Nuova Discussione
Rispondi
 

RICERCA SU GESU' NELLA STORIA e STORICITA' DEI VANGELI

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2024 17:25
Autore
Stampa | Notifica email    
07/06/2018 19:09
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

 FONTI EBRAICHE


Gli studiosi si sono divisi sull’importanza delle fonti ebraiche in rapporto alla storicità del cristianesimo: a parte l’importante testimonianza di Flavio Giuseppe, rimangono i testi del Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo. Alcuni storici negano completamente qualsiasi riferimento a Gesù nei testi rabbinici (ad esempio J. Maier), altri sostengono che i materiali rabbinici primitivi (compresa la Mishnà) non parlano di Gesù, pur ammettendo l’esistenza di alcune allusioni negli scritti tardivi ai quali però non attribuiscono alcun valore storico, ad esempio J.P. Meier afferma: «al contrario di altri studiosi non penso che il materiale rabbinico […] ci offra nuove informazioni affidabili o detti autentici, indipendenti dal Nuovo Testamento» (Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 13). lo stesso pensa C.A. Evans, docente di Nuovo Testamento presso l’Acadia Divinity College: «Un serio problema nel fare uso di queste tradizioni è che probabilmente nessuna di esse è indipendente dalle fonti cristiane» (C.A. Evans, The Historical Jesus: Critical Concepts in Religious Studies, vol. 4, Taylor & Francis Group 2004, p.376). Un terzo gruppo di studiosi, invece, rintraccia brevi accenni a Gesù, comunque di scarso valore storico in quanto hanno un tono fortemente polemico e di scarsa obiettività (ad esempio J. Klausner).


 


FLAVIO GIUSEPPE
Lo storico giudeo Flavio Giuseppe (37/38 d.C. – poco dopo il 100 d.C.) è autore di due grandi opere: La guerra giudaica (iniziata dopo il 70 d.C.) e Antichità giudaiche (scritta nel 93-94 d.C.). L.H. Feldman, tra i più importanti studiosi dello storico ebreo, ha notato che per le fonti delle sue opere avrebbe avuto facilmente accesso agli archivi degli amministratori provinciali, custoditi a Roma nella corte imperiale (L. Feldman, The Testimonium Flavianum. The State of the Question, Christological Perspectives, p. 194-195). Entrambi i libri contengono passi che menzionano Gesù.

Il testo relativo a Gesù de La guerra giudaica non è riconosciuto come autentico, si tratta di una lunga interpolazione che si trova solo nell’antica versione russa (slava), preservata in manoscritti russi e rumeni. Sono pochi gli studiosi a sostenerne l’autenticità (tra essi ad esempio R. Eisler o, più recentemente, G.A. Williamson nel suo The World of Josephus, Brown and Company 1964, p.308-309).

Diversamente stanno le cose per quanto riguarda i due passi interessanti delle Antichità giudaiche, quello meno discusso compare nel libro XX e racconta un episodio accaduto nel 62 d.C., prima della rivolta ebraica: «Essendo questo tipo di persona [cioè, un sadduceo senza cuore], Anano, ritenendo di avere una favorevole opportunità, poiché Festo era morto e Albino era ancora in viaggio, convocò un sinedrio di giudici e vi trascinò un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, chiamato Messia, e alcuni altri. Li accusò di aver trasgredito la legge e li consegnò perché fossero lapidati» (Antichità giudaiche, XX, 9,1). Questo passo si trova nella principale tradizione manoscritta greca delle Antichità, senza alcuna variante di rilievo, cita di sfuggita Gesù come per qualificare meglio Giacomo essendo esso un nome molto comune nell’uso giudaico e negli scritti di Flavio Giuseppe. Il riferimento a Gesù non proviene da mano cristiana e neppure da fonte cristiana, né il Nuovo Testamento né i primi scrittori cristiani, Paolo compreso, parlavano di Giacomo come “fratello di Gesù” ma più solennemente “fratello del Signore” o “fratello del Salvatore”. Senza contare, poi, che il racconto di Giuseppe del martirio di Giacomo differisce, per il tempo e per il modo, da quello di Egesippo (il quale parla di caduta dal pinnacolo del tempio di Gerusalemme prima dell’assedio alla città). L.H. Feldman, grande studioso di Flavio Giuseppe e professore presso la Yeshiva University, ha osservato infatti che «pochi hanno dubitato della genuinità di questo passo su Giacomo» (L.H. Feldman, Josephus and Modern Scholarship, Loeb Libray vol. 10, p. 108).

