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14/05/2010 09:10 | |
Antonino Zichichi parla di Scienza e Fede nel suo libro: Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo III.1 Se non fosse per la Scienza L'uomo è una delle numerose forme di materia vivente che esistono su questo pianeta. Ed ecco la prima domanda fondamentale: in che cosa, questa forma di materia vivente, si distingue dalle altre ? Se fosse possibile usare argomenti legati alla sfera trascendentale della nostra esistenza, la risposta sarebbe immediata: l'uomo è l'unica forma di materia vivente che riesca a concepire Dio. Questa risposta non può essere accettata da un ateo, per il fatto semplicissimo che lui, in Dio, non crede. Se non fosse per la Scienza, il discorso tra credenti e non credenti si fermerebbe qui. Lo scoglio logico risulta infatti insormontabile. Studiando gli animali è stato possibile scoprire che molti di essi sono sensibili alla musica. Alcune specie addirittura amano la pittura. Nella enorme varietà di forme viventi che popolano la Terra, non è possibile dire che l'uomo si distingue da esse perché mangia, lavora, soffre, gioisce, apprezza la musica, ama la pittura, è coraggioso o vile, generoso o terribilmente avaro. L'Etologia tirerà fuori qualche forma di materia vivente in cui una o più di queste proprietà risultano esaltate. Si potrebbe dire: ma l'uomo le possiede tutte. Anche se fosse così, la somma più o meno completa di caratteristiche peculiari non vuol dire distinzione determinante. A una conclusione tanto generale non si è ancora pervenuti: né in modo rigorosamente scientifico, né in maniera approssimata. Ciononostante potremmo fare l'ipotesi che, un giorno, l'Etologia dimostrerà analogie comportamentali profonde tra noi e le altre forme animali. Insomma, se vincoliamo lo studio della nostra esistenza alla sfera immanentistica, siamo costretti a concludere che c'e poco da sperare: non è possibile distinguere, in modo netto, l'uomo dagli altri animali. Anche essi mangiano, dormono, lavorano, cacciano, soffrono, gioiscono, apprezzano la musica e amano la pittura e forse sanno anche contare. L'analisi dell'Immanente non è però completa se si ignora un'attività, la Scienza, le cui radici sono le più profonde che l'uomo abbia saputo scavare nella realtà materiale. Nessuna specie animale sente l'esigenza, il bisogno, di capire la Logica della Natura. Quando lo scienziato lavora è come se fosse in colloquio diretto con Colui che ha fatto il mondo. Se non fosse per la Scienza sarebbe impossibile distinguere l'uomo da tutte le altre forme di materia vivente. … … l'uomo riesce a studiare e capire la Logica della Natura. Fare Scienza vuol dire infatti studiare questa Logica. Nessun'altra forma di materia vivente sa fare ciò. E si tratta di un'attività che affonda le sue radici nella sfera immanentistica della nostra esistenza. Lo studio della materia volgare porta a questa straordinaria conclusione: esiste un'attività, nell'Immanente, che permette la distinzione netta e profonda tra l'uomo e tutte le altre forme di materia vivente. Lo abbiamo già detto nel paragrafo III. 1. Non si tratta di una conclusione valida solo per i credenti, in quanto la Scienza è nata in casa cattolica con Galileo Galilei, per atto di Fede nel Creato. A questa conclusione deve inchinarsi anche l'ateo, in quanto essa si basa sulla forma più rigorosa che l'uomo conosca nello studio della materia. In questi studi non intervengono mai considerazioni di natura trascendentale. Dall'inizio alla fine c'e in gioco solo e soltanto l'analisi immanentistica della realtà materiale. Nel modo più obiettivo. Per atei e credenti il verdetto della Scienza è lo stesso: l'uomo è nettamente diverso da tutte le altre forme di materia vivente, in quanto è l'unico esemplare che senta il bisogno di, e riesce a, decifrare la Logica della Natura. … II.1 La Scienza è nata da un atto di Fede Per capire cos'e la Scienza bisogna anzitutto chiedersi: com'e nata? Da un atto di Fede o da un atto di Ragione? Ai tempi di Galileo Galilei, le pietre, gli spaghi e i legni erano considerati oggetti volgari. Cose cioè non degne di essere studiate. Voglio studiare gli oggetti volgari, diceva Galilei, perché in essi c'e la mano del Creatore. Studiando le pietre scoprirò le Leggi Fondamentali della Natura: Colui che ha fatto il mondo ha scritto queste leggi usando caratteri matematici. 