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Risposte a DOMANDE di FEDE

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2024 17:11
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09/04/2010 11:30
 
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Nel Vangelo di Giovanni al cap.9 si riferisce:
Giov 9,1 Passando vide un uomo cieco dalla nascita
2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?».
3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.

Domanda:
Come è possibile che Dio abbia permesso che quell'uomo rimanesse cieco dalla nascita, se non era colpevole di nulla? Solo per manifestare la sua potenza guaritrice? Non è in contrasto con la sua giustizia e col suo amore verso gli uomini? Oppure indirettamente si può arguire che quell'uomo abbia commesso dei peccati in una vita precedente?

Risposta

Gli apostoli possono aver riferito la domanda pensando a una possibile colpa del cieco nato contratto durante la gestazione; questa credenza trovava riscontro negli insegnamenti rabbinici del tempo. Ammesso tuttavia che essi pensassero realmente a una colpa contratta dal cieco in una vita precedente, non ottengono dalla risposta di Gesù la conferma alla loro domanda. Pertanto il Signore non dà affatto luogo a supporre che esista una vita precedente del cieco nato.

Tuttavia ci si chiede se Dio è giusto nell'aver fatto rimanere cieco quell'uomo innocente per poi guarirlo quando ha voluto.
Gesù infatti nella sua risposta afferma che tale condizione non è determinata né da colpa del cieco né dei suoi diretti genitori. Quindi allora come si concilia questo con la giustizia divina?

Da una considerazione globale della Rivelazione possiamo dedurre che la risposta sia da ricercarsi nel peccato originale che ha stravolto l’intera creazione generando conseguenze di malattie, di disagi e di dolore in tutta la natura e chi più, chi meno ne facciamo tutti l’esperienza pur senza esserne sempre direttamente responsabili. Questa conclusione lo si può trarre anche da altri testi evangelici in cui Gesù afferma in Lc.13,1-5 che "i diciotto su cui cadde la torre di Siloe oppure "i Galilei il cui sangue Pilato mescolò con i suoi sacrifici, non erano più peccatori degli altri uomini" (come riteneva la credenza popolare ) .

Pertanto Dio viene glorificato nel momento in cui il danno (provocato a partire dal peccato originale, con tutte le implicazioni di peccato derivato da singoli e da collettività), trova la sua risoluzione e la restaurazione nell’intervento salvifico di Cristo. Il cieco nato porta la conseguenza del peccato dell’umanità di cui anche lui è parte. Inoltre impersona la cecità acquisita all’origine dall’umanità e che Cristo viene a sanare facendo così risplendere la Gloria di Dio che era stata ottenebrata non solo per il cieco ma per tutta l’umanità.

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