Per quanto riguarda il secondo brano, noto come Testimonium Flavianum, da secoli la sua autenticità è oggetto di discussione dal momento che in essa troviamo espressioni tipiche di Flavio Giuseppe ma anche tre frasi chiaramente cristiane. Nella citazione del brano che segue sottolineiamo le tre espressioni controverse: «Verso questo tempo visse Gesù, uomo saggio ammesso che lo si possa chiamare uomo. Egli infatti compiva opere straordinarie, ammaestrava gli uomini che con piacere accolgono la verità e convinse molti Giudei e Greci. Egli era il Cristo. E dopo che Pilato, dietro accusa dei maggiori responsabili del nostro popolo, lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che fin dall’inizio lo amarono. Infatti apparve loro il terzo giorno, di nuovo vivo, avendo i divini profeti detto queste cose su di lui e moltissime altre meraviglie. E ancora fino al giorno d’oggi continua a esistere la tribù dei cristiani che da lui prende il nome» (Antichità giudaiche XVIII, 3.3).

La posizione degli studiosi è molteplice: alcuni considerano questo passo essenzialmente autentico (come L. von Ranke, F. K. Burkitt e A. von Harnack), altri studiosi preferiscono invece considerare l’intero passo come l’interpolazione di un copista cristiano mentre un terzo gruppo di studiosi, infine, parla di semi-autenticità considerando l’innegabile presenza di interpolazioni cristiane (delle glosse cristiane molto antiche, dato che Eusebio di Cesarea trasmette la versione greca citata in Hist. Eccl I, 11,7-8), ma non così determinanti da inficiare la paternità del testo a Giuseppe (lo studioso B.D. Ehrman ha spiegato infatti che gli amanuensi cristiani «aggiunsero qualche parola qua e là per essere certi che il lettore capisse il senso», in Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p. 62). Questi studiosi hanno infatti ricostruito quello che potrebbe essere stato il brano originale, eliminando le tre interpolazioni: «In quel tempo comparve Gesù, un uomo saggio. Si diceva che compisse delle opere straordinarie, insegnava alla gente che con piacere riceve la verità: e attirò a sé molti discepoli sia fra Giudei che fra gente di origine Greca. E quando Pilato, a causa di un’accusa fatta dai maggiori responsabili del nostro popolo, lo ha condannato alla croce, coloro che lo amarono fin dall’inizio non cessarono di farlo e fino a oggi la tribù dei cristiani (che da lui prende il nome) continua ad esistere». Il testo è molto simile a quello tradizionalmente riportato anche perché le piccole aggiunte cristiane non avevano lo scopo di modificare il pensiero di Giuseppe, ma piuttosto essere piccole aggiunte chiarificatrici: «Il Testimonium è così misurato, con soltanto un paio di frasi tutto sommato prudenti inserite qua e là, che non sembra proprio un racconto cristiano apocrifo scritto per l’occasione. Piuttosto, è molto simile agli interventi reperibili in tutta la tradizione amanuense dei testi antichi: il lavoro di ritocco che un copista avrebbe potuto eseguire con facilità […]. La maggioranza degli studiosi del giudaismo antico, e gli esperti di Giuseppe Flavio, ritengono che uno o più copisti cristiani avrebbero leggermente “ritoccato” il passo» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p. 63, 66).

