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IL PROBLEMA DEL MALE

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2021 15:05
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08/05/2021 15:03
 
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Bene. La caduta di Adamo spiega il cordoglio in generale, ma come spiega casi specifici di sofferenza ‘priva di senso’?

La Bibbia ci insegna che la sofferenza fa parte della ‘vista panoramica’ che coinvolge il peccato, però i casi individuali di sofferenza non sono sempre in correlazione con i peccati particolari degli individui. Ad esempio :

Dio ha permesso la sofferenza del giusto Giobbe.

Un uomo chiamato Giobbe, che a suo tempo fu l’uomo più giusto sulla terra, soffrì intensamente. Perse tutti i figli, servi e beni in un giorno solo; poi fu colpito con una malattia ripugnante e fastidiosa. Il Signore non ha mai rivelato le ragioni specifiche per la sua sofferenza, però Dio permette che ognuno che legga il libro di Giobbe sia testimone degli eventi straordinari ‘dietro le scene’ in cielo, i quali Giobbe non vide mai. Il Signore permise la sofferenza di Giobbe per un motivo ben chiaro a noi, ma non rivelò mai quei motivi a Giobbe, ed inoltre non permise a Giobbe di sindacare le decisioni del suo Creatore.

Chiesero a Gesù perché un uomo fosse nato cieco.

Quando Gesù e i suoi discepoli passarono al fianco di un cieco, i discepoli gli chiesero se fosse cieco dalla nascita a causa del proprio peccato oppure del peccato dei suoi genitori. Gesù spiegò che non era né l’uno né l’altro, ma nacque cieco affinché Dio potesse dimostrare la Sua potenza, guarendolo (Giovanni 9, 1-7).

Gesù spiegò perché 18 ebrei morirono tragicamente nel crollo della torre di Siloe.

Gesù disse qualcosa che è applicabile anche alle tragedie moderne, come gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 al World Trade Center e al Pentagono. Le Sue parole sono ricordati in Luca 13, 4 : ‘Oppure pensate voi che quei diciotto, sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico!’ La sofferenza individuale non è sempre collegata col peccato personale.

Da notare, però, è il fatto che Gesù disse dopo, ‘ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.’ Benché si riferisse alla morte fisica avvenuta nel crollo di Gerusalemme, alla base però dimostra che nessuno è innocente. Siamo tutti peccatori e quindi condannati a morire. Migliaia di persone hanno perso la vita nella strage del World Trade Center, così come anche i miliardi di persone che hanno saputo della strage, un giorno moriranno. Anzi, migliaia fra loro muoiono ogni giorno, perché tutti gli esseri umani sono sotto la pena di morte a causa del peccato.

Il racconto dell’uomo ricco e di Lazzaro, è una chiave per la comprensione della sofferenza.

La Bibbia non si vergogna ad affrontare la questione della sofferenza. Nel passato i giudizi di Dio hanno incluso quasi ogni tipo di sofferenza immaginabile, e afferma spesso che Egli solo ha l’autorità e il potere assoluto sulla vita degli uomini. Eppure fra gli insegnamenti più memorabili di Cristo (Luca 16, 19-31) il Figlio di Dio ci dà la chiave per comprendere le evidenti ingiustizie nel mondo.

Un uomo maligno viveva con splendore, mentre un mendicante fedele di nome Lazzaro sedeva al portone del ricco, tutto ricoperto di ulcere e mangiando briciole. Ma la storia non finisce là. C’è un mondo eterno nell’avvenire, nel quale Dio aggiusterà tutto. La speranza della resurrezione dai morti è la chiave alla comprensione della nostra sofferenza.13

Una volta il filosofo ateo Bertrand Russel affermò che nessuno poteva mai sedersi accanto il letto di un bambino che soffriva una malattia incurabile e allo stesso tempo credere ancora in un Dio amoroso. Però un pastore che aveva infatti avuto esperienza con bambini moribondi (tutto diverso da Russell, che non si era mai ‘sporcato le manì con tali cose “pratiche”’) sfidò Russell a spiegare invece che cosa lui avesse da offrire ai bambini. Un’ateo potrebbe dire solo, ‘Mi dispiace ragazzi, ma avete perso, e adesso siete alla fine di tutto.’ Ma il cristiano ha la speranza che questa vita non è la fine.

L’apostolo Paolo trovò motivi per ‘gloriarmi…delle mie debolezze’.

Il ‘riassunto della sofferenza’ dell’apostolo Paolo include la tortura, il bastonamento , la carcerazione, la lapidazione, il naufragio, le rapine, le malattie, l’esaurimento, la fame, la sete e il freddo. È evidente dalle sue lettere che la resurrezione di Cristo dette un senso alle sue sofferenze. Senza la resurrezione ‘è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede…[e] siamo i più miserabili di tutti gli uomini’ (1 Corinzi 15,14 e 19).

Benchè qualche volta non capiamo, in questa vita, le ragioni per ogni caso di sofferenza, le lettere di Paolo contengono ragioni pratiche che spiegano la sofferenza dei figli di Dio, anche quando non hanno fatto niente di male. Ad esempio:

  1. La sofferenza può perfezionarci e farci maturare ad immagine di Cristo. (Giobbe 23, 10 ; Epistola agli Ebrei 5, 8-9).
  2. La sofferenza può portare una persona a Cristo.
  3. La nostra sofferenza ci rende capaci di confortare gli altri che soffrono.

