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CITAZIONI SIGNIFICATIVE DI CREDENTI E NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2020 16:08
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03/09/2011 08:50
 
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Il pensiero di Napoleone Bonaparte su Gesù e la Chiesa

 

“Tutto di Gesù mi sorprende. Il suo spirito mi supera e la sua volontà mi confonde. Tra lui e qualsiasi altra persona al mondo non c’è possibilità di paragone. E’ veramente un essere a parte. Le sue idee, i suoi sentimenti, la verità che egli annuncia, la sua maniera di convincere, non si riescono a spiegare nè con le istituzioni umane nè con la natura delle cose. La sua nascita e la storia della sua vita, la profondità della sua dottrina che raggiunge davvero la vetta delle difficoltà e ne è la soluzione più ammirevole, il suo Vangelo, il suo cammino attraverso i secoli, tutto rappresenta per me un prodigio. E’ un mistero insondabile. Qui non vedo niente di umano, più guardo da vicino e più mi accorgo che tutto è al di sopra di me, tutto appare più grande. Tra il cristianesimo e qualsiasi altra religione c’è la distanza dell’infinito. Io di uomini me ne intendo e Gesù Cristo non era solamente un uomo. In Licurgo, in Numa, in Maometto, non vedo che dei legislatori i quali, poiché occupavano il primo posto nello Stato, hanno cercato la migliore soluzione al problema sociale. Non ci trovo nulla che nasconda la divinità ed essi stessi, del resto, non hanno mai alzato le loro pretese così in alto. Cerco invano nella storia qualcuno simile a Gesù Cristo o qualcuno che comunque si avvicini al Vangelo. Anche gli empi non hanno mai osato negare la sublimità del Vangelo che ispira loro una specie di venerazione obbligata! Che gioia procura questo libro! Dal primo giorno fino all’ultimo, egli è lo stesso, sempre lo stesso, maestoso e semplice, infinitamente severo e infinitamente dolce. Che parli o che agisca, Gesù è luminoso, immutabile, impassibile. Gesù si è impadronito del genere umano. Mentre tutto ciò che egli ha fatto è divino, negli altri, Zoroastro, Numa, Maometto, non c'è nulla, al contrario, che non sia umano. L'azione di questi mortali si limita alla loro vita. Cristo si tratta forse di una invenzione dell'uomo? No, al contrario è una realtà inspiegabile. Gesù è il solo che abbia osato tanto. E’ il solo che abbia detto chiaramente e affermato senza esitazione egli stesso di sé: io sono Dio. Voi parlate di Cesare e di Alessandro, delle loro conquiste e dell’entusiasmo che seppero suscitare nel cuore dei soldati, ma quanti anni è durato l’impero di Cesare? Per quanto tempo si è mantenuto l’entusiasmo dei soldati di Alessandro? Invece per Cristo è stata una guerra, un lungo combattimento durato trecento anni, cominciato dagli apostoli e proseguito dai loro successori e dall’onda delle generazioni cristiane. E che dura tutt'ora. Dopo san Pietro i trentadue vescovi di Roma che gli sono succeduti sulla cattedra hanno, come lui, subito il martirio. Durante i tre secoli successivi, la cattedra romana fu un patibolo che procurava sicuramente la morte a chi vi veniva chiamato. In questa guerra tutti i re e tutte le forze della terra si trovano da una parte, mentre dall’altra non vedo nessun esercito, ma una misteriosa energia, alcuni uomini sparpagliati qua e là nelle varie parti del globo e che non avevano altro segno di fratellanza che una fede comune nel mistero della Croce. Potete concepire un morto che fa delle conquiste con un esercito fedele e del tutto devoto alla sua memoria? Potete concepire un fantasma che ha soldati senza paga, senza speranza per questo mondo e che ispira loro la perseveranza e la sopportazione di ogni genere di privazione? Questa è la storia dell’invasione e della conquista del mondo da parte del cristianesimo. I popoli passano, i troni crollano e la Chiesa rimane! Quale è, dunque, la forza che mantiene in piedi questa Chiesa, assalita dall’oceano furioso della diffidenza, del pregiudizio, della collera e dell’odio del mondo? Qual è il braccio, dopo diciotto secoli, che l’ha difesa dalle tante tempeste che hanno minacciato di inghiottirla?”.

 

Napoleone Bonaparte, Imperatore francese, dall'opera "Conversazioni religiose", scritta negli ultimi anni di vita, durante l'esilio all'isola di Sant'Elena.

 

Considerazioni

 

E’ pur vero che Napoleone Bonaparte, sebbene sia stato un eccellente leader politico, e probabilmente il più grande genio militare di tutti i tempi, non abbia improntato la sua opera di governo ai precetti del Vangelo, ma ad un misto di principi illuministi e imperalisti.

Non di rado lo vediamo impegnato, più per motivi politici che personali, a combattere apertamente la Chiesa. In merito possiamo ricordare l’invasione e la soppressione (temporanea) dello Stato Pontificio, l’arresto e la conseguente prigionia nella corte francese di ben due Pontefici, Pio VI e Pio VII. Talvolta è stato anche artefice di scelte politiche discutibili, di certo parecchio dannose per l’Italia. Si può citare in primis la spoliazione dei beni artistici a cui fu sottoposto lo Stato della Chiesa (insieme ad altri Stati), o la cessione della libera Repubblica di Venezia all’Austria, atto che obbligò l’Italia intera a parecchi anni di sangue e di guerra per poterela rivedere libera. Ma non è il contesto adatto per un giudizio storico su questa grande personalità della storia. E' il Napoleone credente che ci interessa. In particolare, durante gli ultimi anni della sua vita, durante l'esilio all'isola africana di Sant'Elena, ebbe modo di pentirsi sinceramente di gran parte delle scelte politiche che aveva compiuto in materia di religione. Riscoprì il Vangelo e la spiritualità che era in lui. Ne è testimonianza l’opera “Conversazioni religiose”, che sono un eccellente sunto di tutto il suo maturo e finale pensiero religioso. E poi, come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI: "Mai, nei nostri giudizi, dobbiamo confondere il peccato, che è inaccettabile, e il peccatore del quale non possiamo giudicare lo stato di coscienza e che, in ogni caso, è sempre suscettibile di conversione e di perdono". Nondimeno il cattolicissimo Manzoni conclude l’ode del 5 Maggio dicendo (parafrasi):

 

“Ah,  forse a tanto dolore cadde il suo spirito e si disperò, ma valido venne l'aiuto di Dio, che lo trasportò pietoso in una realtà più serena;

 

e lo guidò per i floridi sentieri delle speranze verso i campi eterni, lo guidò verso la beatitudine eterna, che supera qualunque desiderio umano, lo guidò verso quel luogo dove la gloria terrena non vale nulla.

 

Bella, immortale, benefica fede, abituata alle vittorie! Annovera anche questo tuo trionfo, rallegrati; perché nessuna personalità più grande si è mai chinata davanti alla croce di Cristo.

 

Tu, o fede, allontana dalle stanche spoglie di quest'uomo ogni parola malvagia: il Dio che può tutto, che ci dà i dolori e ci consola si è posato accanto a lui, per consolarlo nel momento della sua morte”.

 



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