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RICERCA SU GESU' NELLA STORIA e STORICITA' DEI VANGELI

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2024 17:25
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31/01/2017 11:02
 
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 IL PROBLEMA DELLA SCARSITA’ DELLE FONTI NON CRISTIANE


Per la maggior parte le fonti non cristiane sono di scarso valore per chi è interessato al Gesù storico. Come ha spiegato il biblista J.M. Garcia, direttore della Cattedra di Teologia dell’Università Complutense e docente di Sacra Scrittura dell’Università Ecclesiastica di San Damaso, «le fonti pagane ed ebraiche sul cristianesimo dei primi secoli sono per lo più scarse e brevi. Tale peculiarità è dovuta sopratutto all’origine insignificante della fede cristiana, che fa la sua comparsa nel mondo come un fatto umano qualsiasi e per giunta in Palestina, una regione del tutto emarginata dai centri di potere» (J.M. Garcia, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, Rizzoli 2008, p. 19).


L’eminente studioso J.P. Meier, professore di Nuovo Testamento alla Notre Dame University e tra i più importanti biblisti viventi, ha confermato: «Dal punto di vista della letteratura giudaica e pagana del secolo successivo a Gesù, il Nazareno fu al massimo un puntino sullo schermo del radar […]. Fu semplicemente insignificante per la storia nazionale e mondiale, agli occhi degli storici giudei e pagani del I. sec. e dell’inizio del II sec. d.C.», senza contare che «il processo e l’esecuzione di Gesù lo resero marginale in un modo terrificante e ripugnante». Se si ipotizza un bilancio possiamo dire che «Gesù è stato un ebreo vissuto in una Palestina giudaica direttamente o indirettamente controllata dai romani. In un certo senso, egli appartenne a entrambi i mondi; alla fine fu rigettato da entrambi. Gesù per primo marginalizzò se stesso» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico, Queriniana 2008, p. 16). Il biblista italiano Romano Penna, ordinario di Origini Cristiane presso la Pontificia Università Lateranense, ha confermato: «Il mondo della grande cultura greca e romana del I secolo è rimasto del tutto estraneo alle origini del fatto cristiano, le quali da una parte non avevano titoli umani sufficienti per richiamare la sua attenzione, e dall’altra neppure lo pretendevano» (R. Penna, L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane: una documentazione ragionata, EDB 1986, p. 270). Gli evangelisti, come ha giustamente ricordato il prof. R. Penna, non avevano alcuna intenzione di creare quella che oggi intendiamo essere una biografia storica, «le fonti rimaste su Gesù non hanno mai avuto l’intenzione di registrare tutto o la maggior parte delle parole e delle azioni del suo ministero pubblico, per non parlare del resto della sua vita» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 27).


Occorre considerare che, per chi crede, tutto questo non fa altro che confermare la principale caratteristica di Dio: l’umiltà dell’introdursi tra gli uomini silenziosamente, partendo da un pugno di poveri pescatori in una piccola e povera regione di una marginale provincia romana. Eppure, bisogna anche ricordare che «le distruzioni di massa operata da Vespasiano e poi da Adriano spazzarono via tutti gli archivi di Gerusalemme», come ha notato la storica Barbara Frale (B. Frale, La Sindone di Gesù Nazareno, Il Mulino 2009, p. 127). Anche Karl Adam, professore di teologia morale presso l’Università di Strasburgo, ha fatto notare che «l’insieme della tradizione letteraria dell’epoca dell’impero romano fino ai tempi di Tacito e Svetonio è andata perduta» (K. Adam, Gesù il Cristo, Morcelliana 1943, p. 61). Restando sullo storico romano Tacito, ad esempio, sono andati perduti molti libri della sua opera Annali, nella quale ha delineato la storia di Roma dal 14 al 68 d.C. «Sfortunatamente per noi», ha osservato il prof. J.P. Meier«una delle lacune negli Annali si trova nella trattazione del 29 d.C., con la narrazione che riprende nel 32 d.C. Di conseguenza, l’anno più probabile del processo e della morte di Gesù (30 d.C.) non è presente negli attuali manoscritti degli Annali» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 86).


In secondo luogo, occorre precisare che «chiunque abbia familiarità con la storia antica non dovrebbe turbarsi perché i dati principali nella vita di Gesù devono restare approssimativi, lo stesso vale per la maggioranza dei personaggi storici dell’epoca grecoromana […]. Le lamentele per la scarsità e la ambiguità delle fonti sono un tratto comune alla maggior parte delle biografie degli imperatori romani» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 28, 355). Flavio Giuseppe, ad esempio, non viene mai nominato nelle fonti greche e romane, non c’è nessun testimone oculare per lui. Non conosciamo le date di nascita e/o morte di Erode Antipa, di Ponzio Pilato, di Girolamo e degli imperatori Nerva e Traiano. Quello che sappiamo con certezza di Alessandro Magno può essere raccolto in poche pagine (oltretutto risalenti a 400 anni dopo la sua morte), così come per Socrate, la prima menzione di Erodoto risale a 100 anni dopo la morte. Dobbiamo anche pensare che «giudei e pagani di questo periodo, se pure erano informati di un nuovo fenomeno religioso all’orizzonte, sarebbero stati più informati sul gruppo nascente chiamato cristianesimo che su colui che era ritenuto il suo fondatore, Gesù. Alcuni di questi scrittori, almeno, avevano avuto contatti diretti o indiretti con cristiani; nessuno di loro aveva avuto contatti con il Cristo che i cristiani adoravano» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012).


Se dunque consideriamo la volontaria emarginazione di Gesù di Nazareth, l’insignificanza geografica del luogo in cui ha vissuto, l’impotenza sociale e politica dei suoi discepoli (pescatori, poveri, donne ecc.), la perdita della maggior parte del materiale storico relativo agli anni di Gesù che avrebbe potuto riferire notizie su di lui, se consideriamo che conosciamo poche cose certe della maggior parte dei personaggi storici grecoromani e che le intenzioni degli evangelisti non erano quelle di realizzare una biografia ufficiale e completa di Gesù, allora, risulta davvero ancora più sorprendente essere in possesso di numerose notizie coincidenti e attendibili al di fuori dei Vangeli sugli eventi iniziali del cristianesimo, che confermano quanto già sappiamo dai vangeli. Come ha spiegato il prof. J.P. Meier«Gesù fu un ebreo marginale, che guidò un movimento marginale in una provincia marginale di un immenso impero romano. Desta meraviglia che qualche giudeo o pagano colto lo abbia conosciuto o si sia minimamente riferito a lui nel I sec. o all’inizio del II. Sorprendentemente, c’è un certo numero di possibili riferimenti a Gesù» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1, Queriniana 2001, p. 57). Il prof. Michael K. Licona, studioso di Nuovo Testamento e docente di Teologia presso la Houston Baptist University, ha scritto«sfido a citarne qualcuno diverso da Gesù che sia vissuto nel primo secolo (ad esempio, Augusto, Tiberio, Nerone, ecc) e che è stato menzionato da almeno 10 scrittori che non condividono le sue convinzioni, e che scrivono entro 150 anni dalla sua vita. Non esiste alcuna persona del primo secolo così attestata come lo è Gesù».


 
 


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