Qualcuno si domanderà cosa avranno in comue i fondatori della
cosmologia moderna, della
paleontologia, della
geologia, della
genetica, del
motore a scoppio,
dell’elettricità biologica, della
biologia, delle
geometrie non euclidee, della
geologia e della
stratigrafia, dell’
egittologia, dell
‘idraulica, del
modello eliocentricoecc…Probabilmente nulla, se non che tutti erano scienziati e religiosi (sacerdoti e monaci). Uno di questi “padri fondatori” è stato intervistato recentemente da
Avvenire ed è conosciuto in tutto il mondo per essere stato il fondatore della linguistica computazionale (o
Natural Language Processing), cioè quella disciplina che relaziona il computer con il linguaggio umano. E’ così «Padre» della linguistica informatica, degli ipertesti, dell’intelligenza artificiale, del computer applicato alla scrittura, dei cd-rom, ma anche «Padre» in senso religioso, poiché
Roberto Busa è un Gesuita di sant’Ignazio di Loyola. Insomma, come riporta
Il Giornale, è merito suo se ora state navigando su Internet
Busa non ha mai pensato di togliere la sua lunga talare nera negli innumerevoli consessi scientifici mondiali dove da sessant’anni è rispettato e onorato ospite. L’intervista del quotidiano della CEI è dovuta al fatto che l’Ibm, partner tecnologico e professionale della sua vita, in questi giorni prenderà in consegna l’Index Thomisticus, l’opera che ha fatto di padre Busa una celebrità nel mondo dell’informatica. Essa nasce per stivare l’analisi automatizzata delle nove milioni di parole dell’opera omnia di Tommaso d’Aquino. L’Ibm ha deciso di portarsi il tutto nel suo quartier generale italiano, come un monumento alla genialità. Sul quotidiano è anche raccontata la singolare amicizia tra padre Busa e sir Thomas Watson, il fondatore del colosso informatico americano.