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LE CATACOMBE ATTRAVERSO LE IMMAGINI

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2019 23:15
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20/08/2011 18:42
 
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LA VITA DELLA CHIESA DELLE ORIGINI

TESTIMONIATA DALLE CATACOMBE

Le catacombe ci fanno rivivere la vita della primitiva Roma cristiana. È vero che le catacombe sono soltanto dei cimiteri, ma esse ci parlano con la testimonianza storica di un patrimonio ricchissimo di pitture, sculture, iscrizioni che illustrano gli usi, i costumi, la vita degli antichi cristiani, la loro cultura, la loro fede. Infatti ogni comunità che vive, necessariamente si esprime e traduce la propria fede in documenti scritti o visivi. I cimiteri, in molte civiltà, sono luoghi dove si "oggettiva" l’interpretazione della vita e della morte. Così, per esempio, la maggior parte di quello che conosciamo della cultura egiziana proviene dalle tombe. Le catacombe non raccontano solo la storia delle persecuzioni, l’olocausto e il culto dei martiri; presentano anche con chiarezza la fede della Chiesa apostolica e dei primi secoli. La visita alle tombe degli Apostoli e alle catacombe, memoriale dei martiri, è un ritorno alle radici, alle sorgenti antiche della fede e della vita della Chiesa dei primi secoli. Le catacombe ne sono la testimonianza storica. Esse sono state giustamente definite "la culla del cristianesimo e l’archivio della Chiesa delle origini" (0. Marchi).

La spiritualità delle Catacombe è cristocentrica, sacramentale, sociale, escatologica, biblica, nuova e trasformatrice. Essa non è solo una documentazione della fede della Chiesa primitiva, ma è uno stimolo forte a rinnovare personalmente la fede e a testimoniarla nella propria vita. I pellegrini, che ogni giorno visitano le catacombe, ne colgono il valore apologetico e ritengono la visita una vera esperienza spirituale. Sono soprattutto i giovani che scoprono il valore religioso delle catacombe. "Le catacombe non mi erano mai piaciute… ora mi mancano". "Di tutti i centri religiosi che abbiamo visto, incluse le grandi basiliche, le catacombe hanno avuto su di noi l’impatto maggiore. La purezza di fede dei primi cristiani, l’offerta totale della loro vita ci ha umiliati… Ci eravamo immaginati un luogo buio e repellente; abbiamo trovato un luogo che irraggia pace e grazia". "La visita ci ha offerto una vera e propria lezione di vita". "Ricorderò le catacombe come la cosa più bella della mia vita". "Sono la cosa più bella che abbia mai visitato". "Alle catacombe ho capito bene tutto il coraggio e l’amore dei Martiri. Nelle cripte dei Papi e di Santa Cecilia ho capito che di fronte al coraggio di quegli uomini e donne tutto quello di cui noi siamo capaci e proprio niente…".

Le catacombe svelano l’intimo segreto della spiritualità della Chiesa dei primi secoli nella sua giovinezza di conquista e di martirio. Questo è il motivo per cui fin dall’inizio si sviluppò il culto dei martiri. 1 cristiani sentirono il bisogno di radunarsi presso le loro tombe per festeggiare la ricorrenza del martirio e invocare la protezione di quei gloriosi campioni della fede.

Milioni di visitatori da ogni parte del mondo, nel corso dei secoli, hanno compiuto il pellegrinaggio alle catacombe cristiane di Roma accolti dai martiri della Chiesa e dagli innumerevoli cristiani che hanno testimoniato la loro fede nella vita di ogni giorno. È interessante notare che molti pellegrini hanno anche firmato la visita, incidendo nell’intonaco delle pareti il loro nome e, talvolta, frasi di invocazione per ottenere la protezione dei martiri stessi. Sono i graffiti che si vedono numerosi vicino alle tombe dei martiri.

I pellegrini vengono da ogni contrada dell’impero, dall’Oriente vescovi illustri come Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Abercio di Gerapoli e semplici fedeli, perché tutti – al dire di S. Giovanni Crisostomo – "guardano a Roma con i suoi due luminari Pietro e Paolo, i cui raggi rischiarano il mondo".