La maggioranza degli studiosi fa parte del terzo gruppo, il prof. L.H. Feldman ha rilevato infatti che tra il 1937 e il 1980, su 52 studiosi che si sono occupati approfonditamente della questione, 39 hanno giudicato il Testimonium Flavianum come autentico; 10 studiosi lo hanno considerato del tutto o in gran parte autentico; 20 studiosi lo hanno accettano con alcune interpolazioni, 9 studiosi con diverse interpolazioni, e solo 13 studiosi lo hanno considerato totalmente un’interpolazione cristiana (L. Feldman, The Testimonium Flavianum. The State of the Question, Christological Perspectives, p. 197). Tra i sostenitori dell’autenticità ci sono anche diversi studiosi ebrei, come Paul Winter e lo stesso Feldman, studiosi cristiani non confessionali, come S.G. Brandon e Morton Smith, studiosi non credenti come B.D. Ehrman, importanti studiosi protestanti, come J.H. Charlesworth, e studiosi cattolici come J.P. Meier, C.M. Martini, W. Trilling e A.M. Dubarle (oltre a Lane Fox, Michael Grant, Crossan, Borg, Tabor, Thiessen, Frederiksen, Flusser ecc.). Tra essi anche J.M. Garcia, che ha scritto: «Questa terza ipotesi sembra essere la più probabile per tre motivi. In primo luogo il testo, con vari rimaneggiamenti, appare in tutti i manoscritti greci, arabi e siriaci. In seconda istanza, lo stile e il linguaggio del brano, eliminate le chiare interpolazioni cristiane, sono tipici di Giuseppe Flavio. Infine, la concezione di Cristo che trasmette non è cristiana, in quanto Gesù viene considerato come un saggio, un predicatore di un certo successo» (J.M. Garcia, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, Rizzoli 2008, p. 36-40). Il prof. A. Nicolotti ha scritto: «i critici moderni sono ormai concordi nel ritenere il passo del Testimonium come sostanzialmente autenticonella sua testimonianza storica di Gesù, sebbene per molti esso ha aver subito prima del secolo IV delle interpolazioni cristiane. E non manca chi, diversamente spiegando le parti cosiddette “cristiane”, ritiene che queste interpolazioni non esistano, e che il testo sia interamente autentico (Étienne Nodet, per esempio). L’importante monografia di Serge Badet (favorevole all’autenticità completa) affronta tutti questi problemi ed è un riferimento imprescindibile».

