli, lui si rende conto dell’errore commesso e ammette di aver avuto torto. E poi, ovviamente, agisce di conseguenza, compiendo sforzi evidenti e attivi per rimediare alle sue colpe passate e per non ricadere più nello stesso sbaglio.
Un problema serio, invece, è essere in una relazione con uno che non si rende conto di essere nel torto e nega di aver sbagliato.

Se il tuo partner non è disposto ad ammettere di aver sbagliato, se non si prende la responsabilità di ciò che ha fatto, allora non abbiamo a che fare con una mancanza occasionale: abbiamo a che fare con un problema serio.
La questione diventa molto più spinosa, perché tu non hai nessuna chance di risolvere il problema, se il tuo partner non vede nulla di sbagliato in quello che sta facendo e continua a giustificarsi e a trovare una scusa per le sue azioni.

Se tu dici al tuo ragazzo “questo comportamento mi fa seriamente soffrire” e lui – ad esempio – ribatte “non posso farci niente, è il mio carattere, sono fatto così”, o peggio ancora scarica su di te la responsabilità di averlo esasperato fino a farlo reagire in un certo modo, allora puoi star certa che il problema si presenterà di nuovo. Per il semplice fatto che lui non considera un problema quello che invece per te lo è. (E probabilmente anche per il resto del mondo…).

Giusto per sottolineare il concetto: l’uomo che Dio ha preparato per te non è l’Uomo Perfetto, l’uomo che non ne farà mai una sbagliata. Uno scivolone lo facciamo tutti, siamo esseri umani. Ma c’è una differenza profonda tra la persona che fa uno sbaglio, se ne rende conto, e agisce al fine di diventare un uomo migliore, e la persona che fa uno sbaglio, forse manco se ne rende conto, e comunque se ne frega di come il suo comportamento ti ha fatta sentire.

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NON HA BISOGNO DI DIVENTARE UOMO

Detto brutalmente: Dio non ti ha creata per essere la stampella del tuo uomo. Non sei stata messa al mondo per traghettare uomini verso l’età adulta. Va benissimo essere un supporto, un aiuto, una spalla su cui piangere, ma questo – dice Laboissiere, e io concordo assolutamente – lo puoi fare come buona amica. Non come fidanzata o moglie.

Mettersi assieme a quello che Laboissiere definisce un “uomo in potenza” è estremamente rischioso, anche perché se lui non diventa l’Uomo Che Tu Sognavi, questo finirà inevitabilmente col gettare molta frustrazione nella vostra relazione. Quando esci con una persona, devi essere pronta ad accettare di star frequentando quella persona lì, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti: non la persona che forse, ipoteticamente, lui potrebbe diventare in un domani.

Consentigli di mostrarsi in tutta libertà per quello che è davvero, e, se il modo in cui è non incontra i tuoi standard, sii onesta e chiudi la relazione. Se anche, per magia, lui dovesse davvero trasformarsi in futuro nell’uomo dei tuoi sogni, resta il fatto che non lo è in questo momento – e dunque, in questo momento, non è bene che voi siate una coppia.

 

Se vuoi essere vicina a un ragazzo che sta ancora maturando e con cui, secondo te, potrebbe nascere qualcosa, fallo, dagli supporto: ma fallo come amica. Datti l’opportunità di stabilire se tra di voi c’è una connessione genuina, aspetta di vedere se lui mette la testa a posto: ma finché la risposta non è un secco “, ritengo che questa storia potrebbe funzionare”, non oltrepassare mai il confine dell’amicizia.
Se lui non è ancora l’uomo giusto per te, vuol dire che, ad oggi, non è l’uomo giusto per te. Punto.

MĘŻCZYZNA GRAJĄCY NA KONSOLI
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E' IN CERCA DI UNA COMPAGNA DI VITA, NON DI UNA COMPAGNA DI GIOCHI

Presente, quelli che ti dicono “onestamente non lo so cosa cerco in questa relazione: seguiamo l’onda e vediamo come si evolvono le cose”?
Ecco. Nella stragrande maggioranza dei casi – assicura Laboissiere – questi uomini lo sanno benissimo, cosa cercano in quella relazione: una storiella leggera e senza impegno per passare del buon tempo, e da cui uscire senza troppi bagagli emotivi quando riterranno che sia il momento. Solo che, a dirlo esplicitamente, nel 99% dei casi vanno in bianco, e allora tirano fuori dal cilindro la storiella del “non so ancora bene cosa voglio”.