1 Ed ecco il punto cruciale: cosa ne sapeva Galilei che, studiando gli oggetti volgari, sarebbero venute fuori le Leggi Fondamentali della Natura? Legando una pietra a uno spago e studiando cosa succede, nessuno poteva prevedere che dovessero venire fuori le leggi del pendolo. Facendo rotolare delle pietre ben levigate lungo un pezzo di legno e variando l'inclinazione del legno, nessuno poteva prevedere che sarebbero venute fuori le leggi del piano inclinato. Sono proprio il pendolo e il piano inclinato che hanno portato Galilei a scoprire la prima e la seconda legge del moto. Queste leggi potevano anche non esistere. Galilei non sapeva quanto vera fosse quella sua ferma convinzione: <<Studiando gli oggetti volgari scoprirò le leggi del Creato>>. Poteva forse sapere Galilei che in un minuscolo pezzettino di pietra ci sono miliardi di protoni? Né lui né alcuno scienziato, fino al 1947, potevano sapere della esistenza di quei processi fisici detti virtuali. La mia attività scientifica ha avuto inizio con lo studio dei processi virtuali in gioco in quella evanescente particella detta muone (un'evanescente particella che vive due milionesimi di secondo). La Fisica Virtuale non è solo privilegio di poche evanescenti particelle. Uno dei mattoni dell'Universo, il protone, ribolle di processi virtuali. Negli anni sessanta, insieme a un mio caro e prezioso collaboratore, Tom Massam, ho studiato come introdurre una legge di simmetria nella descrizione di alcuni processi virtuali che esistono nel cuore di un protone. Grazie alla Fisica Virtuale noi possiamo oggi affermare che in un protone ci sono scritte tutte le Leggi Fondamentali della Natura. Un protone è molto più piccolo di un granello di sabbia. La sua massa, lo abbiamo già detto, è di appena centosessantasette centesimi di milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di grammo. Siamo dinanzi a una sparuta frazione di massa e di spazio. Purtuttavia in essa noi riusciamo a fare esperimenti, interrogando la natura e scoprendo nuove simmetrie, nuove regolarità, nuove leggi, la cui validità spazia da quelle microscopiche strutture ai confini dell'Universo. Cosa poteva saperne il padre della Scienza che studiando le pietre sarebbero venute fuori queste straordinarie conquiste scientifiche? Dire, nel milleseicento,2 che bisognava seguire quella strada per scoprire le Leggi Fondamentali della Natura, non era il risultato di un discorso logico, né la soluzione matematica di una rigorosa equazione. Quella strada era null'altro che un atto di Fede in Colui che ha fatto il mondo. I nostri giganteschi acceleratori di particelle, i nostri laboratori in cui si studiano le spettacolari proprietà dell'Immanente nascono da quella Fede negli oggetti volgari. Fede che doveva portare Galilei a far nascere la Scienza quale suprema attività dell'uomo che, con umiltà, studia la natura. Nata con un atto di Fede nel Creato, la Scienza non ha mai tradito il Padre Suo. Essa ha scoperto - nell'Immanente - nuove leggi, nuovi fenomeni, inaspettate regolarità, senza però mai scalfire, anche in minima parte, il Trascendente. La Scienza si presenta oggi, alla cultura del nostro tempo, come il baluardo più potente per corroborare di Verità quella Fede galileiana nella natura, quale portatrice delle impronte del Creatore. … E’ nel seno della Chiesa di Cristo che ha avuto origine la Scienza. Essa non è nata nella cultura del Caos né in quella dell'Ateismo Era necessario amare la Natura per considerare le pietre oggetti degni di studio. La millenaria arroganza culturale aveva sempre sprezzato ciò che non era un puro prodotto di intelletto. Galilei dimostrò invece che solo l'umiltà intellettuale ci avrebbe permesso di leggere e di decifrare quella grande opera. Umiltà che poteva solo nascere dalla convinzione che financo un minuscolo granellino di polvere dovesse essere opera di Dio. Allora non poteva che essere un atto di Fede. Oggi è una realtà scientifica. … Chi avrebbe mai detto che un granello di polvere sarebbe stato degno di studio! Eppure, oggi sappiamo che in esso ci sono miliardi di miliardi di protoni, neutroni ed elettroni. E sappiamo anche che ciascuna di queste particelle è una incredibile miniera di cose nuove. Tutte sottoposte al rigore della Logica di Colui che ha fatto il mondo. Logica che opera nel piccolissimo, esattamente come se tutto, anche il più sparuto angolo dell’Universo, dovesse rispondere a un preciso e inconfondibile disegno. Sapendo queste cose è difficile sostenere che la natura sia opera del Caos (paragrafo VI.11). Diceva Galilei: le Sacre Scritture sono la parola di Dio, la Natura è la Sua opera. … La Scienza, nata nel cuore della cultura cristiana, non ha mai tradito, nel suo enorme sviluppo, la Fede di colui che l’ha scoperta. Oggi infatti la Scienza rappresenta il pilastro principale per chi volesse dimostrare che la Natura è opera di Dio. Come aveva detto Galilei. |