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TESTIMONIANZE DI PERSONE SPECIALI

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 19:58
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26/12/2015 22:10
 
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«Siamo induisti ma a Natale diventeremo cattolici:
la Chiesa ci ama e rispetta»

conversioni nepalMentre molti occidentali cercano se stessi nelle filosofie orientali e induiste i giovani indù si convertono al cattolicesimo: «La mia vita è cambiata completamente da quando ho incontrato Dio. Tutta la mia famiglia è indù»ha raccontato il giovane nepalese San Shrestha«In questa religione noi non abbiamo il permesso di sollevare la testa perché apparteniamo alla casta povera. Non potete immaginare le discriminazioni e il disprezzo che siamo costretti a subire in ogni circostanza, sia se vogliamo bere un bicchiere d’acqua sia se vogliamo recarci al tempio per onorare le divinità».

San è un dalit, appartiene cioè all’ultima casta del sistema religioso (e quindi sociale) induista. Sono detti “intoccabili” perché nessuno li vuole toccare avendo paura di perdere la purità. Il sistema delle caste indiano divide infatti la società in quattro gruppi principali a seconda dello status socialebramini (casta sacerdotale e studiosi), Kshatriya (governanti e casta guerriera), Vaishyas (mercanti e proprietari terrieri) e Shudra (operai e fornitori di servizi). Il quinto gruppo è quello dei Dalit, considerati privi di valore e spiritualmente impuri.

L’unica istituzione al mondo che si occupa di loro è la Chiesa cattolica, il 13 dicembre ha indetto la Giornata per la Liberazione dei Dalit, invitando anche i fratelli protestanti. Molti induisti non sopportano (né capiscono) la carità cristiana e la critica della divisione in caste, sono frequenti e quasiquotidiani gli omicidi verso i cristiani, bambini compresi e gli assalti a chiese e campus religiosi.

«Questo tipo di discriminazioni non sono presenti nel cristianesimo», ha raccontato Sonika, amica di San. «Quando entro in una chiesa, mi sento più rispettata e avverto che siamo tutti uguali» . Ha incontrato la fede grazie alla suore di Madre Teresa di Calcutta: «Le suore lavoravano in modo altruistico per i bisognosi. Da quel momento sono andata alla ricerca della Chiesa cattolica e ora sono pronta a farne parte. Voglio ricevere il rito del battesimo e condividere la mia esperienza e le parole di Cristo in tutta la società». San Shrestha e Sonika, 26 e 22 anni, riceveranno il battesimo nella notte di Natale assieme ad altri 10 giovani. Quest’ultima ha anche aggiunto: «La religione cattolica mi rispetta e apprezza di più rispetto alla tradizione culturale dell’induismo, dove le classi povere non possono sollevare la testa e sono soggette a ogni tipo di odiosa discriminazione».

Da più di due anni frequentano il catechismo presso la cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu. «Entrambi i miei genitori sono di religione indù e io sono cresciuto con le stesse tradizioni», ha raccontato invece San. «Quando ho sentito parlare dei fedeli cattolici, che sono pochi in Nepal ma vivono in modo più dignitoso, mi sono interessato a comprenderne il motivo. Così ho capito che alla base di tutto vi sono la fede in Cristo e nella misericordia di Dio. Da solo ho cercato la cattedrale e qui ho trovato più amici rispetto alla mia famiglia e ai miei parenti». Ha frequentato il liceo e l’università, «ma lì nessuno mi ha insegnato la vita vera e il vero modo di vivere. Da quando partecipo al catechismo, mi è stata mostrata la vera parte di vita che ci rende felici e apprezzati. Se Gesù non avesse progettato di accogliermi, avrei vissuto un’esistenza piena di superstizioni e di credenze religiose».

Lo stesso Gandhi, ha raccontato Vittorio Messori, si rese conto dell’immorale condizione dei dalit e che essa «non era che il riflesso sociale di una prospettiva religiosa con al suo cuore la reincarnazione. Non si è “intoccabili” per caso, ma per scontare colpe delle vite precedenti: dunque, intervenire su questo piano sociale “sacro” è blasfemo. Così che la cura che Gandhi stesso consigliò -e che praticò- fu di robuste iniezioni di cristianesimo nell’induismo». Gandhi ebbe infatti una formazione occidentale, britannica, cristiana: «la sua intuizione, la sua nobilità», ha proseguito Messori, «fu quella di rivestire di categorie orientali contenuti che sono evangelici. Come confermò egli stesso più volte, senza il Dio di Gesù la sua dottrina non era pensabile. Dunque, più che un “maestro di induismo” (come vuole l’ingenuo luogo comune) fu un grande maestro nell'”inculturare” i valori del Dio biblico in Oriente» (V. Messori, “Qualche ragione per credere”, Ares 2008, p. 174).

«Senza lo studio di Cristo, la mia vita era diventata incompleta»ammise infatti il Mahatma. «Ci sono stati momenti nei quali non sapevo dove andare. Mi sono rivolto alla Bibbia, in particolare al Nuovo Testamento, e ho ricevuto forza dal suo messaggio. Rifiuto di credere che esista ora, o che sia esistita in passato, una persona sulla quale non abbiano mai influito gli esempi di Gesù, anche senza rendersene conto. La vita di tutte le persone è stata più o meno cambiata dalla sua presenza, dalle sue azioni e dalle parole pronunciate dalla sua voce divina. Credo che Gesù appartenga non solo al cristianesimo, ma al mondo intero, a tutte le razze e a tutti i popoli». Non a caso Gandhi venne assassinato non da un bieco colonialista occidentale, ma da un fanatico indù, che lo accusò di “modernismo”, di “occidentalismo”, di “evangelismo” e di “cedimento all’Europa cristiana”.


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