Non cadere nella trappola dell’aspettarlo finché lui non si sente pronto a ‘fare sul serio’. Molte volte, la donna che ha aspettato per anni finisce con l’essere la donna che un bel giorno vede il suo partner andare via di casa perché ha deciso di mettersi con un’altra.
Tipico: ti dice che non si sente pronto per il matrimonio, ti dice di non essere preparato per una relazione seria, e poi, tre mesi dopo… BOOM!, è fidanzato. Chiaramente, il problema non è che non era pronto per una storia seria. Il problema è che non voleva una storia seria con te.

 

ASSIEME, AVETE UNA BUONA CHIMICA E VI SENTITE CONNESSI

E, giusto per capirci, “avere una buona chimica” non vuol dire fare scintille sotto le lenzuola. Tutt’altro: è – come poeticamente sintetizza Laboissiere – “quella consapevolezza di due anime che si incontrano e sanno di aver riconosciuto la loro controparte”.

Avete presente quella sensazione di quieto benessere che si ha, talora, con qualcuno con cui si è molto in confidenza? Quella sensazione di familiarità che ti spinge a scavare più a fondo, a creare un legame più intimo, a mostrarsi all’altro senza maschere e con tutte le proprie vulnerabilità?
Capita anche in certe belle amicizie. Ma se non capita in una storia d’amore, allora è grave.

Laboissiere non concorda con chi dice che, finché non vai a convivere con una persona, non puoi dire di conoscerla davvero. Però, è indubbio che se passi troppo poco tempo con una persona, e/o se quel poco tempo lo passi sempre indaffarato in attività ‘fuori dalla quotidianità’ tra appuntamenti romantici e ristoranti al lume di candela, allora sì che diventa difficile capire se questa connessione esiste davvero.
Il consiglio che Laboissiere fornisce alle coppie neonate, secondo me, ha del geniale: fate un viaggio in macchina, lungo, solo voi due da soli: uno di quegli interminabili viaggi in autostrada di sei-sette ore. La tipica situazione in cui siete soli tu e lui e non potete letteralmente fare nient’altro se non stare seduti uno accanto all’altro e chiacchierare.
Com’è la conversazione? Fluida? Rilassata? Stai imparando cose nuove sul tuo partner? Alla fine del viaggio, senti di conoscerlo meglio, hai l’impressione che la vostra conoscenza reciproca si sia arricchita in modo profondo? Oppure, verso la terza ora di viaggio, avresti solo voglia di scendere da quella maledetta macchina o almeno di mettere su un po’ di musica per riempire il vuoto?

Tantissime coppie, elettrizzate dalla novità della loro storia d’amore, sembrano e sono convinte di essere felicissime. Tutto pare perfetto, meraviglioso e cool. Ma non hanno ancora realizzato che non reggerebbero un’ora di conversazione, da soli in macchina senza distrazioni.

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E' UN UOMO CHE AMA DIO

Per qualcuno sarà difficile accettare un diktat così restrittivo, eppure (secondo me – e pure secondo Laboissiere) questa dovrebbe proprio essere la base, se tu sei una cristiana di quelle che “fanno sul serio”.

Che lui ami Dio è un requisito indispensabile affinché tu possa accettarlo nella tua vita. Senza questo requisito-base, non solo lui si troverà ad avere moltissime mancanze ai tuoi occhi – ma, cosa ancor più grave, non sarà mai davvero dalla tua stessa parte. Sarà un uomo che faticherà costantemente a comprendere come rapportarsi a te.

Sia chiaro: nessuno è perfetto. Non necessariamente devi sposare un santo; e comunque anche i santi affrontano la tentazione e peccano – magari anche infrangendo comandamenti che a te non hanno mai dato problemi e la cui osservanza ti sembra ovvia e scontata. Il punto non è essere perfetti: il punto è (vedi caratteristica n. 2) esser consapevole dei propri difetti e voler tendere verso la perfezione.

Il punto è che l’uomo che non ama Dio è un uomo che non sarà mai davvero capace di accompagnarti fino in fondo lungo il tuo cammino.
Non necessariamente è un uomo che si dichiara apertamente ateo: magari è uno di quelli che in chiesa ci va pure, alle feste comandate, ma poi continua regolarmente, sistematicamente, senza pentimento, a porre in essere dei comportamenti contrari alla legge divina. E magari cerca pure di convincere anche te a fare altrettanto – e soprattutto, rifiuta insistentemente di considerarsi in difetto.