Il biblista americano J.P. Meier ha studiato a fondo il problema, concludendo: «c’è una ragione sufficiente per sostenere che tale brano provenga da Flavio Giuseppe? La risposta è affermativa» e si basa su una serie di argomenti: (1) Il “Testimonium Flavianum” è presente in tutti i manoscritti greci e latini ed è ben difficile immaginare che l’invenzione di una scriba cristiano possa apparire identica su tutti i codici pervenutici; (2) La conferma di autenticità deriva dal brano già citato sul martirio di Giacomo, come ha spiegato il biblista J.M. Garcia: «Senza dubbio tutti gli studiosi considerano autentico il racconto sul martirio di Giacomo e, di conseguenza, anche il riferimento a Gesù, giacché non è il modo cristiani di alludervi. Orbene, il fatto che Giuseppe Flavio non si soffermi a specificare chi sia questo Gesù ci porta a supporre che lo abbia già fatto in un brano precedente; l’unico possibile è quello denominato Testimonium Flavianum» (J.M. Garcia, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, Rizzoli 2008, p. 36-40); (3) Il vocabolario e la grammatica del passo (senza interpolazioni) è molto coerente e caratteristico dello stile e della lingua di Flavio Giuseppe, al contrario dello stile del Nuovo Testamento; (4) La descrizione di Gesù, spogliata dai tre passaggi cristiani, è concepibile sulla bocca di un giudeo che non è particolarmente ostile al cristianesimo ma non sulla bocca di un cristiano antico o medioevale (esprime una cristologia insufficiente, anche considerando i tre passi palesemente cristiani): «se un copista avesse voluto introdurre negli scritti di Giuseppe una solida testimonianza delle qualità di Gesù (facendo del Testimonium una tarda interpolazione), l’avrebbe fatto senz’altro con più fervore e in modo più scontato» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p. 42). Anche parlare di “tribù” non è concepibile nel linguaggio cristiano e suggerisce un tono dispregiativo; (5) Flavio Giuseppe sembra ignorare materiale e affermazioni fondamentali nei quattro vangeli canonici, addirittura contrastando le informazioni (secondo Giuseppe, Gesù convinse molti giudei e molti pagani, al contrario di quanto dicono i vangeli) e non riflette un modo cristiano di trattare la questione del motivo della condanna a morte di Gesù. Un altro esempio è la trattazione completamente separata di Giovanni Battista e Gesù, senza nessun rapporto tra loro, contraddicendo il quadro neotestamentario del Battista come precursore di Gesù. La definitiva conclusione di J.P. Meier è che «una regola metodologia fondamentale è che, a parità di condizioni, si deve preferire la spiegazione più semplice, che comprende anche la più ampia quantità di dati. Perciò sostegno che la spiegazione più probabile del Testimonium è che, privato delle tre affermazioni ovviamente cristiane, contiene quanto Flavio Giuseppe scrisse». Robert Van Voorst, docente di New Testament Studies al Western Theological Seminary del Michigan, ha infatti osservato che «questo è uno dei tanti motivi per cui gli studiosi ritengono la fonte di Flavio Giuseppe indipendente dal Nuovo Testamento» (Jesus Outside the New Testament: An Introduction to the Ancient Evidence, Grand Rapids 2000, p. 27)

Sempre lo studioso americano Meier, ha anche risposto all’obiezione principale di coloro che negano l’autenticità del Testimonium, ovvero lo strano silenzio su questo brano da parte dei padri della chiesa prima di Eusebio. Se non lo hanno citato, dicono i critici, è perché ancora nessun cristiano lo aveva inventato e attribuito a Flavio Giuseppe. Il biblista americano ha fatto notare: «I padri della chiesa non erano interessati a citarlo, infatti non sostiene minimamente il contenuto principale della fede cristiana in Gesù come Figlio di Dio che è risorto da morte. Questo spiegherebbe perché Origine nel III sec. affermava che Giuseppe non credeva che Gesù fosse il Messia. Il testo di Origene del Testimonium era privo delle interpolazioni e, senza di esse, il Testimonium attestava semplicemente, agli occhi dei cristiani, l’incredulità di Flavio Giuseppe. Non era dunque un utile strumento apologetico per rivolgersi ai pagani o un utile strumento polemico nelle controversie cristologiche tra i cristiani. In realtà, se non c’era nella copia di Giuseppe in possesso di Origene qualcosa come il testo che abbiamo ricostruito, rimane da chiedersi che cosa nel testo ha spinto Origene ad affermare apoditticamente che Flavio Giuseppe non credeva che Gesù fosse il Cristo. Il passo su Giacomo nel libro 20 non è una ragione sufficiente». Per questo, «il tono distaccato, o ambiguo, o forse di considerazione abbastanza scarsa, del Testimonium, è probabilmente la ragione per cui i primi scrittori cristiani (specialmente gli apologisti del II sec.) lo passarono sotto il silenzio, per cui Origene si dolse che Flavio Giuseppe non credesse che Gesù era il Cristo, e per cui un (alcuni) interpolatore(i) aggiunse(ro) le affermazioni cristiane verso la fine del III sec» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 71,85). Anche B.D. Ehrman, della University of North Carolina, ha usato questa contro-argomentazione: «la versione ridotta di Giuseppe -quella ritenuta originale da altri studiosi, senza le integrazioni cristiane- contiene ben poche informazioni di cui i primi scrittori cristiani avrebbero potuto servirsi per difendere Gesù e i suoi seguaci dagli attacchi degli intellettuali pagani. E’ un’esposizione assai neutrale. Il fatto che Gesù fosse ritenuto un saggio o che avesse compiuto opere straordinarie non avrebbe fatto molta strada nel repertorio degli apologeti cristiani». In ogni caso, «la mia opinione sulla storicità di Gesù non dipende dall’affidabilità della testimonianza di Giuseppe, anche se ritengo sostanzialmente autentico il brano» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p. 64, 350). Come Meier e Ehrman la pensano anche, ad esempio, Louis H. Feldman della Yeshiva University (in Josephus, Judaism and Christianity, Brill Academic Pub 1997, p.55), Edwin M. Yamauchi della Miami University (in “Josephus and the Scriptures” Fall 1980, pp.213,214) e tanti altri.

