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09/03/2010 13:23 | |
Dall'apologetico di Tertulliano
Cap. XIII. La Regola di fede
È proprio questa regola di fede, che noi professsiamo come base della difesa nostra: è essa che ci da la linea nella nostra ferma credenza.
Che vi è un Dio solo, creatore del mondo, ne alcun altro al di fuori di Lui. Questi ha tratto il tutto, esistente nell'Universo, dal nulla per mezzo del Verbo Suo, generato al principio delle cose tutte: Figlio Suo fu chiamato questo Verbo, e nel nome di Dio apparve ai Patriarchi sotto varie figure; in ogni tempo fu ascoltato dai Profeti, e di poi discese per lo spirito e virtù di Dio padre, in Maria Vergine, e nel seno di Lei divenne carne e da Essa ebbe vita Gesù Cristo. E nuova legge Egli promulgò alle genti, e formulò una nuova promessa di un Regno dei Cieli; fece dei miracoli, fu posto in croce, ma nel terzo giorno della Sua morte risorse, e ascese in Cielo, dove sedè alla destra del Padre Suo; e mandò in terra la potenza dello Spirito Santo, in vece Sua, chè fosse la guida di tutti i credenti. Egli poi ritornerà in pieno fulgore di gloria e di luce per prendersi i Santi e condurseli ai frutti della vita eterna e delle celesti promesse, e per giudicare i profani, pronunciando contro di loro la condanna del fuoco eterno, dopo aver compiuta la restituzione dei corpi agli uni e agli altri.
XIV.
La regola dì fede è cio che pienamente soddisfa l'anima nostra, senza andar più oltre cercando.
Questa è stata la regola che Cristo ha stabilito; ed io ve lo proverò; ed essa non può dar luogo fra noi a controversie o a questioni di sorta, al di fuori di quelle che vengono sollevate dalle eresie, che creano gli eretici,
Del resto, se la base della regola di fede resterà inalterata, potrai anche discutere, esaminare, considerare quanto sarà di tuo piacimento, se qualche cosa in essa potrà per te rivestire carattere di ambiguità o sembrarti avvolta in un velo di oscuro. È vero certamente che vi è qualche dotto, nostro fratello, che ha avuto il dono di conoscere i segreti della più profonda saggezza; vi è pur qualcuno, dico, che ha familiarità con chi possiede esperienza di simili questioni; e che è preso, con voi, forse, dal desiderio di ricercare troppo avidamente. Ma, in fondo in fondo, è meglio ignorare qualche cosa, piuttosto che venire poi a conoscere quello che non sì deve, dal momento che tu sai già quello che a te è doveroso sapere. Il Signore ha detto: è la tua fede quella che ti ha salvato (58), non l'esame delle Scritture, che nella tua abilità hai condotto con sottigliezza di spirito critico. In che cosa consiste la fede? nella regola della fede stessa. Essa ha la sua legge, e la salvezza ti viene appunto dall'osservanza scrupolosa di questa: ma l'abilità nell'interpretazione della Scrittura, risiede solo in un principio di curiosità, e il suo prestigio l'attìnge solo dal potere acquistare il nome di uomo saggio ed erudito: ma, di fronte alla fede, la ricerca abile e sottile ceda le armi, e la gloria lasci il passo alla salvezza: almeno esse non facciano chiasso e non frappongano ostacoli; se ne stiano in tutta pace. È raggiungere il grado più alto di sapienza, il non saper nulla che possa opporsi o contrastare alla regola dì fede.
Ebbene; supponiamo ora che gli eretici non siano i nemici dichiarati della verità e che a noi non sia fatto obbligo alcuno di fuggirli; ma che cosa è, insomma, questa nostra relazione con gente che confessa apertamente di dover ricercare ancora ? Se essi sono sinceri nell'affermare che ancora hanno ardore di ricerca, ciò significa manifestamente che fino ad ora non hanno trovato niente di sicuro, e perciò anche quelle parti di dottrina che sembrano intanto considerare come inalterabili, non possono, viceversa, convincerci che nell'animo loro non serpeggi il dubbio, perche essi appunto sono sotto l'affanno tormentoso di ricerche nuove. E tu, dunque, che vai cercando, o cristiano, e rivolgi lo sguardo a coloro che pur vanno vagando nella ricerca stessa, tu, con loro, siete avvolti nelle tenebre del dubbio, e, incerti, vi rivolgete a chi sta in maggiore incertezza della vostra, ed è quindi inevitabile che come ciechi, guidati da ciechi, voi precipitiate nell'abisso . Ma essi vogliono trarci in inganno e usano di questo mezzo: noi ricerchiamo ancora, dicono; e questo, per far penetrare fra noi i loro scritti, sperando appunto nel nostro intimo turbamento, che potrebbe derivare da questa ansia tormentosa della ricerca; ma dopo, quando hanno fatto tanto di giungere all'animo nostro, ecco che essi tosto si ergono a difensori, a sostenitori di ciò che prima dicevano formare ancora l'oggetto della loro ricerca. A noi dunque sta di confutarli con tanta energia ed efficacia, così che essi sappiano che noi intendiamo sconfessare, non Cristo, ma costoro. Cercano essi ancora? evidente indizio che nulla essi possiedono di sicuro, e se nulla hanno di ben saldo nel loro spirito, essi non hanno mai creduto, e se non hanno avuto sicurezza e fermezza di fede, a loro non s'addice il nome di Cristiani.
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