Cosa fa Dio al riguardo della morte e della sofferenza?

Quelli che accusano Dio di non far niente, non hanno afferrato una grande verità: in realtà Dio ha già fatto tutto ciò che vorremmo che un Dio d’amore faccia—anzi ha fatto infinitamente di più!

Il Figlio di Dio diventò uomo e poi subì sia la sofferenza sia una morte orribile a favore degli uomini.

Il peccato di Adamo ha lasciato gli uomini in un imbroglio. Benché i nostri corpi muoiano, siamo fatti ad immagine di Dio, quindi abbiamo anime immortali. Il nostro ‘essere cosciente’ vivrà per sempre. Se Dio non fosse intervenuto, a causa del peccato di Adamo avremmo dovuto passare l’eternità soffrendo, separati da Lui.

L’unica via di restaurare il rapporto con Dio e di venire a Lui avendo già pagato la pena del peccato. Levitico 17, 11 ci aiuta a capire come è possibile farlo. Dice, ‘la vita della carne è nel sangue.’ Cioè, il sangue rappresenta la vita. Poi il Nuovo Testamento spiega che ‘senza spargimento di sangue non c'è perdono dei peccati’ (Epistola agli Ebrei 9, 22). Dio chiarisce che, siccome siamo creature fatte di carne e sangue, l’unica via di pagare la pena dei nostri peccati è quella di spargere il nostro sangue per portare via i nostri peccati.

Nel giardino dell’Eden, Dio uccise un’animale per vestire Adamo ed Eva, illustrando così, simbolicamente, la copertura dei nostri peccati. Era necessario lo spargimento di quel sangue come sacrificio a causa dei nostri peccati. Gli israeliti sacrificarono ripetutamente animali; però siccome il sangue di Adamo non circola anche nel corpo degli animali, il sangue animale benché potesse coprire temporaneamente i nostri peccati, non avrebbe mai potuto toglierli del tutto. Infatti la parola che si traduce in ‘redenzione’ ha origine dall’ebraica kafar che vuol dire ‘coprire.’

La soluzione nel piano di Dio fu quella di mandare la seconda persona della trinità, suo figlio Gesù Cristo, che diventò uomo—anzi, uomo perfetto— a sacrificarsi per abolire il nostro peccato. Nella persona di Gesù Cristo, il nostro Dio Creatore entrò fisicamente nella storia (Giovanni 1, 1-14) diventando discendente fisico di Adamo, e difatti fu chiamato‘l’ultimo Adamo’ (1 Corinzi 15, 45), nato da una vergine. Poiché lo Spirito Santo venne sulla madre (Luca 1, 35) Egli fu uomo perfetto, senza peccato, nonostante che fu sottoposto alle tentazioni in ogni modo,così come noi (Epistola agli Ebrei 4, 15) e perciò ha potuto spargere il Suo sangue sulla croce, per i nostri peccati.

Siccome il primo rappresentante e ‘capo’ degli uomini, Adamo, fu colpevole di portare il peccato e la morte nel mondo, la razza umana oramai condannata, ebbe un nuovo rappresentante—‘l’ultimo Adamo’—il quale pagò per tutti la pena del peccato. Un peccatore non può pagare per i peccati degli altri, ma questo ultimo Adamo, Gesù Cristo, fu invece un’uomo perfetto. Dio incarnato fu capace di caricare su Se i peccati e dolori del mondo.

Il Figlio di Dio è risorto dalla morte per dare la vita eterna a chiunque creda in Lui (Giovanni 3, 16).

Dopo la sofferenza Cristo, è risorto dalla morte, dimostrando che possedeva il massimo potere, cioè il dominio della morte e della vita. Cosicché ora può dare la vita eterna a chiunque voglia riceverla per fede (Giovanni 1, 12 ; Efesini 2 : 8,9). La Bibbia ci insegna che quelli che credono nel Signore Gesù Cristo, che credono che Dio Lo abbia resuscitato dai morti, e che Lo ricevono come Signore e Salvatore, vivranno per l’eternità al cospetto di Dio (1 Corinzi 15, 1-4).

Il Figlio di Dio partecipa alle nostre afflizioni.

La sofferenza e morte di Cristo vogliono dire che Dio stesso è capace di identificarsi con la nostra sofferenza, perché la ha personalmente sperimentata. I Suoi seguaci hanno un Sommo Sacerdote—Gesù—che ‘può simpatizzare con le nostre infermità…Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché possiamo ottenere misericordia e trovare grazia e ricevere aiuto al momento opportuno’ (Epistola agli Ebrei 4, 15-16).

Quanto tempo ancora dovremo sopportare la sofferenza e la morte.

Quelli che si lamentano della sofferenza su questa terra devono cercare di capire il ‘tempo’ dal punto di vista di Dio. Dio dimora nell’eternità, e sta preparando il Suo popolo in un modo affettuoso, affinché possa passare l’eternità con Lui. Come disse l’apostolo Paolo, ‘Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi’ (Epistola ai Romani 8, 18). L’Epistola agli Ebrei dice che è Gesù stesso, ‘il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio’ (Epistola agli Ebrei 12, 2). Anche se la nostra sofferenza presente sembri intensa, è comunque di nessun conto in una prospettiva eterna, tanto che non si può confrontarla con la gloria dell’avvenire.


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