Una recente scoperta ha gettato inoltre nuova luce sul dibattito: nel 1972 il prof. Shlomo Pinès dell’Università di Gerusalemme ha sostenuto l’autenticità del Testamentum Flavianum nella versione conosciuta dalle fonti antiche (seppur con piccole variazioni) basandosi su un codice arabo del X sec. che si ritrova nella Kitab Al-Unwan (Storia universale) di Agapio, vescovo cristiano di Ierapoli (Siria), il quale ha riportato il passo delle Antichità Giudaichenella seguente forma: «Afferma l’ebreo Giuseppe, che racconta nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: “In questo tempo, viveva un uomo saggio, che si chiamava Gesù. Egli aveva una condotta irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre Nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e a morte. Quelli che divennero suoi discepoli non cessarono di seguire i suoi insegnamento. Essi raccontarono che egli era apparso loro il terzo giorno dopo la sua crocifissione e che egli era vivo. A questo proposito, egli forse era il Messia di cui i profeti avevano raccontato le meraviglie”» (S. Pines, An Arabic version of the Testimonium Flavianum and its implications, Israel Academy of Sciences and Humanities 1971). Il testo, seppur Agapio affermi di basarsi su una più antica cronaca in siriaco di Teofilo di Edessa (morto nel 785), andata persa, è stato comunque riconosciuto come attendibile e privo di interpolazioni cristiane, la maggior parte degli studiosi lo considera originale di Flavio Giuseppe o, comunque, molto vicino a quanto ha davvero scritto.

Sintetizzando il contributo di Flavio Giuseppe, si può affermare: «La mera esistenza di Gesù è già dimostrata dal primo accenno a Gesù nel racconto della morte di Giacomo, nel libro 20. Il più esteso Testimonium nel libro 18 ci mostra che Flavio Giuseppe era informato almeno di alcuni fatti salienti della vita di Gesù. Indipendentemente dai quattro vangeli, ma confermando la loro presentazione fondamentale: durante il governo di Ponzio Pilato -dunque tra il 26 e il 36 d.C.- apparve sulla scena religiosa della Palestina un uomo chiamato Gesù. La sua reputazione nacque dalla sapienza che manifestò nell’operare miracoli e nell’insegnare. Conquistò un ampio seguito, ma (perciò?) i capi giudei lo accusarono davanti a Pilato. Pilato lo fece crocifiggere, ma i suoi ferventi seguaci rifiutarono di abbandonare la loro devozione a lui, nonostante la sua morte disonorevole» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 83-85). Giuseppe, lo ricordiamo, era nato a Gerusalemme nel 37 d.C. da una famiglia sacerdotale che fece parte dell’élite del Tempio durante la vita pubblica, il processo e la condanna di Gesù: questo significa che disponeva di informazioni di prima mano su quanto testimoniava. Ci si aspetterebbe da lui una confutazione di quanto affermavano i seguaci di Gesù, una negazione dei miracoli e, se consideriamo come attendibile la versione di Agapio, un commento scettico alla notizia della resurrezione. Invece il ritratto di Gesù è segnato dal rispetto verso quest’uomo, riconoscendone con realismo l’eccezionalità. «In sintesi, Giuseppe offre in questi due passi qualcosa di unico tra tutte le antiche testimonianze non cristiane su Gesù: un testimone neutrale, indipendente e molto attendibile ci riferisce che Gesù fu un uomo saggio che i suoi seguaci chiamavano “il Cristo”», ha scritto Robert E. Van Voorst, docente di New Testament Studies presso il Western Theological Seminar del Michigan (R.E. Van Voorst, “Jesus Outside the New Testament”, B. Eerdmans Publishing 2000, p.103-104). Ribadiamo dunque l’importante dato dell’indipendenza di Flavio Giuseppe dalle fonti cristiane, in quanto «non c’è nessuna attestazione probante che conoscesse uno qualsiasi dei quattro vangeli» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 2, Queriniana 2003, p. 116).