Dai paesi occidentali arrivano pellegrini, fin dalla lontana Irlanda. Sull’esempio di S. Patrizio (5° sec.), che fu creato da Papa Leone primate di quella nazione, schiere di pellegrini affrontano a piedi un viaggio lungo, faticoso e rischioso. Anche dagli altri paesi il flusso dei pellegrini è notevole e costante. Ricordiamo che dai paesi nordici sono soprattutto i missionari apostoli che giungono a Roma per attingere alle tombe sante e dal papa autorità e forza per predicare la fede, riportando talora in patria reliquie di martiri e di santi.

Dal primo giubileo del 1300 le Cronache degli Anni Santi registrano la presenza di folle di pellegrini sempre in aumento, che fanno della visita alle catacombe una meta quasi obbligata del loro itinerario di fede e di devozione.

Tra i pellegrini meritano particolare menzione quelli divenuti santi, come S. Brigida di Svezia ( 14° sec.), S. Filippo Neri e S. Carlo Borromeo (16° sec.), S. Giovanni Bosco, S. Teresa di Gesù Bambino e S. Maria Mazzarello. Commuove pure vedere nei registri di S. Callisto le firme dei moderni testimoni della fede, come il Card. Giuseppe Slipy, martire dell’Ucraina e il card. Giuseppe Mindzenty, primate d’Ungheria.

Il card. Slipy era stato condannato ai lavori forzati in Siberia, nel durissimo carcere di Mordavia, da dove fu liberato per interessamento di papa Giovanni nel 1963. Venuto a Roma visitò le catacombe di S. Callisto, scrivendo che lo faceva "post quadraginta annos miraculosae liberationis" "dopo 40 anni di una miracolosa liberazione".

I 40 anni risalgono agli inizi degli anni 20, quando i comunisti assunsero il controllo dell’Ucraina che divenne Repubblica Sovietica Socialista. "Ho dovuto soffrire – spiegò il Cardinale – di essere arrestato di notte, tribunali segreti, interrogatori interminabili, sorveglianza continua, maltrattamenti morali e fisici, umiliazioni, tortura e fame. Mi sono trovato davanti a inquisitori e giudici perfidi, prigioniero inerme, silenzioso testimone che, fisicamente e psicologicamente esausto, difendeva la sua Chiesa, essa stessa silenziosa e condannata a morte. Prigioniero per la causa di Cristo, trovavo la forza sapendo che il mio gregge spirituale, il mio popolo, tutti i Vescovi, sacerdoti e fedeli, padri e madri, bambini, gioventù militante come vecchi inermi, camminavano al mio fianco. Non ero solo". Sembra di leggere una pagina degli Atti dei Martiri!

Il secondo, arrestato nel 1948, dopo inaudite torture e un processo-farsa, era stato condannato all’ergastolo. Dopo gli anni di prigione e il domicilio coatto nell’ambasciata degli USA a Budapest, appena liberato venne a Roma e visitò di nuovo le catacombe, scrivendo sul registro dei Visitatori illustri: "Plenus consolationibus fidei prim. suae Ecclesiae – pieno di consolazioni per la fede della sua Chiesa delle origini". Schiere di consacrati, personaggi illustri, Re e Regine, Capi di Stato, Autorità civili di ogni rango e di tanti paesi hanno visitato con interesse e con fede le catacombe cristiane di Roma. Ma i pellegrini più illustri sono stati i Sommi Pontefici e questo fin dai primissima secoli dei Cristianesimo, anzi fin dalle origini stesse delle catacombe. Come non ricordare tra i Papi che hanno amato le Catacombe lo stesso Papa Callisto, scelto ancora diacono da Papa Zeffirino quale amministratore e custode del Cimitero ufficiale della Chiesa, le catacombe che da lui presero il nome? E nel 4° secolo il grande papa S. Damaso, che curò, abbellì e illustrò con splendide iscrizioni latine le catacombe di Roma?

Nei secoli bui delle invasioni barbariche i Pontefici assistettero impotenti alla distruzione sistematica dei monumenti, ai saccheggi e alle ripetute devastazione delle catacombe. All’inizio dei 7° secolo, S. Gregorio Magno esclamava: "Ubique mors, ubique luctus, ubique desolatio, undique percutimur, undique amaritudinibus replemur" "Dovunque la morte, il lutto, le desolazioni; da ogni parte siamo percossi, da ogni parte ripieni di amarezze".