Puoi anche illuderti dicendo che, tutto sommato, si può sopravvivere a questa disparità di vedute. Ma invece no: perché anche se finora questo elemento non ha mai creato gravi motivi di tensione, fidati che prima o poi capiterà di sicuro qualcosa che svelerà come voi due siate fuori sincrono. Pensa anche solo all’educazione da impartire ai figli. O a un qualsiasi evento critico di fronte al quale tu reagisci rifugiandoti nella preghiera e lui gira involontariamente il coltello nella piaga dicendoti “ma perché perdi tempo in chiesa? Tanto non serve a niente”.
La Bibbia, osserva Laboissiere, è molto chiara nel dire che gli sposi devono essere assoggettati allo stesso giogo, il che – fuor di metafora – vuol dire essere sullo stesso piano, camminare allo stesso passo. E in una coppia è indispensabile camminare allo stesso passo, condividere gli stessi valori, porsi gli stessi obiettivi. Non solo nel campo religioso, ci mancherebbe: ma anche nel campo religioso.

Alert: quanto detto al punto 3 vale anche per questo discorso. Amica: a te serve un uomo, non un catecumeno.
A maggior ragione se si parla di vita religiosa, tu non sei la salvatrice di nessuno. Il Salvatore è solo uno, e ha sempre avuto il buonsenso di non impegnarsi romanticamente con nessuno.
Oltretutto, in questo caso esiste pure il forte rischio che tu, focalizzata sul tuo compito di condurre a Cristo il tuo “lui”, non ti renda conto che, al contrario, è lui che sta lentamente allontanando da Cristo te. Può capitare, e tu lo sai.
Se scopri di avere un debole per un bravo ragazzo pieno di potenzialità che è ancora in cammino (magari si è convertito da poco; magari ha ancora dubbi di fede e tanta confusione in testa…) per l’amor del cielo stagli vicino come amica, ispiralo con il tuo esempio, aiutalo fraternamente… e poi chissà.
Ma, di nuovo: non lanciarti in una storia d’amore con uno che non è (ancora) pronto per te.

 

VUOLE TUTTO IL TUO AMORE

Laboissiere ci va giù deciso: un uomo tutto d’un pezzo vuole una donna tutta d’un pezzo.
Non solo un pezzettino di te: ti vuole tutta – e non in senso fisico, prima che qualcuno cominci a fare battute. No: ti vuole tutta nel senso che ti vuole coinvolta al 100% in questa relazione, pronta a mettere tutta te stessa in questa storia e a lottare con tutte le sue forze per farla funzionare.
Se tu non ti fidi di lui al 100%, se non sei convinta al 100% di volerti impegnare in una relazione seria; se rimani un po’ sulle tue, se non ti senti ancora pronta ad essere completamente sincera, se non sei sicura che saresti pienamente disposta a metterti in gioco per questa storia d’amore – allora, non va bene. Stai sabotando la tua relazione.
Finirà che a un certo punto lui se ne va (giustamente, perché un uomo che ha intenzioni serie non ha tempo da perdere) e tu ti ritroverai a sfogarti con amiche compiacenti dicendo che, “ecco, mi ha lasciata perché non ha saputo accogliere le mie insicurezze e capire il mio passato doloroso”.
No amica: è che le tue insicurezze e il tuo passato doloroso erano lo scudo che hai usato per mascherare la semplice realtà dei fatti: non ti sentivi pronta al 100% per una relazione, e dunque non hai dato il 100% per questa relazione.

Non sei ancora pronta per una storia seria? Va benissimo: mica è detto che tutte quante debbano trovarsi il fidanzatino quando sono all’università. Prenditi il tuo tempo, fai discernimento, conosciti, e, quando davvero sarai pronta per una storia d’amore, allora (e solo allora) buttatici a capofitto.

***

A margine, un’ultima osservazione che mi è piaciuta moltissimo in questo libro: non accontentarti.
Non accontentarti.
A costo di scrivertelo ovunque a mo’ di promemoria e di tappezzare di post-it tutta la tua casa, NON ACCONTENTARTI.
Non è solo una questione di buonsenso (“non accontentarti, perché così facendo rischi di essere infelice”). No, è anche una questione di responsabilità e di testimonianza: in quanto cristiana, è tuo preciso dovere fare tutto il possibile affinché la tua relazione (e dunque, auspicabilmente, il tuo matrimonio e la tua famiglia, in un domani) siano presi d’esempio dagli altri, e siano un esempio luminoso per gli altri.

 

Dio ha in serbo per te qualcosa di straordinario, ma non solo perché vuole il tuo bene.
Il punto è (anche) un altro: quando qualcuno guarderà a te e al tuo matrimonio, e penserà che sei così tanto fortunata, e si domanderà come hai fatto a ottenere quella famiglia felice, tu devi essere in grado di poter rispondere “è un dono di Dio. Sono fortunata perché ho scelto di farmi guidare da Dio, e la mia relazione è felice perché ho permesso a Dio di plasmarla”.

Sì, amica mia: Dio ha davvero in serbo per te qualcosa di straordinario.
Non sabotarLo accontentandoti del “meno peggio”.

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