 

TALMUD BABILONESE (Trattato bSanhedrin 43a)
Un baraitha del II secolo, conservata nel trattato Sanhedrin del Talmud di Babilonia, recita così: «Viene tramandato: Alla vigilia (del sabbat e) della pasqua si appese Jesu (il nazareno). Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: “Egli esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui”. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia della pasqua. Disse Ulla: “Credi tu che egli sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore all’idolatria, e il Misericordioso ha detto “Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa!”. Con Ješu fu diverso, perché egli stava vicino al regno» (Sanhedrin B, 43b).

Alcuni studiosi, il più radicale è certamente J. Maier (cfr. J. Maier, Jesus von Nazareth in der talmudischen Uberlieferung, Wissenschaftliche Buchgesellsschaft 1978, p. 263-275), si sono rifiutati di identificare questo reo con Gesù, ritenendo l’appellativo “il nazareno” un’aggiunta posteriore. A loro giudizio si farebbe riferimento a un certo Yeshu, discepolo di un rabbino del 100 a.C., nominato in Sanh. 107b, reo di aver praticato la stregoneria e di aver esortato Israele al peccato. Altri la pensano diversamente, il biblista J.M. Garcia, direttore della Cattedra di Teologia dell’Università Complutense e docente di Sacra Scrittura dell’Università Ecclesiastica di San Damaso, ha spiegato ad esempio che «l’appellativo “il nazareno” è molto ben testimoniato. D’altra parte, sembra molto probabile che in origine il nome di Yeshu non figuri nel passo di bSanh 107b, considerato che la stessa notizia appare priva di nomi in altri due posti (cfr bSot47a e pHag77d)». Inoltre, sono tante le coincidenze con Gesù: «accuse analoghe contro Gesù appaiono nel Nuovo Testamento (Mt 12,24; Lc 23,2), l’essere appeso va sicuramente interpretato in riferimento alla crocifissione visto che è un fato ben noto. E’ molto improbabile che questo termine qui stia ad indicare un’esposizione del cadavere dopo la lapidazione. Di fatto il testo non dice nulla sull’esecuzione della lapidazione: il che risulta sorprendente, qualora proprio quello sia stato il metodo di esecuzione. Singolare la coincidenza relativa al giorno della morte di Gesù in questo testo rabbinico e nel vangelo di Giovanni (19,14)» (J.M. Garcia, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, Rizzoli 2008, p. 33-35).

La prof.ssa Jaqueline Genot-Bismuth, docente di Ebraismo antico presso l’Università di Parigi, ha sottolineato come il riferimento a Yeshu (=Gesù) concorda con la cronologia della passione del quarto vangelo, «così in qualche modo i due testi si autenticano a vicenda e ci fanno dedurre che la tradizione a cui fanno capo risalga bene a dei testimoni oculari» (J. Genot-Bismuth, Un homme nommé Salut: genèse d’une “hérésie” a Jérusalem, O.E.I.L 1986, p. 267). Anche J. Klausner, importante storico israeliano, ha accettato questo riferimento a Gesù di Nazareth (cfr. J. Klausner, Jesus of Nazareth. His Life, Times and Teaching, Macmillan 1925, p. 23), mentre J.P. Meier non lo ha ritenuto un passo indipendente dai vangeli: «qui non c’è niente che non sappiamo dai vangeli e molto verosimilmente il testo talmudico è semplicemente una reazione alla tradizione evangelica» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 101).