I Papi Paolo I, Adriano I, Leone III e soprattutto Pasquale I furono quindi costretti ad ordinare la traslazione dei corpi dei martiri nelle chiese della città, per motivi di sicurezza, per evitare la loro profanazione: nella sola basilica di S. Prassede il 20 luglio dell’817 furono portati ben 2.300 corpi santi. In seguito molti altri furono portati al Pantheon, già dedicato da Bonifacio IV (608-615) al culto della Vergine col nome di S. Maria ad martyres.

Dopo le clamorose scoperte delle tombe dei martiri a S. Callisto, il papa Pio IX istituì la Commissione di Archeologia Sacra (6 -1 -1852) e nel 1854 visitò le catacombe di S. Callisto. Con profonda commozione sostò in preghiera nella cripta dei Papi, prendendo in mano i frammenti delle iscrizioni dei suoi predecessori.

Pio XI e Pio XII nel ministero della parola hanno frequenti riferimenti alle catacombe, gemma che rende bella la Chiesa di Roma. Pio XII così si esprimeva: "La Roma cristiana vive di vita indistruttibile; la sua archeologia è l’archeologia della vita e i documenti di vita cristiana nei suoi primordi e nel suo svolgimento storico, dottrinale, artistico, iconografico, epigrafico e liturgico, alimenta la nostra Chiesa". Giovanni XXIII fu il primo papa dopo Pio IX a visitare le catacombe. Raccontò allora di aver visitato per la prima volta le catacombe di S. Callisto quand’era seminarista al Laterano e gustava le lezioni dell’insigne archeologo Orazio Marucchi. Eletto papa, egli aveva detto: "Voglio venire alle catacombe. Devo venire a pellegrinare e a pregare, come fanno tanti visitatori" e il 19 settembre 1961 il papa poté attuare il suo proposito. La visita – secondo il desiderio del Pontefice – doveva servire di esempio a tutti i fedeli di Roma.

"La storia della Chiesa – disse allora il Papa – è storia di lotta, ma anche storia di trionfi. Noi, persone consacrate, ne siamo a conoscenza più di tutti. Quindi serena fiducia nonostante tutto; Dio è con noi. La Chiesa di oggi trionferà, come ha trionfato la Chiesa delle Catacombe". A sua volta il Papa Paolo VI volle visitare due insigni santuari dei Martiri Romani: le catacombe di Domitilla e quelle di S. Callisto. A S. Callisto il 12 settembre 1965 sostò lungamente in preghiera nella cripta dei Papi e in quella di S. Cecilia, e raccomandò alle guide di aiutare i pellegrini "a intravedere l’umile splendore della primitiva testimonianza cristiana". Infine Giovanni Paolo II già da vescovo (1965) era giunto pellegrino presso le tombe dei Martiri. Eletto Papa, volle che con lui anche i giovani romani rinnovassero i sentimenti di fede meditando sulle tombe dei primi cristiani. Il Papa ha confidato che giovane sacerdote aveva letto "Roma sotterranea" del grande archeologo maltese Antonio Bosio (1575-1629) e che riteneva le catacombe una valida testimonianza storica ed apologetica della Chiesa delle origini.

Le catacombe sono i monumenti archeologia più significativi della Roma cristiana dei primi secoli. "Questi monumenti – ha affermato recentemente il papa Giovanni Paolo II, ricevendo, il 7 giugno 1996, i membri della Commissione Archeologica e i Direttori delle Catacombe – rivestono un alto significato storico e spirituale. Visitando questi monumenti, si viene a contatto con suggestive tracce del cristianesimo di primi secoli e si può, per così dire, toccare con mano la fede che animava quelle antiche Comunità cristiane… Come non commuoversi dinanzi alle vestigia, umili, ma così eloquenti di questi primi testimoni della fede?

"Lo sguardo si proietta ora verso lo storico appuntamento del grande Giubileo, durante il quale le catacombe di Roma assurgeranno a luogo privilegiato di preghiera e di pellegrinaggio. Insieme alle grandi basiliche romane, le catacombe dovranno rappresentare una meta irrinunciabile per i pellegrini dell’Anno Santo"

Già fin d’ora – aveva notato il papa – "le catacombe sono meta significativa di tanti pellegrini che giungono nella Città eterna". Non c’è luogo, infatti, più adatto di questo per riaffermare e testimoniare la propria fede alle soglie del terzo millennio.

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Galati (3,1)..proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso...
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