 

TALMUD BABILONESE (Trattato pTa’anit 65b)
Un altro possibile riferimento è contenuto nel trattato sul digiuno, che recita: «Abbahu dice: “Se qualcuno ti dice “Io sono Dio”, egli è un mentitore; (se ti dice) “Io sono il figlio dell’uomo”, alla fine dovrà pentirsene; (se ti dice) “Io ascenderò al cielo”, lo dice e non lo può fare».

Sembra qui apparire una polemica su quanto affermato da Gesù davanti al sinedrio, come riferisce Mc 14,62. Tenendo però presente l’informazione offerta da Celso secondo cui i falsi profeti hanno utilizzato espressioni simili, il testo potrebbe anche alludere a tali falsi profeti e messia e non necessariamente a Gesù.

 

TALMUD BABILONESE (Trattato b’Aboda zara 16b)
Nel trattato dedicato all’idolatria e agli idoli, si legge: «Rabbi Eliezer disse: una volta camminavo al mercato superiore di Sepporis e incontrai uno dei discepoli di Ješu ha-nôserî (Gesù il nazareno), chiamato Giacobbe del villaggio di Sekhanjaa. Egli mi disse: “Nella vostra Torah è scritto: ‘Non porterai il denaro di una prostituta nella casa del Signore’ (Dt. 23,19). Com’è? Non si può con esso costruire una latrina per il sommo sacerdote? Io non gli risposi. Egli mi disse: “Così mi ha insegnato Gesù il nazareno (Ješu ha-nôserî): ‘Fu raccolto a prezzo di prostitute e in prezzo di prostitute tornerà’ (Mi 1,7); da un luogo di sozzura è venuto e in un luogo di sozzura andrà”. La parola mi piacque; perciò io fui arrestato di eresia».

Il rabbino Eliezer è uno dei maestri più citati nella tradizione rabbinica, il testo non riporta un detto autentico di Gesù ma riflette piuttosto la convivenza tra giudei e cristiani in Palestina. Secondo alcuni studiosi (ad esempio J. Jeremias), le versioni più antiche del racconto parlano di un detto eretico attribuito a questo discepolo di Gesù senza specificarne il contenuto, il detto sarebbe stato inventato successivamente per soddisfare la curiosità dei lettori e per screditare Gesù. Anche J.P. Meier si dichiara scettico sull’autenticità del passo, ritenendo che sia «un’invenzione polemica per mettere in ridicolo Gesù» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 103). Lo studioso ebreo J. Klausner, invece, ha sostenuto l’affidabilità del passo (cfr. J. Klausner, Jesus of Nazareth. His Life, Times and Teaching, Macmillan 1925, p. 37-44).

 

TALMUD BABILONESE (Sinedrio 67a)
Nel Sinedrio 67a del Talmud si legge: «E lo hanno fatto a Ben Stada a Lidda, essi lo appesero alla vigilia della Pasqua ebraica Ben Stada era Ben Padira Rabbi Hisda ha detto: “Il marito è Stada, la madre di l’amante Pantheraera sposato con Stada. Sua madre era Miriam, una lavandaia o dal parrucchiere”».

Come ha scritto B.D. Ehrman, «da tempo gli studiosi hanno ammesso che tale tradizione sembra rappresentare un ingegnoso attacco all’idea cristiana della nascita di Gesù quale “figlio di una vergine”. Il termine greco che traduce la parola vergine è parthenos, la cui pronuncia è assai simile a quella di Panthera» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p. 69). Molto probabilmente non è un brano indipendente dai vangeli.


Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:55. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com